Si chiama NEST4AD ed è uno studio lanciato dall'IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, sotto la responsabilità di Michela Pievan, che ha lo scopo di indagare gli effetti della stimolazione non-invasiva per preservare la memoria. Lo studio si rivolge a persone di almeno 60 anni senza deficit cognitivi e mira a testare se la tecnica di neuromodulazione rTMS (stimolazione magnetica transcranica ripetuta) possa modulare, mediante l’applicazione di ripetuti impulsi magnetici, la comunicazione tra le aree della rete neuronale chiamata DMN (default mode network), la quale è associata alla memoria episodica ed autobiografica.
Grazie a un nuovo test del sangue presto sarà possibile sapere se una terapia contro il cancro sta funzionando o meno entro sole 24 ore dall'inizio del trattamento. Si tratta di uno strumento rivoluzionario che consentirà ai medici di ricalibrare le terapie e ai pazienti di accedere tempestivamente a trattamenti efficaci, beneficiando così di un aumento delle probabilità di sopravvivere. A mettere a punto il rivoluzionario test è stato un team di ricerca guidato da scienziati dell'Institute for Health Innovation & Technology dell'Università Nazionale di Singapore, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Ingegneria Biomedica, del Dipartimento di Chirurgia e dell'Istituto di biologia molecolare e cellulare dell'Agenzia per la scienza, la tecnologia e la ricerca di Singapore.
Si impara di più se ci si riposa. Uno studio condotto dagli scienziati del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), negli Usa, ha dimostrato che la fase di riposo attivo potrebbe contribuire in modo significativo al consolidamento della memoria associata alle sequenze di azioni. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, ha coinvolto 30 volontari, a cui è stato chiesto di memorizzare ed eseguire in modo rapido e accurato una serie di attività ripetitive.
Contro la temutissima “Apocalisse antibiotica”, quel drammatico scenario che molti scienziati ritengono probabile a causa dell'aumento dei fenomeni di resistenza agli antibiotici, un aiuto potrebbe arrivare da una molecola progettata per inibire la produzione di un particolare gas da parte dei batteri. Il nuovo bersaglio individuato è l'idrogeno solforato, un gas che odora di uova marce, che svolge un ruolo fondamentale nella capacità innata dei batteri di resistere agli antibiotici. Un gruppo di scienziati della New York University Langone Health ha mostrato che interferendo con l'idrogeno solforato è possibile ripristinare la sensibilità dei batteri agli antibiotici. La nuova strategia è stata descritta sulla rivista Science.
Erano malattie che nessuno è riuscito a diagnosticare prima. Molto rare per essere individuate con i sistemi “tradizionali”. Ma ora, grazie a un imponente progetto di condivisione dati, quei 255 casi clinici in tutta Europa hanno trovato un nome. A esserci riusciti è stato un gruppo internazionale di scienziati afferenti al Center for Genomic Regulation, un centro di ricerca biomedica e genomica con sede a Barcellona. I risultati sono stati descritti in una serie di sei articoli pubblicati sull'European Journal of Human Genetics.
Anticipare la sveglia al mattino di soli 60 minuti potrebbe avere inaspettati benefici per la nostra salute mentale. Uno studio condotto dall'Università del Colorado Boulder e dal Broad Institute of MIT e Harvard ha rilevato che alzarsi un'ora prima potrebbe ridurre il rischio di depressione del 23 per cento. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Psychiatry.
Un aiuto per i malati di sclerosi multipla potrebbe arrivare da molecole già utilizzate e quindi approvate. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Ferrara ha scoperto che alcune molecole, tra gli antipsicotici, potrebbero arrestare i meccanismi indotti dalla malattia. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Una proteina ingegnerizzata in laboratorio potrebbe rappresentare una “svolta” per le persone affette da distrofia muscolare. Testata su modelli animali, infatti, la 3S-HMGB1 si è rivelata in grado di ridurre l'infiammazione e promuovere la rigenerazione dei tessuti. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, sono i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Le persone che tra i 45 e i 64 anni guardano con troppa frequenza la televisione hanno maggiori probabilità di sviluppare un declino cognitivo durante la vecchiaia. A rilevare questa allarmante associazione è stata una ricerca condotta dalla American Heart Association, che si è basata sull’analisi di tre studi preliminari. I risultati verranno presentati al prossimo congresso della società americana.
Il sogno di un vaccino efficace contro il diabete è vicinissimo alla sua realizzazione. L’iniezione della proteina glutammato decarbossilasi (GAD) si è dimostrata efficace nel prevenire il diabete di tipo 1 in un sottogruppo di individui con una specifica mutazione genetica, che caratterizza circa la metà dei pazienti. L’incoraggiante risultato, descritto sulla rivista Diabetes Care, deriva da uno studio clinico di fase II, condotto dagli scienziati dell’Università di Linköping, in Svezia, e finanziato dalla società farmaceutica Diamyd Medical.
Si accende una nuova speranza per i pazienti affetti da retinite pigmentosa, una patologia degenerativa che causa cecità. Un paziente non vedente, a cui è stata diagnosticata la malattia moltissimi anni fa, ha recuperato parzialmente la vista grazie all’utilizzo dell’optogenetica. Si tratta di una tecnica che permette di controllare specifiche cellule geneticamente modificate per rispondere agli impulsi di luce. Lo straordinario risultato è stato descritto sulla rivista Nature Medicine ed è frutto di un’ampia collaborazione internazionale, tra cui scienziati dell’Università di Pittsburgh e dell’Università Sorbonne di Parigi.
Gli sbadigli potrebbero non essere legati alla necessità di ossigenare il cervello. Una nuova ipotesi, formulata da un gruppo di scienziati dell'Università di Utrecht, suggerisce che lo scopo dello sbadiglio sia quello di abbassare la temperatura del cervello. E questo, stando a quanto riportato dalla rivista Communications Biology, varrebbe per molti animali e probabilmente anche per gli esseri umani.
Una nuova e promettente possibilità di cura per i bambini affetti da una malattia rara chiamata immunodeficienza combinata grave dovuta al deficit di adenosina deaminasi, più comunemente nota come Ada-Scid. Un gruppo di ricercatori del Great Ormond Street Hospital (GOSH) di Londra e dell'Università della California, Los Angeles ha testato con successo una nuova terapia genica che si è rivelata efficace su 48 dei 50 bambini coinvolti. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Le sigarette elettroniche non sono innocue, tutt'altro. Almeno secondo uno studio dell'University of Southern California Keck School of Medicine, che ha associato l'e-cig disturbi respiratorio. Lo studio, presentato durante la Conferenza internazionale della Società Toracica Americana, ha coinvolto 2.931 adolescenti e giovani adulti con un'età media di circa 19 anni.
Il segreto che si cela dietro la straordinaria longevità degli ultracentenari è legato alla capacità di riparazione del loro DNA. A svelarlo è stato un gruppo di scienziati delle università di Bologna e Verona, in collaborazione con il Karolinska Institutet in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista eLife. I ricercatori hanno prelevato campioni di sangue ed hanno esaminato il genoma di 81 persone di età pari o superiore a 105 anni, provenienti da tutta Italia. I dati sono stati poi confrontati con quelli di 36 individui residenti nelle stesse regioni ma con un’età media di 68 anni. Dai risultati sono emerse differenze significative tra il gruppo più giovane e quello più longevo.
E' stata battezzata PU.1 Agammaglobulinemia mutata (PU.MA) ed è una malattia che impedisce all’organismo di produrre anticorpi. A scoprirla sono stati i medici del Children's Hospital di Philadelphia (CHOP) in uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine. In particolare, i medici americani hanno documentato il caso Luke Terrio, un giovane paziente ricoverato nell’ospedale americano.
E' un cerotto speciale, dotato di micro-aghi in grado di rilasciare gli antibiotici direttamente nell'area dove si è sviluppata un'infezione cutanea. A metterlo a punto sono stati i ricercatori del Karolinska Institutet, in Svezia, in uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Materials Technologies. I nuovi micro-cerotti potrebbe migliorare l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti delle infezioni cutanee.
Un nuovo vaccino antinfluenzale, somministrato per via intranasale, potrebbe essere in grado di migliorare la risposta immunitaria dell’organismo e offrire un’ampia protezione contro diversi ceppi virali. A metterlo a punto è stato un gruppo di scienziati dell'Istituto di scienze biomediche presso la Georgia State University in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Il vaccino è a base di emoagglutinina ricombinante (HA), una proteina presente sulla superficie dei virus influenzali che dovrebbe potenziare l'efficacia, attualmente un po' scarsa, degli attuali vaccini intranasali.
Questa primavera gli italiani allergici potrebbero avere un “nemico” molto diverso da quello a cui sono abituati. Non i pollini, o almeno non solo loro. Ma gli acari, quei microscopici "animaletti" che si celano nella polvere con cui, in questa pandemia, siamo stati costretti a convivere più tempo. Gli acari, infatti, da minaccia tipicamente invernale, sono ora diventati “senza stagione”, a causa dell'aumento del tempo trascorso in casa. A spiegare come e cosa fare per liberarsi del problema è Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”.
Si era rivelato straordinariamente efficace nei topi, contrastandone gli effetti dell'invecchiamento. Ma ora il farmaco anti-età, un composto chiamato nicotinamidemononucleotide (NMN), sembra molto promettente anche per gli esseri umani. NMN è un derivato della niacina ed è stato utilizzato nell’ambito di una ricerca effettuata alla Washington University School of Medicine di St. Louis, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. Si tratta del primo studio clinico randomizzato che esamina gli effetti metabolici della somministrazione di NMN nelle persone.