Da oggi le future mamme con problemi cardiovascolari potranno contare su un’assistenza più mirata per una gravidanza e un parto sicuri. Questo rappresenta anche un motivo per ridurre ansie e timori legati al puerperio, grazie a una task force a prevalenza femminile a cui hanno partecipato due cardiologhe e ricercatrici di Auxologico Irccs.
Nasce il primo gruppo di ricerca internazionale sul carcinoma mammario lobulare, il secondo tipo di tumore del seno più diffuso, ma con molti “lati oscuri” che rendono più difficili i progressi nelle terapie. L’annuncio arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Treatment Reviews. Il neonato team è guidato da Giovanni Corso – chirurgo senologo dell’Istituto Europeo di Oncologia e ricercatore presso l’Università Statale di Milano – e crea una collaborazione internazionale fra il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l’Università della California San Francisco, IEO e Università di Milano.
L’intervallo tra la prima dose di vaccino (primer) e quella di richiamo (booster) è un fattore determinante nel contenimento di un’epidemia. In contesti di risorse limitate, la scelta della tempistica può influenzare in modo decisivo l’evoluzione del contagio. È quanto emerge da uno studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche con l’Istituto dei sistemi complessi (Cnr-Isc) e l’Istituto per le applicazioni del calcolo (Cnr-Iac), che ha utilizzato un approccio matematico per analizzare diversi scenari di distribuzione delle dosi e valutare l’impatto delle diverse strategie a livello di popolazione. Lo studio è pubblicato sulla rivista Physical Review Research.
La terapia a base di cellule CAR-T GD2, sviluppate e sperimentate all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, si dimostra sicura ed efficace contro il neuroblastoma refrattario o recidivante. La conferma definitiva arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Lo studio clinico di fase I/II, avviato nel 2018 e ora giunto alla sua analisi finale, rafforza i dati pubblicati nel 2023, quando erano stati presentati i primi risultati parziali su un numero più limitato di pazienti (27 invece degli attuali 54). Con oltre quattro anni di follow-up mediano, la terapia mostra la capacità di indurre remissioni durature e di migliorare in modo significativo la prognosi di una delle forme di tumore pediatrico più difficili da trattare.
Gli esseri umani inalano fino a 68.000 particelle di microplastica ogni giorno, soprattutto in ambienti chiusi come abitazioni e automobili. Lo rivela uno studio guidato da Nadiia Yakovenko, scienziata dell’Università di Tolosa, e pubblicato sulla rivista PLOS One. Le particelle più piccole, di dimensioni tra 1 e 10 micrometri, circa un settimo dello spessore di un capello umano, sono particolarmente pericolose perché possono penetrare in profondità nei polmoni e distribuirsi nel corpo, entrando anche nel flusso sanguigno e attraversando barriere come quella placentare e cerebrale.
La Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia statunitense che regolamenta i farmaci, ha approvato uno stimolatore del nervo vago per il trattamento dell’artrite reumatoide. Si tratta del primo dispositivo di questo tipo ad essere autorizzato per una malattia autoimmune, aprendo potenzialmente la strada a usi più ampi. Il dispositivo, delle dimensioni di una pillola, viene impiantato chirurgicamente lungo il nervo vago – un fascio di fibre nervose che collega il cervello alla maggior parte degli organi vitali – sul lato del collo. Per un periodo che può arrivare fino a un decennio, eroga automaticamente impulsi elettrici che stimolano il nervo e riducono l’infiammazione.
Fare una camminata veloce di 15 minuti al giorno può migliorare la salute del cuore e ridurre il rischio di morte del 19%. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università Vanderbilt e dell’Università del Wisconsin-Madison, Usa, in uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine. I risultati suggeriscono dunque che una breve camminata a passo spedito è più benefica di una camminata a passo lento di 3 ore.
La riabilitazione cardiaca basata sull’esercizio fisico può ridurre significativamente la gravità, la frequenza e la ricomparsa della fibrillazione atriale. È quanto emerso da uno studio condotto dall’Università di Liverpool e dall’Università di Copenaghen pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. Questa scoperta, frutto di un’analisi approfondita di dati aggregati, suggerisce un potenziale cambio di paradigma nel trattamento di questa condizione che colpisce milioni di persone in tutto il mondo.
Dimostrata per la prima volta al mondo nell’uomo la possibilità di trapiantare cellule pancreatiche geneticamente modificate produttrici di insulina senza usare farmaci immunosoppressivi per bloccare il rigetto. Il caso, che rappresenta una prova di principio di ‘immunoescape’ cellulare nell’uomo, è stato descritto in un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine da un team dell’Università di Uppsala, in Svezia.
Bastano anche solo 7mila passi al giorno, e non 10mila, per ridurre significativamente il rischio di malattie cardiache, demenza e depressione. A stabilirlo è uno studio dell’Università di Sydney, in Australia, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health. L’obiettivo dei ricercatori è stato quello di capire meglio quanti passi è necessario fare ogni giorno per mantenersi in buona salute. I ricercatori hanno esaminato 57 studi, pubblicati tra il 2014 e il 2025, riguardanti centinaia di migliaia di adulti senza gravi patologie a inizio studio. I ricercatori hanno scoperto che le persone che percorrevano circa 7mila passi al giorno avevano un rischio di morte per qualsiasi causa inferiore del 47% durante i periodi di follow-up degli studi, in media, rispetto a chi ne percorreva solo 2.000 al giorno. Avevano anche un rischio inferiore del 25% di sviluppare malattie cardiovascolari e un rischio inferiore del 47% di morirne. Sembra inoltre che questo conteggio dei passi riduca del 37% il rischio di morte per cancro, del 38% il rischio di sviluppare demenza e del 22% il rischio di sviluppare sintomi depressivi.
Le probabilità di superare un esame orale all'università sono più alte a mezzogiorno. A scoprire l’influenza dell’orario sulle prestazioni e i risultati accademici è uno studio dell’Università di Messina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Psychology. Carmelo Vicario, ricercatore dell’ateneo siciliano, ha iniziato a indagare su questo aspetto dopo essersi imbattuto in uno studio, secondo il quale le decisioni dei giudici sarebbero influenzate dalla vicinanza all’ora del pasto. “Stavo cercando di capire se questo potesse essere vero anche nell’istruzione”, afferma Vicario.
Se in ospedale c'è carenza di infermieri si muore di più. Ogni singolo giorno di carenza infermieristica comporta un incremento del 9,2% del rischio di mortalità. Non solo: l’assenza di infermieri è correlata a un +4,8% di casi di trombosi venosa profonda, un +5,7% di polmoniti e un drammatico +6,4% di piaghe da decubito. Accade nelle chirurgie, ma anche in geriatria, medicina interna, riabilitazione, rianimazione e nei lunghi percorsi post-acuti. Questi sono i dati di uno studio pubblicato sul British Journal of Surgery, condotto dall’Università di Southampton (Regno Unito) su oltre 214mila ricoveri ospedalieri. I risultati sono stati rilanciati dal sindacato infermieri Nursing Up.
Un nuovo studio condotto dai ricercatori della McMaster University ha scoperto che molte persone con la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) che credono di essere sensibili al glutine o al grano potrebbero in realtà non reagire a questi ingredienti. La IBS è un disturbo intestinale che ha uno dei tassi di prevalenza più elevati a livello globale. Lo studio, pubblicato su The Lancet Gastroenetrology and Hepatology, ha incluso partecipanti con IBS diagnosticata clinicamente che hanno riferito di sentirsi meglio con una dieta senza glutine. A questi individui sono state somministrate barrette di cereali contenenti glutine, grano integrale o nessuno dei due, senza sapere quale fosse l’uno o l’altro, in ordine casuale.
Entro i prossimi 25 anni i superbatteri potrebbero causare la morte di milioni di persone in tutto il mondo e costare all’economia globale poco meno di 2.000 miliardi di dollari all’anno. A determinarlo è una ricerca condotta dal Center for Global Development. I risultati mostrano che, senza un’azione concertata, l’aumento dei tassi di resistenza antimicrobica potrebbero comportare perdite annuali di PIL globale pari a 1,7 trilioni di dollari nel prossimo quarto secolo. Le economie più colpite sarebbero quelle di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, inasprendo le polemiche circa i recenti tagli drastici agli aiuti.
Consumare un avocado intero la sera può avere effetti positivi il mattino dopo nelle persone a maggior rischio di malattie cardiache a causa del pre-diabete. Almeno questo è quanto emerso da uno studio clinico condotto da Britt Burton-Freeman del Dipartimento di Scienze Alimentari e Nutrizione dell’Illinois Institute of Technology. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Current Development in Nutrition. I ricercatori hanno osservato che mangiare avocado la sera può favorire un metabolismo più sano dei trigliceridi la mattina successiva.
Una mutazione genetica, presente in circa il 5% dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule, è associata a una risposta più efficace e duratura all’immunoterapia. Lo dimostra un ampio studio internazionale coordinato dal Dana-Farber Cancer Institute in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) pubblicato sulla rivista Annals of Oncology che apre la strada a nuovi sviluppi terapeutici. L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento del tumore al polmone, ma solo una parte dei pazienti ne trae beneficio: comprendere perché alcuni rispondono e altri meno è una delle grandi sfide dell’oncologia di precisione. Oggi un passo importante arriva da uno studio che ha identificato nella mutazione del gene DNMT3A un potenziale biomarcatore di risposta all’immunoterapia nei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule. In parole semplici: è come se, nei tumori con questa mutazione, si accendessero dei “fari” che attirano meglio le difese immunitarie. I pazienti con la mutazione hanno mostrato tassi di risposta quasi doppi rispetto agli altri, oltre a una sopravvivenza globale significativamente più lunga.
La malattia di Lyme, causata dai batteri del genere Borrelia e trasmessa da zecche, può talvolta evolvere in forme croniche difficili da trattare. È stato ipotizzato che una delle ragioni alla base della persistenza dell’infezione risieda nella capacità di Borrelia di organizzarsi in strutture tridimensionali, una sorta di "pellicola protettiva" nota come biofilm. In sintesi, sono comunità di batteri immerse in una matrice formata da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici. Tale matrice può limitare la penetrazione degli antibiotici e compromettere l’efficacia delle risposte immunitarie del corpo umano, favorendo così la sopravvivenza della popolazione batterica. Lo rivela uno studio coordinato dall’Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS di Roma, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Lubiana e finanziato dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni e pubblicato su “Frontiers in Cellular and Infection. Microbiology-Veterinary and Zoonotic Infection”.
L’IRCCS di Candiolo ha documentato, tra i primi centri al mondo, la fattibilità di un nuovo tipo di approccio chirurgico robotico nel trattamento del tumore all’ovaio in stadio iniziale che, a differenza della tradizionale laparatomia o laparoscopia, prevede l’utilizzo di una sola “porta d’ingresso”. Questo significa che per rimuovere il tumore, nel nuovo tipo di intervento di chirurgia robotica avanzata il chirurgo esegue soltanto una piccola incisione di 3 cm a livello dell’ombelico, anziché i soliti 4/5 “accessi” di 2 cm circa l’uno, limitando in questo modo il numero delle cicatrici a 1 e riducendo il dolore post-operatorio, pur mantenendo la stessa efficacia e sicurezza degli interventi endoscopici tradizionali. Si tratta di un’evoluzione della chirurgia mini-invasiva.
L’inquinamento da metalli nel latte materno ha aumentato il rischio di problemi di crescita nei neonati delle donne Maya nella regione del bacino idrografico del lago Atitlán in Guatemala. Questo secondo quanto emerge da uno studio guidato dall’Università dell’Arizona e pubblicato su Environmental Pollution.
Con l’autorizzazione appena ricevuta dall’Aifa prende il via la prima sperimentazione in Italia della psilocibina, un composto estratto da alcune specie di funghi con proprietà allucinogene, per il trattamento della depressione nelle forme resistenti ai trattamenti tradizionali. Lo studio, finanziato con fondi PNRR e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha eseguito i test preclinici, sarà condotto presso la Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti, diretta da Giovanni Martinotti, con il contributo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università “D’Annunzio” e in collaborazione con la Asl Roma 5 e l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia.