Il caro vecchio cruciverba è lo strumento migliore per aiutare gli anziani con lieve deterioramento cognitivo a migliorare il funzionamento della memoria. Molto più dei moderni videogiochi, A decretarlo è stato un gruppo di scienziati della Columbia University (https://www.cuimc.columbia.edu/) e della Duke University in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine Evidence. Nonostante i cruciverba siano ampiamente utilizzati da moltissimo tempo, non sono stati studiati sistematicamente nel contrastare il decadimento cognitivo lieve, che è associato ad un alto rischio di demenza, compresa la malattia d'Alzheimer.
Due minuti al giorno, purché siano intensi. Tanto basta per beneficiare dell'effetto "scudo" dell'attività fisica contro il rischio di morte. O almeno questo è quanto ha dimostrato un gruppo di scienziati dell'Università di Sidney in uno studio pubblicato sull’European Heart Journal. I ricercatori hanno quindi concluso che piccole dosi di esercizio fisico, un totale di soli 15 minuti a settimana, possono fare la differenza per la salute di una persona. “La mancanza di tempo è l’ostacolo più comunemente segnalato da chi vorrebbe allenarsi di più – afferma Matthew Ahmadi, tra gli autori dello studio –. Il nostro lavoro suggerisce però che bastano due minuti al giorno di attività intensa per ridurre significativamente il rischio di morte prematura”.
È in quelle piccole vescicole lipidiche chiamate esosomi che potrebbe celarsi il mistero del perché l'herpes zoster aumenti il rischio di avere un ictus. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Anschutz Medical Campus dell’Università del Colorado, in uno studio pubblicato sulla rivista The Journal of Infectious Disease. Gli esosomi sono piccole "navicelle" che trasportano proteine e informazioni genetiche tra le cellule e i risultati del nuovo studio mostrano che possono essere determinanti sugli effetti a lungo termine del cosiddetto Fuoco di Sant'Antonio.
A tre anni d'età non si è troppo grandi per smettere di schiacciare un pisolino il pomeriggio. Interrompere questa sana abitudine, infatti, potrebbe compromettere lo sviluppo del cervello. Questo è quanto teorizzato da un gruppo di specialisti in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Secondo questa teoria il pisolino metterebbe in gioco diversi meccanismi di bio-regolazione. I loro studi si sono concentrati principalmente sull'ippocampo, l'area del cervello responsabile della memoria.
Rendere i prodotti alimentari più sicuri per la nostra salute. E' questo l'obiettivo di un trattamento innovativo e a basso costo in grado di uccidere i batteri. Sviluppato dai ricercatori dell'ENEA, grazie ai fondi del 5 per Mille alla ricerca scientifica, il nuovo metodo è stato pubblicato sulla rivista Foods. Alla base del nuovo trattamento troviamo l’olio essenziale di origano, noto per i suoi effetti antimicrobici contro diversi batteri, in particolare Escherichia coli.
Un sorriso finto è meglio di nulla. Almeno secondo uno studio internazionale, a cui hanno preso parte due italiani dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Human Behavior, indicano che mimare un sorriso alzando gli angoli della bocca, contraendo le guance e socchiudendo gli occhi influenzerebbe la nostra esperienza emotiva in positivo. La ricerca costituisce il più recente tassello nella comprensione delle emozioni umane.
Non solo conseguenza psicologiche, ma anche veri e propri danni fisici. I videogiochi possono essere molto pericolosi per i bambini. Uno studio condotto dagli scienziati Sydney Children’s Hospitals Network, in Australia, ha scoperto che i videogame possono provocare aritmie cardiache potenzialmente letale nei bambini predisposti alla problematica. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Heart Rhythm, confermano che i videogiochi non sono certamente innocui, specialmente per i più piccoli.
La combinazione di giochi online e di una debole stimolazione transcranica con corrente continua è in grado di contrastare e rallentare il declino della “memoria di lavoro”. A mettere a punto questo nuovo approccio, dimostrando che funziona, è stato un gruppo di ricerca composto da scienziati e scienziate e clinici dell’Università di Trento, della University of Birmingham (UK) e della Dalhousie University in Nuova Scozia, (Canada). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ageing Neuroscience. La “memoria di lavoro” è fondamentale nello svolgimento delle attività di ogni giorno, perché consente alle persone di interagire con l’ambiente in modo efficace ed efficiente. Purtroppo però questa forma di memoria peggiora con l’età e causa difficoltà quotidiane nelle persone con malattia di Parkinson, demenza e in quelle che sono sopravvissute a un ictus.
Un vero e proprio bollettino di guerra. È in questo modo che si può definire il pesante tasso di mortalità associato alla resistenza antimicrobica. Il bilancio delle vittime è salito vertiginosamente, fino a superare 1 milione di morti. Questo allarmante quado emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation presso la School of Medicine dell’Università di Washington, l’Oxford Center for Global Health Research e del Center for Tropical Medicine and Global Health. I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet Global Health, sottolineano l'esigenza di agire subito contro questa emergenza.
Una solo porzione di salmone alla settimana nei soggetti di mezza età riduce il rischio di perdita di memoria. È il suggerimento emerso da un studio dell'Health Science Center dell’Università del Texas a San Antonio, pubblicato sulla rivista Neurology. I ricercatori hanno misurato il livello di acidi grassi omega-3 nel sangue di volontari con un'età intorno ai 40 e i 50 anni. Questi provengono principalmente dal consumo di pesce grasso come salmone, sgombro, aringa e sardine, anche se le persone possono ottenerli anche dagli integratori.
L'inquinamento è in grado di attraversare il pancione di una donna incinta. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Aberdeen, nel Regno Unito, e dell’Università di Hasselt, in Belgio, ha scoperto che particelle di inquinamento atmosferico possono raggiungere i bambini nel grembo materno passando attraverso il flusso sanguigno della madre. Le nanoparticelle passano dalla placenta fino a raggiungere gli organi in via di sviluppo del feto entro le prime 12 settimane. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Planetary Health.
Sentirsi soli e infelici accelera il processo d'invecchiamento più di quanto faccia il fumo di sigaretta. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Stanford University, di Insilico Medicine e di Deep Longevity, un organismo di ricerca orientato a individuare trattamenti per rallentare l’invecchiamento. In uno studio, pubblicato sulla rivista Aging-US, i ricercatori hanno dimostrato che i danno molecolare causato dalla solitudine contribuisce allo sviluppo di malattie gravi legate all’invecchiamento.
In futuro sarà possibile prevedere se una donna incinta soffrirà di depressione post-partum dopo la nascita del suo bambino. Un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins Medicine di Baltimora infatti ha annunciato di aver trovato le basi per mettere a punto un semplice esame del sangue in grado di anticipare la diagnosi molto prima che la malattia si manifesti. In uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, i ricercatori hanno individuato piccole mRNA che risultano alterate nelle donne in gravidanza che svilupperanno la depressione post-natale.
È una capsula sintetica con un cappuccio robotico che permette la somministrazione di farmaci per via orale senza compromettere l’integrità della molecola contenuta all’interno. Sviluppata dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, questa nuova tecnologia è stata descritta sulla rivista Science Robotics. I ricercatori che l'hanno sviluppata, guidati da Giovanni Traverso e Shriya Srinivasan, hanno pensato a un sistema speciale in grado di oltrepassare il muco che riveste il tratto digestivo.
Metronomica. È questo il nome che viene utilizzato per una nuova modalità di somministrazione della chemioterapia contro il tumore al seno. Consiste nel dare ai pazienti pillole a basse dosi che possono ussare a casa proprio in modo continuativo, invece che in ospedale per endovena a dosi più alte. Questo approccio al cancro, non solo funziona, ma è anche più efficae rispetto alla chemioterapia tradizionale. Lo dimostrano i risultati dello studio multicentrico nazionale “Meteora”, coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e presentati in anteprima all’ultimo congresso ESMO (European Society of Medical Oncology) a Parigi.
Il medulloblastoma è un tumore che colpisce i bambini ancora prima di venire al mondo. Almeno secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, secondo il quale questo tipo di cancro aggressivo si manifesta in uno stato premaligno durante il primo o il secondo trimestre di gravidanza. Secondo gli autori dello studio - scienziati del Max Rady College of Medicine presso l’Università di Manitoba, del National Cancer Center di Tokyo, del Seattle Children’s Research Institute e dell’Hospital for Sick Children (SickKids) - è possibile quindi prevenire il medulloblastoma attraverso una serie di accorgimenti clinici.
Un farmaco già utilizzato dai pazienti con problemi cardiaci e ipertensione può essere efficace anche per il trattamento del disturbo da uso di alcol. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del National Institute on Drug Abuse (NIDA), del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) e della Yale School of Medicine di New Haven, in Connecticut. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Psychiatry. Il lavoro degli studiosi si è basato su test condotti sui topi e su uno studio di coorte sull’uomo. I risultati suggeriscono che il farmaco spironolattone può svolgere un ruolo importante nel ridurre il consumo di alcol.
Per riuscire a raggiungere il cervello, invadendolo, il melanoma recluta e “corrompe” gli astrociti, le cellule a forma di stella che si trovano nel midollo spinale e nel cervello. A svelare per la prima volta questo meccanismo, dimostrando successivamente che può essere inibito, è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista JCI Insight, potrebbero aiutare a contrastare le metastasi al cervello causate dal melanoma.
Che l'uso eccessivo di smartphone e tablet possa essere dannoso per la salute, specialmente quella dei più giovani, è un “alert” che gli scienziati hanno lanciato da diverso tempo. Ora però uno studio dell'Ankara City Hospital/Children’s ha dimostrato che l'esposizione prolungata alla luce blu, tramite l'uso regolare di smartphone e tablet, può alterare l'equilibrio ormonale nelle bambine e aumentare il rischio di pubertà precoce. Lo studio, presentato in occasione del 60esimo congresso della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica a Roma. è stato condotto sui topi. Ma i suoi autori sono convinti che i risultati possano essere estesi anche gli esseri umani.
Un promettente vaccino contro la malaria è risultato efficace fino all’80% nel prevenire la malattia nei bambini piccoli che hanno ricevuto un’iniezione di richiamo un anno dopo la dose iniziale. È stato superato così l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che è pari al 75% di efficacia. I risultati della sperimentazione clinica, che sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Infectious Diseases ed annunciati su Nature, si sono aggiunti ai dati pubblicati lo scorso anno ed hanno mostrato come le risposte immunitarie, che sono diminuite nel corso dell’anno dopo la dose iniziale di vaccino, possono essere riportate ai livelli iniziali.