Poco meno di 300mila studenti delle scuole medie superiori, pari al 10,8 per cento dei 15-19enni, hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica nel corso del 2022. Il dato, che aveva raggiunto la sua punta massima nel 2017 (11,3 per cento) per poi scendere fino al 6,6 per cento nel 2021, è quasi raddoppiato dallo scorso anno. Questi dati allarmanti sono emersi dallo studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc), ESPAD Italia, condotto nel 2022 su un campione rappresentativo di studenti delle scuole superiori italiane, come ogni anno dal 1999.
Coloro che sono convinti di utilizzare la corsa per combattere lo stress potrebbero sbagliarsi di grosso. Questa strategia anti-stress non ha un impatto significativo sul benessere sessuale, ma al contrario può addirittura provocare dipendenza. Almeno secondo uno studio condotto dagli scienziati della Norwegian University of Science and Technology e pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology. Il team di ricerca, guidato dallo scienziato Frode Stenseng, ha esaminato gli effetti della corsa in una coorte di 227 partecipanti sani, amanti e appassionati della corsa, ma anche neofiti dello sport.
I lavoro legati al settore sanitario, sociale, manifatturiero e dell'istruzione espongono le donne incinte a un maggior rischio di subire un aborto. Non solo. Queste professioni sono associate anche a un più alto rischio di natimortalità. Sono drammatici i risultati di uno studio condotto da un gruppo di scienziati del National Medical Center di Seoul e pubblicato sul Journal of Occupational Health. Il team di ricerca, coordinato dallo scienziato Jung-won Yoon, ha eseguito un’analisi su oltre 1,8 milioni di donne incinte lavoratrici e non, in Corea del Sud.
Alcune persone invecchiano meglio di altre, vivono molto più a lungo della media e mantengono un buono stato di salute fino alla fase più avanzata della loro vita. Questo grazie anche al loro DNA. Il gene che codifica la proteina BPIFB4, nella sua variante LAV (Longevity Associated Variant), meglio noto come “gene della longevità”, si è dimostrato, infatti, essere molto frequente nelle persone che superano i cento anni di vita. Oggi questo gene e la proteina a esso associata confermano nuovamente il loro ruolo antiaging, mostrando di poter “ringiovanire” uno degli organi più importanti dell’organismo: il cuore. La scoperta arriva da uno studio pubblicato su Cardiovascular Research.
Gli adolescenti che si sentono amati, ottimisti e felici, e con una buona dose di autostima, hanno maggiori probabilità di sperimentare condizioni di salute generale migliori durante l’età adulta. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto dagli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora (Usa), i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Heart Association. I ricercatori, guidati dallo scienziato Farah Qureshi, hanno valutato l’associazione tra le sensazioni positive sperimentate durante l’adolescenza e la probabilità di godere di una migliore salute cardiometabolica tra i 20 e i 30 anni. Gli esperti hanno misurato anche indicatori dei livelli di infiammazione e zucchero nel sangue.
Una piccola molecola sintetica, chiamata MR-409, è in grado di rallentare l'atrofia muscolare spinale (SMA), una malattia neuromuscolare rara dell’infanzia. A dimostrarlo è stato uno studio dell’Università di Torino, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. La SMA è caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni, le cellule nervose che trasportano i segnali dal sistema nervoso centrale ai muscoli, controllandone il movimento. La SMA, che ha un’incidenza di circa 1 su 10.000 nati vivi, provoca debolezza, atrofia muscolare progressiva e complicazioni respiratorie. È causata da mutazioni del “gene per la sopravvivenza del motoneurone” e conseguente carenza della proteina SMN (Survival Motor Neuron), essenziale per la sopravvivenza e il normale funzionamento dei motoneuroni.
Si aggiungono nuove prove sulle basi genetiche dell'autismo. Uno studio multicentrico internazionale, coordinato da Alfredo Brusco, docente di Genetica medica del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino e della Genetica medica universitaria della Città della Salute di Torino, sviluppato in collaborazione con l’Università di Colonia, ha dimostrato il ruolo del gene CAPRIN 1 nello sviluppo di una rara forma di autismo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, è basato sulle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA e sullo sviluppo di modelli in vitro di cellule neuronali.
Per mantenere le capacità cognitive e fisiche “in allenamento” in età avanzata un po' di stress è proprio quello che serve. In particolare, a essere benefici sono bassi livelli di stress derivanti da esercizi, attività fisica o impegni mentali. Ne è convinto Firdaus Dhabhar, uno psichiatra americano e docente presso la Rockefeller University di New York e l’Università di Miami. Durante un Ted Talk, l’esperto ha sostenuto che lo stress a livelli bassi può svolgere un ruolo chiave nel rafforzare il sistema immunitario, promuovendo la formazione di connessioni nel cervello che migliorano le prestazioni mentali.
Le cellule tumorali possono essere trasformate in terapia e in vaccino allo stesso tempo. Un gruppo di ricercatori del Brigham and Women's Hospital (Usa) ha sviluppato un nuovo approccio di terapia cellulare che elimina i tumori e induce l'immunità a lungo termine, “allenando” il sistema immunitario in modo che possa prevenire lo sviluppo di un nuovo cancro. Gli scienziati hanno testato il loro vaccino a doppia azione su un modello murino, dimostrando che è in grado di eliminare il glioblastoma, un tipo di cancro al cervello molto grave. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.
La presenza di antibiotici nelle acque reflue e negli impianti di trattamento dell’acqua potrebbe contribuire ad incrementare la resistenza a questi farmaci in molte parti della Cina e dell'India. Persino l’acqua potabile, in queste aree, può risultare “contaminata” dagli antibiotici e potrebbe rappresentare un rischio per la salute umana. A lanciare l'allarme è stato un gruppo di scienziati del Karolinska Institutet, in Svezia. In uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health, i ricercatori hanno anche determinato il contributo relativo di varie fonti di contaminazione da antibiotici nei corsi d'acqua, considerando ad esempio ospedali, comuni, allevamenti e impianti farmaceutici.
Grazie alle cellule staminali è possibile produrre un gran numero di specifiche cellule cerebrali su cui testare nuovi farmaci contro la schizofrenia. È quello che hanno fatto Francesca Rapino, Lee Rubin e altri scienziati dell'Università di Harvard in uno studio pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports. La schizofrenia è una patologia strettamente legata alla sovraproduzione della proteina immunitaria C4 nel cervello. Le terapie che mirano ad abbassare i livelli di C4 nel cervello e che riducono l'infiammazione possono essere di grande beneficio per i pazienti affetti da schizofrenia, ma al momento non sono disponibili.
Il talarozolo, un farmaco noto per aumentare l'acido retinoico, è in grado di prevenire l'osteoartrosi. È quanto hanno verificato su modelli sperimentali della malattia un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford, in uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. “L'artrosi della mano è una condizione medica comune e debilitante che colpisce principalmente le donne, soprattutto nel periodo della menopausa”, spiega Tonia Vincent, docente di Oxford e tra le autrici dello studio. “Al momento non disponiamo di trattamenti efficaci che modifichino la loro malattia”, aggiunge.
L'ansia potrebbe essere il fattore chiave che collega il bruxismo notturno all'insonnia. Per questo la gestione dell'ansia non dovrebbe essere trascurata dai medici. Queste sono, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Netherlands Institute for Neuroscience, dell’Università di Amsterdam, della Vrije Universiteit Amsterdam e della Mahidol University (Thailandia). Per arrivare a questi risultati, pubblicati sulla rivista Sleep Medicine, gli scienziati raccontano di aver studiato l’associazione tra il bruxismo del sonno, l’insonnia e i loro potenziali fattori di rischio, come la depressione e l’ansia. I dati mostrano che, sebbene il bruxismo del sonno non abbia un’associazione diretta con l’insonnia, l’ansia è un fattore di collegamento tra queste variabili.
Alcuni problemi di udito potrebbero dipendere principalmente dai geni SOXE. Almeno questo è quanto scoperto da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Hong Kong e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Il team di ricerca, guidato dalla scienziata Kathryn Cheah Song Eng, ha utilizzato un modello murino per identificare i due geni fondamentali per l’udito, collegati alla displasia campomelica (CD), una sindrome caratterizzata da sordità ad eziologia sconosciuta. Questi risultati, commentano gli autori, aprono nuove strade per la diagnosi della sordità, per i problemi di equilibrio e per l’analisi di cellule staminali in altri tessuti.
Brutte notizie per gli amanti del cioccolato fondente. Un’indagine condotta da Consumer Reports, un’organizzazione no profit con sede a New York, ha rilevato in alcune confezioni tracce di metalli tossici che possono essere molto pericolosi per la salute. Su 28 confezioni diverse di cioccolato testate, prodotte anche da marchi noti, come Hershey’s, Lindt e Tony’s Chocolonely, 23 sono risultate “contaminate” da piombo o cadmio, oppure da entrambi contemporaneamente. Il piombo è notoriamente pericoloso per l’uomo, in particolare per i bambini. Mentre il cadmio è associato a un aumento del rischio di sviluppare il cancro.
Aumentano i casi di bambini con sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno (Osa) nei bambini che, se diagnosticata in ritardo, può aumentare il rischio di sviluppare problemi cognitivi. A lanciare l'allarme è stata Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria Università di Parma e presidente della sezione Emilia Romagna della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). "Il sonno è un bisogno primario, ancor più per i bambini", spiega l'esperta. "Qualora risulti alterato, può avere un impatto rilevante sul benessere del bambino e potenziali ripercussioni nell’età adulta, con conseguenze di rilevanza sociale, compreso un aggravio dei costi sanitari dovuti alle conseguenti comorbilità cardiovascolari e metaboliche", aggiunge.
Che di inverno ci ammaliamo di più lo sappiamo praticamente tutti, ma solo di recente la scienza ha fornito una spiegazione plausibile del motivo. Un gruppo di ricercatori del Mass Eye and Ear di Harvard e della Northeastern University hanno prima individuato una nuova risposta immunitaria all’interno del naso, in grado di combattere i virus responsabili delle infezioni delle vie respiratorie superiori, e poi hanno scoperto che questa risposta protettiva viene inibita a temperature più fredde, rendendo più probabile che si verifichi un’infezione. Il nuovo studio è stato pubblicato sul The Journal of Allergy and Clinical Immunology.
Si apre una nuova strada allo sviluppo di trattamenti mirati alle persone con malattie neurodegenerative. Un gruppo di ricercatori dell’Unità di Neuroimmunologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ha individuato la cellula del cervello che regola le decisioni. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communication, aggiunge un importante tassello alla definizione dei meccanismi cellulari e molecolari che regolano i circuiti cerebrali che sottendono la nostra capacità di pensare e, in particolare, di decidere.
Lo stress non fa male a tutti nello stesso modo. Alcune persone sembrano essere più fragili di altre e per questo sono maggiormente a rischio di sviluppare patologie legate allo stress. Non sono ben chiare le ragioni di questa diversità di risposte. Ma ora uno studio italiano potrebbe aver risolto questo mistero, almeno in parte. Un team di ricercatori del Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha individuato un potenziale marcatore di suscettibilità allo stress, una proteina che potrebbe diventare una vera e propria “spia” d’allarme. Si tratta della proteina MECP2, la quale sembrerebbe favorire il rischio di sviluppare patologie stress-correlate, in persone, soprattutto donne, che, durante l’infanzia o l’adolescenza, abbiano vissuto esperienze particolarmente avverse. Lo studio, pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry, suggerisce dunque che Mecp2 potrebbe essere considerato un marcatore di suscettibilità allo stress. La proteina Mecp2, "Methyl-CpG binding protein 2", è fondamentale per il funzionamento delle cellule nervose, nota perché alcune mutazioni del gene che la codifica sono la principale causa della Sindrome di Rett, una malattia neurologica rara, molto grave, che colpisce fin dalla prima infanzia prevalentemente il genere femminile. “Oggi sappiamo che questa proteina, oltre a essere implicata in numerosi processi del neurosviluppo, svolge un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti che l’ambiente in cui viviamo ha sul nostro organismo, suggerendo un suo coinvolgimento nei processi che predispongono allo sviluppo di psicopatologie indotte dall’esposizione a eventi stressanti nel corso della vita”, evidenziano gli esperti.
I residui di brillantante che rimangono sui piatti e sulle stoviglie dopo un ciclo di lavaggio lavastoviglie, anche professionale, possono danneggiare lo strato protettivo naturale nell’intestino, facilitando l’insorgenza di malattie croniche. Questo allarmante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Istituto svizzero di ricerca sulle allergie e sull’asma (SIAF) e dell’Università di Zurigo (UZH), pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology. Il ciclo di pulizia dei piatti, secondo i ricercatori, prevedono la circolazione di acqua calda e detersivo ad alta pressione, seguita da un secondo step di lavaggio e asciugatura in cui vengono applicati acqua e un brillantante.