Legumi frutta, verdura e cereali integrali al posto di pane, pizza e patate. E' seguendo una dieta a basso indice glicemico che si può prevenire il diabete di tipo 2. Almeno secondo lo studio MEDGI-Carb, pubblicato su Nutrients, condotto da ricercatori dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino (Cnr-Isa) in collaborazione con l’Unità diabete, nutrizione e metabolismo dell’Università Federico II di Napoli e le Università di Purdue (USA) e Chalmers (Svezia). “Il principale presupposto di questo studio – afferma Rosalba Giacco, ricercatrice nell’Area di nutrizione umana e metabolismo presso il Cnr-Isa di Avellino e responsabile del progetto di ricerca – è rappresentato dalla consapevolezza che abbassare la glicemia dopo il pasto può essere una strategia efficace per ridurre l’incidenza del diabete; infatti, l’aumento della glicemia postprandiale rappresenta l’inizio del processo che porta allo sviluppo della malattia”.
Potrebbe esserci un motivo in più per fare ogni anno, specialmente dopo i 65 anni d'età, il vaccino contro l'influenza. Un gruppo di scienziati dell’Università del Texas a Houston ha scoperto che la vaccinazione antinfluenzale nella popolazione over 65 potrebbe ridurre il rischio di sviluppare disturbi di demenza, in particolare la malattia di Alzheimer. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease. Nel lavoro i ricercatori hanno preso in considerazione i dati di un campione di circa due milioni di persone.
Niente più conseguenze dopo una notte brava. O almeno niente più fastidiosi sintomi il giorno dopo aver alzato troppo il gomito, Nel Regno Unito è stata recentemente lanciata sul mercato la prima pillola che promette di annullare gli effetti negativi di una sbornia. Nel paese di Sua Maestà la pillola è stata un gran successo tanto che le scorte sono già tutte esaurite. Il supplemento è stato originariamente sviluppato negli anni '90 ed è stato perfezionato negli ultimi tre decenni dall’azienda produttrice svedese De Faire Medical con il nome di Myrkl. È commercializzata in capsule in confezioni da 30 e acquistabile online a una sterlina. Myrkl non è un farmaco ma un integratore alimentare e funziona interferendo con il modo in cui l'alcol viene scomposto all'interno del corpo.
Più forti e più flessibili. E' così che saranno i muscoli artificiali del futuro, grazie a un nuovo materiale messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles e dello Stanford Research Institute International. Gli scienziati hanno ideato un materiale innovativo che potrebbe infatti rivoluzionare la produzione di muscoli artificiali. I risultati, pubblicati sulla rivista Science potrebbero rivoluzionare le protesi di prossima generazione.
Un dispositivo in grado di rilevare il livello di rigidità dei tumori potrebbe semplificare il processo diagnostico. A compiere un passo importante verso questa direzione è stato uno studio condotto dagli scienziati del Korea Institute of Science and Technology, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Materials. La tecnologa proposta dagli studiosi consente di arrivare a una diagnosi tempestiva e altamente accurata di un tumore.
Occhio alle diete a cui ci si affida per dimagrire. Non solo per l'efficacia, ma anche per i possibili effetti negativi sulla salute. Un gruppo di ricercatori della Georgetown University a Washington DC, negli USA, ha scoperto che le cosiddette diete yo-yo aumentano il rischio di sviluppare diabete e di soffrire di malattie cardiache. Lo studio, presentato al meeting annuale Experimental Biology 2022 dell’American Physiological Society, è stato condotto su 16 ratti in laboratorio. I risultati mostrano che il continuo cambiamento tra una dieta ipocalorica e ipercalorica crea più danni del seguire costantemente una dieta non sana.
Disturbi dell'equilibrio, della postura e dell'andatura. Sono queste le tre alterazioni delle abilità motorie che l'innovativo sistema di video analisi valuta per arrivare a una diagnosi precoce della malattia di Parkinson e per personalizzare la terapia farmacologia. A metterlo a punto è statoo un gruppo di ricercatori dell'Enea e del Policlinico Tor Vergata di Roma in uno studio pubblicato sulla rivista Applied Sciences.
Vietato tuffarsi in mare o in piscina con le lenti a contatto. Lo hanno raccomandato gli esperti nel corso del 20esimo congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Science, sottolineando che l’acqua di piscine, mare, fiumi, laghi e perfino quella della doccia potrebbe essere contaminata da patogeni in grado di provocare infezioni anche gravi. Il più temibile è l’Acanthamoeba, parassita diffusissimo soprattutto nelle acque. In Italia si stima sia responsabile di oltre 400 cheratiti all’anno, in continuo aumento per la maggiore aggressività del patogeno e l’uso sempre più diffuso delle lenti a contatto.
Epicondiliti, borsiti, tendiniti. Sono sempre di più i casi di persone che presentano questi tipi di problematiche a seguito di un approccio scorretto al padel, lo sport del momento. A dirlo è Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo impegnato nell’attività di formazione ECM per medici e operatori sanitari su una molteplicità di patologie che riguardano muscoli e articolazioni. La “padel-mania” sta oggi dilagando con sorprendente rapidità anche in Italia, raggiungendo numeri da capogiro. Basti pensare che nel 2019 i tesserati alla FIT erano poco meno di 6mila mentre nel 2021 la Federazione ne contava già oltre 55mila. “Il suo successo risiede probabilmente nel fatto che sia considerato molto più come un ‘gioco’ piuttosto che uno sport come può essere percepito invece il tennis, più impegnativo dal punto di vista fisico e mentale”, riflette Grassi.
È un test di equilibrio semplice e, a quanto pare, piuttosto affidabile. Coloro che non riescono a stare in piedi su una gamba per 10 secondi dai 50 anni d'età in su ha un rischio quasi raddoppiato di morte per qualsiasi causa nei successivi 10 anni. A scoprirlo è stato una ricerca condotta dai ricercatori della Clinimex Medicina do Exercicio di Rio de Janeiro, in Brasile. I risultati, pubblicati sul British Journal of Sports Medicine, suggeriscono di includere questo test nei controlli sanitari di routine degli anziani.
Presto le persone con ipertrofia cardiaca potrebbero contare su un nuovo trattamento. Un gruppo di scienziati del Victor Chang Cardiac Research Institute, in Australia, ha identificato il meccanismo che provoca l’ispessimento del muscolo cardiaco, aumentando notevolmente il rischio di ritmi cardiaci irregolari e insufficienza cardiaca. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Cardiovascular Research, rappresentano un importante passo avanti nella nostra comprensione di uno dei principali fattori di malattie cardiache.
Dalla guarigione spontanea dalla dipendenza di alcuni pazienti che hanno avuto un ictus, un gruppo di ricercatori internazionali ha identificato il circuito del cervello capace di spegnere le dipendenze. Lo studio, pubblicato su Nature Medicine (https://www.nature.com/articles/s41591-022-01834-y), è stato firmato da scienziati dell’Università finlandese di Turku, del Centro Medico Beth Israel Deaconess di Boston e del programma di ricerca interno dell’Istituto Nazionale sull’abuso di sostanze di Baltimora. Utilizzando una nuova tecnica nota come mappatura della rete delle lesioni, i ricercatori hanno mappato la remissione dalla dipendenza su interi circuiti cerebrali piuttosto che su specifiche regioni del cervello, indicando nuovi obiettivi per il trattamento.
L’assunzione di anticoagulanti in tutte le forme, inclusa quella parossistica, è essenziale per evitare che l’aritmia provochi ictus cerebrali. Lo evidenzia una ricerca pubblicata sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research condotta dal “Progetto Fai: la Fibrillazione atriale in Italia”, il cui coordinatore scientifico è Antonio Di Carlo dell’Istituto di neuroscienze del Cnr. La fibrillazione atriale è caratterizzata da un’alterazione del ritmo del cuore, che risulta molto rapido e irregolare, con formazione di coaguli in grado di arrivare al cervello che provocano i cosiddetti ictus “cardioembolici”. Questa aritmia, aumentandone di 5 volte il rischio, provoca oltre un quarto dei circa 200.000 ictus che si verificano ogni anno nel nostro paese, dove costituiscono la seconda causa di morte e la prima di disabilità nei soggetti adulti-anziani.
La medicina tradizionale indiana ayurvedica, che si basa sull’uso di erbe e sostanze naturali, sembra efficace nel trattamento del diabete di tipo 2. Almeno è questo quanto appurato da un gruppo di scienziati dell’Università di Nottingham in uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology. Il team, guidato dallo scienziato Kaushik Chattopadhyay, ha scoperto che l’approccio antidiabete dell’Ayurveda può effettivamente controllare i livelli di zucchero nel sangue. L’Ayurveda è un sistema medico tradizionale che è stato utilizzato per migliaia di anni in molti paesi dell’Asia meridionale. come l’India e il Nepal.
L'immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di molti tumori, alcuni dei quali considerati incurabili. Tuttavia nel campo dei tumori al polmone in stadio avanzato sono state riscontrate varie forme di resistenza all’immunoterapia: molti pazienti, dopo un periodo iniziale di beneficio, tendono ad avere nuovamente una progressione ed evoluzione della malattia. Ora però uno studio presentato a Federico Cappuzzo, direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRCCS Istituto Regina Elena, al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology di Chicago, ha messo a punto una combinazione di trattamenti molto promettenti, in grado di restituire efficacia all'immunoterapia.
È un dispositivo in miniatura, senza fili, che regola il battito del cuore agendo su entrambe le camere cardiache. Il nuovo pacemaker è stato impiantato per la prima volta in Italia al Centro Cardiologico Monzino di Milano e sono pochi al mondo che lo fanno, nell’ambito dello studio clinico internazionale “Aveir DR i2i Study”.
Gli adolescenti con un disturbo dello spettro autistico potrebbero trovare grande giovamento dall'imparare a suonare il tamburo. Uno gruppo di ricerca guidato da Marie-Stephanie Cahart, scienziata del Dipartimento di Neuroimaging del Kings College London, ha dimostrato che l'uso di questo strumento musicale permetterebbe ai piccoli pazienti di controllare meglio l'iperattività e le difficoltà d'attenzione. I risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, suggeriscono un modo semplice e utile per affrontare disturbi emotivi e i comportamentali associati all’autismo.
Non capita di rado che un farmaco ideato e sviluppato per una patologia si riveli successivamente efficace nel contrastarne un'altra ancora. E' il caso di maraviroc, un composto commercializzato in compressa contro l'HIV, che presto potrebbe diventare a tutti gli effetti una terapia per invertire la perdita di memoria nelle persone anziane. Almeno questo è quanto ha suggerito un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Il farmaco, che costa 9 dollari, si è mostrato efficace nel migliorare la memoria dei topi di mezza età. Il prossimo passo è lo studio sull’uomo: l'obiettivo è indagare se può rafforzare la memoria o essere un intervento precoce per i pazienti con demenza.
Grazie a una nuova terapia proteica presto sarà possibile rallentare e, in parte, invertire il processo di invecchiamento dei nostri occhi. A metterla a punto e a testarla su animali e su un piccolo gruppo di pazienti è stato un team di scienziati dell'Università Sun Yat-Sen in Cina- Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Traslational Medicine, apre nuovi interessanti prospettive terapeutiche contro la degenerazione maculare legata all’età o AMD, una patologia che causa una visione centrale sfocata o ridotta in uno o in entrambi gli occhi. Non solo. La stessa terapia potrebbe funzionare anche per altri disturbi che colpiscono gli occhi.
Hanno individuato la fonte di un promettente composto anti-cancro e hanno imparato a riprodurlo. A svelare questo mistero lungo circa 25 anni sono stato scienziati dell’Università dello Utah Health. In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology, i ricercatori hanno rintracciato una sostanza chimica naturale notoriamente efficace contri i tumori nei coralli marini. L’identificazione della fonte ha permesso ai ricercatori di fare un ulteriore passo avanti e trovare il codice del DNA del corallo molle per sintetizzare la sostanza chimica. Questa ricerca potrebbe un giorno portare a un nuovo strumento per combattere il cancro.