Un’analisi basata sull’Intelligenza artificiale (IA) ha rivelato un aumento globale dell’incidenza dell’artrite reumatoide dal 1980, con un incremento nelle fasce d’età più giovani e in un numero crescente di aree geografiche. Lo rivela uno studio condotto da Queran Lin, del Centro Collaborativo OMS per l’Educazione e la Formazione in Salute Pubblica presso la Facoltà di Medicina dell’Imperial College di Londra e della Divisione di Progettazione della Ricerca Clinica del Sun Yat-Sen Memorial Hospital di Guangzhou, insieme ai coautori Baozhen Huang, della City University di Hong Kong, e Wenyi Jin, dell’Università di Wuhan e della City University di Hong Kong, pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases.
Lo studio rappresenta l’analisi più completa mai condotta fino ad oggi sull’artrite reumatoide a livello globale, utilizzando tecniche avanzate di deep learning e simulazioni per analizzare dati dal 1980 al 2021 provenienti da 953 località in tutto il mondo. Secondo lo studio, le disuguaglianze legate all’indice sociodemografico (SDI), sono aumentate, con un onere maggiore nei paesi a SDI alto e medio-alto, e una crescita del 62,55% nella disuguaglianza relativa ai DALY, anni di vita aggiustati per disabilità, dal 1990. Lo studio sottolinea inoltre che i fattori economici non sono gli unici determinanti del carico di malattia, evidenziando come politiche sanitarie proattive, come quelle adottate in Giappone, possano mitigare l’impatto della malattia.
Proiezioni fino al 2040 indicano un aumento dei DALY nelle regioni con indice di mortalità infantile medio-basso a causa dell’invecchiamento e della crescita demografica, mentre nelle aree con indice elevato si prevede una diminuzione. Interventi come il controllo del fumo potrebbero ridurre significativamente mortalità e disabilità associate all’artrite reumatoide, con benefici particolarmente rilevanti in paesi con alta prevalenza di fumatori, come la Cina.
Il 66,5% dei pazienti affetti da mielofibrosi è indipendente dalle trasfusioni dopo 24 settimane di trattamento con un nuovo JaK inibitore orale, recentemente disponibile anche in Italia. È il dato chiave emerso dallo studio clinico SIMPLIFY‑1, presentato all’ultimo Congresso europeo di ematologia. Anche nei pazienti già trattati con altri JAK-inibitori, il farmaco ha mostrato benefici significativi su anemia, splenomegalia e sintomi. La mielofibrosi è un tumore del sangue che colpisce circa 350 persone all’anno in Italia, con incidenza maggiore tra i 60 e i 70 anni.
In Italia 2 milioni i giovani fra i 16 e i 35 anni d’età hanno una malattia andrologica che, in 1 caso su 10, potrebbe compromettere la fertilità. Nonostante questo, meno del 5% dei giovani uomini si è sottoposto almeno una volta a una visita dall’andrologo, mettendo così a rischio le future probabilità di concepimento e alimentando l’emergenza denatalità. Per questo la Società Italiana di Andrologia (SIA), in collaborazione con Rotary Club Roma, con il coinvolgimento della SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana), e le istituzioni lancia il progetto “Il Rotary per la crescita della natalità: visita andrologica per 200.000 diciottenni”. L’iniziativa partirà da settembre 2025 inizialmente nelle scuole di quattro regioni campione (Lazio, Calabria, Campania, Trentino Alto Adige).
Identificate nuove varianti genetiche associate al rischio di sviluppare il Long Covid, che rappresenta una sfida crescente per i sistemi sanitari. Si tratta di una condizione debilitante che colpisce milioni di persone nel mondo anche mesi dopo la guarigione dall’infezione acuta da SARS-CoV-2, caratterizzata da sintomi come stanchezza cronica, difficoltà cognitive e respiratorie e dolore muscolare. Questo è quanto emerso da un ampio studio genetico internazionale, pubblicato sulla rivista Nature Genetics. Questo importante risultato è il frutto di un’eccezionale collaborazione scientifica a livello globale, che ha coinvolto 24 istituti di ricerca e ospedali internazionali, in 16 nazioni in tutto il mondo.
Un team dell’Università La Sapienza di Roma ha sviluppato un innovativo bioreattore - small Vessel Environment Bioreactor (sVEB) - capace di simulare fedelmente in laboratorio il microambiente tumorale umano, inclusa la vascolarizzazione e l’interazione con il sistema immunitario. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Biomaterials, rappresenta un importante passo avanti verso la medicina personalizzata.
Seguire una dieta ipocalorica potrebbe aumentare il rischio di sviluppare sintomi depressivi. A rivelarlo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto. Il team, guidato dallo scienziato Venkat Bhat, ha considerato le informazioni relative a 28.525 adulti, che tra il 2007 e il 2018 avevano partecipato all’indagine nazionale statunitense National Health and Nutrition Examination Survey. I risultati evidenziano che le persone in sovrappeso potrebbero essere particolarmente vulnerabili agli effetti di un’alimentazione di tipo restrittivo.
Circa un fumatore adulto su 7 (il 14% degli adulti fumatori) ha un qualche grado di disabilità. Non è un caso se la diffusione delle disabilità è doppia tra i fumatori rispetto a chi non ha mai fumato. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Tobacco Control, basato su dati americani e condotto presso i Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta. Nel complesso, i dati suggeriscono che il 40% dei 25 milioni di adulti fumatori negli Usa sperimenta un qualche livello di difficoltà funzionale.
Dal microambiente tumorale possono arrivare informazioni preziose che consentono di sapere in anticipo quali pazienti con melanoma possono o meno beneficiare dei trattamenti immunoterapici. A spingere un passo in più avanti l’“immuno-oncologia di precisione” sono due studi presentati da Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology, a Chicago. Entrambi i lavori sono stati condotti nell’ambito dello studio clinico SECOMBIT, progettato per valutare l’efficacia di diverse sequenze terapeutiche nei pazienti con melanoma metastatico BRAF mutato, caratterizzato da una mutazione genetica che spinge le cellule tumorali a crescere.
La qualità degli alimenti consumati è un fattore cruciale per la salute cardiaca, tanto quanto la quantità di carboidrati o grassi assunti. Lo rivela uno studio condotto da Zhiyuan Wu, ricercatore post-dottorato nel laboratorio di Qi Sun, presso la Harvard TH Chan School of Public Health, e colleghi, presentato in occasione del congresso NUTRITION 2025 dell’American Society for Nutrition. La ricerca ha analizzato le abitudini alimentari e la salute cardiaca di quasi 200 mila partecipanti: 43.430 uomini e oltre 150.000 donne provenienti da tre grandi coorti (Health Professionals Follow-Up Study, Nurses’ Health Study e Nurses’ Health Study II), seguiti per diversi decenni.
Per la prima volta il “DNA spazzatura” è stato studiato con un livello di dettaglio che non ha precedenti, rivelando che quella porzione di genoma ritenuta per moltissimo tempo inutile perché priva di geni che producono proteine, ha in realtà un ruolo determinante nello sviluppo e nella progressione del cancro. A fare nuova luce su quello che oggi viene considerata la “materia oscura” del nostro DNA, che copre almeno il 70% del genoma, è uno studio condotto dall’Istituto di Candiolo – IRCCS e dal Dana-Farber Cancer Institute di Boston. I risultati, appena pubblicati sulla rivista Blood, mostrano che centinaia di RNA lunghi non codificanti (lncRNA), molecole di RNA che non producono proteine e che vengono ‘generate’ in specifiche isoforme, ovvero in specifiche “versioni”, hanno un ruolo funzionale essenziale per la crescita del tumore.
In un solo anno il numero di omicidi commessi da minorenni in Italia è più che raddoppiato: dal 4% del 2023 all’11,8% nel 2024, secondo i dati della Criminalpol. In sostanza si passa dai 14 omicidi commessi da minori nel 2023 (su 340 totali) a circa 35 omicidi commessi da minori nel 2024 (su 319 totali). Un aumento di oltre il 150% in valore assoluto. Anche le vittime minorenni risultano in crescita: dal 4% al 7% del totale. Una crescita che non può essere ignorata e che impone un cambio di passo. Il tema è stato affrontato al congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (SIPPF) ad Alghero, e sintetizza un’emergenza su più fronti: l’abuso di sostanze, i disturbi psichiatrici in esordio, il disagio legato a contesti migratori.
Attualmente è il primo test genetico disponibile in Italia che è in grado di valutare con precisione l’aggressività del tumore alla prostata e suggerire il trattamento più adatto. Si tratta di Prostatype, disponibile presso il Policlinico Tor Vergata di Roma. I metodi diagnostici standard non sempre permettono di prevedere con accuratezza l’evoluzione della malattia, portando in alcuni casi a terapie troppo aggressive, con effetti collaterali debilitanti (incontinenza, impotenza, ecc.); e sottotrattamento, con il rischio che un tumore ad alto rischio non venga adeguatamente contrastato.
Se non si interverrà subito, nel 2030 un miliardo di adolescenti nel mondo, ossia circa uno su due, vivrà in contesti rischiosi per la salute. Si stima che 464 milioni di adolescenti saranno sovrappeso o obesi, che un terzo delle ragazze soffrirà di anemia, quasi 200 milioni avranno problemi con l’alcol e che 42 milioni di anni di vita sana andranno persi a causa di disturbi mentali o suicidio. Lo indica l’analisi condotta dagli esperti della “Lancet Commission on teenager Health and Wellbeing” pubblicata sulla rivista The Lancet.
A seguito del trattamento radioterapico delle metastasi al cervello, distinguere tra le alterazioni radio-indotte del tessuto cerebrale e la progressione del tumore è una sfida diagnostica cruciale. Le tecniche diagnostiche convenzionali, come la risonanza magnetica, spesso non sono dirimenti, perché le caratteristiche radiologiche dei due tipi di tessuto sono molto simili. Secondo i risultati di un nuovo studio pubblicato su Neuro Oncology, l’Intelligenza Artificiale potrebbe superare queste limitazioni: i risultati dimostrano la superiorità dell’AI nel distinguere tra radionecrosi e progressione tumorale in pazienti con metastasi cerebrali sottoposti a radiochirurgia stereotassica, una tecnica di radioterapia ad alta precisione.
Messa a punto una piattaforma innovativa di telemedicina per la diagnosi precoce del melanoma. Il nuovo sistema integra intelligenza artificiale e analisi avanzate delle immagini, migliorando sensibilmente la precisione e l’accuratezza diagnostica. Questi, in estrema sintesi, i risultati del progetto TELEMO, coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) e finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del Bando Ricerca Salute 2018. L’iniziativa aveva l’obiettivo di supportare, accelerare e ottimizzare lo screening delle lesioni cutanee, favorendo una diagnosi precoce del melanoma nella popolazione generale.
La mastectomia bilaterale o l’asportazione di tube e ovaie sono salvavita nelle giovani donne con “mutazioni Jolie“, non solo per le portatrici sane, ma anche per chi ha già ricevuto una diagnosi di tumore al seno. A rivelarlo il più ampio studio al mondo mai realizzato su giovani under 40 con storia clinica di un tumore mammario e mutazioni dei geni BRCA 1 e BRCA 2, responsabili di un elevato rischio di sviluppare cancro al seno e alle ovaie. La ricerca pubblicata su The Lancet Oncology, è stata coordinata dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
Una corretta alimentazione è riconosciuta come un pilastro fondamentale non solo nella prevenzione oncologica, ma anche durante il percorso di cura, tuttavia, l’integrazione sistematica della nutrizione nei percorsi oncologici non è ancora una realtà consolidata, tanto che nel 49% dei centri oncologici non è previsto un percorso nutrizionale strutturato per tutti i pazienti. È quanto emerge da una ricerca promossa dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO), che ha coinvolto 100 strutture distribuite su tutto il territorio nazionale.
Ampliare le aree di verde pubblico può rendere più sopportabili le temperature torride che, soprattutto nelle grandi città, sono causa di malori, talvolta letali. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori della Monash University di Melbourne, in uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health. In particolare, gli studiosi hanno dimostrato che se tra il 2000 e il 2019 le grandi città del mondo avessero avuto il 30% di verde in più rispetto alla loro conformazione attuale si sarebbero potuti evitare circa 1,16 milioni di decessi legati al caldo.
A cinque anni dalla diffusione del Covid-19 in Italia, emergono segnali preoccupanti riguardo l’attenzione degli italiani alle norme di igiene delle mani. È quanto emerge dalla ricerca sulla consapevolezza dell’importanza dell’igiene delle mani su un panel rappresentativo della popolazione italiana, svolta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, il progetto sull’informazione consapevole nato dalla collaborazione tra Gruppo Credem e ALMED. In particolare, la percentuale di persone che affermano di lavarsi le mani con maggiore frequenza rispetto al periodo pre-pandemia è calata di 18 punti percentuali: dal 56% del 2023 al 38% del 2025.
Esiste una variante genetica “alleata” del cervello contro l’Alzheimer che aiuta i neuroni a fare pulizia dei prodotti di scarto e delle proteine anomale che si accumulano nelle cellule nervose impedendone il funzionamento. In sostanza le persone che possiedono questa variante risultano più protette dalla patologia. Questo è quanto emerso da uno studio italo-francese coordinato dalla Fondazione Santa Lucia di Roma, che è stato pubblicato sulla rivista Cell Death and Disease.