Brutte notizie per gli amanti del cioccolato fondente. Un’indagine condotta da Consumer Reports, un’organizzazione no profit con sede a New York, ha rilevato in alcune confezioni tracce di metalli tossici che possono essere molto pericolosi per la salute. Su 28 confezioni diverse di cioccolato testate, prodotte anche da marchi noti, come Hershey’s, Lindt e Tony’s Chocolonely, 23 sono risultate “contaminate” da piombo o cadmio, oppure da entrambi contemporaneamente. Il piombo è notoriamente pericoloso per l’uomo, in particolare per i bambini. Mentre il cadmio è associato a un aumento del rischio di sviluppare il cancro.
Aumentano i casi di bambini con sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno (Osa) nei bambini che, se diagnosticata in ritardo, può aumentare il rischio di sviluppare problemi cognitivi. A lanciare l'allarme è stata Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria Università di Parma e presidente della sezione Emilia Romagna della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). "Il sonno è un bisogno primario, ancor più per i bambini", spiega l'esperta. "Qualora risulti alterato, può avere un impatto rilevante sul benessere del bambino e potenziali ripercussioni nell’età adulta, con conseguenze di rilevanza sociale, compreso un aggravio dei costi sanitari dovuti alle conseguenti comorbilità cardiovascolari e metaboliche", aggiunge.
Che di inverno ci ammaliamo di più lo sappiamo praticamente tutti, ma solo di recente la scienza ha fornito una spiegazione plausibile del motivo. Un gruppo di ricercatori del Mass Eye and Ear di Harvard e della Northeastern University hanno prima individuato una nuova risposta immunitaria all’interno del naso, in grado di combattere i virus responsabili delle infezioni delle vie respiratorie superiori, e poi hanno scoperto che questa risposta protettiva viene inibita a temperature più fredde, rendendo più probabile che si verifichi un’infezione. Il nuovo studio è stato pubblicato sul The Journal of Allergy and Clinical Immunology.
Si apre una nuova strada allo sviluppo di trattamenti mirati alle persone con malattie neurodegenerative. Un gruppo di ricercatori dell’Unità di Neuroimmunologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ha individuato la cellula del cervello che regola le decisioni. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communication, aggiunge un importante tassello alla definizione dei meccanismi cellulari e molecolari che regolano i circuiti cerebrali che sottendono la nostra capacità di pensare e, in particolare, di decidere.
Lo stress non fa male a tutti nello stesso modo. Alcune persone sembrano essere più fragili di altre e per questo sono maggiormente a rischio di sviluppare patologie legate allo stress. Non sono ben chiare le ragioni di questa diversità di risposte. Ma ora uno studio italiano potrebbe aver risolto questo mistero, almeno in parte. Un team di ricercatori del Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha individuato un potenziale marcatore di suscettibilità allo stress, una proteina che potrebbe diventare una vera e propria “spia” d’allarme. Si tratta della proteina MECP2, la quale sembrerebbe favorire il rischio di sviluppare patologie stress-correlate, in persone, soprattutto donne, che, durante l’infanzia o l’adolescenza, abbiano vissuto esperienze particolarmente avverse. Lo studio, pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry, suggerisce dunque che Mecp2 potrebbe essere considerato un marcatore di suscettibilità allo stress. La proteina Mecp2, "Methyl-CpG binding protein 2", è fondamentale per il funzionamento delle cellule nervose, nota perché alcune mutazioni del gene che la codifica sono la principale causa della Sindrome di Rett, una malattia neurologica rara, molto grave, che colpisce fin dalla prima infanzia prevalentemente il genere femminile. “Oggi sappiamo che questa proteina, oltre a essere implicata in numerosi processi del neurosviluppo, svolge un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti che l’ambiente in cui viviamo ha sul nostro organismo, suggerendo un suo coinvolgimento nei processi che predispongono allo sviluppo di psicopatologie indotte dall’esposizione a eventi stressanti nel corso della vita”, evidenziano gli esperti.
I residui di brillantante che rimangono sui piatti e sulle stoviglie dopo un ciclo di lavaggio lavastoviglie, anche professionale, possono danneggiare lo strato protettivo naturale nell’intestino, facilitando l’insorgenza di malattie croniche. Questo allarmante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Istituto svizzero di ricerca sulle allergie e sull’asma (SIAF) e dell’Università di Zurigo (UZH), pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology. Il ciclo di pulizia dei piatti, secondo i ricercatori, prevedono la circolazione di acqua calda e detersivo ad alta pressione, seguita da un secondo step di lavaggio e asciugatura in cui vengono applicati acqua e un brillantante.
Tecnicamente si chiama fotobiomodulazione transcranica o più semplicemente tPBM. Si tratta di una terapia a laser che sembra in grado di migliorare la capacità di memoria a breve termine, che può risultare compromessa in una serie di patologie come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. A dimostrare la validità di questo nuovo approccio è uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Birmingham e della Beijing Normal University in Cina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.
Un'azienda biotecnologica giapponese, la Hirotsu Bio Science, afferma di aver sviluppato il primo test di screening precoce al mondo per il cancro al pancreas che utilizza il potente fiuto di minuscoli vermi. Il test si chiama "N-NOSE plus Pancreas" e attualmente viene venduto in Giappone direttamente alle persone. Ora l'obiettivo dell'azienda giapponese è quello di portare questo innovativo esame negli Stati Uniti entro il 2023.
L'Alzheimer e il Parkinson potrebbero originare dallo stesso meccanismo neurodegenerativo, per poi differenziarsi in seguito. A ipotizzarlo sono tre ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche, Daniele Caligiore, Flora Giocondo e Massimo Silvetti. In uno studio pubblicato sulla rivista IBRO Neuroscience Report, gli scienziati hanno descritto il meccanismo comune a entrambe le patologie neurodegenerative, chiamandolo Sindrome neurodegenerativa dell’anziano (NES). “La NES è caratterizzata da tre stadi progressivi, la prima fase inizia molti anni prima rispetto al manifestarsi dei sintomi clinici tipici delle due malattie, e in essa si può avere una progressiva perdita di neuroni che producono due importanti sostanze neuromodulatrici: noradrenalina e serotonina”, spiega Caligiore.
Non c'è niente di più sbagliato che “mangiare per due” in gravidanza. Al contrario le future mamme dovrebbero stare molte attente alla bilancia durante la gestazione. A confermarlo è un nuovo studio condotto dalla Duke University (Usa), secondo il quale l’accumulo eccessivo di tessuto adiposo nella mamma durante la gravidanza può incrementare il rischio di disturbi psichiatrici nel feto, specialmente tra i maschi. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Metabolism, hanno dimostrato la presenza di un collegamento tra aumenti di pedo durante la gestazione e futuri problemi di salute mentale nei figli, come la depressione.
Anche minime riduzioni delle emissioni di particolato fine (PM2,5) possono salvare vite umane. A rivelarlo è stato uno gruppo di scienziati dell’agenzia governativa Health Canada in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori hanno esaminato la correlazione tra lievi fluttuazioni nei livelli di particolato fine, polveri sottili con un diametro inferiore a 2,5 micron, e i cambiamenti nell’indice di mortalità legata all’inquinamento. Le emissioni di particolato fine, secondo gli autori dello studio, sono associate a un pesante carico di malattie e nel 2019 si stimano abbia causato circa 4,1 milioni di decessi a livello globale.
In futuro un semplice esame del sangue potrebbero predire il rischio di cancro al seno due anni prima che si manifesti. Questo grazie alla scoperta da parte di un gruppo di ricercatori del Leiden University Medical Center, nei Paesi Bassi, di sei proteine nel sangue che variano in base al rischio cancro. La scoperta, presentata in occasione della European Breast Cancer Conference, apre la strada a una nuova strategia mirata alle pazienti considerate ad alto rischio. Il lavoro rientta nel progetto chiamato “Trial Early Serum Test Breast cancer – TESTBREAST”, che è stato avviato nel 2011 dagli scienziati Rob Tollenaar e Wilma Mesker.
A causa dell'abitudine di ascoltare la musica a volume alto, fino a 1,35 miliardi di adolescenti, ventenni e trentenni rischiano di perdere l'udito molto prima dell'età pensionabile. E' l'allarmante conclusione a cui è giunto uno studio condotto dalla Medical University of South Carolina e pubblicato sulla rivisita BMJ Global Health. I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sull'ascolto non sicuro di musica tramite cuffie e auricolari attaccati a smartphone o altri apparecchi tecnologici, non che all'esposizione che avviene in alcuni luoghi di intrattenimento come bar, concerti, discoteche.
In un futuro i pazienti affetti da paralisi e difficoltà motorie potranno essere in grado di controllare la propria sedia a rotelle grazie a un semplice comando mentale. A rendere possibile questa straordinaria innovazione è la tecnologia sviluppata da un team di scienziati dell’Università di Padova e dell’Università del Texas ad Austin in un lavoro pubblicato sulla rivista iScience. La tecnologia è stata testata con successo in Germania su tre pazienti affetti da tetraplegia. “Uno dei punti di forza del nostro sistema – spiega Luca Tonin, ricercatore presso l’Università di Padova e coautore dello studio – è la non invasività del metodo. Abbiamo utilizzato un’interfaccia cervello-macchina in grado di decodificare i segnali del cervello attraverso una semplice cuffia da indossare sul capo. La tecnologia con interfaccia cervello-macchine, già in uso da molti anni, permette di raccogliere informazioni che possono essere commutate in comandi per la carrozzina”.
L’esposizione alle polveri sottili durante la gravidanza si associa a un aumento dei livelli circolanti di PCSK9, una proteina responsabile della regolazione del colesterolo “cattivo” LDL, determinando una riduzione dell’età gestazionale alla nascita e un aumento del rischio di ricorso al parto cesareo. La ricerca che ha portato a queste conclusioni è stata coordinata da Chiara Macchi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, che ha ricevuto di recente una borsa di studio nell’ambito del Prix Galien Italian 2022, un’iniziativa nata in Francia negli anni ’70 con lo scopo di valorizzare l’innovazione farmaceutica e la ricerca scientifica. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Environment International.
Le donne che da bambine sono state esposte ad alti livelli di piombo, per inalazione o per ingestione, possono presentare in anticipo i segni della demenza. Il piombo è presente nella benzina, nelle vernici o nelle tubature idrauliche. Per questo non è poco frequente essere vittime inconsapevoli di esposizioni anche pericolose. Uno studio della Sungkyunkwan University (Corea del Sud) e dell’Università del Minnesota (USA) ha dimostrato che esiste il legame importante tra esposizione a piombo durante l'infanzia e minor capacità cognitiva. I risultati delle loro scoperte sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.
Per la prima volta è stata individuata la combinazione di alterazioni genetiche necessaria al melanoma, il tipo più diffuso di tumore della pelle, per promuovere la crescita e la replicazione delle cellule malate. A riuscire in questa impresa, aprendo la strada a nuovi approcci per ridurre la mortalità del melanoma, è stato un gruppo di scienziati della School of Medicine dell’Università di Pittsburgh in uno studio pubblicato sulla rivista Science.
Un nuovo nemico potrebbe rendere più difficile e complicata la guerra contro la malaria. Si tratta di Anopheles stephensi, una nuova “super zanzara” che minaccia l'Africa ed è legata all'insorgenza di nuovi casi. A lanciare l'allarme è stato uno studio condotto dai biologi dell’Armauer Hansen Research Institute di Addis Abeba (Etiopia) e pubblicato sulla rivista Nature. I risultati indicano che, con ogni probabilità, il focolaio di malaria recentemente scoperto a Dire Dawa, la seconda città più popolosa dell’Etiopia, ha origine dai parassiti trasmessi da Anopheles stephensi, una specie che fino a pochi anni fa non era presente in questo paese del Corno d’Africa o in qualsiasi altra parte del continente.
Un test genetico noto come CMA (Chromosomal Microarray Analysis) potrebbe aiutare a identificare alcune delle cause più comuni della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) e della morte improvvisa inspiegabile nell’infanzia (SUDC). Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Advanced Genetics, condotto dagli scienziati del Boston Children’s Hospital. Il team di ricerca ha impiegato l’approccio CMA per testare campioni di 116 neonati e bambini fino a 28 mesi deceduti in modo improvviso e apparentemente inspiegabile.
Per la prima volta al mondo due esseri umani hanno ricevuto una trasfusione di sangue creato in laboratorio. Ad annunciarlo è stato un gruppo di ricercatori di Bristol, Cambridge, Londra e del NHS Blood and Transplant. Ai volontari che hanno preso parte al progetto britannico sono state trasfuse solo piccole quantità di sangue artificiale, equivalenti a circa due cucchiaini, con lo scopo di osservare la reazione dell’organismo. L’obiettivo finale è di produrre gruppi sanguigni vitali, ma ultra-rari, che non sono di facile reperimento, ma che sono necessari per i pazienti che dipendono da regolari trasfusioni sanguigne per malattie come l’anemia falciforme.