La voce monotona e morbida è un segnale poco noto del Parkinson, che invece è meglio conosciuto per i suoi sintomi legati al movimento, in particolare tremori e rigidità. Il disturbo alla produzione vocale, spesso compare molto prima nello sviluppo della malattia, a volte decenni prima dei sintomi legati al movimento. Una nuova ricerca condotta dai neuroscienziati dell’Università dell’Arizona suggerisce che un gene specifico comunemente associato al Parkinson potrebbe essere alla base di quei problemi relativi alla voce. Si tratta di una scoperta, pubblicata sulla rivista Plos One, che potrebbe contribuire ad anticipare la diagnosi della malattia e a portare allo sviluppo di trattamenti precoci.
Per studiare qualsiasi correlazione tra i cambiamenti vocali e il gene correlato al Parkinson, noto come alfa-sinucleina, i ricercatori si sono rivolti al fringuello zebra, un uccello canoro originario dell’Australia. Gli uccelli sono un modello ideale per il linguaggio umano e i percorsi vocali per diversi motivi. I giovani fringuelli imparano le loro canzoni da uccelli maschi più vecchi, simili a padri, più o meno allo stesso modo in cui i bambini imparano a parlare ascoltando i loro genitori. Anche la parte del cervello di un fringuello che si occupa della parola e del linguaggio è organizzata in modo molto simile alla sua controparte nel cervello umano. Per vedere come l’alfa-sinucleina potrebbe influenzare la produzione vocale negli uccelli, i ricercatori hanno prima preso le registrazioni di base delle loro canzoni. Hanno quindi introdotto una copia del gene in alcuni uccelli; ad altri uccelli non è stato dato il gene, quindi i ricercatori hanno potuto confrontare i risultati. Tutti i canti degli uccelli sono stati registrati di nuovo subito dopo l’introduzione del gene, e poi uno, due e tre mesi dopo. I ricercatori hanno utilizzato un software per computer per analizzare e confrontare le caratteristiche acustiche dei canti nel tempo, studiando il tono, l’ampiezza e la durata dei canti per determinare se e quando la produzione vocale degli uccelli è cambiata.
I risultati iniziali hanno mostrato che l’alfa-sinucleina ha influenzato la produzione di canzoni. Gli uccelli con il gene hanno cantato di meno dopo due mesi e hanno cantato di meno all’inizio di una sessione di canto tre mesi dopo aver ricevuto il gene. Le vocalizzazioni erano anche più morbide e più brevi, risultati simili a quelli che si vedono nella malattia umana. Per determinare se gli effetti sulla parola fossero collegati a cambiamenti nel cervello, i ricercatori si sono concentrati su una sezione del cervello chiamata Area X. Hanno scoperto che c’erano livelli più alti della proteina alfa-sinucleina nell’Area X, aiutandoli a stabilire che il gene, infatti, ha causato i cambiamenti nel cervello che hanno portato a cambiamenti nella produzione vocale. Questa connessione, ha aggiunto, era stata prevista in precedenti ricerche sul Parkinson, ma non era conclusiva. Il passo successivo è capire come applicare questi risultati ai dati umani, che potrebbero fornire più risposte che portano a migliori diagnosi e trattamenti del Parkinson, quelli che arrivano molto prima che i sintomi legati al movimento indichino a un paziente di visitare un neurologo. L’obiettivo a lungo termine del Miller Lab è collaborare con altri ricercatori e aziende private per sviluppare farmaci che colpiscano l’alfa-sinucleina. In questo modo, affermano i ricercatori “potremmo fermare la progressione del morbo di Parkinson prima che diventi un impedimento per la qualità della vita del paziente”.