Anticipare la sveglia al mattino di soli 60 minuti potrebbe avere inaspettati benefici per la nostra salute mentale. Uno studio condotto dall'Università del Colorado Boulder e dal Broad Institute of MIT e Harvard ha rilevato che alzarsi un'ora prima potrebbe ridurre il rischio di depressione del 23 per cento. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Psychiatry.
Un aiuto per i malati di sclerosi multipla potrebbe arrivare da molecole già utilizzate e quindi approvate. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Ferrara ha scoperto che alcune molecole, tra gli antipsicotici, potrebbero arrestare i meccanismi indotti dalla malattia. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Una proteina ingegnerizzata in laboratorio potrebbe rappresentare una “svolta” per le persone affette da distrofia muscolare. Testata su modelli animali, infatti, la 3S-HMGB1 si è rivelata in grado di ridurre l'infiammazione e promuovere la rigenerazione dei tessuti. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, sono i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Le persone che tra i 45 e i 64 anni guardano con troppa frequenza la televisione hanno maggiori probabilità di sviluppare un declino cognitivo durante la vecchiaia. A rilevare questa allarmante associazione è stata una ricerca condotta dalla American Heart Association, che si è basata sull’analisi di tre studi preliminari. I risultati verranno presentati al prossimo congresso della società americana.
Il sogno di un vaccino efficace contro il diabete è vicinissimo alla sua realizzazione. L’iniezione della proteina glutammato decarbossilasi (GAD) si è dimostrata efficace nel prevenire il diabete di tipo 1 in un sottogruppo di individui con una specifica mutazione genetica, che caratterizza circa la metà dei pazienti. L’incoraggiante risultato, descritto sulla rivista Diabetes Care, deriva da uno studio clinico di fase II, condotto dagli scienziati dell’Università di Linköping, in Svezia, e finanziato dalla società farmaceutica Diamyd Medical.
Si accende una nuova speranza per i pazienti affetti da retinite pigmentosa, una patologia degenerativa che causa cecità. Un paziente non vedente, a cui è stata diagnosticata la malattia moltissimi anni fa, ha recuperato parzialmente la vista grazie all’utilizzo dell’optogenetica. Si tratta di una tecnica che permette di controllare specifiche cellule geneticamente modificate per rispondere agli impulsi di luce. Lo straordinario risultato è stato descritto sulla rivista Nature Medicine ed è frutto di un’ampia collaborazione internazionale, tra cui scienziati dell’Università di Pittsburgh e dell’Università Sorbonne di Parigi.
Gli sbadigli potrebbero non essere legati alla necessità di ossigenare il cervello. Una nuova ipotesi, formulata da un gruppo di scienziati dell'Università di Utrecht, suggerisce che lo scopo dello sbadiglio sia quello di abbassare la temperatura del cervello. E questo, stando a quanto riportato dalla rivista Communications Biology, varrebbe per molti animali e probabilmente anche per gli esseri umani.
Una nuova e promettente possibilità di cura per i bambini affetti da una malattia rara chiamata immunodeficienza combinata grave dovuta al deficit di adenosina deaminasi, più comunemente nota come Ada-Scid. Un gruppo di ricercatori del Great Ormond Street Hospital (GOSH) di Londra e dell'Università della California, Los Angeles ha testato con successo una nuova terapia genica che si è rivelata efficace su 48 dei 50 bambini coinvolti. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Le sigarette elettroniche non sono innocue, tutt'altro. Almeno secondo uno studio dell'University of Southern California Keck School of Medicine, che ha associato l'e-cig disturbi respiratorio. Lo studio, presentato durante la Conferenza internazionale della Società Toracica Americana, ha coinvolto 2.931 adolescenti e giovani adulti con un'età media di circa 19 anni.
Il segreto che si cela dietro la straordinaria longevità degli ultracentenari è legato alla capacità di riparazione del loro DNA. A svelarlo è stato un gruppo di scienziati delle università di Bologna e Verona, in collaborazione con il Karolinska Institutet in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista eLife. I ricercatori hanno prelevato campioni di sangue ed hanno esaminato il genoma di 81 persone di età pari o superiore a 105 anni, provenienti da tutta Italia. I dati sono stati poi confrontati con quelli di 36 individui residenti nelle stesse regioni ma con un’età media di 68 anni. Dai risultati sono emerse differenze significative tra il gruppo più giovane e quello più longevo.
E' stata battezzata PU.1 Agammaglobulinemia mutata (PU.MA) ed è una malattia che impedisce all’organismo di produrre anticorpi. A scoprirla sono stati i medici del Children's Hospital di Philadelphia (CHOP) in uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine. In particolare, i medici americani hanno documentato il caso Luke Terrio, un giovane paziente ricoverato nell’ospedale americano.
E' un cerotto speciale, dotato di micro-aghi in grado di rilasciare gli antibiotici direttamente nell'area dove si è sviluppata un'infezione cutanea. A metterlo a punto sono stati i ricercatori del Karolinska Institutet, in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Materials Technologies. I nuovi micro-cerotti potrebbe migliorare l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti delle infezioni cutanee.
Un nuovo vaccino antinfluenzale, somministrato per via intranasale, potrebbe essere in grado di migliorare la risposta immunitaria dell’organismo e offrire un’ampia protezione contro diversi ceppi virali. A metterlo a punto è stato un gruppo di scienziati dell'Istituto di scienze biomediche presso la Georgia State University in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Il vaccino è a base di emoagglutinina ricombinante (HA), una proteina presente sulla superficie dei virus influenzali che dovrebbe potenziare l'efficacia, attualmente un po' scarsa, degli attuali vaccini intranasali.
Questa primavera gli italiani allergici potrebbero avere un “nemico” molto diverso da quello a cui sono abituati. Non i pollini, o almeno non solo loro. Ma gli acari, quei microscopici "animaletti" che si celano nella polvere con cui, in questa pandemia, siamo stati costretti a convivere più tempo. Gli acari, infatti, da minaccia tipicamente invernale, sono ora diventati “senza stagione”, a causa dell'aumento del tempo trascorso in casa. A spiegare come e cosa fare per liberarsi del problema è Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”.
Si era rivelato straordinariamente efficace nei topi, contrastandone gli effetti dell'invecchiamento. Ma ora il farmaco anti-età, un composto chiamato nicotinamidemononucleotide (NMN), sembra molto promettente anche per gli esseri umani. NMN è un derivato della niacina ed è stato utilizzato nell’ambito di una ricerca effettuata alla Washington University School of Medicine di St. Louis, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. Si tratta del primo studio clinico randomizzato che esamina gli effetti metabolici della somministrazione di NMN nelle persone.
Una valida, più economica e più sicura alternativa agli antidolorifici attualmente disponibili. E' quello che potrebbe essere BMS-986122, modulatore allosterico che sembra in grado di amplificare gli effetti antidolorifici delle sostanze prodotte naturalmente dall’organismo per contrastare il dolore. A individuarla è stato un gruppo di ricercatori dell'Università del Michigan in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che aveva lo scopo di esplorare le capacità dell’organismo di rispondere alle stimolazioni dolorose.
L'uso di erbicidi è legato a un aumento dell'85 per cento del rischio di sviluppare un melanoma, a prescindere dal tipo di esposizione. E' l'allarme lanciato dall’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) che ha condotto una metanalisi su 184.389 persone arruolate in 9 studi indipendenti sul rischio di tumore della pelle. Lo scopo della ricerca, pubblicata sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, è stato quello di individuare un possibile collegamento tra il melanoma e l’esposizione ai pesticidi ed indagare l’eventuale classe di pesticidi maggiormente implicati. E considerati i preoccupanti dati preliminari emersi, l'Associazione scientifica non-profit lancia un appello al mondo della ricerca sollecitando nuove indagini che valutino in maniera più mirata la correlazione.
All'interno del nostro cervello viene prodotto un tipo di gas che, se raggiunge livelli elevati, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza e l'epilessia. Si tratta dell'idrogeno solforato, acido solfidrico o H2S, e a scoprirne il ruolo è stato uno studio dell’Università di Reading, dell’Università di Leeds, entrambe nel Regno Unito, e della John Hopkins University negli Stati Uniti. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi e più efficaci trattamenti.
Essere costantemente affamati, indipendentemente da quanto e quando si mangia. E' una lotta quotidiana che affligge le persone che presentano difetti genetici a livello cerebrale nel controllo dell'appetito e questo spesso può portare a una grave obesità. Uno studio condotto dai ricercatori del Weizmann Institute of Sciences, insieme ai colleghi della Queen Mary University di Londra e della Hebrew University di Gerusalemme, ha rivelato il meccanismo d'azione di quello che è considerato il principale “interruttore” della fame nel cervello. Si tratta della melanocortina 4 o MC4 che viene attivato da setmelanotide, un farmaco contro l'obesità grave causata da alcune mutazioni genetiche. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Science, gettano nuova luce su come viene regolata la fame e possono aiutare a sviluppare farmaci anti-obesità migliori.
Alcuni diffusi disturbi comportamentali fra i bambini potrebbero dipendere dalla loro abitudine a russare mentre dormono. Uno studio condotto dall’University of Maryland School of Medicine (UMSOM), supportati dal National Institute on Drug Abuse e da altri nove istituti, centri e uffici del National Institutes of Health, ha mostrato che russare potrebbe alterare la struttura del cervello e, quindi, aumentare le probabilità di soffrire di iperattività, difficoltà di concentrazione, aggressività, sbalzi d'umore, ecc. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, fanno luce su una possibile e inaspettata causa di alcuni dei più comuni disturbi comportamentali.