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Durante la progressione tumorale, le cellule cancerose possono colonizzare altri organi, incluso il fegato, dando origini a metastasi epatiche. Queste sono caratterizzate da una modesta risposta alle terapie farmacologiche attuali, compresa la più recente immunoterapia, a causa della scarsa attivazione delle cellule immunitarie presenti nel fegato. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica ha messo a punto, in modelli sperimentali, una nuova strategia di terapia genica in grado di ingegnerizzare in vivo alcune cellule immunitarie del fegato (macrofagi epatici), con l’obiettivo di riattivarne le risposte immuni, ottenendo così un’inibizione della crescita di metastasi.

I risultati, pubblicati sulla rivista Cancer Cell, gettano le basi per un futuro sviluppo clinico di una nuova strategia genica per i pazienti affetti da metastasi al fegato. I ricercatori del San Raffaele hanno messo a punto una nuova piattaforma di terapia genica, basata su vettori lentivirali, che permette di ingegnerizzare in maniera selettiva i macrofagi del fegato. I macrofagi modificati geneticamente rilasciano molecole immunostimolanti, in particolare interferone di tipo I (IFNα). IFNα ha un ruolo importante nel risvegliare il sistema di difesa del nostro corpo, stimolando i linfociti T (che riconoscono e uccidono le cellule tumorali).

“Con questa nuova piattaforma possiamo somministrare in vivo – con una singola infusione endovenosa – i vettori, che raggiungono selettivamente i macrofagi del fegato ed in particolare quelli attirati nelle metastasi”, spiega Mario Leonardo Squadrito, project leader dell’Unità Targeted Cancer Gene Therapy e autore dello studio. “La combinazione del rilascio di IFNαcon un’immunoterapia già utilizzata per altri tumori e basata sul blocco di recettori inibitori dei linfociti: questa combinazione ci ha permesso di rinforzare ulteriormente la risposta immunitaria contro le metastasi”.

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