Il profilo cognitivo dei nativi digitali è molto simile a quello dei dislessici, da cui potremmo ispirarci per cambiare il mondo della scuola e i suoi “antiquati” modelli di insegnamento. Nell’era digitale, infatti, le modalità di elaborazione delle informazioni è olistica e spaziale-visiva, proprio come il pensiero di tipo dislessico. Anche per questo la ricerca sul profilo cognitivo dei nativi digitali apre nuove strade nel campo dell’apprendimento e nella revisione dei modelli di insegnamento. È quanto emerso nel convegno “Come prevenire le difficoltà di apprendimento degli alunni con Dsa e non, valorizzando attitudini e talenti”, organizzato dall’associazione Il Laribinto Progetti Dislessia Onlus nell’ambito della XII edizione di EXPO Training 2023 a Milano.
È una rivoluzione mancata, quella dei vaccini per le allergie in Italia. Le linee guida internazionali raccomandano l’immunoterapia allergene specifica (AIT) come la migliore terapia in grado di cambiare il decorso naturale delle allergie respiratorie e di quelle alle punture d’insetto. Ma se sono 6 milioni, pari alla metà dei pazienti allergici, quelli candidabili all’uso dei vaccini, solo il 2% ne fa attualmente uso. Una situazione paradossale, dovuta alla mancanza di rimborsabilità, di un’adeguata rete di assistenza allergologica sul territorio e alla scarsa informazione. A lanciare l’allerta sono gli esperti della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), in occasione del XXXV congresso nazionale che si è tenuto a Bologna.
L’immunoterapia - ovvero quella classe di farmaci, prevalentemente anticorpi, che aiutano il sistema immunitario del paziente a riconoscere le cellule tumorali e ad eliminarle – si è dimostrata negli ultimi anni capace di “rivoluzionare” il trattamento di pazienti affetti da numerosi tipi di tumore, come il carcinoma polmonare, i tumori genitourinari e il melanoma, favorendo risultati migliori in termini di sopravvivenza e qualità di vita, rispetto alle terapie convenzionali quali la chemioterapia. La risposta a queste terapie sembra però essere influenzata, indipendentemente dal tumore solido trattato, dal genere: gli uomini rispondono meglio al trattamento rispetto alle donne. In particolare, uno studio che ha coinvolto 11mila pazienti, pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology nel 2018 dal dottor Fabio Conforti, Responsabile della Sezione di Senologia Medica dell’Area Oncologica di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ha rilevato che con l’utilizzo di farmaci immunoterapici, le donne ottengono un beneficio inferiore di circa la metà in termini di sopravvivenza rispetto agli uomini.
Si stima che ogni anno negli Stati Uniti 250.000 persone muoiano per errori medici evitabili: molti di questi errori sono imputabili a falle del processo diagnostico. Un modo efficace per aumentare l'accuratezza diagnostica è quello di combinare le diagnosi di più medici in una diagnosi collettiva. Tuttavia, nell’ampio contesto della medicina clinica generale, non esistono metodi affidabili per aggregare diagnosi indipendenti. Un team di ricerca del Max Planck Institute for Human Development, dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Istc)Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Istc) e della Norwegian University of Science and Technology (hanno recentemente sviluppato una soluzione completamente automatizzata utilizzando metodi di intelligenza artificiale e di ingegneria della conoscenza. I risultati sono stati pubblicati su PNAS.
I dispositivi elettronici per lo styling dei capelli, come piastre o ferri arricciacapelli, sono tra le prime cause di ustione nei bambini. Uno studio internazionale, presentato a Washington nel corso dell’assemblea annuale dell’American Academy of Pediatrics ha registrato quasi 31mila ustioni tra bambini e giovani, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2022. Tra tutte le ustioni tra i più piccoli, quelle causate dai dispositivi per i capelli rappresentano il 97,4%.
Nelle prime fasi di sviluppo dell'Alzheimer - la più comune forma di demenza senile, caratterizzata dalla degenerazione del tessuto nervoso con accumulo di una proteina anomala detta beta-amiloide e sviluppo di intrecci neurofibrillari - alcune cellule cerebrali svolgono un'attività pro-infiammatoria. A spiegare come, individuando anche una strategia per contrastarla, è uno studio condotto dall'Università di Foggia, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Redox Biology. Il progetto ha dimostrato che le cellule di microglia nelle prime fasi dell’Alzheimer presentano una significativa riprogrammazione metabolica che guida la loro attività pro-infiammatoria.
Durante la progressione tumorale, le cellule cancerose possono colonizzare altri organi, incluso il fegato, dando origini a metastasi epatiche. Queste sono caratterizzate da una modesta risposta alle terapie farmacologiche attuali, compresa la più recente immunoterapia, a causa della scarsa attivazione delle cellule immunitarie presenti nel fegato. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica ha messo a punto, in modelli sperimentali, una nuova strategia di terapia genica in grado di ingegnerizzare in vivo alcune cellule immunitarie del fegato (macrofagi epatici), con l’obiettivo di riattivarne le risposte immuni, ottenendo così un’inibizione della crescita di metastasi.
Il tumore della pelle non melanoma o NMSC sta causando un numero maggiore di decessi a livello globale rispetto al melanoma che, ad oggi, è ritenuta la forma più grave di cancro della pelle. Questo è quanto emerge da un nuovo studio presentato al congresso 2023 dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia, il quale suggerisce che l’NMSC sia sottovalutato e che il vero impatto di questa malattia possa essere ancora più elevato di quanto stimato. “Sebbene l’NMSC abbia meno probabilità di essere fatale rispetto al melanoma, la sua prevalenza è sorprendentemente più alta”, ha dichiarato Thierry Passeron dell’University of Nice Sophia Antipolis e autore principale dello studio.
Molte ricerche indicano una maggiore sensibilità e suscettibilità dei soggetti di sesso femminile al dolore cronico, specialmente a quello di origine nervosa (neuropatico), rispetto a quello maschile. Un nuovo studio condotto congiuntamente dal Consiglio nazionale delle ricerche con l’Istituto di biochimica e biologia cellulare di Napoli (Cnr-Ibbc) e l’Istituto dei sistemi complessi di Roma (Cnr-Isc), e dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, dal Centro di Studi e Tecnologie Avanzate (CAST) dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e dall’Università Kore di Enna ne svela la possibile causa.
La radioterapia per colpire il tumore con altissima precisione, risparmiando i tessuti sani limitrofi senza rischio di errore, anche quando il male da colpire è in un organo che può spostarsi col respiro del paziente come i polmoni. È possibile ed è già stata eseguita con successo su due pazienti per la prima volta al mondo, con tumore al fegato e alla prostata, entrambi trattati in 5 sedute presso l’Irccs Negrar di Verona, grazie ad un software che sente il respiro del paziente e comanda la radioterapia sincronizzandola con esso. In questo modo si può aumentare la dose della radioterapia senza tema di far danni collaterali, perché lo strumento “spara” solo quando il male è al centro del mirino.
Un gruppo di ricercatori del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine (Usa) ha ottenuto una pelle biostampata più simile che mai a quella umana. In una serie di esperimenti condotti su topi e maiali, la pelle creata è stata in grado di accelerare la guarigione delle ferite lasciando meno cicatrici del solito. E’ possibile che un giorno questa tecnologia, descritta sulla rivista Science Translational Medicine, possa aiutare le persone a guarire completamente da gravi ustioni.
La maggior parte dei microbi muore se esposta ai comuni prodotti per la pulizia, ma i residui di questi disinfettanti potrebbero spingere i batteri mortali a diventare resistenti agli antibiotici. Questo è il risultato allarmante di uno studio condotto dalla Macquarie University di Sydney e pubblicato sulla rivista Nature Microbiology. I biocidi, che comprendono disinfettanti e antisettici, sono sostanze chimiche ampiamente utilizzate nelle famiglie, negli ospedali e nell’industria manifatturiera per eliminare i microrganismi patogeni come i batteri.
Non si vedono, ma si sentono eccome. La vita delle vittime di INOCA, l’ischemia senza malattia coronarica ostruttiva, e di MINOCA, infarto del miocardio senza ostruzione, può essere un vero e proprio incubo. Questo è uno dei temi affrontati in occasione del 44esimo congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), che si è tenuto a Milano. Una recente ricerca pubblicata sull’International Journal of Cardiology, condotta su quasi 300 pazienti con INOCA, ha rivelato che il 34% ha convissuto con dolore toracico, oppressione o disagio per oltre 3 anni prima di ricevere una diagnosi.
Per una donna incinta perdere il lavoro può essere pericoloso per il suo bambino. Uno studio dell’Istituto per la ricerca sociale ed economica dell’Università dell’Essex, nel Regno Unito, ha collegato la perdita del lavoro a un maggior rischio di aborto spontaneo o di natimortalità. I risultati, pubblicati sulla rivista Human ReproductionHuman Reproduction, ha mostrato che perdere il lavoro raddoppia il rischio che la gravidanza finisca male. Lo studio si basa sui dati di 40.000 famiglie nel Regno Unito, riguardanti un periodo tra il 2009 e il 2022. Include 8.142 gravidanze per le quali erano disponibili informazioni complete sulla data del concepimento e sull’esito della gravidanza. Di queste gestazioni, l’11,6% ha avuto un aborto spontaneo. I casi di natimortalità sono stati 38, pari allo 0,5% dei concepimenti, in linea con le statistiche ufficiali del Regno Unito.
Trascorrere anche soli 5 giorni in una grande città inquinata può aumentare il rischio di subire un ictus. A scoprirlo è uno studio dell’Università di Giordania ad Amman basato sui dati di 110 studi che hanno coinvolto oltre 18 milioni di casi di ictus. I risultati, pubblicati sulla rivista Neurology, hanno rivelato una correlazione tra livelli più elevati di inquinanti, come il biossido di azoto, il monossido di carbonio, il biossido di zolfo e particolati, e un aumentato rischio di ictus.
Si chiama hrBMP4 la proteina ricombinante umana dimostratasi capace di agire sulle cellule staminali tumorali del glioblastoma, un grave tumore del cervello, bloccandone la crescita, senza tossicità a carico dell'organismo. A scoprirlo è un recente studio multicentrico internazionale di fase 1, pubblicato sulla rivista Molecular Cancer e realizzato da StemGen SpA, biotech italiana nata all’interno dell’Università di Milano-Bicocca. La ricerca è stata ideata e coordinata da Angelo Vescovi, direttore scientifico e docente presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze della Bicocca.
Mele, pere, prugne e kiwi; ma anche noci, pistacchi e arachidi; fagioli, ceci, lenticchie; carote, melanzane, carciofi; cereali e addirittura il cioccolato fondente: sono tutti alimenti ricchi di fibre in grado di “nutrire” il nostro microbioma - l’insieme dei microrganismi che ognuno di noi ospita nel proprio intestino - e di conseguenza possono aumentare l’efficacia dell’immunoterapia. Entro il prossimo anno, è in programma al San Raffaele di Milano un nuovo trial clinico che prevede la somministrazione di una dieta controllata ricca di fibre nei pazienti con mieloma indolente. A fare il punto sulle ultime novità sulla immunoterapia dei tumori e su come questa possa essere modulata dal microbioma intestinale sono stati gli scienziati che hanno partecipato alla CICON23 International Cancer Immunotherapy Conference, a Milano.
La malnutrizione peggiora la prognosi dei pazienti con tumore, anche quando non presentano inizialmente metastasi. Lo studio tutto italiano, ribattezzato “Nutrionco” e recentemente pubblicato sulla rivista Cancers ha infatti dimostrato che la probabilità di sopravvivenza per i pazienti malnutriti è significativamente inferiore rispetto a coloro i quali non presentano problematiche nutrizionali. Il lavoro è stato coordinato da Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo.
Il gene BPIFB4, nella sua variante LAV (Longevity Associated Variant), già noto come “gene della longevità”, sembra avere un ruolo chiave nel rendere più resistente il cuore, aiutandolo a tornare a funzionare in modo efficiente persino dopo un infarto. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cell Death and Disease, il gene in questione sarebbe responsabile della produzione di una proteina che agisce direttamente sui cardiomiociti - le cellule che, con la loro attività contrattile, servono a far pulsare il cuore - rendendoli più performanti. In questo modo, l’organo reagisce meglio di fronte all’infarto, accusandone meno gli effetti e ripristinando più velocemente la sua funzionalità.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Addiction ha rivelato che la proporzione di decessi per overdose da fentanyl, combinato a stimolanti negli Stati Uniti è aumentata più di 50 volte dal 2010, passando dallo 0,6% (235 decessi) nel 2010 al 32,3% (34.429 decessi) nel 2021. Questo aumento di morti da Fentanyl e stimolanti costituisce la “quarta ondata” nella lunga crisi di overdose da oppiacei negli Stati Uniti, la cui cifra dei decessi continua a salire in modo precipitoso.