Che nel nostro cervello ci fossero “neuroni Gps”, cioè cellule che ci consentono di identificare la nostra posizione nello spazio, lo sapevamo già da tempo. Tanto che nel 2014 il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia è stato assegnato proprio ai loro scopritori. Ma solo ora, per la prima volta, sono state trovate anche le “cellule del tempo”, neuroni che ci aiutano a ricordare la sequenza e i tempi degli eventi. La loro scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricercatori del Southwestern Medical Center dell’Università del Texas, in uno studio pubblicato sulla rivista BioRxiv. I risultati aprono la strada a nuovi potenziali trattamenti per la perdita di memoria causata da malattie come il morbo Alzheimer.
In futuro la fobia delle punture sarà solo un vecchio ricordo, così come la classica siringa un vecchio cimelio. Un gruppo di ricercatori della Texas Tech University ha messo a punto un laser in grado di iniettare liquidi ad alta velocità. Una sorta di siringa laser, che sarebbe stata presentata al meeting dell’American Physical Society in Colorado, rimandato però a causa dell’emergenza coronavirus. Gli scienziati hanno testato questo speciale sistema laser su materiali molto simili alla pelle umana con risultati davvero promettenti.
C’è una terapia naturale e divertente allo stesso tempo che può aiutare le persone che hanno subito un ictus a stare meglio. Si basa sull’ascoltare e sul suonare uno strumento musicale. Uno studio della britannica Università Anglia Ruskin, pubblicato sulla rivista Topics in Stroke Rehabilitation, ha infatti confermato che la musicoterapia è in grado di stimolare il cervello e allo stesso tempo migliora l’umore dei pazienti che hanno avuto un ictus.
C’è un modo naturale e semplice per rallentare la progressione e rallentare i sintomi del morbo di Parkinson ed è giocare a ping pong. Proprio così. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Fukuoka University ha dimostrato che il tennis da tavolo può migliorare la qualità della vita dei malati, aumentando l’indipendenza. I risultati verranno presentati in occasione del meeting annuale dell’American Academy of Neurology, che si terrà in Canada dal 25 aprile all’1 maggio. E suggeriscono una nuova strada per aiutare le persone che soffrono di Parkinson.
Un comune batterio intestinale, presente in 1 adulto su 5, potrebbe causare lo sviluppo del cancro al colon. A dimostrare per la prima volta questo legame diretto è stato un gruppo di ricercatori dell’Istituto Hubrecht, in Olanda, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. In particolare, i ricercatori hanno mostrato che un ceppo di Escherichia coli rilascia nell’intestino una sostanza cancerogena, una molecola tossica che danneggia il Dna delle cellule intestinali e che potrebbe favorire il cancro del colon. In sostanza questo microrganismo presente nel nostro corpo è in grado di modificare in maniera diretta il Dna umano, con conseguenze potenzialmente negative per la salute.
L’insicurezza lavorativa cronica può avere degli effetti molto più profondi di quanto immaginiamo. Uno studio della Rmit University’s School of Management, in Australia, ha scoperto che il lavoro precario cronico, cioè un'occupazione saltuaria per più di quattro anni, può cambiare la personalità in peggio. Stando ai risultati, pubblicati sul Journal of Applied Psychology, il precariato rende le persone meno stabili dal punto di vista emotivo, meno disponibili e meno coscienziose.
Le nostre nonne lo dicono da sempre: il pasto più importante della giornata è la colazione. Ora la scienza spiega uno dei principali vantaggi. Uno studio dell’Università di Lubecca in Germania, infatti, ha dimostrato che chi si concede un pasto abbondante la mattina, al posto di una cena ricca, può prevenire l’obesità e i problemi di glicemia alta. Insomma una colazione ricca aiuta a rimanere in forma e in linea. Questo, secondo i risultati dello studio pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism della Endocrine Society, dipenderebbe dal fatto che con una colazione abbondante si arriva a bruciare anche il doppio delle calorie, rispetto a quando ci si concede una cena luculliana.
Quando si è in dolce attesa bisogna fare molta attenzione ai farmaci che si assumono, specialmente se si tratta di antibiotici. Uno studio della University College di Londra ha suggerito che antibiotici comuni, come l’eritromicina, la claritromicina e l’azitromicina, sono associati a un maggior rischio di importanti difetti congeniti, ad esempio cardiaci, se assunti nei primi tre mesi di gravidanza. I risultati, pubblicati sulla rivista British Medical Journal, suggeriscono di trovare alternative valide in gravidanza quando si tratta di combattere infezioni batteriche.
Nell’olio extravergine d’oliva si cela un ingrediente in grado di “ringiovanire” il nostro cervello, soprattutto se si è avanti negli anni. Si tratta dell’idrossitirosolo, presenta in abbondanza anche negli scarti di lavorazione, che sembra avere un effetto anti-invecchiamento neurale. In pratica, favorisce la produzione di neuroni che sappiamo rallentare con il passare dell'età. A suggerirlo è stato uno studio dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc). I risultati, pubblicati sulla rivista Faseb Journal, confermano gli effetti benefici della dieta mediterranea, in particolare per l’anziano.
Non basta mettersi un paio di cuffie nelle orecchie per ricevere la giusta carica mentre si pratica attività fisica. Serve anche scegliere la musica giusta e secondo uno studio italiano è quella con ritmo elevato può incrementare le performance. La musica di Taylor Swift, dei Green Day o di Caro Emerald, quindi, potrebbero essere quelle giuste, almeno per la scienza. Lo studio è stato condotto da Luca Paolo Ardigò, docente di Metodi e didattiche delle attività sportive – Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e movimento dell’Università di Verona, e ha visto la collaborazione di alcuni colleghi dell’Università di Milano, dell’Università degli studi eCampus di Novedrate e dell’Università di Spalato (Croazia). I risultati son stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Psichology.
Soffrire d’asma non è affatto un impedimento per fare sport. Anzi, l’attività fisica può essere in questi casi una vera e propria medicina con effetti benefici sia sul corpo che sulla mente. Per questo è stata lanciata la campagna “Ho l'asma e faccio sport”, ideata dall’Associazione Respiriamo Insieme (respiriamoinsieme.org) e realizzata in collaborazione con il Coni e 6 associazioni sportive. In particolare, l’obiettivo è di raccogliere, attraverso i social, esempi positivi che aiutino a promuovere il messaggio #holasmaefacciosport. I contributi più significativi verranno inseriti in un video che sarà lanciato in occasione della Giornata Mondiale dell’Asma che si celebra il prossimo 6 maggio.
Un farmaco usato in passato contro il diabete potrebbe essere utilizzato per sconfiggere un grave tumore cerebrale infantile, il medulloblastoma. Si tratta della fenformina che agisce come un “carica-batterie” per spegnere il cancro. A scoprirne il meccanismo d’azione è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Istituto Pasteur Italia e dell’IIT-Istituto Italiano di Tecnologia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.
Il medulloblastoma è il tumore maligno del cervello più comune in età pediatrica, con un’incidenza in Italia di circa 7 bambini colpiti ogni milione. Provocato da mutazioni del Dna, il medulloblastoma si forma nel cervelletto, l’area del sistema nervoso situata alla base del cervello e deputata al controllo dell’equilibrio e della coordinazione dei movimenti. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di poco superiore al 60% e finora non sono state identificate strategie efficaci per la prevenzione. Quest'ultimo studio italiano accende una nuova speranza.
Da un caso di celiachia su 2mila a uno su 150. I numeri di questa malattia autoimmune, negli ultimi trent’anni, sono spaventosamente cambiati. Alla base vi è una duplice ragione: una maggiore facilità nella diagnosi e un radicale cambiamento nel nostro stile di vita. Ma a mutare è stata anche la natura stessa della malattia: se trent’anni fa la celiachia era prevalentemente pediatrica, che interessava tra i 3mila e i 5mila soggetti italiani, considerata “rara” dallo stesso Sistema Sanitario Nazionale, oggi la situazione si è ribaltata. L’analisi è degli esperti riuniti la settimana scorsa a Milano in occasione del convegno nazionale “Celiachia e altri disordini Glutine Correlati: Update 2020”. La celiachia è una malattia infiammatoria permanente dell’intestino scatenata dal consumo di alimenti contenenti glutine, in soggetti geneticamente predisposti.
Salverà pure la vita sessuale di molti uomini, ma se si abusa del Viagra a rimetterci può essere anche la vista. Tra gli effetti indesiderati della famosa “pillola blu”, usata contro la disfunzione erettile, ci sarebbero anche disturbi visivi persistenti. Sono rari, certo, ma sono ben documentati casi in cui dosi eccessive di sildenafil causano una visione blu intensa insieme all’incapacità di cogliere il rosso e il verde. Un effetto avverso, questo, che può durare anche per qualche settimana. A lanciare l’avvertimento è uno studio condotto dal World Eye Hospital di Adana in Turchia, che ha documentato una serie di casi in cui i pazienti hanno riportato disturbi alla vista assumendo il Viagra a massime dosi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Neurology.
Occhio al tipo di sveglia che scegliamo al mattino. Può sembrare poco importante, ma il suono con cui inizia la nostra giornata può influire molto su come ci sentiamo subito dopo. Uno studio del Royal Melbourne Institute of Technology (Rmit), in Australia, suggerisce di optare per una sveglia “musicale”. Un suono melodico, infatti, sembra migliorare il livello di allerta e pare renderci più svegli. Mentre optare per toni aspri aumenterebbe i livelli di stordimento mattutino e ci renderebbe più goffi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, ha coinvolto 50 persone che hanno partecipato a un sondaggio online appositamente progettato per valutare una particolare fase, quella definita “inerzia del sonno”, cioè quei pochi minuti che intercorrono tra il risveglio e la ripresa della piena attività. Si tratta di uno stato di passaggio tra sonno e veglia, caratterizzato da performance fisiche non proprio ottimali, ridotto stato di vigilanza e dal desiderio di riprendere a dormire.
Lo sport non fa sempre bene alla salute. Anzi può avere l’effetto contrario, almeno per chi lo guarda tifando in modo accanito, anziché praticarlo in prima persona. Uno studio condotto dall’Università di Oxford, infatti, ha scoperto che i tifosi più sfegatati sperimentano livelli di stress talmente alti da far aumentare il loro rischio di subire un infarto. I risultati, pubblicati sulla rivista Stress and Health, invitano a fare attenzione e a non agitarsi troppo allo stadio.
Non è la prima volta che il tifo, soprattutto quello calcistico, è stato messo in relazione a una seri di problemi di salute. Ricerche precedenti, infatti, avevano già mostrato un aumento degli attacchi di cuore tra i tifosi durante le partite più importanti. Nel nuovo studio i ricercatori sono andati più a fondo. In praticano, hanno testato la presenza di cortisolo, l’ormone dello stress, nella saliva di 40 tifosi e tifose brasiliani durante tre partite della Coppa del Mondo che si sono tenute nel 2014. In questo modo gli studiosi hanno trovato nei tifosi accaniti, in particolare durante la storica sconfitta casalinga in semifinale contro la Germania, finita 7-1, livelli di cortisolo schizzati alle stelle. Questo è un parametro particolarmente pericoloso, perché collegato a aumento della pressione arteriosa e affaticamento del cuore, soprattutto se è già indebolito.
Ci sono molti più geni di quanto pensavamo che sono legati all’autismo e il consorzio internazionale Autism Sequencing Consortium ne ha recentemente individuati di nuovi in uno studio pubblicato sulla rivista Cell. Precisamente 102, 30 dei quali non sono mai stati descritti prima. I geni identificati sono espressi precocemente nello sviluppo del cervello e molti hanno un ruolo nella regolazione dell’espressione genica legata proprio ai meccanismi che regolano lo sviluppo del sistema nervoso centrale, o sono coinvolti nella comunicazione tra neuroni. Questi geni sono caratterizzati dall’essere colpiti da mutazioni altamente distruttive e frequentemente non sono ereditate dai genitori. Questo implica che almeno una parte di queste malattie sia dovuta a mutazioni casuali avvenute nelle cellule riproduttive, e spiega la scarsa ricorrenza della malattia in famiglie.
La famosa “pillolina blu”, da anni utilizzata dagli uomini come “aiutino” in camera da letto, potrebbe fare la differenza anche per le donne. Non sulla loro vita sessuale, o almeno non solo su quella se si considerano gli effetti “indiretti” dell’assunzione del farmaco da parte del partner. Ma sulla sicurezza del parto. Uno studio dell’Università del Queensland, Australia, ha dimostrato che l’assunzione di Viagra nelle prime fasi del travaglio dimezza la necessità di un parto cesareo d’emergenza. I risultati, pubblicati sul Journal of Obstetrics and Gynecology, richiedono ulteriori conferme.
Per la prima volta al mondo un paziente con aritmia ventricolare è stato trattato con un fascio di protoni che ha colpito, in modo mirato e con un ridottissimo impatto sui delicati tessuti circostanti, la porzione del cuore responsabile dei battiti cardiaci irregolari. L’intervento, messo a punto in collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, è stato eseguito al Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), uno dei 6 centri al mondo dotati di acceleratori capaci di generare fasci di protoni e ioni carbonio, utilizzati in genere per la cura dei tumori radioresistenti e non operabili.
I motori diesel non sono così innocenti, come molti invece credono. Specialmente quelli di vecchia generazione, almeno stando a quanto dimostrato da uno studio condotto dall’Università di Liverpool, dalla Queen Mary’s University, dal Trinity College di Londra e Dublino. I risultati, pubblicati sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, suggeriscono che l’esposizione al particolato incombusto dei motori diesel (Dep) può aumentare la suscettibilità di una persona sviluppare infezioni da pneumococco.