Il segreto che si cela dietro la straordinaria longevità degli ultracentenari è legato alla capacità di riparazione del loro DNA. A svelarlo è stato un gruppo di scienziati delle università di Bologna e Verona, in collaborazione con il Karolinska Institutet in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista eLife. I ricercatori hanno prelevato campioni di sangue ed hanno esaminato il genoma di 81 persone di età pari o superiore a 105 anni, provenienti da tutta Italia. I dati sono stati poi confrontati con quelli di 36 individui residenti nelle stesse regioni ma con un’età media di 68 anni. Dai risultati sono emerse differenze significative tra il gruppo più giovane e quello più longevo.
E' stata battezzata PU.1 Agammaglobulinemia mutata (PU.MA) ed è una malattia che impedisce all’organismo di produrre anticorpi. A scoprirla sono stati i medici del Children's Hospital di Philadelphia (CHOP) in uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine. In particolare, i medici americani hanno documentato il caso Luke Terrio, un giovane paziente ricoverato nell’ospedale americano.
E' un cerotto speciale, dotato di micro-aghi in grado di rilasciare gli antibiotici direttamente nell'area dove si è sviluppata un'infezione cutanea. A metterlo a punto sono stati i ricercatori del Karolinska Institutet, in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Materials Technologies. I nuovi micro-cerotti potrebbe migliorare l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti delle infezioni cutanee.
Un nuovo vaccino antinfluenzale, somministrato per via intranasale, potrebbe essere in grado di migliorare la risposta immunitaria dell’organismo e offrire un’ampia protezione contro diversi ceppi virali. A metterlo a punto è stato un gruppo di scienziati dell'Istituto di scienze biomediche presso la Georgia State University in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Il vaccino è a base di emoagglutinina ricombinante (HA), una proteina presente sulla superficie dei virus influenzali che dovrebbe potenziare l'efficacia, attualmente un po' scarsa, degli attuali vaccini intranasali.
Questa primavera gli italiani allergici potrebbero avere un “nemico” molto diverso da quello a cui sono abituati. Non i pollini, o almeno non solo loro. Ma gli acari, quei microscopici "animaletti" che si celano nella polvere con cui, in questa pandemia, siamo stati costretti a convivere più tempo. Gli acari, infatti, da minaccia tipicamente invernale, sono ora diventati “senza stagione”, a causa dell'aumento del tempo trascorso in casa. A spiegare come e cosa fare per liberarsi del problema è Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”.
Si era rivelato straordinariamente efficace nei topi, contrastandone gli effetti dell'invecchiamento. Ma ora il farmaco anti-età, un composto chiamato nicotinamidemononucleotide (NMN), sembra molto promettente anche per gli esseri umani. NMN è un derivato della niacina ed è stato utilizzato nell’ambito di una ricerca effettuata alla Washington University School of Medicine di St. Louis, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. Si tratta del primo studio clinico randomizzato che esamina gli effetti metabolici della somministrazione di NMN nelle persone.
Una valida, più economica e più sicura alternativa agli antidolorifici attualmente disponibili. E' quello che potrebbe essere BMS-986122, modulatore allosterico che sembra in grado di amplificare gli effetti antidolorifici delle sostanze prodotte naturalmente dall’organismo per contrastare il dolore. A individuarla è stato un gruppo di ricercatori dell'Università del Michigan in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che aveva lo scopo di esplorare le capacità dell’organismo di rispondere alle stimolazioni dolorose.
L'uso di erbicidi è legato a un aumento dell'85 per cento del rischio di sviluppare un melanoma, a prescindere dal tipo di esposizione. E' l'allarme lanciato dall’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) che ha condotto una metanalisi su 184.389 persone arruolate in 9 studi indipendenti sul rischio di tumore della pelle. Lo scopo della ricerca, pubblicata sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, è stato quello di individuare un possibile collegamento tra il melanoma e l’esposizione ai pesticidi ed indagare l’eventuale classe di pesticidi maggiormente implicati. E considerati i preoccupanti dati preliminari emersi, l'Associazione scientifica non-profit lancia un appello al mondo della ricerca sollecitando nuove indagini che valutino in maniera più mirata la correlazione.
All'interno del nostro cervello viene prodotto un tipo di gas che, se raggiunge livelli elevati, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza e l'epilessia. Si tratta dell'idrogeno solforato, acido solfidrico o H2S, e a scoprirne il ruolo è stato uno studio dell’Università di Reading, dell’Università di Leeds, entrambe nel Regno Unito, e della John Hopkins University negli Stati Uniti. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi e più efficaci trattamenti.
Essere costantemente affamati, indipendentemente da quanto e quando si mangia. E' una lotta quotidiana che affligge le persone che presentano difetti genetici a livello cerebrale nel controllo dell'appetito e questo spesso può portare a una grave obesità. Uno studio condotto dai ricercatori del Weizmann Institute of Sciences, insieme ai colleghi della Queen Mary University di Londra e della Hebrew University di Gerusalemme, ha rivelato il meccanismo d'azione di quello che è considerato il principale “interruttore” della fame nel cervello. Si tratta della melanocortina 4 o MC4 che viene attivato da setmelanotide, un farmaco contro l'obesità grave causata da alcune mutazioni genetiche. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Science, gettano nuova luce su come viene regolata la fame e possono aiutare a sviluppare farmaci anti-obesità migliori.
Alcuni diffusi disturbi comportamentali fra i bambini potrebbero dipendere dalla loro abitudine a russare mentre dormono. Uno studio condotto dall’University of Maryland School of Medicine (UMSOM), supportati dal National Institute on Drug Abuse e da altri nove istituti, centri e uffici del National Institutes of Health, ha mostrato che russare potrebbe alterare la struttura del cervello e, quindi, aumentare le probabilità di soffrire di iperattività, difficoltà di concentrazione, aggressività, sbalzi d'umore, ecc. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, fanno luce su una possibile e inaspettata causa di alcuni dei più comuni disturbi comportamentali.
Per contrastare il declino cognitivo e la perdita di memoria, due dei più devastanti effetti dell'Alzheimer, un gruppo di ricercatori dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia ha avviato uno studio su un “ingrediente” naturale che si trova nella buccia di limone. In particolare, i ricercatori valuteranno e l’effetto di un fitocomplesso estratto dalla buccia del limone e standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina sulla funzione cognitiva e sui biomarcatori in anziani con declino cognitivo soggettivo.Per 9 mesi 80 persone con declino cognitivo assumeranno il fitocomplesso o un placebo, che verrà prodotto presso il Laboratorio di Chimica delle Sostanze Naturali del Dipartimento di Farmacia dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara (https://www.unich.it/) e somministrato in forma di estratto secco (capsule).
E' una sorta di “pacemaker” impiantabile capace di gestire completamente le “fluttuazioni” tipiche della malattia di Parkinson. Si chiama AlphaDBS ed è il primo sistema ricaricabile di neurostimolazione profonda del cervello certificato a livello europeo come dispositivo elettromedicale impiantabile (marcatura CE), e il primo ad essere impiantato in un paziente. Il dispositivo, che si adatta automaticamente alle esigenza individuali di ciascun paziente è il frutto di 10 anni di lavoro da parte di Newronika, una società spin-off fondata dal Policlinico di Milano e dall’Università degli Studi di Milano.
La tecnologia sta andando talmente avanti che, in futuro, avremo a disposizione lenti a contatto “intelligenti” in grado di diagnosticare e curare le malattie dell'occhio e non solo. Ne sono convinti gli scienziati del Center for OcularResearch&Education (CORE) dell'Università di Waterloo che, in uno studio pubblicato in un'edizione speciale della rivista ContactLens&Anterior Eye (rivista della British Contact Lens Association), hanno esaminato i progressi compiuti fino a questo momento.
Per ridurre dal 20 al 25 per cento le probabilità di essere colpiti da un ictus è fondamentale ridurre il colesterolo "cattivo". E' il messaggio lanciato da A.L.I.Ce. Italia Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, in vista di aprile, il mese dedicato alla prevenzione dell'ictus cerebrale. L'associazione riporta i dati di un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, in cui si dimostra il ruolo centrale del colesterolo "cattivo" sul rischio ictus.
Metalli, pesticidi, policlorobifenili (PCB), bisfenolo A (BPA) potrebbero determinare il rischio di un bambino di soffrire di autismo già nel pancione della mamma. Uno studio della Simon Fraser University, in Canada, suggerisce che potrebbe esistere una correlazione tra l’esposizione a sostanze chimiche durante la gestazione e l’espressione di comportamenti simili ai disturbi dello spettro autistico nei bambini piccoli. I risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Epidemiology.
Le persone che abitano in località dove ci sono molte piante e animali diversi godono anche di un maggior benessere mentale. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità, dell’Università di Kiel e del Centro di ricerca sulla biodiversità e sul clima di Senckenberg. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Landscape and Urban Planning.
Altro che personal computer, tablet e smartphone. Se si vuole davvero semplificare la memorizzazione delle informazioni è meglio ricorrere alle care vecchie carta e penna. Infatti, uno studio condotto da un gruppo di neuroscienziati dell’Università di Tokyo e del Nippon Telegraph and Telephone (NTT) Data Institute of Management Consulting ha dimostrato che quando si scrive su carta il cervello lavora di più e meglio. I risultati, pubblicati sulla rivista Frontiers in BehavioralNeuroscience, migliorano la nostra comprensione sulle differenze degli effetti tra la scrittura analogica e quella digitale.
L'attività fisica fa bene al cervello. Uno studio condotto dai ricercatori dell'University of Texas SouthwesternMedical Center mostra che quando gli anziani con lieve perdita di memoria hanno seguito un programma di esercizi per un anno, il flusso sanguigno al cervello aumenta. I risultati, pubblicati sul Journal of Alzheimer'sDisease, suggeriscono una nuova strategia per prevenire o limitare l'insorgenza di disturbi cognitivi legati all'invecchiamento.
L'uso eccessivo di terapie antibiotiche ad ampio spettro, come vancomicina e streptomicina, possono danneggiare il microbiota e il sistema immunitario intestinale, aumentando il rischio di malattia e rendendo meno efficaci le terapie anticancro. A scoprirlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia, coordinati da Federica Facciotti e Francesco Strati. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Microbiome.