Una valida, più economica e più sicura alternativa agli antidolorifici attualmente disponibili. E' quello che potrebbe essere BMS-986122, modulatore allosterico che sembra in grado di amplificare gli effetti antidolorifici delle sostanze prodotte naturalmente dall’organismo per contrastare il dolore. A individuarla è stato un gruppo di ricercatori dell'Università del Michigan in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che aveva lo scopo di esplorare le capacità dell’organismo di rispondere alle stimolazioni dolorose.
L'uso di erbicidi è legato a un aumento dell'85 per cento del rischio di sviluppare un melanoma, a prescindere dal tipo di esposizione. E' l'allarme lanciato dall’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) che ha condotto una metanalisi su 184.389 persone arruolate in 9 studi indipendenti sul rischio di tumore della pelle. Lo scopo della ricerca, pubblicata sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, è stato quello di individuare un possibile collegamento tra il melanoma e l’esposizione ai pesticidi ed indagare l’eventuale classe di pesticidi maggiormente implicati. E considerati i preoccupanti dati preliminari emersi, l'Associazione scientifica non-profit lancia un appello al mondo della ricerca sollecitando nuove indagini che valutino in maniera più mirata la correlazione.
All'interno del nostro cervello viene prodotto un tipo di gas che, se raggiunge livelli elevati, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza e l'epilessia. Si tratta dell'idrogeno solforato, acido solfidrico o H2S, e a scoprirne il ruolo è stato uno studio dell’Università di Reading, dell’Università di Leeds, entrambe nel Regno Unito, e della John Hopkins University negli Stati Uniti. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi e più efficaci trattamenti.
Essere costantemente affamati, indipendentemente da quanto e quando si mangia. E' una lotta quotidiana che affligge le persone che presentano difetti genetici a livello cerebrale nel controllo dell'appetito e questo spesso può portare a una grave obesità. Uno studio condotto dai ricercatori del Weizmann Institute of Sciences, insieme ai colleghi della Queen Mary University di Londra e della Hebrew University di Gerusalemme, ha rivelato il meccanismo d'azione di quello che è considerato il principale “interruttore” della fame nel cervello. Si tratta della melanocortina 4 o MC4 che viene attivato da setmelanotide, un farmaco contro l'obesità grave causata da alcune mutazioni genetiche. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Science, gettano nuova luce su come viene regolata la fame e possono aiutare a sviluppare farmaci anti-obesità migliori.
Alcuni diffusi disturbi comportamentali fra i bambini potrebbero dipendere dalla loro abitudine a russare mentre dormono. Uno studio condotto dall’University of Maryland School of Medicine (UMSOM), supportati dal National Institute on Drug Abuse e da altri nove istituti, centri e uffici del National Institutes of Health, ha mostrato che russare potrebbe alterare la struttura del cervello e, quindi, aumentare le probabilità di soffrire di iperattività, difficoltà di concentrazione, aggressività, sbalzi d'umore, ecc. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, fanno luce su una possibile e inaspettata causa di alcuni dei più comuni disturbi comportamentali.
Per contrastare il declino cognitivo e la perdita di memoria, due dei più devastanti effetti dell'Alzheimer, un gruppo di ricercatori dell'IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Brescia ha avviato uno studio su un “ingrediente” naturale che si trova nella buccia di limone. In particolare, i ricercatori valuteranno e l’effetto di un fitocomplesso estratto dalla buccia del limone e standardizzato nel contenuto di auraptene e naringenina sulla funzione cognitiva e sui biomarcatori in anziani con declino cognitivo soggettivo.Per 9 mesi 80 persone con declino cognitivo assumeranno il fitocomplesso o un placebo, che verrà prodotto presso il Laboratorio di Chimica delle Sostanze Naturali del Dipartimento di Farmacia dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara (https://www.unich.it/) e somministrato in forma di estratto secco (capsule).
E' una sorta di “pacemaker” impiantabile capace di gestire completamente le “fluttuazioni” tipiche della malattia di Parkinson. Si chiama AlphaDBS ed è il primo sistema ricaricabile di neurostimolazione profonda del cervello certificato a livello europeo come dispositivo elettromedicale impiantabile (marcatura CE), e il primo ad essere impiantato in un paziente. Il dispositivo, che si adatta automaticamente alle esigenza individuali di ciascun paziente è il frutto di 10 anni di lavoro da parte di Newronika, una società spin-off fondata dal Policlinico di Milano e dall’Università degli Studi di Milano.
La tecnologia sta andando talmente avanti che, in futuro, avremo a disposizione lenti a contatto “intelligenti” in grado di diagnosticare e curare le malattie dell'occhio e non solo. Ne sono convinti gli scienziati del Center for OcularResearch&Education (CORE) dell'Università di Waterloo che, in uno studio pubblicato in un'edizione speciale della rivista ContactLens&Anterior Eye (rivista della British Contact Lens Association), hanno esaminato i progressi compiuti fino a questo momento.
Per ridurre dal 20 al 25 per cento le probabilità di essere colpiti da un ictus è fondamentale ridurre il colesterolo "cattivo". E' il messaggio lanciato da A.L.I.Ce. Italia Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, in vista di aprile, il mese dedicato alla prevenzione dell'ictus cerebrale. L'associazione riporta i dati di un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, in cui si dimostra il ruolo centrale del colesterolo "cattivo" sul rischio ictus.
Metalli, pesticidi, policlorobifenili (PCB), bisfenolo A (BPA) potrebbero determinare il rischio di un bambino di soffrire di autismo già nel pancione della mamma. Uno studio della Simon Fraser University, in Canada, suggerisce che potrebbe esistere una correlazione tra l’esposizione a sostanze chimiche durante la gestazione e l’espressione di comportamenti simili ai disturbi dello spettro autistico nei bambini piccoli. I risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Epidemiology.
Le persone che abitano in località dove ci sono molte piante e animali diversi godono anche di un maggior benessere mentale. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità, dell’Università di Kiel e del Centro di ricerca sulla biodiversità e sul clima di Senckenberg. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Landscape and Urban Planning.
Altro che personal computer, tablet e smartphone. Se si vuole davvero semplificare la memorizzazione delle informazioni è meglio ricorrere alle care vecchie carta e penna. Infatti, uno studio condotto da un gruppo di neuroscienziati dell’Università di Tokyo e del Nippon Telegraph and Telephone (NTT) Data Institute of Management Consulting ha dimostrato che quando si scrive su carta il cervello lavora di più e meglio. I risultati, pubblicati sulla rivista Frontiers in BehavioralNeuroscience, migliorano la nostra comprensione sulle differenze degli effetti tra la scrittura analogica e quella digitale.
L'attività fisica fa bene al cervello. Uno studio condotto dai ricercatori dell'University of Texas SouthwesternMedical Center mostra che quando gli anziani con lieve perdita di memoria hanno seguito un programma di esercizi per un anno, il flusso sanguigno al cervello aumenta. I risultati, pubblicati sul Journal of Alzheimer'sDisease, suggeriscono una nuova strategia per prevenire o limitare l'insorgenza di disturbi cognitivi legati all'invecchiamento.
L'uso eccessivo di terapie antibiotiche ad ampio spettro, come vancomicina e streptomicina, possono danneggiare il microbiota e il sistema immunitario intestinale, aumentando il rischio di malattia e rendendo meno efficaci le terapie anticancro. A scoprirlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia, coordinati da Federica Facciotti e Francesco Strati. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Microbiome.
Dormire bene la notte non è solo estremamente importante per la salute generale, ma potrebbe avere un vantaggio ben più grande. Uno studio condotto dalla Oregon Health and Science University ha scoperto che il sonno profondo gioca un ruolo importante nella guarigione delle lesioni cerebrali. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurotrauma.
Hanno lacrimato per davvero le prime ghiandole lacrimali coltivate in provetta a partire da cellule staminali umane. Questi “organoidi” sono stati sviluppati da un gruppo di ricercatori dell'Hubrecht Institute e dell'University Medical Center di Utrecht, nei Paesi Bassi, in uno studio pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell. L'obiettivo è quello di poterli utilizzare come modello per studiare nuove terapie contro disturbi comuni, come ad esempio l'occhio secco. Ma il traguardo più importante, che i ricercatori pensano di poter raggiungere in futuro, è quello di utilizzare le ghiandole lacrimali in provetta nei trapianti.
Messa a punto un'innovativa strategia per generare nuovi vasi sanguigni in organismi viventi, evitando l’immunorigetto. A riuscirci è stato un gruppo di ricercatori dell'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (ITB-CNR) e della Fondazione istituto nazionale di genetica molecolare (INGM) in uno studio interdisciplinare pubblicato sulla rivista Biofabrication. I risultati aprono la strada ad applicazioni avanzate di medicina rigenerativa cellulare.
In futuro potrebbe diventare la soluzione “ideale” per quanti convivono con il dolore cronico, che puà derivare da una moltitudine di patologia: dalla lombalgia all'artrosi fino alla sciatica, alle neuropatie e così via. Si tratta di una terapia genica in grado di eliminare il dolore per mesi senza il rischio di sviluppare dipendenze da farmaci. A svilupparla è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della California San Diego in uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine.
La Divina Commedia coinvolge gli umanistici ed emoziona i non esperti. La celebre opera dantesca scatena effetti diversi nel cervello delle persone, a seconda del livello delle competenze. A scoprirlo è uno studio frutto della collaborazione scientifica tra i gruppi di ricerca dei dipartimenti di Medicina molecolare e di Studi europei, americani ed interculturali della Sapienza Università di Roma, guidati rispettivamente da Fabio Babiloni e Paolo Canettieri e in sinergia con la start-up BrainSigns dell’ateneo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brain Sciences.
Nel nuovo studio i ricercatori hanno analizzato attraverso specifiche modalità di indagine, l’attività cerebrale durante la lettura di passi della Divina Commedia. “Lo scopo peculiare dello studio è stato quello di valutare se soggetti esperti, ovvero studenti universitari di corsi umanistici, e non esperti, ovvero studenti universitari di materie scientifiche, mostrassero reazioni differenti in termini neurometrici in campo letterario”, spiegano i ricercatori. I risultati hanno mostrato un coinvolgimento cerebrale maggiore all’interno della popolazione di esperti e un coinvolgimento emozionale maggiore in quella di non esperti. Inoltre i ricercatori hanno osservato una tendenza inconscia all’approccio della Divina Commedia, che risulta direttamente proporzionale allo sforzo cognitivo impiegato nell’ascolto e nella comprensione. I risultati hanno esteso le precedenti evidenze relative all'arte figurativa anche agli stimoli di poesia uditiva, suggerendo che nei lettori esperti si verifica, sia una attenuazione nella risposta emozionale specifica per competenza, sia un aumento dell'elaborazione cognitiva in risposta agli stimoli.
Il progetto, la cui realizzazione è durata diversi anni, ha previsto che i gruppi di ricerca svolgessero un periodo di attività presso la Biblioteca dell’Accademia dei Lincei. In questa occasione i risultati preliminari dello studio sono stati presentanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’allora Presidentessa della Camera Laura Boldrini. Contestualmente alla pubblicazione dei primi risultati, il team di ricercatori ha già avviato i lavori per un progetto di ricerca denominato Neurodante 2.0. Il progetto, che ha l’obiettivo di valutare la risposta emozionale all’ascolto dei brani letti da voce femminile o maschile, si è avvalso della collaborazione dell’attrice Lucilla Giagnoni, attualmente presente sul piccolo schermo fino al 25 marzo su Rai5 con lettura e interpretazione dei 100 canti della Commedia.
La pandemia sta “rubando” agli italiane preziose ore di sonno. Infatti, da quando è scoppiata l'emergenza Covid-19 il popolo degli insonni è diventato sempre più numeroso- “A causa della pandemia si è verificato un aumento dei disturbo del sonno di circa il 40 per cento”, conferma Eleonora Iacobelli, presidente Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico) e responsabile Trainer Bioequilibrium, in vista della Giornata Mondiale del Sonno che si celebra il prossimo 19 marzo.