Buone notizie per le persone afflitte da emicrania. Un anno di trattamento con anticorpi monoclonali anti-CGRP fa crollare la frequenza degli attacchi nella quasi totalità dei soggetti (91,3%). È il dato emerso da uno studio multicentrico a cui hanno partecipato ben 16 centri coordinati dall’IRCCS San Raffaele di Roma e pubblicato sulla rivista Journal of Neurology. “Il nostro studio è rivoluzionario per 3 aspetti”, spiega Piero Barbanti, coordinatore del gruppo di ricerca e direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’IRCCS San Raffaele, nonché responsabile del Registro Italiano dell’Emicrania.
“Anzitutto dimostra che gli anticorpi monoclonali anti-CGRP rappresentano un ‘punto del non ritorno’ nella cura di una malattia devastante quale l’emicrania, risultando efficaci praticamente in tutti. In secondo luogo, lo studio documenta - continua - che definire non responsivo chi non migliori dopo 3 mesi di cura – come purtroppo attualmente previsto dalle attuali norme AIFA – è un grave errore ed esclude dal beneficio il 30% dei pazienti”, evidenzia Barbanti. “Infine, sottolinea come l’emicrania intrattabile o farmacoresistente sia una autentica rarità”, aggiunge. Il San Raffaele di Roma è leader mondiale della sperimentazione di nuove molecole contro il mal di testa, avvalendosi di un team di 7 ricercatori.
I dati dello studio appena pubblicato dimostrano che le terapie anti-CGRP sconvolgeranno le cure dei prossimi anni e miglioreranno drasticamente la vita del paziente emicranico, determinando una netta riduzione dei costi diretti e indiretti di questa patologia, ad oggi valutati in circa 20 miliardi di euro. “Ma è urgente – sottolinea il neurologo – che l’Agenzia Italiana del Farmaco prenda atto ora di queste evidenze e riveda i criteri per la rimborsabilità degli anticorpi monoclonali oltre che quelli relativi alla prescrivibilità”.