Disturbi dell'equilibrio, della postura e dell'andatura. Sono queste le tre alterazioni delle abilità motorie che l'innovativo sistema di video analisi valuta per arrivare a una diagnosi precoce della malattia di Parkinson e per personalizzare la terapia farmacologia. A metterlo a punto è statoo un gruppo di ricercatori dell'Enea e del Policlinico Tor Vergata di Roma in uno studio pubblicato sulla rivista Applied Sciences.
Vietato tuffarsi in mare o in piscina con le lenti a contatto. Lo hanno raccomandato gli esperti nel corso del 20esimo congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Science, sottolineando che l’acqua di piscine, mare, fiumi, laghi e perfino quella della doccia potrebbe essere contaminata da patogeni in grado di provocare infezioni anche gravi. Il più temibile è l’Acanthamoeba, parassita diffusissimo soprattutto nelle acque. In Italia si stima sia responsabile di oltre 400 cheratiti all’anno, in continuo aumento per la maggiore aggressività del patogeno e l’uso sempre più diffuso delle lenti a contatto.
Epicondiliti, borsiti, tendiniti. Sono sempre di più i casi di persone che presentano questi tipi di problematiche a seguito di un approccio scorretto al padel, lo sport del momento. A dirlo è Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo impegnato nell’attività di formazione ECM per medici e operatori sanitari su una molteplicità di patologie che riguardano muscoli e articolazioni. La “padel-mania” sta oggi dilagando con sorprendente rapidità anche in Italia, raggiungendo numeri da capogiro. Basti pensare che nel 2019 i tesserati alla FIT erano poco meno di 6mila mentre nel 2021 la Federazione ne contava già oltre 55mila. “Il suo successo risiede probabilmente nel fatto che sia considerato molto più come un ‘gioco’ piuttosto che uno sport come può essere percepito invece il tennis, più impegnativo dal punto di vista fisico e mentale”, riflette Grassi.
È un test di equilibrio semplice e, a quanto pare, piuttosto affidabile. Coloro che non riescono a stare in piedi su una gamba per 10 secondi dai 50 anni d'età in su ha un rischio quasi raddoppiato di morte per qualsiasi causa nei successivi 10 anni. A scoprirlo è stato una ricerca condotta dai ricercatori della Clinimex Medicina do Exercicio di Rio de Janeiro, in Brasile. I risultati, pubblicati sul British Journal of Sports Medicine, suggeriscono di includere questo test nei controlli sanitari di routine degli anziani.
Presto le persone con ipertrofia cardiaca potrebbero contare su un nuovo trattamento. Un gruppo di scienziati del Victor Chang Cardiac Research Institute, in Australia, ha identificato il meccanismo che provoca l’ispessimento del muscolo cardiaco, aumentando notevolmente il rischio di ritmi cardiaci irregolari e insufficienza cardiaca. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Cardiovascular Research, rappresentano un importante passo avanti nella nostra comprensione di uno dei principali fattori di malattie cardiache.
Dalla guarigione spontanea dalla dipendenza di alcuni pazienti che hanno avuto un ictus, un gruppo di ricercatori internazionali ha identificato il circuito del cervello capace di spegnere le dipendenze. Lo studio, pubblicato su Nature Medicine (https://www.nature.com/articles/s41591-022-01834-y), è stato firmato da scienziati dell’Università finlandese di Turku, del Centro Medico Beth Israel Deaconess di Boston e del programma di ricerca interno dell’Istituto Nazionale sull’abuso di sostanze di Baltimora. Utilizzando una nuova tecnica nota come mappatura della rete delle lesioni, i ricercatori hanno mappato la remissione dalla dipendenza su interi circuiti cerebrali piuttosto che su specifiche regioni del cervello, indicando nuovi obiettivi per il trattamento.
L’assunzione di anticoagulanti in tutte le forme, inclusa quella parossistica, è essenziale per evitare che l’aritmia provochi ictus cerebrali. Lo evidenzia una ricerca pubblicata sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research condotta dal “Progetto Fai: la Fibrillazione atriale in Italia”, il cui coordinatore scientifico è Antonio Di Carlo dell’Istituto di neuroscienze del Cnr. La fibrillazione atriale è caratterizzata da un’alterazione del ritmo del cuore, che risulta molto rapido e irregolare, con formazione di coaguli in grado di arrivare al cervello che provocano i cosiddetti ictus “cardioembolici”. Questa aritmia, aumentandone di 5 volte il rischio, provoca oltre un quarto dei circa 200.000 ictus che si verificano ogni anno nel nostro paese, dove costituiscono la seconda causa di morte e la prima di disabilità nei soggetti adulti-anziani.
La medicina tradizionale indiana ayurvedica, che si basa sull’uso di erbe e sostanze naturali, sembra efficace nel trattamento del diabete di tipo 2. Almeno è questo quanto appurato da un gruppo di scienziati dell’Università di Nottingham in uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology. Il team, guidato dallo scienziato Kaushik Chattopadhyay, ha scoperto che l’approccio antidiabete dell’Ayurveda può effettivamente controllare i livelli di zucchero nel sangue. L’Ayurveda è un sistema medico tradizionale che è stato utilizzato per migliaia di anni in molti paesi dell’Asia meridionale. come l’India e il Nepal.
L'immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di molti tumori, alcuni dei quali considerati incurabili. Tuttavia nel campo dei tumori al polmone in stadio avanzato sono state riscontrate varie forme di resistenza all’immunoterapia: molti pazienti, dopo un periodo iniziale di beneficio, tendono ad avere nuovamente una progressione ed evoluzione della malattia. Ora però uno studio presentato a Federico Cappuzzo, direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRCCS Istituto Regina Elena, al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology di Chicago, ha messo a punto una combinazione di trattamenti molto promettenti, in grado di restituire efficacia all'immunoterapia.
È un dispositivo in miniatura, senza fili, che regola il battito del cuore agendo su entrambe le camere cardiache. Il nuovo pacemaker è stato impiantato per la prima volta in Italia al Centro Cardiologico Monzino di Milano e sono pochi al mondo che lo fanno, nell’ambito dello studio clinico internazionale “Aveir DR i2i Study”.
Gli adolescenti con un disturbo dello spettro autistico potrebbero trovare grande giovamento dall'imparare a suonare il tamburo. Uno gruppo di ricerca guidato da Marie-Stephanie Cahart, scienziata del Dipartimento di Neuroimaging del Kings College London, ha dimostrato che l'uso di questo strumento musicale permetterebbe ai piccoli pazienti di controllare meglio l'iperattività e le difficoltà d'attenzione. I risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, suggeriscono un modo semplice e utile per affrontare disturbi emotivi e i comportamentali associati all’autismo.
Non capita di rado che un farmaco ideato e sviluppato per una patologia si riveli successivamente efficace nel contrastarne un'altra ancora. E' il caso di maraviroc, un composto commercializzato in compressa contro l'HIV, che presto potrebbe diventare a tutti gli effetti una terapia per invertire la perdita di memoria nelle persone anziane. Almeno questo è quanto ha suggerito un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Il farmaco, che costa 9 dollari, si è mostrato efficace nel migliorare la memoria dei topi di mezza età. Il prossimo passo è lo studio sull’uomo: l'obiettivo è indagare se può rafforzare la memoria o essere un intervento precoce per i pazienti con demenza.
Grazie a una nuova terapia proteica presto sarà possibile rallentare e, in parte, invertire il processo di invecchiamento dei nostri occhi. A metterla a punto e a testarla su animali e su un piccolo gruppo di pazienti è stato un team di scienziati dell'Università Sun Yat-Sen in Cina- Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Traslational Medicine, apre nuovi interessanti prospettive terapeutiche contro la degenerazione maculare legata all’età o AMD, una patologia che causa una visione centrale sfocata o ridotta in uno o in entrambi gli occhi. Non solo. La stessa terapia potrebbe funzionare anche per altri disturbi che colpiscono gli occhi.
Hanno individuato la fonte di un promettente composto anti-cancro e hanno imparato a riprodurlo. A svelare questo mistero lungo circa 25 anni sono stato scienziati dell’Università dello Utah Health. In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology, i ricercatori hanno rintracciato una sostanza chimica naturale notoriamente efficace contri i tumori nei coralli marini. L’identificazione della fonte ha permesso ai ricercatori di fare un ulteriore passo avanti e trovare il codice del DNA del corallo molle per sintetizzare la sostanza chimica. Questa ricerca potrebbe un giorno portare a un nuovo strumento per combattere il cancro.
Troppa TV fa male al cuore, indipendentemente dal profilo di rischio genetico individuale. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista BMC Medicine ha scoperto che guardarne solo meno di un'ora al giorno riduce il rischio di malattie coronariche. La scoperta - firmata da un team di scienziati dell’Università di Cambridge e dell’Università di Hong Kong - mostra che l’11% dei casi di malattia coronarica potrebbe essere prevenuto se le persone guardassero meno di 60 minuti di televisione ogni giorno.
Dagli Stati Uniti arriva un nuovo trattamento che consente di distruggere le placche arteriose, quei depositi localizzati di materiale grasso all'interno delle paretiche determinano una riduzione o un'ostruzione del flusso di sangue al cuore. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Kansas ha creato una combinazione di laser e ultrasuoni che “vaporizza” le placche di colesterolo nelle arterie in modo efficace e sicuro. Grazie alla sua capacità di rimuovere anziché comprimere i depositi di grasso che rivestono le arterie, questa tecnologia sarà in grado anche di impedire alle placche arteriose di riformarsi. I risultati sono stati pubblicati sul The Journal of the Acoustical Society of America.
I cambiamenti climatici non influiscono direttamente solo sul pianeta che abitiamo, ma anche sulla nostra salute. In particolare, anche sulla durata del sonno. In uno studio pubblicato sulla rivista One Earth, infatti, un gruppo di ricercatori ha dimostrato che l’aumento della temperatura ambientale ha un impatto negativo sul sonno umano. Un fenomeno questo che riguarda tutta la popolazione mondiali. Secondo gli studiosi, i risultati della loro ricerca suggeriscono che entro l’anno 2099, temperature non ottimali potrebbero erodere dalle 50 alle 58 ore di sonno per persona all’anno.
Qualche mese fa se ne è parlato diffusamente sui media perchè ha colpito la figlia piccola di Fedez e Ferragnez, ma il virus respiratorio sinciziale (RSV) è uno storico nemico dei bambini molto piccoli. Tanto che un nuovo studio pubblicato su The Lancet stima che l’infezione acuta delle basse vie respiratorie attribuibile a RSV sia stata responsabile di oltre 100.000 decessi in bambini sotto i cinque anni in tutto il mondo nel 2019. Lo studio è il primo a esaminare le conseguenze della malattia da RSV in fasce di età specifiche, riportando anche che ci sono stati oltre 45.000 decessi in bambini di età inferiore ai sei mesi nel 2019, con uno su cinque dei casi globali totali di RSV che si sono verificati in questa fascia di età.
Una lente a contatto in grado di rilevare la pressione intraoculare e la somministrazione di farmaci anti-glaucoma. Si tratta di un dispositivo innovativo, flessibile e senza batteria, messo a punto da un gruppo di scienziati cinesi. Descritte sulla rivista Nature Communications, queste speciali lenti a contatto potrebbero rivoluzionare la diagnosi, la cura e la qualità della vita dei pazienti con glaucoma.
Non solo i tumori del sangue. L'immunoterapia CAR-T potrebbe essere molto promettente anche per i tumori solidi, come quelli gastrointestinali. In uno studio condotto dal Peking University Cancer Hospital and Institute di Beijing, in Cina, questa promettente terapia ha registrato un tasso di risposta del 48,6% nei pazienti con tumori gastrointestinali e del 57,1% nei pazienti con cancro gastrico. In pratica, in questi pazienti il tumre si è ridotto. I risultati, pubblicati su Nature Medicine, suggeriscono che la terapia con cellule CAR T possa essere una valida opzione di trattamento per i pazienti con tumori dell’apparato digerente.