In Italia il 34% dei pazienti oncologici non conosce le vaccinazioni raccomandate a chi sta affrontando un tumore. Una scarsa consapevolezza che preoccupa, in quanto il 13% dei malati non le ha eseguite perché teme gli effetti collaterali. Il 39% sostiene di non conoscere i rischi per la salute dovuti ad una mancata immunizzazione. Il 75% ammette di essersi vaccinato contro il Covid-19 e il 58% ha svolto l’antinfluenzale. Tuttavia solo il 18% ha fatto l’Anti-Pneumococcica e il 12% l’Anti-Herpes Zoster. La percentuale scende al 7% per quanto riguarda l’Anti-Diferite-Tetano-Pertosse. I dati sono contenuti in una survey realizzata da Fondazione AIOM su oltre 500 pazienti in cura presso strutture sanitarie del nostro Paese.
Per prevenire lo sviluppo dell'allergia alle arachidi durante l'adolescenza è bene introdurre questo alimento nei primi anni di vita. Uno studio condotto dagli scienziati del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) del National Institutes of Health ha scoperto che l'introduzione di arachidi nei primi cinque anni d'età è associata a un rischio del 71 per cento più basso di sviluppare allergia durante l’adolescenza. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine Evidence.
L’impiego eccessivo e improprio di creme antibiotiche è tra le cause principali dell’aumento delle infezioni cutanee resistenti ai farmaci, stimato in circa un terzo. Per contrastare il fenomeno, un gruppo di esperti ha messo a punto il primo documento di indirizzo per sensibilizzare gli specialisti a un impiego più consapevole soprattutto degli antibiotici topici. Al centro delle raccomandazioni, in corso di pubblicazione sul Giornale Italiano di Dermatologia, l’impiego limitato degli antibiotici locali e il ricorso al loro posto a sostanze antisettiche per le infezioni cutanee superficiali.
Quattro adulti italiani su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione: il 9,6% degli adulti per binge drinking, il 10% per consumo alcolico esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più per le donne). Tra gli over 65 coloro che dichiarano di non consumare alcol abitualmente sono 6 su 10, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato e una percentuale lievemente inferiore, il 17%, a rischio. Sono questi alcuni dei principali dati pubblicati sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità che emergono dal nuovo dataset delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento, relative alla popolazione adulta (18-69 anni) e a quella anziana (over 65 anni).
Una sola iniezione per restituire i denti a chi li ha persi o non li ha mai avuti. A prometterlo una start-up dell'università di Kyoto impegnata nello sviluppo di un farmaco anticorpale presentato come "il primo al mondo per la ricrescita dei denti" già sperimentato con successo nei modelli animali (topi e cani) senza registrare effetti collaterali di rilievo.
L’immunoterapia ha già cambiato la storia clinica del melanoma. Ora una nuovissima combinazione – una “super-immunoterapia” - che prevede l’utilizzo contemporaneo di tre farmaci, porta la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con melanoma avanzato, seguiti per più di 4 anni, a ben il 72%. Ovvero il 20% farebbero i farmaci somministrati da soli o in coppia. Ad aprire a questa nuova frontiera dell’immunoterapia è lo studio RELATIVITY-048, guidato da Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale, condotto in collaborazione con le università di Zurigo, di Aix-Marseille, di Losanna, di Oxford e del The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins Medicine. I risultati preliminati sono stati appena presentati al meeting annuale dell'American Society of Clinical Oncology in corso a Chicago.
Sviluppare un dispositivo multisensore impiantabile nei vasi sanguigni, come vene o arterie periferiche, per monitorare i parametri corporei e, quindi, lo stato di salute di una persona. È l'obiettivo del progetto IV-Lab, finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), che ha da poco preso il via. Una volta che il dispositivo verrà impiantato in pazienti in cui sono presenti malattie cardiovascolari, il sistema potrà costituire una piattaforma in grado di rilevare un numero elevato di parametri emodinamici e biochimici utili al personale medico.
Attenti alla salute (56%), avvezzi a sottoporsi a regolari esami di routine (52%; 61% over 64), dicono di stare bene (44%) o molto bene (37%) ma tre italiani su cinque e lamentano stanchezza ed affaticamento, e quasi la metà dolori osteo-articolari e insonnia. Piccoli disturbi che hanno affrontato rivolgendosi al medico (31%), allo specialista (16%) al farmacista (10%) e acquistando farmacia d banco (31%).
Il consumo di alimenti ultra-processati è legato a un aumento del rischio di sviluppare problemi di memoria, cognitivi e ictus. A lanciare l’allarme è stato un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston in uno studio pubblicato sulla rivista Neurology. I cibi ultra-lavorati sono ricchi di zuccheri, grassi e sale aggiunti e poveri di proteine e fibre e comprendono bibite, snack salati e zuccherati, gelati, hamburger, fagioli in scatola, ketchup, maionese, pane confezionato e cereali aromatizzati. Gli alimenti non trasformati o minimamente trasformati includono carni con tagli semplici di manzo, maiale e pollo, nonché verdure e frutta.
“Il consumo eccessivo di sale è il principale fattore di ipertensione e, di conseguenza, di morte per infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari. Gli alimenti ad alto contenuto di sale tendono a produrre i maggiori profitti, ma questi alimenti mettono a rischio la salute dei clienti: la riduzione del sale a livello di popolazione attraverso la riformulazione obbligatoria produrrebbe risultati rapidi, è fattibile, fa risparmiare costi e, in definitiva, salva vite umane”.
Non solo olio extravergine di oliva, legumi, frutta e verdura di stagione. La dieta mediterranea è fatta di molti altri alimenti troppo spesso trascurati, quasi dimenticati, ma che sono centrali nel regime alimentare più salutare per eccellenza. Uova, latticini, noci, semi, spezie e anche vino rosso sono componenti “vitali” della dieta mediterranea, secondo una review pubblicata sul Journal of Translational Medicine, condotta da un gruppo di università dei paesi del Mediterraneo: l'Università di Catania, di Parma, la Politecnica Delle Marche, l’IRCCS Neuromed di Pozzilli e dall'Universidad Europea del Atlántico in Spagna, sarebbero invece sottovalutati. A puntare i riflettori sugli alimenti “Cenerentola” della dieta mediterranea sono stati i numerosi protagonisti, medici, artisti, sportivi, associazioni e istituzioni, che hanno preso parte alla seconda edizione del Festival dei Cinque Colori, che si è tenuto al Maschio Angioino di Napoli.
La resistenza del mieloma multiplo alla chemioterapia dipende anche dalla “scomparsa” di uno specifico gene nelle cellule tumorali che diventano così “invisibili” al sistema immunitario. A scoprirlo è uno studio condotto dall’IRCCS Candiolo, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Blood.
Una scarsa aderenza terapeutica può aumentare il rischio di comportamenti impulsivi tra coloro che hanno un disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd) e favorire il loro coinvolgimento in reati minori. Uno studio condotto dall’Università di Groningen (Paesi Bassi), ha infatti dimostrato che un'elevata aderenza ai farmaci per l'Adhd è associata a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a quanto succede nei periodi di bassa aderenza. I risultati del lavoro svolto su quasi 20mila ragazzi, pubblicati sul The Journal of Child Psychology and Psychiatry, sono stati discussi nel convegno congiunto della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Cagliari.
Un nuovo vaccino antitumorale a base di mRNA si è mostrato efficace nel riprogrammare il sistema immunitario per attaccare il glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo e letale. Il vaccino, sviluppato dagli scienziati dell’Università della Florida, descritto sulla rivista Cell, apre una finestra per una possibile terapia contro questo tipo di cancro. La scoperta, descritta in un primo studio clinico sull’uomo, condotto su quattro pazienti adulti, sarà ora testata in uno studio clinico pediatrico di Fase 1 per il cancro al cervello.
Nuove prove a favore di una alimentazione che favorisca l’uso di olio d’oliva arrivano da uno studio realizzato nell’ambito del Progetto UMBERTO, condotto dalla Piattaforma Congiunta Fondazione Umberto Veronesi ETS – Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con la Clinica Mediterranea Cardiocentro di Napoli e l’Università LUM “Giuseppe Degennaro” di Casamassima (BA). La ricerca ha evidenziato che il consumo di olio d’oliva è associato a una importante riduzione della mortalità non solo per le malattie cardiovascolari, ma anche per i tumori. Pubblicata sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition, la ricerca ha analizzato i dati di quasi 23.000 adulti italiani, uomini e donne, partecipanti allo studio epidemiologico Moli-sani, seguiti per oltre 12 anni.
Sono una famiglia di additivi alimentari ampiamente utilizzata perché permettono di migliorare la consistenza, il colore e il gusto dei cibi processati. Gli emulsionanti servono a miscelare liquidi come acqua e olii: si trovano nel cioccolato, nei prodotti da forno, biscotti, gelati, maionese, salse, olii ecc. Già sotto accusa per il loro potenziale rischio di contribuire ad obesità, cancro e malattie cardiovascolari, un nuovo studio NutriNet Santé li pone ‘alla sbarra’ come fattori in grado di aumentare il rischio di diabete di tipo 2.
I pazienti curati da un medico donna hanno tassi di mortalità e di riammissione in ospedale più bassi rispetto ai pazienti che vengono curati da medici uomini. Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto dall’Università di Tokyo e dall’Università della California di Los Angeles, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno condotto un’analisi dei dati delle cartelle cliniche di oltre 700mila pazienti Medicare (458mila donne e oltre 319mila uomini), negli Usa, di età pari o superiore ai 65 anni, ricoverati in ospedale e trattati tra il 2016 e il 2019.
L’uso regolare e prolungato dell’aspirina attiva la risposta del sistema immunitario contro il tumore del colon-retto. A dimostrarlo è lo studio multicentrico Immunureact 7 coordinato dall’Università di Padova, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Cancer. La nuova sfida è adesso individuare le dosi ottimali di aspirina per ottenere la maggiore efficacia. “Dovremmo pensare a come garantire che la sostanza raggiunga il tratto colonrettale in dosi adeguate per essere efficace”, spiega Marco Scarpa del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’AOU di Padova, che ha coordinato i 14 gruppi di ricerca italiani che hanno preso parte allo studio, sostenuto da un finanziamento della Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro.
L’esposizione al biossido di azoto, o NO2, nei primi due anni di vita è associata a una minore capacità di attenzione nei bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, soprattutto nei maschi. A dimostrare questo legame è uno studio guidato dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale, ISGlobal, un centro sostenuto dalla Fondazione “la Caixa”, pubblicato sulla rivista Environment International. L’NO2 è un inquinante che proviene principalmente dalle emissioni del traffico.
La fibrillazione atriale sembra essere più frequente e pericolosa nella popolazione giovanile rispetto a quanto stimato in passato. Questo è l'allarmante risultato che emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh e pubblicato sulla rivista Circulation Arrhythmia and Electrophysiology. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di pazienti di età inferiore a 65 anni, afferenti a oltre 40 ospedali americani tra il 2010 e il 2019. In totale, sono state prese in considerazione le informazioni di 67.221 persone con fibrillazione atriale.