Non solo conseguenza psicologiche, ma anche veri e propri danni fisici. I videogiochi possono essere molto pericolosi per i bambini. Uno studio condotto dagli scienziati Sydney Children’s Hospitals Network, in Australia, ha scoperto che i videogame possono provocare aritmie cardiache potenzialmente letale nei bambini predisposti alla problematica. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Heart Rhythm, confermano che i videogiochi non sono certamente innocui, specialmente per i più piccoli.
La combinazione di giochi online e di una debole stimolazione transcranica con corrente continua è in grado di contrastare e rallentare il declino della “memoria di lavoro”. A mettere a punto questo nuovo approccio, dimostrando che funziona, è stato un gruppo di ricerca composto da scienziati e scienziate e clinici dell’Università di Trento, della University of Birmingham (UK) e della Dalhousie University in Nuova Scozia, (Canada). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ageing Neuroscience. La “memoria di lavoro” è fondamentale nello svolgimento delle attività di ogni giorno, perché consente alle persone di interagire con l’ambiente in modo efficace ed efficiente. Purtroppo però questa forma di memoria peggiora con l’età e causa difficoltà quotidiane nelle persone con malattia di Parkinson, demenza e in quelle che sono sopravvissute a un ictus.
Un vero e proprio bollettino di guerra. È in questo modo che si può definire il pesante tasso di mortalità associato alla resistenza antimicrobica. Il bilancio delle vittime è salito vertiginosamente, fino a superare 1 milione di morti. Questo allarmante quado emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation presso la School of Medicine dell’Università di Washington, l’Oxford Center for Global Health Research e del Center for Tropical Medicine and Global Health. I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet Global Health, sottolineano l'esigenza di agire subito contro questa emergenza.
Una solo porzione di salmone alla settimana nei soggetti di mezza età riduce il rischio di perdita di memoria. È il suggerimento emerso da un studio dell'Health Science Center dell’Università del Texas a San Antonio, pubblicato sulla rivista Neurology. I ricercatori hanno misurato il livello di acidi grassi omega-3 nel sangue di volontari con un'età intorno ai 40 e i 50 anni. Questi provengono principalmente dal consumo di pesce grasso come salmone, sgombro, aringa e sardine, anche se le persone possono ottenerli anche dagli integratori.
L'inquinamento è in grado di attraversare il pancione di una donna incinta. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Aberdeen, nel Regno Unito, e dell’Università di Hasselt, in Belgio, ha scoperto che particelle di inquinamento atmosferico possono raggiungere i bambini nel grembo materno passando attraverso il flusso sanguigno della madre. Le nanoparticelle passano dalla placenta fino a raggiungere gli organi in via di sviluppo del feto entro le prime 12 settimane. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Planetary Health.
Sentirsi soli e infelici accelera il processo d'invecchiamento più di quanto faccia il fumo di sigaretta. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Stanford University, di Insilico Medicine e di Deep Longevity, un organismo di ricerca orientato a individuare trattamenti per rallentare l’invecchiamento. In uno studio, pubblicato sulla rivista Aging-US, i ricercatori hanno dimostrato che i danno molecolare causato dalla solitudine contribuisce allo sviluppo di malattie gravi legate all’invecchiamento.
In futuro sarà possibile prevedere se una donna incinta soffrirà di depressione post-partum dopo la nascita del suo bambino. Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins Medicine di Baltimora infatti ha annunciato di aver trovato le basi per mettere a punto un semplice esame del sangue in grado di anticipare la diagnosi molto prima che la malattia si manifesti. In uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, i ricercatori hanno individuato piccole mRNA che risultano alterate nelle donne in gravidanza che svilupperanno la depressione post-natale.
È una capsula sintetica con un cappuccio robotico che permette la somministrazione di farmaci per via orale senza compromettere l’integrità della molecola contenuta all’interno. Sviluppata dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, questa nuova tecnologia è stata descritta sulla rivista Science Robotics. I ricercatori che l'hanno sviluppata, guidati da Giovanni Traverso e Shriya Srinivasan, hanno pensato a un sistema speciale in grado di oltrepassare il muco che riveste il tratto digestivo.
Metronomica. È questo il nome che viene utilizzato per una nuova modalità di somministrazione della chemioterapia contro il tumore al seno. Consiste nel dare ai pazienti pillole a basse dosi che possono ussare a casa proprio in modo continuativo, invece che in ospedale per endovena a dosi più alte. Questo approccio al cancro, non solo funziona, ma è anche più efficae rispetto alla chemioterapia tradizionale. Lo dimostrano i risultati dello studio multicentrico nazionale “Meteora”, coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e presentati in anteprima all’ultimo congresso ESMO (European Society of Medical Oncology) a Parigi.
Il medulloblastoma è un tumore che colpisce i bambini ancora prima di venire al mondo. Almeno secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, secondo il quale questo tipo di cancro aggressivo si manifesta in uno stato premaligno durante il primo o il secondo trimestre di gravidanza. Secondo gli autori dello studio - scienziati del Max Rady College of Medicine presso l’Università di Manitoba, del National Cancer Center di Tokyo, del Seattle Children’s Research Institute e dell’Hospital for Sick Children (SickKids) - è possibile quindi prevenire il medulloblastoma attraverso una serie di accorgimenti clinici.
Un farmaco già utilizzato dai pazienti con problemi cardiaci e ipertensione può essere efficace anche per il trattamento del disturbo da uso di alcol. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del National Institute on Drug Abuse (NIDA), del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) e della Yale School of Medicine di New Haven, in Connecticut. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Psychiatry. Il lavoro degli studiosi si è basato su test condotti sui topi e su uno studio di coorte sull’uomo. I risultati suggeriscono che il farmaco spironolattone può svolgere un ruolo importante nel ridurre il consumo di alcol.
Per riuscire a raggiungere il cervello, invadendolo, il melanoma recluta e “corrompe” gli astrociti, le cellule a forma di stella che si trovano nel midollo spinale e nel cervello. A svelare per la prima volta questo meccanismo, dimostrando successivamente che può essere inibito, è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista JCI Insight, potrebbero aiutare a contrastare le metastasi al cervello causate dal melanoma.
Che l'uso eccessivo di smartphone e tablet possa essere dannoso per la salute, specialmente quella dei più giovani, è un “alert” che gli scienziati hanno lanciato da diverso tempo. Ora però uno studio dell'Ankara City Hospital/Children’s ha dimostrato che l'esposizione prolungata alla luce blu, tramite l'uso regolare di smartphone e tablet, può alterare l'equilibrio ormonale nelle bambine e aumentare il rischio di pubertà precoce. Lo studio, presentato in occasione del 60esimo congresso della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica a Roma. è stato condotto sui topi. Ma i suoi autori sono convinti che i risultati possano essere estesi anche gli esseri umani.
Un promettente vaccino contro la malaria è risultato efficace fino all’80% nel prevenire la malattia nei bambini piccoli che hanno ricevuto un’iniezione di richiamo un anno dopo la dose iniziale. È stato superato così l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che è pari al 75% di efficacia. I risultati della sperimentazione clinica, che sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Infectious Diseases ed annunciati su Nature, si sono aggiunti ai dati pubblicati lo scorso anno ed hanno mostrato come le risposte immunitarie, che sono diminuite nel corso dell’anno dopo la dose iniziale di vaccino, possono essere riportate ai livelli iniziali.
La parte più dura di una dieta non è solo perdere chili ma soprattutto cercare di non riguadagnarli. È l’effetto yo-yo, un problema che ora nei bimbi obesi sembra trovare una spiegazione scientifica: se la perdita di peso è rapida, entro le 24 settimane, anche quando gli ormoni intestinali, come ad esempio la grelina, inviano forti segnali di sazietà al cervello dopo un pasto, il desiderio di mangiare non precipita. Questo perché le aeree cerebrali non riescono a rimodulare il senso della fame di pari passo all’intestino. Così la fase di mantenimento è più incline a fallire e i bimbi obesi che hanno perso peso rapidamente, tendono a recuperarlo. Lo evidenzia uno studio del Seattle Children's Hospital, pubblicato sul The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism e presentato in occasione del 60esimo congresso della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica.
L'inquinamento atmosferico ha un impatto importante sulla salute di tutti. Ma secondo uno studio canadese, presentato durante il Congresso internazionale della European Respiratory Society a Barcellona, lo smog sembra avere effetti più acuti sulle donne rispetto agli uomini. Ad arrivare a queste conclusioni è stato un gruppo di ricercatori condotto dagli scienziati dell’Università di Manitoba, a Winnipeg, e dell’Università della British Columbia, a Vancouver, in Canada. L'attenzione degli scienziati si è focalizzata maggiormente sui cambiamenti rilevabili nel sangue conseguenti all'esposizione del gas di scarico dei diesel.
Se evitare l'influenza e tutte le sue possibili conseguenze non bastasse, c'è un motivo in più per vaccinarsi nelle prossime settimane: ridurre il rischio di subire un ictus. A scoprirlo è stato uno studio dell’Università di Alcalá a Madrid, Spagna, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neurology. “Gli studi hanno dimostrato che contrarre l’influenza aumenta il rischio di avere un ictus, ma la ricerca è ancora in corso per stabilire se il vaccino antinfluenzale può aiutare a proteggere contro un ictus”, dice l’autore dello studio Francisco J. de Abajo, professore dell’Università di Alcalá a Madrid, Spagna. “Questo studio osservazionale suggerisce che coloro che hanno un vaccino antinfluenzale hanno un rischio inferiore di ictus. Per determinare se ciò sia dovuto a un effetto protettivo del vaccino stesso o ad altri fattori - continua - sono necessarie ulteriori ricerche”.
Può far bene all'economia, ma potrebbe non essere affatto una buona idea per la salute. L'ipotesi di passare permanentemente all'ora legale potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute. Alcuni studi evidenziano che mattine più buie e sere più luminose potrebbero avere effetti negativi sulla quantità di sonno e di conseguenza anche sul rischio di obesità, sovrappeso e malattie metaboliche come il diabete, con effetti deleteri anche sul cuore. Preoccupazioni condivise dagli esperti della Società italiana di Endocrinologia (SIE), che si sono riuniti la settimana scorsa in occasione degli Incontri Italiani di Endocrinologia e Metabolismo, a Napoli.
Il consumo elevato di alimenti ultra-lavorati, come ad esempio quelli a base di carne, aumenta il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto. Ma solo negli uomini, nei quali questo tipo di cibo è stato associato a un incremento del 29 per cento delle probabilità di ammalarsi. A dimostrarlo è stato un team guidato da ricercatori americani della Tufts University e dell'Università di Harvard in uno studio pubblicato sul British Medical Journal.
L'assunzione di farmaci steroidei potrebbe essere associata a una serie di cambiamenti strutturali nella materia grigia e bianca nel cervello che possono portare allo sviluppo di una serie di patologie anche gravi. A lanciare l'allarme è stato uno studio condotto dagli scienziati del Leiden University Medical Center (Paesi Bassi) e pubblicato sul British Medical Journal Open. La pericolosa correlazione tra farmaci steroidei e materia cerebrale potrebbero contribuire a spiegare in parte gli effetti neuropsichiatrici osservati dopo l’uso a lungo termine dei farmaci, come ansia, depressione, mania e delirio.