Il cancro è intrinsecamente legato ai ritmi circadiani del corpo. Per questo un gruppo di ricercatori del Politecnico federale di Zurigo è convinto che i medici debbano tenere conto anche delle tempistiche in cui somministrare i trattamenti: in alcuni momenti della giornata una terapia può infatti essere più efficace. I ricercatori spiegano sulla rivista Trends in Cell Biology che, poiché i ritmi circadiani regolano la funzione delle cellule all'interno del corpo e poiché il cancro si diffonde attraverso le cellule, la sua diffusione varia durante il giorno. Ad esempio, il cancro al seno tende a metastatizzare di notte mentre il cancro alla prostata lo fa durante il giorno. Per questo, secondo gli studiosi, sarebbe logico pensare che la somministrazione di trattamenti come la chemioterapia e l'immunoterapia in determinati momenti della giornata possa produrre risultati migliori.
I giovani che soffrono di ansia e depressione che assumono melatonina hanno minori probabilità di adottare comportamenti autolesionistici. A suggerirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Karolinska Institutet, in Svezia, e pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry. La melatonina è un ormone che controlla il ciclo sonno-veglia e in Svezia è il farmaco più comunemente prescritto per i disturbi del sonno nei bambini e negli adolescenti. Negli ultimi anni il suo consumo è incrementano notevolmente negli ultimi anni.
Sono molto promettenti i risultati della sperimentazione animale di un vaccino contro la Candida auris. Gli scienziati del Lundquist Institute (Usa) hanno riferito in una nota che il vaccino ha trattato efficacemente i topi infetti, generando ottime risposte immunitarie. Questo vaccino è composto da due antigeni delle cellule Candida che, dopo l'inoculazione, producono anticorpi neutralizzanti e immunostimolanti. Stando a quanto emerge dai risultati preliminari, il farmaco ha indotto una robusta immunità nelle cellule T contro il fungo, incrementando notevolmente il tasso di sopravvivenza degli animali infetti.
Da ben 30 mesi negativa all'Hiv senza trattamenti antivirali. Si parla già di vera e propria guarigione per la “paziente di New York”, una donna di mezza età affetta da leucemia e Hiv insieme e di etnia mista, senza quindi una mutazione molto rara che sembra essere efficace nell’eradicare l’HIV. Alla paziente sono state trapiantate cellule staminali resistenti all’HIV prelevate dal sangue del cordone ombelicale e non da un donatore adulto compatibile. I dettagli su quanto avvenuto sono stati pubblicati sulla rivista Cell. “E’ estremamente raro che persone di colore o anche di altre etnie trovino un donatore adulto sufficientemente compatibile”, afferma Yvonne Bryson dell’UCLA-Università della California Los Angeles, che ha co-condotto lo studio con la collega pediatra ed esperta di malattie infettive Deborah Persaud della Johns Hopkins University School of Medicine. “L’uso delle cellule del sangue del cordone ombelicale amplia le opportunità per le persone di origini diverse che vivono con l’HIV”, aggiunge.
I calciatori che giocano ad alti livelli hanno davvero un rischio più elevato di sviluppare la demenza. A confermarlo è uno studio condotto in Svezia dal Karolinska Institute, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health, secondo il quale però i portieri sarebbero “salvi”. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno confrontato la salute di 6mila calciatori che hanno giocato nella massima divisione svedese tra il 1924 e il 2019 con quella di oltre 56mila non calciatori. Dai risultati è emerso che quasi il 9% dei calciatori ha sviluppato la demenza contro il 6% del gruppo di controllo.
I pazienti con leucemia mieloide acuta non rispondono alla chemioterapia allo stesso modo: per alcuni è efficace e per altri meno, tanto che possono verificarsi delle ricadute. Uno studio condotto da un gruppo di medici e i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, SR-Tiget e Università Vita-Salute San Raffaele, sostenuto dalla Fondazione AIRC, pubblicato su Nature Communications ha scoperto una rara popolazione di cellule staminali leucemiche, già presenti al momento della diagnosi, che condizionano la mancata risposta alla terapia. Successivamente hanno sviluppato una firma molecolare, composta da un pannello di geni utile per caratterizzare queste rare cellule staminali leucemiche già al momento della diagnosi, al fine di individuarle tempestivamente per offrire terapie alternative e migliore personalizzazione del trattamento.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Tel Aviv e dell'Israel Institute for Biological Research ha sviluppato il primo vaccino mRNA al mondo efficace contro i batteri. Modificando la comprovata tecnologia dell'mRNA usata per combattere il Covid e altri agenti patogeni virali, gli scienziati hanno messo a punto un vaccino monodose che protegge completamente i topi dalla peste, la malattia letale che ha ucciso milioni di persone durante il Medioevo e che è ancora in circolazione oggi, soprattutto in alcune parti dell'Africa e dell'Asia. Ora i ricercatori sperano di adattare il vaccino ad altre malattie, in particolare quelle causate da batteri resistenti agli antibiotici che potrebbero portare a una pandemia a rapida diffusione.
In futuro un semplice esame delle urine potrebbe predire il rischio di sviluppare il cancro alla vescica con più di 10 anni di anticipo e, quindi, permettere alle persone di accedere tempestivamente a protocolli di terapia specifici e mirati. Ad essere vicini a questo ambizioso obiettivo è stato un gruppo di ricercatori dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, dell’Università di scienze mediche di Teheran in Iran, del Massachusetts General Hospital e della Ohio State University. Almeno secondo quanto hanno riportato gli studiosi al Congresso annuale dell’Associazione Europea di Urologia.
Oltre ad essere sicuro ed efficace, è anche termostabile. Il nuovo vaccino sperimentale contro la tubercolosi, messo a punto dallo scienziato Christopher B. Fox e dai colleghi dell’Access to Advanced Health Institute di Seattle, sembra essere molto vantaggioso. Può essere quindi facilmente trasportato, conservato e somministrato anche in quei paesi difficili da raggiungere e con poche infrastrutture sanitarie. Il vaccino è stato testato con successo in uno studio clinico di fase I, pubblicato sulla rivista Nature Communications, e potrebbe diventare un'arma contro una malattia infettiva che causa più decessi al mondo e che ha il maggior impatto sulla morbilità e mortalità a livello globale.
L’inoculazione per via nasale della molecola Nerve Growth Factor (NGF), scoperta da Rita Levi Montalcini, potrebbe ridurre gli effetti dei traumi cerebrali ed evitare anche il manifestarsi di disabilità di tipo motorio. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto dall’Istituto di farmacologia traslazionale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ift) di Roma, che ha sviluppato e testato il nuovo trattamento innovativo. La sperimentazione, i cui risultati sono stati pubblicati sul British Journal of Pharmacology, si inserisce in un contesto di cura nel quale è necessario agire con la massima tempestività.
Le persone che dormono regolarmente e ininterrottamente seguono con maggior rigore i propri programmi di esercizio fisico e la propria dieta. A dimostrarlo è stata una ricerca dell’Università di Pittsburgh, presentata alle sessioni scientifiche Epidemiology, Prevention, Lifestyle & Cardiometabolic Health dell’American Heart Association, che si sono tenute a Boston. “Concentrarsi sull’ottenere un buon sonno – dalle sette alle nove ore di notte con un orario regolare, insieme all’essere vigili durante il giorno – può essere un comportamento importante che aiuta le persone a rispettare i propri programmi di attività fisica e gli obiettivi della dieta”, conferma Christopher E. Kline, coautore della ricerca e professore associato presso il dipartimento di salute e sviluppo umano presso l’Università di Pittsburgh.
Nel nostro paese 54mila adolescenti scelgono di isolarsi volontariamente, smettendo di uscire di casa o addirittura dalla propria stanza e limitando i rapporti con l'esterno se non tramite Internet. A quantificare per la prima volta il fenomeno dei cosiddetti “Hikikomori”, termine giapponese che in italiano si può tradurre come “ritirati sociali”, è stato uno studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc). Il fenomeno, relativamente al quale risultavano finora pochi dati analitici, è ora oggetto di uno studio promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l’Università della Strada, volto a definire una prima stima quantitativa attendibile: il report integrale è disponibile sul sito web della onlus.
Ridurre di un solo giorno la settimana lavorativa, mantenendo invariato lo stipendio, fa stare bene i dipendenti e li rende anche più produttivi per l’azienda. A stabilirlo una volta per tutte è il più grande esperimento mai condotto sulla settimana lavorativa di 4 giorni, alla fine del quale la maggior parte delle aziende e dei dipendenti hanno deciso di continuare a mantenere il nuovo regime. Il progetto pilota è stato organizzato nel Regno Unito dal gruppo di advocacy 4 Day Week Global, in collaborazione con la società di ricerca Autonomy e gli scienziati del Boston College e dell'Università di Cambridge. In totale sono state coinvolte 61 aziende e quasi 3mila dipendenti.
Il consumo di carne e latte di origine bovina può aumentare il rischio di ammalarsi di tumore al colon-retto. A sostenere questa allarmante ipotesi è stato un gruppo di ricercatori del German Cancer Research Centre in uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Oncology. Gli scienziati hanno individuato una classe di agenti infettivi presenti nella carne di manzo e nel latte di mucca, chiamati Bovine Meat and Milk Factors (BMMFs), che sarebbero legati allo sviluppo di questo tipo di tumore. In particolare, lo studio ha rilevato che il BMMF è presente nella mucosa adiacente ai tumori del colon, ma non nei tumori stessi, suggerendo che l’infezione da BMMF possa essere coinvolta nelle prime fasi dello sviluppo del tumore.
I tracker per il fitness e il benessere, come gli smartwatch o le bilance intelligenti, sono certamente utili per mantenersi sani e in buona salute. Tuttavia, non sono privi di rischi. Almeno secondo quanto emerso da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università dello Utah e recentemente pubblicato sulla rivista Heart Rhythm. I ricercatori hanno scoperto che questi dispositivi potrebbero comportare seri rischi per le persone con dispositivi elettronici impiantabili cardiaci (CIED), come pacemaker, defibrillatori cardioverter impiantabili (ICD) e strumenti per la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT).
Una ricerca sperimentale condotta in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani ha permesso di svelare il ruolo dei monoterpeni – componenti profumati degli oli essenziali emessi dalle piante - e di isolarne l’effetto specifico sulla riduzione significativa dei sintomi dell’ansia. A condurla è stata un team di ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, e con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze. I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.
A causa dei cambiamenti climatici, le zanzare Anopheles, responsabili della diffusione della malaria, si stanno spostando ad altitudini sempre più elevate, il che potrebbe ampliare il raggio della curva epidemiologica associata alla malaria. Questo inquietante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati del Georgetown University Medical Center. I risultati, pubblicati sulla rivista Biology Letters, mostrano che le uniche portatrici della malaria, si diffondano a una velocità mai vista prima. Questo significa che circa un miliardo di persone potrebbe essere a rischio di contrarre malattie trasmesse da questi insetti.
Un componente non-psicoattivo della cannabis (CBD) è in grado di contrastare la fase in cui il carcinoma prostatico diventa refrattario alla terapia ormonale. A scoprirlo è stato uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icb) e pubblicato sulla rivista Pharmacological Research. Nel dettaglio i ricercatori hanno dimostrato l'esistenza, in questa fase della malattia, di vulnerabilità metaboliche e oncogeniche che possono essere potenzialmente sfruttate da trattamenti a base di fitocannabinoidi. In questo caso, il componente individuato è in grado di colpire specificamente la plasticità metabolica del carcinoma modulando la bioenergetica dei mitocondri, la “centrale elettrica” delle cellule.
A breve potrebbe essere disponibile la prima pillola in assoluto creata appositamente per trattare la depressione post-partum. Ad annunciarlo sono stati Sage Therapeutics e Biogen, gli sviluppatori del farmaco chiamato zuranolone. La Food and Drug Administration ha accettato la presentazione della nuova domanda di farmaco per il post-partum. Lo zuranolone è un antidepressivo che i pazienti devono assumere solo per due settimane, a differenza dell’unico altro farmaco sul mercato per la depressione postpartum, chiamato Zulresso, che deve essere somministrato per via endovenosa ininterrottamente per 60 ore.
Per vivere più a lungo basta ridurre di un quarto le calorie. Lo ha dimostrato uno studio condotto dalla Columbia University Mailman School of Public Health di New York, il quale ha scoperto che coloro che riducono il proprio apporto calorico del 25% in 2 anni invecchiano più lentamente fino al 3%. Questo significa ridurre il rischio di morte prematura tanto quanto smettere di fumare. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Aging, suggeriscono una strategia semplice ed efficacia che promuove la longevità sana.