Un nuovo marcatore di rischio per il tumore della prostata potrebbe aggiungersi al più noto e controverso dosaggio del PSA, cioè del cosiddetto “antigene prostatico specifico”. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Imperial College London ha scoperto che un aumento dei livelli ematici della lipoproteina A, responsabile del trasporto del colesterolo nel sangue, potrebbe essere collegato a un maggiore rischio di cancro alla prostata. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, si è basat sui dari della Biobanca inglese e del consorzio Prostate Cancer Association Group to Investigate Cancer Associated Alterations in the Genome (PRACTICAL), che esamina i fattori di rischio del cancro alla prostata.
E' possibile sapere in anticipo se un paziente affetto da tumore risponderà più o meno bene all'immunoterapia. Basta infatti guardare alla frequenza di un sottogruppo di cellule immunitarie, i linfociti CD137+, che sono un segnale di benessere del sistema immunitario. A individuare questo nuovo potenziale biomarcatore è stato uno studio condotto dal Laboratorio di Immunologia dei tumori e terapie cellulari del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma, dall’Unità di Oncologia B e dal Dipartimento di Radiologia, oncologia e patologia del Policlinico Umberto I, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Cancer Research.
L'allergia alle arachidi può essere trattata con successo nei bambini. L'immunoterapia orale sembra infatti funzionare bene prima dei 4 anni d'età. Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori dell'Università della Arkansas for Medical Sciences (Usa) in uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet che ha coinvolto un totale di 146 bambini allergici alle arachidi. I test condotto hanno permesso di misurare la desensibilizzazione, tramite un consumo "sicuro" di 5000 mg di proteine in polvere di arachidi, e la remissione, ovvero la capacità di ripetere questa sfida alimentare 26 settimane dopo la fine del trattamento.
Una restrizione calorica severa e ciclica, sotto supervisione medica, attiva il sistema immunitario e aiuta a combattere più efficacemente il cancro. A dimostrare la sicurezza e l'efficacia della cosiddetta dieta mima-digiuno è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, in collaborazione con l’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) e con il supporto di Fondazione AIRC. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Discovery, pochi giorni prima dell'inizio della campagna “Le Arance della Salute” di AIRC previsto per il prossimo sabato, dedicata alla promozione degli stili di vita.
Mentre siamo tutti concentrati nella battaglia contro il virus Sars-CoV-2, continuano a farsi largo i “super-batteri” che solo nel 2019 hanno ucciso direttamente ben 1,27 milioni di persone. Un bilancio molto più pesante rispetto a quello die morti per AIDS e malaria, secondo quanto si legge in un report pubbliccato sulla rivista The Lancet. Si stima che l’AIDS e la malaria abbiano causato rispettivamente 860.000 e 640.000 morti nel 2019. Non solo. Le infezioni resistenti agli antibiotici hanno avuto un ruolo chiave in 4,95 milioni di decessi.
Il virus di Epstein-Barr (EBV), un virus dell’herpes che può causare la mononucleosi infettiva e provocare infezioni latenti croniche, potrebbe essere la principale causa di sclerosi multipla. Questa è la conclusione a cui è giunta una ricerca condotta dagli scienziati della TH Chan School of Public Health (Usa), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. La sclerosi multipla è una malattia progressiva che colpisce 2,8 milioni di persone in tutto il mondo, per la quale non esiste ancora una cura definitiva.
Si chiama AMBLor ed è un test innovativo in grado di prevedere in modo affidabile le probabilità di un paziente di sviluppare una recidiva del melanoma, il tipo di cancro alla pelle più pericoloso. Il nuovo e prezioso test, descritto sul British Journal of Dermatology, è stato messo a punto da un gruppo di scienziati dell’Università di Newcastle e della società AMLo Biosciences, nata come spin off dell’ateneo britannico. Il lavoro degli studiosi è inziato con lo studio del meccanismo con cui il melanoma di diffonde. Una volta raccolte le informazioni hanno messo a punto il nuovo esame diagnostico in grado di riconoscere il livello di pericolo corso da un paziente.
Il “re” della dieta mediterranea, ovvero l'olio d'oliva, può avere importanti effetti benefici per la salute. Uno studio condotto dall'Harvard T.H. Chan School of Public Health ha dimostrato che il consumo di mezzo cucchiaio di questo "oro verde", precisamente 7 grammi, al giorno riduce il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, per cancro, per malattie neurodegenerative e per malattie respiratorie. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology.
Per quanto possano amare Fido, ci sono alcune persone che possono stare molto male quando gli stanno vicino. Sono gli allergici ai cani, persone che rischiano sintomi più o meno gravi, dalla rinite alla crisi asmatica, ogni volta che entrano in contatto con un cane. Presto però potrebbe arrivare una nuova soluzione: un vaccino in grado di contrastare l'allergia ai cani. A lavorarci è un gruppo di ricercatori dell'Università di Osaka che hanno descritto i primi progressi raggiunti in uno studio pubblicato sulla rivista Federation of European Biochemical Societies.
A pochi giorni dal centenario della scoperta dell'insulina, un gruppo di ricercatori del Salk Institute for Biological Studies (Usa) ha annunciato la scoperta di una molecola che potrebbe essere utilizzata come alternativa per il controllo della glicemia nei pazienti con il diabete. Si tratta di FGF1, un ormone che controlla la quantità di zucchero nel sangue regolando il metabolismo del grasso, cioè controllando quanto grasso viene "bruciato" e trasformato in zucchero. La scoperta, descritta sulla rivista Cell Metabolism, potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per il trattamento del diabete e apre anche la strada a nuove ricerche sul metabolismo.
Tra l'invecchiamento della popolazione e gli stili di vita non salutari, entro il 2050 i casi di demenza triplicheranno in tutto il mondo. E' la previsione allarmante effettuata da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health e condotto dagli scienziati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation. I risultati mostrano che il numero delle persone con demenza passerà dai 57 milioni registrati nel 2019 a oltre 153 milioni nei prossimi 30 anni. Per contenere questa emergenza i ricercatori suggeriscono di lavorare subito su alcuni fattori di rischio “modificabili”: fumo, obesità, diabete e livello di istruzione.
L'ingestione involontaria e accidentale di microplastiche, contenute nell'acqua e in alimenti, potrebbe portare allo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali. A suggerire una possibile correlazione è stato uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Nanchino, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Science & Technology. In particolare, gli studiosi hanno analizzato la materia fecale prodotta da un gruppo di persone sane, provenienti da diverse regioni della Cina, rilevando in questo modo la presenza di microplastiche di varie forme.
Durante questa pandemia, lo smartphone è stato per molti una sorta di finestra sul mondo, un mezzo per non rinunciare del tutto alla normalità. Ma il troppo tempo trascorso davanti a questo piccolo display ha avuto effetti negativi sia sulla salute mentale che su quella fisica. A suggerirlo è stato uno studio condotto dalla Ruhr-Universitat Bochum, in Germania, in una ricerca pubbicata sulla rivista Plos One. Secondo i ricercatori, l'utilizzo definito problematico dello smartphone sarebbe la causa di comportamenti e pensieri negativi, tra cui scarso senso di controllo, paura di perdere qualcuno e pensieri pessimisti ripetuti.
Il computer e lo smartphone possono essere di grande aiuto nella gestione dei sintomi della depressione. È una buonissima notizia che arriva proprio in tempi di pandemia, quando cioè la tecnologia è stata e continua a essere fondamentale per offrire aiuto a quanti ne hanno bisogno. Lo studio non si è concentrato sulla “telemedicina”, ma sulle applicazioni digitali che aiutano proprio nel trattamento. A condurlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Helsinki e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychological Bulletin.
Se ci sono così tanti bambini affetti da autismo che soffrono contemporaneamente anche di epilessia la colpa potrebbe essere della carenza di una proteina chiamata CNTNAP2. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Northwestern Medicine in uno studio pubblicato sulla rivista Neuron. CNTNAP2 è una proteina che “calma” le cellule cerebrali iperattive. I bambini che soffrono di autismo presentano livelli bassi di questa proteina e questo potrebbe essere la causa anche dell’insorgenza dell’epilessia.
Un lavoro italiano riaccende una nuova speranza per i pazienti colpiti dal tumore cerebrale più grave, il glioblastoma. I ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia ha ideato un nuovo approccio che mira a “disarmare” le cellule staminali del tumore, la sottopopolazione di cellule responsabili sia della resistenza alle attuali terapie sia della progressione della malattia. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, è stato condotto su modelli preclinici, quindi ancora lontano dalla clinica. I ricercatori sono stati sostenuti sia dalla Fondazione AIRC che dal Ministero della Salute.
Ne stiamo sentendo parlare molto da quando è iniziata la campagna di vaccinazione anti-Covid, ma in realtà i ricercatori ci stavano lavorando da circa mezzo secolo. I vaccini a mRNA sono allo studio da decenni sia per contrastare i tumori che per bloccare il virus dell'Hiv. Ora un gruppo di scienziati del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) ha testato con successo un nuovo vaccino sperimentale a mRNA contro l’HIV, ottenendo risultati promettenti sui topi e nei primati non umani. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine.
Una piccola molecola individuata per il trattamento della fibrosi cistica potrebbe essere utile anche per le sarcoglicanopatie, malattie genetiche rare appartenenti al gruppo delle distrofie muscolari dei cingoli per le quali non è al momento disponibile alcuna terapia specifica. A suggerirlo sono i risultati ottenuti in un nuovo modello animale della malattia dal gruppo di ricerca di Dorianna Sandonà del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Padova (https://www.unipd.it/), pubblicati sulla rivista Human Molecular Genetics. Una parte fondamentale di questo lavoro è stata quella di sviluppare un nuovo modello di una delle distrofie dei cingoli, indicata come LGMD3, più vicino alla realtà rispetto alle tradizionali colture di cellule.
Per questo Natale non c'è miglior regalo che possiamo fare a noi stessi che staccare la spina e allontanarci dal lavoro. Completamente. Al contrario controllare e leggere le email e i messaggi di lavoro anche durante le ore libere o i giorni di ferie può mettere a serio rischio la propria salute mentale. In particolare, secondo uno studio condotto dalla University of South Australia anche solo rispondere digitalmente alle comunicazioni di lavoro fuori orario aumenta il rischio burnout, disagio psicologico con ripercussioni anche sulla salute fisica. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno intervistato più di 2200 tra docenti e personale in 40 università australiane.
Le infezioni in gravidanza potrebbero avere effetti profondi sulla salute del bambino nel pancione. Un recente studio pubblicato sulla rivista Immunity ha scoperto che i bambini nati da donne colpite da infezioni durante la gravidanza sarebbero più a rischio di sviluppare malattie del neurosviluppo, quali autismo, schizofrenia ed epilessia. Il possibile collegamento è stato individuato da un gruppo di ricercatori dell'Humanitas University, in collaborazione con l’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In), l’Università di Montreal e con il Politecnico Federale di Zurigo.