Dalla ricerca dei tumori arriva la scoperta di un nuovo composto chimico potenzialmente in grado di contrastare la malaria e la toxoplasmosi. Un gruppo di ricercatori del Paul Scherrer Institute, in Svizzera, ha concluso che il blocco della proteina tubulina, che è quello che fa la chemioterapia per impedire alle cellule di dividersi con successo, può essere efficaci contro diversi parassiti unicellulari. Questa nuova strategia è stata descritta sulla rivista EMBO Molecular Medicine.
I ricercatori hanno esteso il concetto della terapia anti-tumorale ai parassiti unicellulari, compresi i patogeni che causano la malaria (Plasmodium sp.) e la toxoplasmosi (Toxoplasma gondii). Anche le loro cellule hanno bisogno di tubulina per la divisione cellulare. "La proteina è nota da molto tempo nella ricerca sui tumori, ma fino ad ora non ha ricevuto molta attenzione nella parassitologia” affermano i ricercatori. I patogeni che causano la malaria e la toxoplasmosi sono annoverati tra gli apicomplexa, un gruppo di parassiti eucarioti unicellulari. Le loro cellule possiedono un vero nucleo cellulare e attraversano fasi di riproduzione sia sessuale che asessuata. Gli apicomplexa utilizzano esseri umani o animali come ospiti o ospiti intermedi. Tutti gli eucarioti, dalle amebe all’uomo, producono la proteina tubulina. Sotto forma di lunghi filamenti, attraversa le cellule come una sorta di impalcatura. Da questo, durante la divisione cellulare, si forma un cosiddetto apparato del fuso che separa i cromosomi e li distribuisce a due cellule figlie.
I partner dell’Istituto svizzero presso l’Università della California a Irvine, negli Stati Uniti, hanno testato il composto su Toxoplasma gondii nelle cellule umane e infatti il parassita è stato praticamente incapace di riprodursi. Al contrario, la parabulina non ha avuto praticamente alcun effetto sulle cellule umane. “Questo è un buon segno: la sostanza apparentemente agisce solo sulla tubulina del parassita, un requisito fondamentale per poterla utilizzare come farmaco contro le malattie infettive”, spiegano gli autori. Il presupposto è che la parabulina agisca non solo contro il Toxoplasma gondii, ma anche contro tutti i rappresentanti dell’apicomplexa, compreso il patogeno della malaria. Il Paul Scherrer Institute ha ora depositato un brevetto e prevede di continuare a testare la parabulina in laboratorio, con l’obiettivo di svilupparla successivamente in un farmaco.