Gli adolescenti che si sentono amati, ottimisti e felici, e con una buona dose di autostima, hanno maggiori probabilità di sperimentare condizioni di salute generale migliori durante l’età adulta. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto dagli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora (Usa), i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Heart Association. I ricercatori, guidati dallo scienziato Farah Qureshi, hanno valutato l’associazione tra le sensazioni positive sperimentate durante l’adolescenza e la probabilità di godere di una migliore salute cardiometabolica tra i 20 e i 30 anni. Gli esperti hanno misurato anche indicatori dei livelli di infiammazione e zucchero nel sangue.
Ricerche precedenti dimostrano che gli aspetti psicologici del benessere mentale, come l’ottimismo, la percezione di essere amati e la felicità, possono favorire esiti di salute più favorevoli. “Negli ultimi decenni – afferma Qureshi – abbiamo imparato molto sulla correlazione tra i rischi sociali e i tassi di malattie cardiometaboliche, ma sappiamo ancora poco sui punti di forza che possono promuovere l’equità sanitaria”. Gli studiosi hanno esaminato i dati del National Longitudinal Study of Adolescent Health, avviato nel 1994, per il quale sono stati arruolati quasi 3.500 liceali statunitensi, seguiti per oltre 20 anni. I ricercatori hanno raccolto periodicamente dati sulla salute e il benessere dei partecipanti e considerato le risposte iniziali di un sondaggio che era stato somministrato al campione all’avvio del programma. I dati sulla salute cardiometabolica sono stati estrapolati dalle misure sanitarie per sette fattori di rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, raccolti durante le visite cliniche che i soggetti hanno effettuato tra i 20 e i 30 anni. Complessivamente, riportano gli scienziati, il 55 per cento dei partecipanti era associato a 0-1 punti di salute mentale positivi, il 29 per cento ne segnalava 2-3 e il 16 per cento tra 4 e 5. Tra i giovani adulti, il 12 per cento della coorte ha mantenuto una buona salute cardiometabolica, con un tasso più elevato per i caucasici rispetto alle altre etnie.
Gli adolescenti che riferivano almeno 4 punti positivi sono risultati avere una probabilità del 69 per cento più elevata di sperimentare una salute cardiometabolica positiva e ogni ulteriore risorsa conferiva un incremento del 12 per cento nell’associazione positiva. “Il nostro lavoro – commenta Qureshi – evidenzia l’importanza degli investimenti sulla salute mentale dei giovani, che potrebbe portare a un miglioramento della salute cardiometabolica. Sarà necessario proseguire gli studi per monitorare questi e altri fattori psicologici positivi che possono provocare effetti sin dall’infanzia. Conoscere questi aspetti potrebbe aiutarci a identificare nuovi approcci per promuovere la salute e ridurre le disparità sociali esistenti”.