Epicondiliti, borsiti, tendiniti. Sono sempre di più i casi di persone che presentano questi tipi di problematiche a seguito di un approccio scorretto al padel, lo sport del momento. A dirlo è Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo impegnato nell’attività di formazione ECM per medici e operatori sanitari su una molteplicità di patologie che riguardano muscoli e articolazioni. La “padel-mania” sta oggi dilagando con sorprendente rapidità anche in Italia, raggiungendo numeri da capogiro. Basti pensare che nel 2019 i tesserati alla FIT erano poco meno di 6mila mentre nel 2021 la Federazione ne contava già oltre 55mila. “Il suo successo risiede probabilmente nel fatto che sia considerato molto più come un ‘gioco’ piuttosto che uno sport come può essere percepito invece il tennis, più impegnativo dal punto di vista fisico e mentale”, riflette Grassi.
“Rispetto al tennis dove la maggior parte dei colpi avviene dal basso, sotto i 90 gradi, quindi sotto la spalla che così viene sfruttata relativamente, nel padel - spiega Grasso - si va spesso con mano e braccia al di sopra dell’altezza della spalla, esponendo così tendini e legamenti di questa a sovraccarichi importanti”. Si va dalle infiammazioni dei tendini e della borsa subacromiale, al cosiddetto “gomito del tennista” (epicondilite) fino ai traumi distorsivi di caviglia e ginocchia, causati dai cambi di direzione repentini e brevi che lo sport richiede nel ridotto campo sintetico. “E devo dire – aggiunge Grasso – nella popolazione più adulta, quindi gli over 50, stiamo assistendo a parecchie rotture e lesioni del tendine di Achille, oltre a strappi e lesioni muscolari del polpaccio”. Come conferma anche l’esperienza dell’ortopedico, negli ultimi anni i casi di epicondilite nel tennista si sono ridotti drasticamente, “anche grazie a un miglioramento degli strumenti come la racchetta, allo studio del problema e ai cambiamenti apportati alla preparazione degli sportivi”. Nel padel invece, rimane una delle patologie più diffuse, “anche a seguito dell’utilizzo di una racchetta senza corde e con una superficie ridotta”.
Prosegue Grasso: “In casi di dolori, soprattutto se legati a patologie da sovraccarico e ripetitività piuttosto che di origine traumatologica, i giocatori di padel spesso non vogliono fermarsi per fare, si fa per dire, 10 sedute di fisioterapia, scegliendo invece di ricorrere esclusivamente a infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico, terapie che hanno un effetto antinfiammatorio ma che non risolvono il problema nel lungo termine”. E aggiunge: “Trattare il dolore è necessario, ma bisogna arrivare a capirne le cause e agire su queste per evitare che il problema si ripresenti. Inoltre, sebbene non sia contro l’utilizzo di infiltrazioni e anzi per ginocchia e caviglie ne faccio spesso ricorso, nel caso specifico delle epicondiliti, cosi come per le artrosi, personalmente ritengo più adatte quelle a base di PRP”. È fondamentale sapere dove fare le infiltrazioni “ma anche curare la causa e ancor prima lavorare sulla prevenzione” dedicandosi ad esercizi per migliorare la reattività e l’elasticizzazione, raccomanda infine l’esperto. “Agli sportivi dico: fate sempre stretching prima e dopo una partita, e lavorate per la stabilizzazione muscolare. Ai professionisti raccomando il continuo aggiornamento sulle tecniche infiltrative e sui medicinali coinvolti”, conclude Grasso.