Una scarsa aderenza terapeutica può aumentare il rischio di comportamenti impulsivi tra coloro che hanno un disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd) e favorire il loro coinvolgimento in reati minori. Uno studio condotto dall’Università di Groningen (Paesi Bassi), ha infatti dimostrato che un'elevata aderenza ai farmaci per l'Adhd è associata a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a quanto succede nei periodi di bassa aderenza. I risultati del lavoro svolto su quasi 20mila ragazzi, pubblicati sul The Journal of Child Psychology and Psychiatry, sono stati discussi nel convegno congiunto della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Cagliari.
Un nuovo vaccino antitumorale a base di mRNA si è mostrato efficace nel riprogrammare il sistema immunitario per attaccare il glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo e letale. Il vaccino, sviluppato dagli scienziati dell’Università della Florida, descritto sulla rivista Cell, apre una finestra per una possibile terapia contro questo tipo di cancro. La scoperta, descritta in un primo studio clinico sull’uomo, condotto su quattro pazienti adulti, sarà ora testata in uno studio clinico pediatrico di Fase 1 per il cancro al cervello.
Nuove prove a favore di una alimentazione che favorisca l’uso di olio d’oliva arrivano da uno studio realizzato nell’ambito del Progetto UMBERTO, condotto dalla Piattaforma Congiunta Fondazione Umberto Veronesi ETS – Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con la Clinica Mediterranea Cardiocentro di Napoli e l’Università LUM “Giuseppe Degennaro” di Casamassima (BA). La ricerca ha evidenziato che il consumo di olio d’oliva è associato a una importante riduzione della mortalità non solo per le malattie cardiovascolari, ma anche per i tumori. Pubblicata sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition, la ricerca ha analizzato i dati di quasi 23.000 adulti italiani, uomini e donne, partecipanti allo studio epidemiologico Moli-sani, seguiti per oltre 12 anni.
Sono una famiglia di additivi alimentari ampiamente utilizzata perché permettono di migliorare la consistenza, il colore e il gusto dei cibi processati. Gli emulsionanti servono a miscelare liquidi come acqua e olii: si trovano nel cioccolato, nei prodotti da forno, biscotti, gelati, maionese, salse, olii ecc. Già sotto accusa per il loro potenziale rischio di contribuire ad obesità, cancro e malattie cardiovascolari, un nuovo studio NutriNet Santé li pone ‘alla sbarra’ come fattori in grado di aumentare il rischio di diabete di tipo 2.
I pazienti curati da un medico donna hanno tassi di mortalità e di riammissione in ospedale più bassi rispetto ai pazienti che vengono curati da medici uomini. Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto dall’Università di Tokyo e dall’Università della California di Los Angeles, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno condotto un’analisi dei dati delle cartelle cliniche di oltre 700mila pazienti Medicare (458mila donne e oltre 319mila uomini), negli Usa, di età pari o superiore ai 65 anni, ricoverati in ospedale e trattati tra il 2016 e il 2019.
L’uso regolare e prolungato dell’aspirina attiva la risposta del sistema immunitario contro il tumore del colon-retto. A dimostrarlo è lo studio multicentrico Immunureact 7 coordinato dall’Università di Padova, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Cancer. La nuova sfida è adesso individuare le dosi ottimali di aspirina per ottenere la maggiore efficacia. “Dovremmo pensare a come garantire che la sostanza raggiunga il tratto colonrettale in dosi adeguate per essere efficace”, spiega Marco Scarpa del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’AOU di Padova, che ha coordinato i 14 gruppi di ricerca italiani che hanno preso parte allo studio, sostenuto da un finanziamento della Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro.
L’esposizione al biossido di azoto, o NO2, nei primi due anni di vita è associata a una minore capacità di attenzione nei bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, soprattutto nei maschi. A dimostrare questo legame è uno studio guidato dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale, ISGlobal, un centro sostenuto dalla Fondazione “la Caixa”, pubblicato sulla rivista Environment International. L’NO2 è un inquinante che proviene principalmente dalle emissioni del traffico.
La fibrillazione atriale sembra essere più frequente e pericolosa nella popolazione giovanile rispetto a quanto stimato in passato. Questo è l'allarmante risultato che emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh e pubblicato sulla rivista Circulation Arrhythmia and Electrophysiology. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di pazienti di età inferiore a 65 anni, afferenti a oltre 40 ospedali americani tra il 2010 e il 2019. In totale, sono state prese in considerazione le informazioni di 67.221 persone con fibrillazione atriale.
Il consumo prolungato di droghe, come la cocaina e la morfina, può influire sul modo in cui il cervello percepisce le priorità. In questo modo i bisogni primari dell'organismo, come bere e mangiare, passano in secondo piano. Lo rivela un nuovo studio condotto su topi dai ricercatori della Rockefeller University di New York. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.
I bambini che contraggono l'HIV nel grembo materno, quindi prima di nascere, hanno maggiori probabilità si sviluppare deficit cognitivi durante l’infanzia e l’adolescenza. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto dagli scienziati del Georgetown University Medical Center e pubblicato sulla rivista eClinicalMedicine. Attualmente, circa tre milioni di bambini e adolescenti convivono con il virus dell'Hiv e ogni anno si verificano oltre 300mila nuove infezioni. I ricercatori hanno analizzato 35 lavori precedenti, pubblicati tra il 2012 e il 2023, nell’ambito dei quali sono state raccolte le informazioni di oltre 4mila persone con HIV contratto in fase perinatale.
I Tumori Mucinosi Papillari Intraduttali (IPMN) del pancreas sono una delle tante neoplasie che interessano questo organo. La loro peculiarità è che rappresentano un vero rompicapo per i clinici perché è difficile inquadrarle come forme benigne o maligne. La stratificazione del rischio infatti si è avvalsa finora solo di fattori clinici e radiologici perché non si dispone di un biomarcatore di malignità. Questo crea incertezze di classificazione, che si ripercuotono sulla scelta di avviare o meno il paziente verso un trattamento chirurgico demolitivo o continuare la sorveglianza. Uno studio pubblicato su Nature Communications dal gruppo di ricerca del professor Giampaolo Tortora, ordinario di Oncologia medica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli, viene a colmare in parte questo gap di conoscenza.
Consumare aragoste, gamberetti, tonno e altri tipi di frutti di mare può essere utile per aumentare i livelli di Omega-3, mangiarli più frequentemente può però aumentare il rischio di esposizione a un gruppo di sostanze chimiche industriali chiamate PFAS, noti interferenti endocrini. A lanciare l'allarme sono gli esperti del Dartmouth College, Regno Unito, in uno studio pubblicato sulla rivista Exposure and Health. Oggi esistono linee guida per il consumo sicuro di prodotti ittici per la presenza di mercurio e altri contaminanti, ma non per i PFAS. Il nuovo studio sottolinea la necessità quindi di aggiornare queste linee guida, rendendole più rigorose e fissando la quantità di prodotti ittici che le persone possono consumare in sicurezza.
Non ci sono più stagioni “alleate” delle gambe per i circa 20 milioni di italiani che soffrono di insufficienza venosa. Una quota molto consistente costituita in modo preponderante da donne, ma che riguarda anche il 15% degli uomini colpiti da stasi venosa, che solitamente peggiora nei mesi più caldi dell’anno ma che oggi, a causa delle temperature mediamente alte, diventa un problema per tutto l’anno. “Il caldo, infatti, acuisce i sintomi dell’insufficienza venosa degli arti inferiori, una patologia cronica causata dalla difficoltà del sangue nel ritornare dalle vene periferiche delle gambe al cuore”, afferma Alessandro Frullini, presidente onorario dell’Associazione Flebologica Italiana. “Un problema erroneamente considerato solo estetico che invece necessita di attenzione e cura”, aggiunge.
Per dormire sonni sereni e tranquilli, lontani dall’ “uomo nero”, bisognerebbe fare almeno 60 minuti di attività fisica durante il giorno. Secondo uno studio dell'Università del Texas, infatti l'esercizio fisico ridurrebbe la quantità di tempo che le persone trascorrono nella fase del sonno in cui hanno luogo anche gli incubi, la fase REM. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
Le microplastiche si trovano dappertutto. Dopo esser state trovate nel sangue, nell'urina, nello sperma, nel latte materno, nel cuore e in molti altri organi e tessuti umani, uno nuovo studio italiano ha rilevato la presenza di microplastiche pure nei fluidi follicolari ovarici di donne che si sottopongono a Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). “Il ritrovamento di microplastiche nel liquido follicolare, che è a diretto contatto con i gameti femminili, rappresenta di per sé una minaccia significativa all’integrità del nostro patrimonio genetico che viene trasmesso alle future generazioni”, commenta Luigi Montano, uroandrologo dell’ASL di Salerno, che ha coordinato lo studio, pubblicato in preprint sulla piattaforma medxriv.
È la pompa cardiaca artificiale più piccola al mondo la migliore opzione di trattamento per i pazienti con infarto miocardico acuto complicato da shock cardiogeno, che si verifica quando il cuore, di colpo, smette di pompare il sangue. Così si trova senza “carburante”, con la pressione che crolla e reni e cervello che smettono di funzionare. Una situazione che mette a rischio la vita e va affrontata rapidamente sfruttando farmaci, ma anche la tecnologia. A consacrare l’efficacia della pompa a flusso microassiale (Impella CP) è lo studio danese DanGer Shock, pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato in occasione del 75esimo congresso dell’American College of Cardiology ad Atlanta.
C’è un legame biunivoco tra la sindrome premestruale e la depressione post-partum: le donne che soffrono della prima hanno maggiori probabilità di incorrere in episodi di depressione dopo il parto; e le manifestazioni depressive possono successivamente rendere più frequente la sindrome premestruale. Queste sono, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio del Karolinska Institutet di Stoccolma, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos Medicine. I dati suggeriscono che potrebbe esserci un meccanismo comune dietro i due disturbi e, soprattutto, identifica una popolazione da seguire con particolare attenzione dopo la gravidanza.
Alcuni problemi metabolici possono contribuire allo sviluppo di disturbi mentali come depressione e ansia. Uno studio dell’Istituto Karolinska di Stoccolma ha infatti scoperto un'associazione tra la glicemia alta o un deficit di "colesterolo buono"( HDL), oppure alti livelli di trigliceridi nel sangue, e il rischio di sviluppare questi comuni disturbi psichiatrici. Lo studio, pubblicato sulla rivista Jama Network Open, è durato oltre 11 anni e ha coinvolto un totale di 211.200 persone.
Il consumo regolare di uova non aumenta i livelli di colesterolo. A sfatare questo vecchio falso mito è lo studio Prosperity, condotto dal Duke Clinical Research Institute di Durham (North Carolina) su 140 pazienti con malattie cardiovascolari o a rischio cardiovascolare elevato. I risultati verranno presentati ad Atlanta, il prossimo 6 aprile, in occasione del congresso dell’American College of Cardiology. L’obiettivo dei ricercatori era di valutare gli effetti del consumo di 12 o più uova a settimana rispetto a una dieta senza uova – o che prevede un consumo inferiore di due uova a settimana – sui livelli di colesterolo buono e cattivo, così come su altri indicatori chiave della salute cardiovascolare.
Le persone che soffrono di diabete di tipo 2 hanno una maggiore probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer. Lo rivela una nuova ricerca, condotta sui topi, presentata da Narendra Kumar, professore associato presso la Texas A&M University di College Station, al Discover BMB, la conferenza annuale della Società americana di biochimica e biologia molecolare. Lo studio si aggiunge a precedenti indagini sul legame tra il diabete di tipo 2 e la malattia di Alzheimer, che alcuni scienziati hanno definito “diabete di tipo 3”. I risultati suggeriscono che dovrebbe essere possibile ridurre il rischio di Alzheimer mantenendo il diabete ben controllato e adottando uno stile di vita che ne impedisca l’insorgenza.