C'è un modo per diagnosticare l’encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia progressiva degenerativa del cervello che può verificarsi dopo un trauma cranico reiterato e che solitamente si rileva solo attraverso la biopsia del tessuto cerebrale post mortem. L'esame proposto è un particolare test di risonanza magnetica che potrebbe rivelarsi utilissimo specialmente per i calciatori, i soggetti più esposti alla CTE. A suggerirlo è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Ben-Gurion University of the Negev (BGU) e pubblicato sulla rivista Brain.
C'è una buonissima ragione per evitare la sedentarietà e non ha che fare con la prova costume. O almeno non solo quella. Uno studio dell'Anderson Cancer Center presso la University of Texas ha mostrato infatti che stare troppo seduti aumenta il rischio di sviluppare cancro, mentre sostituire 30 minuti di sedentarietà con attività fisica di livello da lieve a moderato, come per esempio passeggiare normalmente e con passo rapido rispettivamente, riduce il rischio di morte per tumori dall'8% al 31%. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Jama Oncology, confermano l'importanza del movimento fisico nella prevenzione oncologca.
Dal connubio di genetica, virologia e oftalmologia è nato un nuovo approccio che potrebbe in futuro rivelarsi rivoluzionario per il trattamento di alcune gravi malattie oculari. Un gruppo di ricercatori del Trinity College di Dublino e dell'University College London (UCL) ha infatti sviluppato una terapia genica che, si spera, possa portare a una cura contro la retinite pigmentosa, un gruppo di malattie ereditarie della retina che provocano perdita progressiva della vista fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla cecità totale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Stem Cell Reports.
Sappiamo da tempo che fa bene alle ossa e l'emergenza Covid-19 ci ha ricordato il suo ruolo fondamentale per il sistema immunitario. Ora un'ampia ricerca condotta dall'Università della Finlandia orientale e dall'Università autonoma di Madrid mostra che una buona quantità di vitamina D nell'organismo è utile sia per la prevenzione del cancro sia per la prognosi di alcuni tumori, tra cui quelli del colon e del sangue. I risultati, pubblicati sulla rivista Seminars in Cancer Biology, potrebbero aprire la strada a un nuovo e più attento utilizzo della vitamina D nella prevenzione del cancro.
È possibile sapere in anticipo, cioè prima dell'intervento chirurgico, se un paziente rischia l'occlusione del bypass aortocoronarico impiantato. Un gruppo d ricercatori dell’Unità di Biologia cellulare e molecolare cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino ha infatto identificato un biomarcatore che può fornire al cardiochirurgo informazioni preziose per ottimizzare la terapia farmacologica e quindi il risultato dell'operazione di bypass. Si tratta di un insieme specifico di microvescicole, particelle infinitesimali che vengono rilasciate dalle cellule dei vasi sanguigni e del sangue, che rispecchiamo uno stato di attivazione delle piastrine e di produzione di trombina, due condizioni favorevoli ai processi che portano all’occlusione del bypass. I risultati del lavoro italiano sono stati pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.
Le borracce di alluminio potrebbero non essere così tanto sicure come immaginiamo. Anche se nei limiti di legge, infatti, questo tipo di borracce rilascerebbero nell’acqua che beviamo, tracce di metalli e di altri composti chimici, con possibili conseguenze sulla salute. A scoprirlo è stata una ricerca effettuata dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma, commissionata da Fondazione Acqua. Si tratta di uno studio unico nel suo genere perché incentrato sul rilascio chimico-fisico di elementi dalle borracce, mentre sino ad ora erano stati valutati solo gli aspetti batteriologici.
Le sigarette elettroniche sono tutt'altro che innocue per la nostra bocca. Uno studio della Ohio State University suggerisce infatti che le e-cig potrebbero favorire la comparsa di parodontite anche in assenza di altri fattori di rischio. La parodontite è una malattia delle gengive che colpisce nelle sue forme più gravi oltre 5 milioni di italiani e che, se non curata, può portare alla perdita di denti, oltre ad essere correlata con malattie sistemiche gravi come il diabete e le malattie cardiovascolari. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Sciences Advances.
Ridare la vista a chi vede sempre e solo buio. È l'ambizioso obiettivo di una nuova promettente terapia genica, sviluppata da un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Oftalmologia Molecolare e Clinica di Basilea (IOB) e descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Science. Gli scienziati sono riusciti a rendere rendere sensibili alcune cellule di retina cieche a una particolare frequenza di luce. In particolare, dopo il trattamento le cellule di retina sono tornate ad essere sensibili alla luce del vicino infrarosso (NIR), una regione dello spettro elettromagnetico nella banda dell'infrarosso.
Il cancro si diffonde riattivando gli stessi meccanismi con cui si sviluppano l'embrione e la placenta. A fare luce sulle strategie da cui originano le metastasi sono stati due studi, entrambi sostenuto dalla Fondazione AIRC e condotte dal gruppo di ricerca guidato da Vincenzo Costanzo, responsabile del laboratorio che studia il metabolismo del DNA presso IFOM (https://www.ifom.eu/it/) e professore di patologia generale dell'Università di Milano. I risultati, pubblicati sulle riviste Nature Communications ed Elife, potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuove terapie basate sulle risposte immunitarie contro i tumori.
Una rivoluzionaria terapia cellulare per trattare ustioni e gravi difetti cutanei verrà testata in Italia con studi clinici di fase II. L'Agenzia italiana del farmaco, infatti, ha dato il suo via libera al trattamento DenovoSkin che consente di creare in laboratorio, a partire da una piccola biopsia cutanea del paziente, ampi innesti a doppio strato dermo-epidermale da re-impiantare senza rischi di rigetto e con un risultato clinico con cicatrici minime. Le fasi includono studi con bambini e adulti affetti da ustioni o che necessitano di chirurgia ricostruttiva.
Lo chiamano "la culla della vita". Si tratta di un sistema portatile di perfusione del sangue del donatore di cuore che permette di conservare caldo e battente - insomma, vivo - il muscolo cardiaco una volta espiantato, prolungando il tempo necessario per il trapianto. È così che al Cardiocenter dell’ospedale Niguarda di Milano, sostenuto dalla Fondazione De Gasperis, è stato possibile un trapianto con il cuore mantenuto battente e vitale per sei ore dopo il prelievo, salvando la vita a un paziente di 45 anni. "Era necessario prolungare i tempi - spiega il direttore della Cardiochirurgia Claudio Russo - perché in questo caso il donatore presentava un nodulo sospetto al polmone e quest’apparecchiatura, permettendo di mantenere il cuore battente, ha consentito di far passare sei ore tra espianto e trapianto, invece delle quattro ore che sono il massimo per conservare un muscolo cardiaco in condizioni di ischemia, cioè senza sangue". “Il nuovo apparecchio - aggiunge - prevede la presenza di un ossigenatore in cui viene fatto circolare il sangue del donatore stesso, grazie a una pompa e in questo modo è possibile mantenere il cuore caldo e battente e quindi non ischemico come invece avviene in tutte le normali procedure di prelievo”.
Il drumming di gruppo stimola la sincronizzazione comportamentale e fisiologica che contribuisce alla formazione di legami sociali e conseguentemente migliora la capacità di cooperare. Questi i risultati di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli esperti dell’Università israeliana Bar-Ilan, che hanno osservato l’intervallo cardiaco tra i battiti dei partecipanti, che si sono esibiti in una performance di gruppo con i tamburi. “Il lavoro di gruppo e la cooperazione sono fondamentali nella vita di tutti i giorni. Pertanto, è importante esplorare le possibilità che consentono di migliorare la coesione e influenzare le prestazioni”, afferma Ilanit Gordon del Dipartimento di psicologia presso l'Università di Bar-Ilan. “Abbiamo coinvolto 51 gruppi da tre partecipanti per i quali abbiamo monitorato i dati IBI, o battiti cardiaci individuali. Ai soggetti è stato chiesto poi di sincronizzare il tamburo con il ritmo ascoltato grazie a degli altoparlanti”, prosegue il ricercatore, spiegando che metà dei gruppi ha ascoltato un ritmo costante e prevedibile, mentre per i restanti era in continuo cambiamento, praticamente impossibile da seguire.
Cosa avvantaggia quell’1% di popolazione che può mangiare qualsiasi cosa e può anche risparmiarsi la fatica dell’allenamento fisico riuscendo a non ingrassare mai?
A rivelare il “segreto” della costante magrezza di questi rari e fortunati soggetti sono stati i ricercatori della British Columbia University che hanno individuato l’interruttore della magrezza nel gene Alk (linfoma chinasi anaplastico), prodotto in grandi quantità dal cervello, già noto per essere coinvolto nell’insorgenza di alcuni tumori e divenuto dunque bersaglio delle relative terapie oncologiche.
Presto basterà scaricare una App sullo smartphone per misurare i livelli di emoglobina nel sangue. Un gruppo di ricercatori della Purdue University (Usa), del Moi University Teaching and Referral Hospital in Kenya, dell'Università di Indianapolis e della Vanderbilt University School of Medicine (https://medschool.vanderbilt.edu/) negli Stati Uniti ha sviluppato a un software che, tramite uno scatto in primo piano dell’interno della palpebra, può effettuare un conteggio preciso dell’emoglobina. I risultati sono stati descritti sulla rivista Optica.
Il sonno è fondamentale per la nostra memoria. In particolare, la sua funzione è quella di riprodurre gli ultimi eventi vissuti e di formare così ricordi a lungo termine. Una sorta di “replay offline” che lascia un segno nella nostra memoria. A spiegare questo meccanismo è stato uno studio condotto dai ricercatori del Massachusetts General Hospital e dagli esperti del BrainGate, un consorzio di ricerca che lavora per sviluppare impianti cerebrali in grado di aiutare persone con disabilità motorie a utilizzare cursori, protesi e altri dispositivi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.
Si chiama Binge Eating Disorder o disturbo da alimentazione incontrollata, una malattia contro la quale ci sono pochissime opzioni terapeutiche efficaci. Uno studio dell’Università Sapienza di Roma e dell’Università di Camerino ha portato all’identificazione di una molecola, chiamata “oleoiletanolamide” (OEA), che potrebbe rappresentare un nuovo strumento farmacologico per prevenire e contrastare questo comune disturbo alimentare. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neuropsychopharmacology.
Da oggi non dovrebbero esserci più dubbi sul ruolo protettivo della cardioaspirina per il cuore e il cervello di chi ha subito un infarto o un ictus. Uno mega-studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Humanitas di Milano.
), coordinati dal cardiologo e docente Giulio Stefanini, ha dimostrato che l’acido acetilsalicilico è davvero un pilastro della prevenzione secondaria nei pazienti che hanno avuto un evento cardiovascolare. I risultati, pubblicati sulla rivista Lancet, confermano una volta per tutte che la cardioaspirina rimane il farmaco antiaggregante di riferimento per la prevenzione cardiovascolare secondaria.
Dengue, zika e febbre gialla potrebbero diventare malattie molto più frequenti in Europa. Perché, a causa dei cambiamenti climatici, la presenza della zanzara “Aedes aegypti”, responsabile della diffusione di queste malattie, potrebbe diventare molto comune alle nostre latitudini entro il 2030. Almeno secondo le conclusioni di uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori afferenti all’Imperial College di Londra e all’Università di Tel Aviv. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
Le nostre preferenze e le nostre idiosincrasie, delle quali non siamo pienamente consapevoli, sono governate da informazioni subliminali che iniziamo a immagazzinare fin dai primi mesi di vita. E' quel processo che tecnicamente viene chiamato “priming subliminale emozionale” e che uno studio condotto dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca ha dimostrato che può avvenire già nei bambini che hanno appena tre mesi di vita. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Social Neuroscience.
La chiamiamo vitamina del Sole perché il nostro organismo la produce prevalentemente esponendosi alla luce dei suoi raggi. Per questo, dopo il lungo periodo di quarantena a causa dell’emergenza Covid-19, moltissimi italiani potrebbero ora riportare una carenza di vitamina D. Un problema che potremmo risolvere con un adeguata alimentazione e all'occorrenza con un supplemento specifico da concordare con il proprio medico. Almeno secondo Silvia Migliaccio, segretario nazionale Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, tra i principali esperti coinvolti nei corsi di Formazione continua per i medici su “Nutrizione ai tempi del coronavirus” organizzati da Consulcesi come parte del progetto integrato e formativo “Covid-19. Il virus della paura”.