Un nuovo target per contrastare il rigetto d'organo in seguito a un trapianto di rene. È esattamente quello che hanno individuato i medici e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS in uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Journal of the American Society of Nephrology. In particolare, gli studiosi hanno scoperto che, nel corso della forma più comune di rigetto del rene trapiantato, interviene una sorta di reazione allergica all'organo sostituito, associata a una aumentata produzione di interferone-alfa. Il risultato dello studio, che ha visti la collaborazione delle università di Bari, Foggia e Padova. potrebbe aprire la strada a nuove terapie anti-rigetto utilizzando farmaci già in uso clinico con altre indicazioni.
L'autismo è come un enorme puzzle e grazie a due ricerche scientifiche ne sono state svelate nuove tessere. Uno studio dell’Università di Rennes, in Francia, ha dimostrato che i bambini affetti da questo disturbo si trovano più a loro agio con i gatti che con i cani. Questo perchè, stando a quanto pubblicato sulla rivista rivista Frontiers in Psychology, lo sguardo dei felini sarebbe meno "invadente" e più discreto rispetto a quello di Fido. Una scoperta, questa, che potrebbe aiutare a stimolare nel modo giusto, magari con il contributo di un gatto, le interazioni sociali dei bambini. Invece, uno studio del Karolinska Institutet, in Svezia, ha individuato un nuovo potenziale marker per la diagnosi dell'autismo. Stanto a quanto riportato sulla rivista Molecular Psychiatry, le persone con disturbo dello spettro autistico presentano livelli più bassi di una proteina che regola la quantità di serotonina nel cervello.
Un arbusto originario delle pendici montuose del Cile e dell'Argentina potrebbe contribuire a scongiurare la tanto temuta Apocalisse degli antibiotici, il giorno in cui nessun antibiotico potrà sconfiggere i batteri. La Fabiana ramulosa, infatti, contiene una molecola che sembra in grado di "disarmare" i batteri dinanzi al farmaco contro cui hanno sviluppato la resistenza. A scoprirlo è stato uno studio condotto da un team di chimici, bioinformatici, microbiologi e biochimici di varie università e centri di ricerca, coordinati dall'Università Sapienza di Roma. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Journal of Antimicrobial Chemotherapy, ha visto il supporto del MIUR, della Fondazione Fibrosi Cistica e dell’Istituto Pasteur Fondazione Cenci Bolognetti.
La proteina hMena è un marcatore di progressione dei tumori del polmone e del pancreas. A spiegarne il meccanismo di azione è stato studio del gruppo di Paola Nisticò, dell’Unità di Immunologia e Immunoterapia dell’IRCCS Regina Elena, pubblicato sulla rivista Embo Reports. I ricercatori, sostenuti dalla Fondazione AIRC, hanno svelato un nuovo meccanismo per cui hMena e una sua forma proteica (hMena deltav6) caratterizzano tumori del polmone e del pancreas a maggiore aggressività e peggiore prognosi. Questo perché hMena attiva una “comunicazione pericolosa” tra cellule tumorali e cellule presenti nel microambiente, i fibroblasti, favorendo aggressività e resistenza all'immunoterapia.
Una singola iniezione al cervello di una proteina nota come fattore di crescita dei fibroblasti 1, o FGF1, può riportare i livelli di zucchero nel sangue alla normalità per settimane o mesi nei topolini diabetici. E' quanto hanno verificato un gruppo di ricercatori dell'Università di Washington e dell’Università di Copenhagen in due studi complementari, pubblicati sulle riviste Nature Communications e Nature Metabolism. Lo scopo degli studiosi era quello di comprendere il modo in cui FGF1 può influenzare la risposta del cervello al diabete.
Per alcuni uomini, anche giovani, è impossibile riuscire a dormire tutta una notte di fila. Costretti a “viaggi” frequenti verso la toilette, rischiano di non chiudere occhio e svegliarsi stanchi la mattina. Hanno quello che gli esperti chiamano nocturia, un disturbo che consiste nella necessità di urinare una o più volte durante la notte. Tuttavia, dietro a quello che molti uomini considerano un problema fastidioso, legato all'età e/o alla prostata ingrossata, potrebbero celarsi disturbi anche ben più seri: dalle apnee notturne all’ipertensione. Problemi che non andrebbero trascurati. A lanciare questo avvertimento è Salvatore Sansalone, specialista in Urologia e Andrologia dell'Università Tor Vergata di Roma e consulente del ministero della Salute. “La nocturia è uno dei disturbi meno riferiti al medico curante: un sondaggio americano ha rivelato che il 66% di chi ne soffre non ne ha mai parlato col medico”, riferisce l’esperto.
Vaccinarsi contro un agente infettivo specifico per essere poi più reattivi anche contro altri virus e batteri. E' quanto promuove Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Le conclusioni sono molto importanti soprattutto in questo periodo di convivenza con SARS-CoV-2.
La pelle artificiale ora sente anche il dolore: reagisce all’istante quando la pressione, il caldo o il freddo raggiungono una soglia dolorosa. Almeno è così per quella creata nei laboratori della Rmit University di Melbourne (Australia) e descritta sulla rivista Advanced Intelligent Systems. Il lavoro degli scienziati apre nuove e interessanti soluzione in campo medico: da protesi e robot più sensibili a innesti di pelle “hi-tech” molto simili a quelli originali.
La fibromialgia può diventare più sopportabile se la terapia prevede anche un supporto "peloso". Uno studio realizzato da Purina e dai ricercatori della Mayo Clinic, un'organizzazione non-profit statunitense per la pratica e la ricerca medica, ha rivelato benefici fisici e psicologici derivanti dalla pet therapy nei pazienti affetti da questa malattia cronica, che provoca forti e diffusi dolori all'apparato muscolo-scheletrico accompagnati da affaticamento e problematiche legate al sonno, alla memoria e all’umore. Nel corso della ricerca è stato anche misurato lo stato emotivo dei cani, appositamente addestrati, che hanno preso parte allo studio e sono emersi benefici anche per loro. Infatti, le letture fisiologiche hanno dimostrato che i cani risultano più tranquilli al termine delle sessioni con i pazienti.
L’intelligenza di un bambino può dipendere anche dal “verde” che lo circonda nella vita quotidiana. Infatti, crescere in aree urbane dove c’è tanta Natura aumenta il quoziente intellettivo e, di contro, riduce i comportamenti difficili. A dimostrarlo è uno studio condotto da un team di scienziati dell’Università di Hasselt, in Belgio, e pubblicato sulla rivista Plos Medicine. “L’esposizione al verde - spiegano i ricercatori - ha effetti benefici su diversi aspetti cognitivi e comportamentali. Tuttavia, a nostra conoscenza, nessuno studio ha affrontato l’intelligenza come risultato”.
Si aggiungono nuove armi alla lotta contro i chili di troppo e tutti i problemi alla salute che ne conseguono, come ad esempio il diabete. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard ha utilizzato una nota tecnica di editing genetico, la CRISPR, per modificare il grasso corporeo. In uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, i ricercatori hanno trasformato le cellule lipidiche di alcuni topolini in tessuto adiposo bruno, quello considerato “buono”. “Nell’organismo si trovano diversi tessuti adiposi: quello bianco, che costituisce i depositi di grasso, e quello bruno, che invece serve a bruciare o accumulare energia”, spiega Yu-Hua Tseng dell’Università di Harvard. La riduzione degli adipociti bruni è collegata a un aumento di peso, per cui queste cellule sono positive per la gestione del peso corporeo.
Fra 30 anni circa 4,9 miliardi di persone in tutto il mondo potrebbe soffrire di miopia. Infatti, a causa di un “bizzarro” meccanismo di selezione naturale il 50% della popolazione mondiale presenterà questo difetto visivo. E' l'ipotesi emersa da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan e pubblicato sulla rivista National Science Review. Le stime indicano un aumento di circa 100mila casi di questa particolare condizione ogni generazione. “Gran parte del problema – spiega Jianzhi Zhang dell’Università del Michigan – è ambientale: si tende spesso a ritenere che la miopia possa derivare dalla quantità di tempo trascorsa davanti allo schermo, ma il nostro lavoro dimostra che molte delle varianti genetiche che aumentano il rischio di miopia sono anche associate con benefici riproduttivi”.
Una strategia unica e originale potenzialmente valida contro diversi disturbi, dalle sempre più comuni intolleranze al lattosio fino al diabete e all’obesità. È quella messa a punto da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology in uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. In particolare, i ricercatori hanno creato e testato sugli animali una colla sintetica che si attacca all’interno dell’intestino tenue e regola la capacità dell’intestino di assorbire nutrienti chiave. I test condotti sui suini mostrano l’effettiva efficacia della colla quando viene potenziata con enzimi o altre sostanze chimiche.
Una sostanza presente naturalmente in molti cibi, chiamata Spermidina, è in grado di correggere i difetti di memoria, rimettendo in moto i neuroni. Uno studio condotto da un team di ricerca dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e del Telethon institute of genetics and medicine (Tigem) ha rivelato che la Spermidina, in soggetti di mezza età predisposti al declino cognitivo, ripulisce il cervello dagli aggregati proteici tossici accumulati, ripristinando così la memoria. I risultati, pubblicati sulla rivista Aging Cell, aprono la strada a nuove strategie contro la demenza.
La maggior parte delle persone inizia a meditare per combattere o fuggire all’ansia e allo stress della vita di tutti i giorni. Tra queste, tuttavia, c'è una piccola parte che alla fine si trova a subire un peggioramento di queste comuni condizioni. Lo rivela la prima revisione sistematica sull’argomento condotta dall’Università di Coventry nel Regno Unito e pubblicata sulla rivista Acta Psychiatrica Scandinavica.
Le “allodole” potrebbero avere maggiori probabilità di sviluppare il morbo d’Alzheimer. Infatti, coloro che tendono ad alzarsi presto la mattina hanno un maggior rischio genetico di contrarre questa grave malattia neurodegenerativa. Almeno secondo uno studio condotto dall’Imperial College London e pubblicato sulla rivista Neurology. I ricercatori hanno studiato più di mezzo milione di persone e hanno scoperto che i portatori di mutazioni associate all’Alzheimer avevano maggiori probabilità di essere mattinieri. Inoltre tendevano ad avere sonno irrequieto, ma senza soffrire di insonnia o depressione.
In futuro sarà possibile diagnosticare il morbo d’Alzheimer con un semplice esame del sangue. In due studi diversi un gruppo di ricercatori della Lund University (Svezia) e uno della Washington School of Medicine(Usa) hanno dimostrato che la presenza a certi livelli nel plasma della proteina p-tau217 predice con enorme anticipo lo sviluppo dell’Alzheimer. Questo consentirebbe ai pazienti di accedere tempestivamente ai trattamenti. I risultati degli studi sono stati pubblicati rispettivamente sulla rivista Jama e sul Journal of Experimental Medicine.
Vaccinare conviene, letteralmente. I benefici economici dei programmi di vaccinazione, infatti, riescono a superare ampiamente i costi, specialmente se si considera la conseguente riduzione dell’incidenza di malattie, disabilità e decessi prematuri. A calcolarlo è stato un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland in uno studio pubblicato sulla rivista Health Affairs.
Una o due settimane prima di un episodio di riacutizzazione dell'artrite reumatoide nel plasma dei pazienti si verifica un aumento di una specifica popolazione di cellule, chiamate Prime. Rappresentano una sorta di “campanello d’allarme” che potrebbero aiutare a prevedere, e di conseguenza, scongiurare le riacutizzazioni della malattia. Almeno stando alle conclusioni di uno studio condotto dalla Rockefeller University e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Presto sarà possibile individuare 5 tipi diversi di tumore molto prima di quanto fanno gli attuali esami. Un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Diego ha messo a punto un nuovo test del sangue, chiamato PanSeer, può rivelare nel 91% dei casi i tumori di stomaco, esofago, colon retto, polmoni e fegato in persone senza sintomi, e in futuro potrebbe entrare nella routine delle analisi di controllo. La tecnica, descritta sulla rivista Nature Communications, può anticipare fino a 4 anni la diagnosi.