Troppa TV fa male al cuore, indipendentemente dal profilo di rischio genetico individuale. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista BMC Medicine ha scoperto che guardarne solo meno di un'ora al giorno riduce il rischio di malattie coronariche. La scoperta - firmata da un team di scienziati dell’Università di Cambridge e dell’Università di Hong Kong - mostra che l’11% dei casi di malattia coronarica potrebbe essere prevenuto se le persone guardassero meno di 60 minuti di televisione ogni giorno.
Dagli Stati Uniti arriva un nuovo trattamento che consente di distruggere le placche arteriose, quei depositi localizzati di materiale grasso all'interno delle paretiche determinano una riduzione o un'ostruzione del flusso di sangue al cuore. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Kansas ha creato una combinazione di laser e ultrasuoni che “vaporizza” le placche di colesterolo nelle arterie in modo efficace e sicuro. Grazie alla sua capacità di rimuovere anziché comprimere i depositi di grasso che rivestono le arterie, questa tecnologia sarà in grado anche di impedire alle placche arteriose di riformarsi. I risultati sono stati pubblicati sul The Journal of the Acoustical Society of America.
I cambiamenti climatici non influiscono direttamente solo sul pianeta che abitiamo, ma anche sulla nostra salute. In particolare, anche sulla durata del sonno. In uno studio pubblicato sulla rivista One Earth, infatti, un gruppo di ricercatori ha dimostrato che l’aumento della temperatura ambientale ha un impatto negativo sul sonno umano. Un fenomeno questo che riguarda tutta la popolazione mondiali. Secondo gli studiosi, i risultati della loro ricerca suggeriscono che entro l’anno 2099, temperature non ottimali potrebbero erodere dalle 50 alle 58 ore di sonno per persona all’anno.
Qualche mese fa se ne è parlato diffusamente sui media perchè ha colpito la figlia piccola di Fedez e Ferragnez, ma il virus respiratorio sinciziale (RSV) è uno storico nemico dei bambini molto piccoli. Tanto che un nuovo studio pubblicato su The Lancet stima che l’infezione acuta delle basse vie respiratorie attribuibile a RSV sia stata responsabile di oltre 100.000 decessi in bambini sotto i cinque anni in tutto il mondo nel 2019. Lo studio è il primo a esaminare le conseguenze della malattia da RSV in fasce di età specifiche, riportando anche che ci sono stati oltre 45.000 decessi in bambini di età inferiore ai sei mesi nel 2019, con uno su cinque dei casi globali totali di RSV che si sono verificati in questa fascia di età.
Una lente a contatto in grado di rilevare la pressione intraoculare e la somministrazione di farmaci anti-glaucoma. Si tratta di un dispositivo innovativo, flessibile e senza batteria, messo a punto da un gruppo di scienziati cinesi. Descritte sulla rivista Nature Communications, queste speciali lenti a contatto potrebbero rivoluzionare la diagnosi, la cura e la qualità della vita dei pazienti con glaucoma.
Non solo i tumori del sangue. L'immunoterapia CAR-T potrebbe essere molto promettente anche per i tumori solidi, come quelli gastrointestinali. In uno studio condotto dal Peking University Cancer Hospital and Institute di Beijing, in Cina, questa promettente terapia ha registrato un tasso di risposta del 48,6% nei pazienti con tumori gastrointestinali e del 57,1% nei pazienti con cancro gastrico. In pratica, in questi pazienti il tumre si è ridotto. I risultati, pubblicati su Nature Medicine, suggeriscono che la terapia con cellule CAR T possa essere una valida opzione di trattamento per i pazienti con tumori dell’apparato digerente.
L'età del cervello potrebbe non essere qualcosa di definito una volta per tutte. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford che sono riusciti a ringiovanire il cervello dei topi. Nello studio, pubblicato sulla rivista Nature, gli scienziati hanno prelevato il liquido cerebrospinale dai topi giovani per poi infonderlo nei topi anziani. Il liquido cerebrospinale, chiamato anche liquor, è la sostanza liquida che protegge il cervello all’interno del cranio. Secondo lo studio, il liquido cerebrospinale di animali più giovani sarebbe in grado di ripristinare la funzione delle cellule neurali più anziane. Questi risultati aprono la strada a nuove possibili vie terapeutiche contro la demenza e le malattie neurodegenerative.
La tecnologia a mRNA, utilizzata per i vaccini anti-Covid come Pfizer-BioNTech e Moderna, potrebbe essere impiegata anche per lo sviluppo di un farmaco in grado di ridurre il rischio di malattie cardiache. E' lo scenario aperto dalla messa a punto di un nuovo metodo che punta fornire all’organismo umano del materiale genetico specifico per ridurre il rischio di infarto. L'approccio è stato sviluppato da un gruppo di scienziati dell’University Medical Center di Utrecht che ha presentato i risultati durante il congresso scientifico della Società Europea di Cardiologia (ESC), “Frontiers in CardioVascular Biomedicine 2022”.
Un nuovo effetto negativo dell'esposizione agli interferenti endocrini si aggiunge alla già lunghissima lista. Un gruppo di ricercatori del Maine Medical Center Research Institute negli Stati Uniti ha scoperto che le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino sono dannose anche per le ossa dei giovani maschi. In particolare lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism della Endocrine Society, ha dimostrato che le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) e gli ftalati, noti interferenti endocrini, possono essere associate a una minore densità minerale ossea negli adolescenti maschi.
La voce monotona e morbida è un segnale poco noto del Parkinson, che invece è meglio conosciuto per i suoi sintomi legati al movimento, in particolare tremori e rigidità. Il disturbo alla produzione vocale, spesso compare molto prima nello sviluppo della malattia, a volte decenni prima dei sintomi legati al movimento. Una nuova ricerca condotta dai neuroscienziati dell’Università dell’Arizona suggerisce che un gene specifico comunemente associato al Parkinson potrebbe essere alla base di quei problemi relativi alla voce. Si tratta di una scoperta, pubblicata sulla rivista Plos One, che potrebbe contribuire ad anticipare la diagnosi della malattia e a portare allo sviluppo di trattamenti precoci.
L'elisir di lunga vita potrebbe celarsi nelle nostre abitudini alimentari. Infatti, per aumentare la durata della vita basterebbe assumere poche calorie, sempre a orari fissi e nel momento più attivo della loro giornata. E' così che un team di ricercatori dell'Howard Hughes Medical Institute Investigator presso lo University of Texas Southwestern Medical Center è riuscito ad allungare significativamente la durata della vita di un gruppo di topi da laboratorio sottoposti a una dieta ipocalorica. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, si aggiungono a evidenze precedenti secondo le quali una restrizione calorica controllata può influire sulla longevità.
Dal genoma di una bambina spagnola di 7 anni, Gabriela, un team internazionale di ricercatori guidato dall’Australian National University ha finalmente identificato la mutazione del DNA che provoca il lupus, la malattia autoimmune che colpisce circa 60mila persone in Italia. A Gabriela è stato diagnosticato una grave forma di lupus quando aveva 7 anni. Un caso così grave con esordio precoce dei sintomi è raro e indica una singola causa genetica, che i ricercatori sono riusciti a rintracciare. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, apre la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti.
Denervazione cardiaca. È questo il nome del piccolo intervento chirurgico che può prevenire la morte cardiaca improvvisa di origine genetica. A dimostrarlo sono stati due importanti lavori del gruppo di Peter Schwartz, direttore del Centro per lo Studio e la Cura delle Aritmie Cardiache di Origine Genetica dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano, i cui risultati sono stati pubblicate sulla rivista JACC: Clinical Electrophysiology e sull'European Heart Journal. La prevenzione della morte cardiaca improvvisa nei pazienti con malattie genetiche è complessa perché, in questa popolazione prevalentemente di bambini e di giovani, è necessario sia prevenire il rischio che preservare la qualità di vita.
Grazie all'ingegno di Gianluigi Ardissino, specialista della Nefrologia, Dialisi e Trapianto pediatrico al Policlinico di Milano, un alimento proibito per i pazienti con insufficienza renale o in dialisi diventa ora accessibile. Il medico ha infatti inventato e brevettato il formaggio FriP, una nuova modalità di produzione che rende questo alimento sicuro. Il brevetto, registrato proprio dal Policlinico, è stato concesso gratuitamente ad alcune aziende casearie per favorirne la diffusione sul territorio: l'obiettivo è di migliorare il più possibile la qualità di vita delle persone con patologie renali e in particolare ai dializzati, ai quali i formaggi sono pressoché proibiti per ragioni di salute.
Per la prima volta un gruppo di ricercatori del Centro Cardiologico Monzino e dell'Università Statale di Milano ha rivelato qual è il meccanismo fisiopatologico che correla l’emicrania con aura al difetto cardiaco congenito del Forame Ovale Pervio (PFO), comunemente chiamato “buco nel cuore”, che consiste nella mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro del cuore. Lo studio, pubblicato nel Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science, conferma inoltre i dati già noti di regressione delle crisi emicraniche in circa il 70% dei casi a seguito dell’intervento percutaneo di chiusura del forame ovale.
Un trattamento già utilizzato per altre patologie, come il glaucoma e l'epilessia, potrebbe essere molto utile per contrastare le apnee notturne. A dimostrarlo è stato uno studio dell’Università di Göteborg (Svezia), i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine. Il trattamento consiste nell’inibizione dell’anidrasi carbonica (CA), un enzima che serve a mantenere un equilibrio tra acido carbonico e anidride carbonica nel corpo.
Nuove prospettive per la prevenzione e la terapia delle demenze, compreso l'Alzheimer. Uno studio enorme a livello mondiale ha identificato 40 nuovi fattori di rischio genetico e ha confermato il ruolo di altri fattori già noti, che hanno permesso di generare uno score di rischio per la malattia che potrà essere usato per la sperimentazione di nuovi farmaci. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Genetics.
Dopo oltre un anno a letto, una paziente di 48 anni affetta da una grave malattia neurodegenerativa ritorna a camminare grazie a un innovativo impianto. L'eccezionale risultato è stato descritto in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e condotto dagli scienziati del centro di ricerca NeuroRestore presso l’Università di Losanna Hospital e della Scuola politecnica federale di Losanna. Il team, guidato dagli scienziati Jocelyne Bloch e Grégoire Courtine, che ha realizzato questo impianto elettronico ha scelto di coinvolgere nei test questa donna con atrofia multisistemica-tipo parkinsoniano (MSA-P), una condizione che comporta la compromissione di diverse parti del sistema nervoso e che la faceva svenire appena tentava di sedersi o alzarsi in piedi.
Presto sarà possibile anticipare di moltissimo la diagnosi dell'autismo. Addirittura prima ancora che il bambino nasca. Uno studio condotto dall'Athinoula A. Martinos Center for Biomedical Imaging, dal Massachusetts General Hospital e dall’Harvard Medical School, ha gettato le basi per una diagnosi precocissima di un disturbo dello spettro autistico già nel pancione della mamma. Gli studiosi, stando a quanto riportato durante il meeting Experimental Biology 2022 dell'American Association for Anatomy di Filadelfia, hanno identificato alterazioni nello sviluppo cerebrale del feto che possono essere utilizzate come indicatori di un maggior rischio di autismo.
Lo sballo in cuffia. È questo l'effetto dell'ascolto di toni binaurali, ovvero battimenti percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore ai 1500 Herz e con differenza inferiore ai 30 Herz vengono ascoltati separatamente attraverso degli auricolari. Uno studio condotto da un gruppo di scienziati del Royal Melbourne Institute of Technology dell’Università di Melbourne ha indagato sugli effetti psichedelici derivanti da questi dai file audio. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Drug and Alcohol Review.