Nel nostro paese quasi un decimo dei tumori al pancreas sotto i 74 anni di età sono causati da mutazioni nei geni BRCA 1 e BRCA 2, quelli che hanno spinto l'attrice Angelina Jolie a sottoporsi a un intervento di mastectomia e di isterectomia per prevenire il cancro al seno e alle ovaie. A rivelare l'inaspettata prevalenza di queste mutazioni nei pazienti con tumore al pancreas è stato uno studio realizzato da un network di centri oncologici sul territorio italiano e coordinato da Michele Reni, oncologo e responsabile del coordinamento clinico del Pancreas Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ESMO Open.
Nella Repubblica Democratica del Congo ci sono migliaia di persone che risultano positive agli anticorpi HIV, ma hanno una carica virale bassa o non rilevabile, senza essere in trattamento con farmaci antiretrovirali. Fanno parte della cosiddetta “Elite Controllers” dell’HIV, solo che sono più numerosi del previsto. A individuarli è stato un gruppo di ricercatori di Abbott, della Johns Hopkins University, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, della University of Missouri di Kansas City e della Université Protestante au Congo (https://upc.ac.cd/). I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista The Lancet EBioMedicine, potrebbero aiutare i ricercatori a scoprire, all’interno di questa popolazione, trend biologici che potrebbero determinare progressi nelle cure dell’HIV e potenzialmente anche vaccini.
Una molecola “lunga"”di RNA è in grado di limitare la capacità del melanoma di diffondersi e di sviluppare resistenza alle nuove terapie. A individuarla è stato un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia, guidati da Luisa Lanfrancone e Pier Giuseppe Pelicci. I risultati dello studio, sostenuto dalla Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Embo Reports.
E' stato emblematicamente ribattezzato “Effetto Michelangelo” perché è straordinario il risultato che si può ottenere nell'utilizzare l'arte nelle terapie di neuroriabilitazione. A dimostrarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology e condotto presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS, in collaborazione con ricercatori dei dipartimenti di Psicologia e di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell'Università Sapienza di Roma e di Unitelma Sapienza. I ricercatori hanno unito i grandi capolavori dell’arte alla tecnologia della realtà virtuale per potenziare l’efficacia della neuroriabilitazione a favore di persone che, a seguito di un ictus, hanno subito danni neurologici gravi che comportano la riduzione o la perdita dell’utilizzo di un braccio o di un lato del corpo (emiplegia).
La stagione delle allergie inizia ogni anno sempre un po' prima e tende a essere più duratura. Uno studio condotto dagli scienziati della TechnischeUniversität München, in Germania, ha rilevato che, a causa delle alterazioni della temperature provocate dai cambiamenti climatici, il periodo dell’anno associato alle manifestazioni allergiche comincia anticipatamente. Insomma, stando ai risultati pubblicati sulla rivista Frontiers in Allergy, potremmo già da ora cominciare a starnutire e ad avere gli occhi rossi per i pollini.
Che la dieta mediterranea fosse un modello nutrizionale sano lo sapevamo da tempo. La scienza ha più volte mostrato i numerosi effetti benefici, tra cui quelli al sistema cardiovascolare. Ora però uno studio coordinato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) suggerisce che la dieta mediterranea è associata a una miglior percezione del proprio funzionamento cognitivo e, in taluni casi, a una minore incidenza dei disturbi. I risultati, pubblicati sul Journal of American Medical Directors Association, indicano una possibile strategia di prevenzione della demenza.
Alcune persone sembrano immuni dal freddo. Le puoi riconoscere subito: molte infatti indossano la maglietta a maniche corte e i pantaloncini anche se fuori c'è il gelo. Ora uno studio condotto da un team di ricercatori del Karolinska Institut di Stoccolma ha trovato una spiegazione scientifica a questa particolare resistenza al freddo. Più precisamente si tratta di una variante del gene ACTN3 che influisce sulle funzioni muscolo-scheletriche e che potrebbe aver protetto gli esseri umani dalle basse temperature durante la migrazione dall'Africa all'Europa oltre 50mila anni fa. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Human Genetics.
In alcuni casi, la maggiore suscettibilità e vulnerabilità alle infezioni non dipende tanto dall’agente patogeno che le causa. Ma può essere legata a un “nemico” impresso nel nostro DNA. In particolare, a un gene mutato che lascia il nostro organismo senza difese. Si tratta dell’alterazione del gene FNIP1, che “spegne” il metabolismo delle cellule del sistema immunitario che producono gli anticorpi, i linfociti B, che per questa ragione muoiono prima di divenire adulti, lasciando così l’organismo indifeso. A scovare il gene “difettoso” nell’uomo è stato un gruppo di ricercatori del Centro di ricerca Tettamanti e di medici del Centro di emato-oncologia pediatrica Maria Letizia Verga della Clinica Pediatrica Università Bicocca, in collaborazione con il Leiden University Medical Center di Leiden (Paesi Bassi), il Baylor College of Medicine e il Texas Children’s Hospital di Houston. I risultati sono stati punlicati sulla rivista Blood.
E' a tutti gli effetti una “scorciatoia” che il sistema immunitario utilizza per rifornire più rapidamente l’organismo delle difese necessarie, le cosiddette cellule Natural Killer, per contrastare il virus e gli altri agenti patogeni. Sono cellule staminali super-efficienti scoperte da un gruppo di ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Genova con la collaborazione dell’Ospedale Pediatrico Istituto Gaslini, dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, dell’Università di Torino, dell’Ospedale Sanremo e dell’Ospedale Policlinico San Martino (https://www.ospedalesanmartino.it/). Lo studio ha coinvolto bambini e adulti affetti da HIV, epatite C e infezione da citomegalovirus. I risultati della ricerca, finanziata principalmente dalla Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sul Journal of Allergy and ClinicalImmunology.
Per ridurre i pensieri suicidi, diminuendo così le probabilità che si verifichino gesti così estremi, un gruppo di psichiatri dell'Università della Sunshine Coast
) (USC), in Australia, suggeriscono l'uso della ketamina. La somministrazione per via orale di questo anestetico scoperto negli anni ’50, potrebbe infatti essere di grande aiuto per i pazienti affetti da depressione cronica e per chi ha pensieri suicidi. A sostegno di questa ipotesi gli psichiatri australiani hanno eseguito diversi esperimenti con il farmaco su un campione di 32 pazienti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista TranslationalPsychiatry.
È una malattia congenita, la cui origine sarebbe da rinvenire in un disturbo della formazione dell’apparato genitale del feto. A scatenarla sarebbero le sostanze inquinanti a cui si può essere esposti durante la gravidanza e che sono in grado di oltrepassare la placenta. È questa ad oggi la teoria più accreditata nella ricerca delle cause dell’endometriosi, supportata da uno studio scientifico pubblicato dalla Fondazione italiana endometriosi, riportato nel libro “Endometriosis in adolscents: a comprehensive guide to diagnosis and management” (“Endometriosi negli adolescenti: una guida completa alla diagnosi e alla gestione”) di C. H. Nezhat, appena pubblicato negli Stati Uniti. Nel capitolo “La presenza dell’endometriosi nel feto umano” scritto dal presidente della Fondazione italiana endometriosi, Pietro Giulio Signorile, è contenuta la dimostrazione dell’origine di questa patologia, caratterizzata dalla crescita di endometrio al di fuori della cavità uterina: una malattia che colpisce 3 milioni di donne in Italia, provocando forti dolori e infiammazioni.
La stimolazione elettrica transcranica aiuta a ridurre l’accumulo di proteine alla base delle malattie neurodegenerative, come il Parkinson, “ripulendo” i neuroni. A svelare i meccanismi molecolari di questa tecnica è uno studio congiunto tra l'Università Milano-Bicocca, l'Università degli Studi di Milano, ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e l’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell'Informazione e delle Telecomunicazioni del Consiglio nazionale delle ricerche. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports (https://www.nature.com/articles/s41598-021-81693-8), aprono la strada al trattamento di altre malattie neurodegenerative.
I vaccini hanno salvato milioni e milioni di vite. Più precisamente, dal 2000 al 2019, le vaccinazioni hanno salvato 37 milioni di vite da 10 malattie. Un numero che si stima aumenterà fino a 69 milioni nel 2030. A calcolarlo è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, dell'Imperial College London e di altri istituti di ricerca. I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet, si è basato sull'utilizzo di modelli matematici per analizzare l’impatto delle vaccinazioni contro 10 malattie in 98 paesi del mondo a basso-medio reddito. Le 10 malattie di cui è stato studiato l’impatto a seconda della copertura vaccinale sono: virus dell’epatite B, Haemophilus influenzae di tipo B, papillomavirus umano (HPV), encefalite giapponese, morbillo, Neisseria meningitidis sierogruppo A (meningite A), Streptococcuspneumoniae (pneumococco), rotavirus, rosolia, febbre gialla.
Si chiama termoablazione ecoguidata, con laser o radiofrequenza, ed è una nuova tecnica per il trattamento dei tumori papillari della tiroide che consente di evitare la chirurgia e di conservare questo organo prezioso per l’organismo. Messa alla prova all'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), in collaborazione con l'Università Statale di Milano, questa nuova tecnica rappresenta una valida opzione di trattamento. I dettagli dei risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Endocrinology.
Lo hanno visto con i loro occhi in muscoli coltivati in laboratorio: scariche elettriche che simulano un regime di esercizio fisico contrastano l'infiammazione cronica che può portare ad atrofia muscolare. A condurre gli esperimenti è stato un gruppo di ricercatori americani della Duke University in uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances. I risultati mostrano esattamente in che modo l'attività fisica può contrastare l'infiammazione cronica, responsabile del deperimento dei tessuti.
Per i pazienti con melanoma si apre una nuova e promettente strada nella prevenzione delle recidive. Si tratta di un vaccino antitumorale, chiamato Neovax, che è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute, del Brigham and Women's Hospital, del Broad Institute presso il Massachusetts Institute of Technology e della Harvard University. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, suggeriscono una protezione dalle recidive lunga almeno 4 anni.
L'anticorpo monoclonale Volociximab è in grado di bloccare lo sviluppo delle metastasi ossee nel tumore al seno. A individuarlo è un innovativo studio internazionale multicentrico, pubblicato sulla rivista Oncogene e condotto da Francesco Pantano dell’Unità di Oncologia medica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, in collaborazione con l'Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina (Inserm) di Lione, l’Institut Curie di Parigi e l’Università di Amburgo (https://www.uni-hamburg.de/en.html). Grazie ad uno screening esteso effettuato sul genoma di pazienti affetti da tumore della mammella, il team di ricerca ha identificato la proteina integrina alfa5 come
A vederli sembra un vero e proprio “miracolo”: topi paralizzati che ritornano a camminare nuovamente. Ma è la scienza ad aver aperto questa nuova strada per la rigenerazione del midollo spinale lesionato. Più precisamente una terapia genica sviluppata e testata da un gruppo di ricercatori dell'Università della Ruhr di Bochum in Germania. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, riaccendono la speranza di quanti sono costretti a vivere seduti su una sedia a rotelle. “Questo lavoro - dichiara Dietmar Fischer dell'Università della Ruhr di Bochum, autore dello studio - rappresenta una speranza per le 5,4 milioni di persone in tutto il mondo affette da paralisi”.
Se l'allattamento al seno comporta tutta una serie di vantaggi per il bambino lo si deve ad alcuni batteri specifici. Uno studio dell’Università di Birmingham (Regno Unito), sostenuto dalla Fondazione NHS, ha scoperto che il latte materno è in grado di rendere il sistema immunitario più forte grazie ai batteri chiamati Veillonella e Gemella. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Allergy.
Studi precedenti avevano già dimostrato che i bambini che vengono allattati al seno sono meno a rischio di sviluppare asma, obesità e malattie autoimmuni nella vita rispetto a quelli che sono alimentati esclusivamente con latte artificiale. Tuttavia, fino ad ora, i meccanismi immunologici responsabili di questi effetti erano meno noti. Nel nuovo studio britannico, frutto di un progetto di ricerca triennale, sono stati analizzato i dati di 38 madri sane e dei loro bambini. In particolare, gli studiosi hanno esaminato piccole quantità di sangue e campioni di feci raccolte alla nascita al Birmingham Women’s Hospital e poi di nuovo durante le visite domiciliari quando i piccoli avevano tre settimane. Tra questi, 16 dei 38 bambini (42 per cento) sono stati allattati esclusivamente al seno per tutta la durata dello studio, mentre 9 hanno ricevuto alimentazione mista e 13 sono stati alimentati esclusivamente con latte artificiale. In questo modo, i ricercatori hanno scoperto per la prima volta che un tipo specifico di cellule immunitarie, chiamate cellule T regolatorie, aumentano nelle prime tre settimane di vita nei bambini allattati al seno e sono quasi il doppio rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.
Queste cellule controllano anche la risposta immunitaria del bambino contro le cellule materne trasferite con il latte. La ricerca ha mostrato che i batteri Veillonella e Gemella, che supportano la funzione dei linfociti T regolatori, sono più abbondanti nell’intestino di bambini allattati al seno. “L’influenza del tipo di latte ricevuto sullo sviluppo della risposta immunitaria non è stata studiata in precedenza nelle prime settimane di vita”, spiega GergelyToldi, autore principale dello studio. “Prima della nostra ricerca, l’eccezionale importanza e il coinvolgimento precoce di questo specifico tipo di cellula nei bambini allattati al seno erano sconosciuti. Ci auguriamo che questa nuova inestimabile intuizione - aggiunge - porti a un aumento dei tassi di allattamento al seno e vedrà più bambini beneficiare dei vantaggi di ricevere latte materno. Inoltre, speriamo per quei bambini che sono allattati con latte artificiale che questi risultati contribuiscano a ottimizzarne la composizione al fine di sfruttare questi meccanismi immunologici”. E conclude: “Speriamo di approfondire gli studi su questo meccanismo biologico – conclude Toldi – considerando i casi di neonati con patologie o i bambini prematuri che hanno sviluppato complicanze infiammatorie. In questo modo speriamo di contribuire al benessere delle mamme e dei bambini che non possono ricevere il latte materno”.
Ginseng indiano, cardo mariano e fieno greco. E' dalla combinazione di questi tre ingredienti naturali che è nato Kymasin Up, un nuovo integratore alimentare in capsule che ha dimostrato di avere potenzialmente effetti importanti contro la sarcopenia e l'atrofia muscolare. Sviluppato da una collaborazione tra l'Università degli Studi di Perugia e l'azienda Biokymasrl di Anghiari (AR), il nuovo integratore è stato testato in laboratorio in uno studio pubblicato sulla rivista Nutrients.