In un momento in cui il risparmio nelle spese è fondamentale, nel 2012 una grossa mano potrebbe venire dai farmaci equivalenti: scorrendo la lista dei brevetti in scadenza fornita da Assogenerici si vede infatti come tra quelli che hanno appena perso la copertura e quelli che la perderanno quest'anno ci siano diversi 'Blockbuster' come dall'Atorvastatina, che è da anni al primo posto nella spesa.
FARMACI SCADUTI. Proprio quest'ultimo farmaco, il cui brevetto è scaduto in realtà lo scorso novembre e che quindi proprio dal 2012 potrà essere venduto come generico, è quello che potrebbe generare i maggiori risparmi: secondo il rapporto Osmed la spesa per questo farmaco è intorno ai 500 milioni di euro (536 nel 2009, in leggero aumento rispetto agli anni precedenti). A fargli compagnia anche l'esomeprazolo, uno degli inibitori di pompa più venduti.
E QUELLI IN SCADENZA. Fra i venti farmaci che invece perderanno il brevetto quest'anno Assogenerici segnala quattro 'blockbuster': gli antipertensivi Irbesartan, attualmente al ventesimo posto nella classifica della spesa, e Valsartan, che invece è tredicesimo, l'antiasmatico Montelukast e un altro antiulcera di nuova generazione, il rabeprazolo. Sul fronte dell'accettazione degli equivalenti e quindi della loro quota rispetto ai farmaci 'branded' la situazione italiana è variabile: nei primi 9 mesi del 2011, ad esempio, la massima penetrazione l'ha avuta il Lansoprazolo generico, al 55%, mentre la nitroglicerina si è fermata al 3%.
Oggi i farmaci generici incontrano sempre di più l'interesse degli italiani, soprattutto nelle regioni del Nord, uniformandosi al trend già consolidato negli altri Paesi europei.
Sulle loro peculiarità c'è ancora un po' di disinformazione, ma va ricordato che in realtà garantiscono qualità come e quanto le cosiddette specialità medicinali di marca. A differenza di queste ultime - che hanno un nome di fantasia creato proprio per definirle - il farmaco equivalente viene messo in commercio con il nome del relativo principio attivo. I principi attivi sono gli stessi del medicinale di riferimento. Infatti, una volta scaduto il brevetto o il certificato di protezione complementare, il farmaco può essere registrato e prodotto anche da altre case farmaceutiche. In altre parole, l'equivalente non fa altro che riproporre le caratteristiche di una specialità medicinale registrata presentando il medesimo principio attivo e nello stesso dosaggio, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni terapeutiche. Se non ha tutte queste caratteristiche, il prodotto non può essere distribuito. Inoltre, a maggior garanzia, c'è la « bioequivalenza»: attraverso studi di biodisponibilità ci si assicura che, una volta assunto, il farmaco generico abbia la stessa valenza terapeutica dell'originator, il medicinale di riferimento. Insomma che assicuri sovrapponibilità in senso qualitativo e quantitativo. Con l'arrivo in farmacia dei farmaci generici grazie all'autorizzazione dell'Agenzia italiana del farmaco si mette in moto un meccanismo virtuoso sotto molti punti di vista. A cominciare dalla maggiore accessibilità dei cittadini ai farmaci, diminuzione dei prezzi e aumento della concorrenza, incremento della ricerca e dello stesso settore farmaceutico in termini anche di occupazione. E poi, valore aggiunto, per i singoli Paesi l'incremento di questo tipo di prodotti significa un notevole aiuto per l'economia perchè si riduce la spesa sanitaria. Per Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici e ad di Teva (azienda che è leader mondiale del settore), non va dimenticato che «è del 20-60% il risparmio con l'acquisto di farmaci generici rispetto ai loro corrispettivi di marca e del 30% quello dei farmaci biotecnologici biosimilari rispetto a quelli originari. In un periodo di crisi economica, come quella che stiamo attraversando, l'acquisto dei farmaci rappresenta un peso non indifferente che va a gravare sulle tasche degli italiani». E quando si parla di risparmio, non lo si deve intendere come risparmio sulla salute: «Oggi con i farmaci equivalenti si può spendere meno, senza rinunciare alla qualità, alla sicurezza e all'efficacia dei medicinali. E nei prossimi cinque anni scadranno altri brevetti che andranno a coprire l'80% del mercato farmaceutico». E proprio la storia di Teva è un esempio di un'azienda impegnata nel favorire l'accesso quanto più ampio possibile a una valida assistenza sanitaria grazie allo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di generici con elevati standard qualitativi, sicurezza ed efficacia clinica.In Italia i farmaci generici (che contengono lo stesso principio attivo dei medicinali originali il cui brevetto è scaduto) piacciono poco. Panorama ha fatto analizzare quattro prodotti di marca e le loro versioni generiche da un laboratorio autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco.
I medicinali scelti per le analisi sono stati: l’antiinfiammatorio Voltaren, l’antibiotico Augmentin, l’antifebbrile Tachipirina e l’antidepressivo Prozac. I risultati delle prove di laboratorio spazzano via i pregiudizi: i generici si sono dimostrati equivalenti a quelli originali. Nei test in vitro, tutte le pastiglie sono state messe a contatto con un liquido che simula i succhi gastrici dell’organismo, per verificare in quanto tempo il principio attivo si dissolvesse (ossia venisse metabolizzato una volta ingerito). E i generici hanno superato la prova: nessuna differenza sostanziale.
Eppure, a distanza di 10 anni dal loro arrivo, il consumo dei medicinali no logo supera a stento il 12 per cento del totale. Gli italiani potrebbero risparmiare 500 milioni di euro ogni anno se l’uso dei generici fosse allineato a quello degli altri paesi europei, dove in alcuni casi sfiora il 70 per cento.
Fonte Panorama
Quando di tratta di salute i giovani si informano sul web, lo rivela una recente indagine . La grande maggioranza dei giovani che frequenta il web, ben l’84%, lo usa anche per acquisire informazioni sulla salute o su altre notizie scientifiche. L’indagine, realizzata da Eikon Strategic Consulting su una community online, è stata presentata nella quarta edizione del Premio Giornalistico “Riccardo Tomassetti”.
Che i giovani si fidino del web non è di per sé una novità: ma il fatto che questo avvenga anche in tema di salute è una notizia, che conferma i risultati di altre recenti indagini sul tema. Il rapporto con Internet, quando abbiamo bisogno di sapere come meglio curarci, sta diventando sempre più credibile, per i giovani e non solo. Soprattutto, gli italiani lo considerano più affidabile rispetto ai media tradizionali, come stampa e tv. Questo probabilmente è dovuto alla sempre maggiore professionalizzazione e competenza dei siti web che trattano una materia così delicata: è vero che su Internet si può trovare di tutto, e le notizie possono circolare in un modo anche incontrollato, ma è vero anche che, oltre al selvaggio proliferare di blog e pagine anonime, si sono affermati ormai siti e testate on line la cui serietà è riconosciuta.
È forse questo il motivo che spiega il risultato di questa ricerca dedicata a “L’informazione medico-scientifica nell’era digitale”, giunta a un risultato molto netto: l’84% di un campione composto in prevalenza di persone tra i 18 e i 35 anni preferisce aggiornarsi o “chiarirsi le idee” consultando i media online piuttosto che attraverso i media “tradizionali” come stampa, radio e tv. Secondo la ricerca, i siti web considerati più attendibili dagli intervistati per acquisire informazioni medico-scientifiche sono i siti di informazione scientifica (80%), quelli delle associazioni mediche (80%) e i siti web delle associazioni di pazienti (65%). Le informazioni divulgate da stampa e radiotelevisione vengono invece considerate affidabili solo dal 48% degli intervistati, ma sono comunque considerate più attendibili di quelle che si trovano in forum, social network e blog.
Un'agenda ricca di ricette regionali, sane e semplici, che fanno bene al cuore.
Mangiar bene fa bene alla salute e al cuore. Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di mortalità nel nostro paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. Eppure le patologie cardiovascolari si possono prevenire con semplici accorgimenti e con una dieta equilibrata, senza rinunciare ai piaceri della buona tavola.
L’Agenda per la prevenzione cardiovascolare 2012, presenatata questa mattina nel corso di una conferenza stampa, è nata da un’iniziativa della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) con il supporto di Teva, azienda farmaceutica leader nella produzione di farmaci equivalenti, oltre a un diario del paziente, contiene 33 ricette regionali semplici e gustose destinate ai malati cardiovascolari e adatte a tutta la famiglia, scelte con il supporto del noto chef Filippo La Mantia, che predilige alimenti genuini. Perché mangiare sano significa anche sostenibilità: salvaguardare l’ambiente scegliendo solo prodotti di stagione.
L'Agenda per la prevenzione cardiovalscolare costituisce il quarto volume della collana Didattica della Salute.
Nel corso della conferenza stampa tenutasi presso l'Hotel Majestic di Roma sono intervenuti:
Giorgio Foresti, AD Teva Italia e presidente Assogenerici
Bruno Trimarco, presidente SIPREC, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Cardiovascolari e Immunologiche, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Marco Grespigna, Business Unit director Generics Teva Italia
Paolo Bellotti, referente Area “Alimentazione” SIPREC, direttore U.O. di Cardiologia Ospedale San Paolo di Savona, direttore Dipartimento Emergenza e Accettazione ASL 2 Savonese, Savona
Laura Ebbli, dietista Ospedale San Paolo, Savona
Filippo La Mantia, oste e cuoco Ristorante “Filippo La Mantia”, Hotel Majestic, Roma
In tempi di crisi anche la spesa per la salute rischia di pesare di più sui cittadini, soprattutto su quelli più deboli. In primo luogo gli anziani, che negli ultimi anni, dal 2000, hanno visto crescere l’esborso necessario per curarsi di ben il 50%. La salute degli italiani è sulla carta fra le priorità del nuovo governo guidato da Mario Monti, almeno a giudicare dalle prime mosse. Significativa è stata da questo punto di vista la nomina di un ministro esclusivamente dedicato alla Sanità, nonostante nei giorni precedenti si ipotizzasse un accorpamento con il Welfare. C’è dunque nell’attuale governo un nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha fatto subito dichiarazioni incoraggianti sostenendo che, nel contesto della crisi economica, la Sanità non va intesa come un problema, ma come “una risorsa e un volano” per affrontarla.
Lo stesso Monti, già nel discorso per ricevere la fiducia al Senato, ha posto fra i temi caldi la salute, in particolare quella degli anziani, dichiarando che “va prestata attenzione ai servizi di cura per gli anziani, che è preoccupazione crescente per le famiglie”. Parole accolte con soddisfazione da Federanziani, la Federazione delle associazioni della terza età, che tuttavia attraverso il suo Presidente, Roberto Messina, ha voluto anche sollecitare un’attuazione rapida e concreta di queste aspettative. “Federanziani” ha dichiarato Messina “apprezza le parole espresse dal Presidente del Consiglio Monti sull’attenzione richiamata sui servizi di cura per gli anziani, preoccupazione crescente per le famiglie. Federanziani ricorda però che non è solo una preoccupazione: è uno stato di fatto. Gli anziani sono stanchi di parole e vogliono fatti, non possono più firmare cambiali in bianco. Hanno raschiato il fondo del barile dei loro risparmi per curarsi o per mantenere figli o nipoti privi di lavoro o con salari da terzo mondo”.
“L’invecchiamento della popolazione italiana cresce” prosegue Messina “infatti, nel 2030, il numero degli over 65 sorpasserà quello delle generazioni di mezzo. Una popolazione che invecchia ha bisogno di maggiore assistenza sanitaria, l’assistenza occorre dalla nascita e durante il declino, visto che nel tempo per vivere il sistema sanitario viene sfruttato poco. Le risorse per una popolazione che invecchia oggi già sono scarse e se si vuole conservare l’attuale livello sanitario occorre aumentare le risorse o aumentare la produttività o abbattere gli sprechi. Gli anziani ogni anno spendono per curarsi il 34% in più della media. L’anno scorso l’esborso medio secondo il Centro Studi Sic di Federanziani si è attestato a 1.102 euro, il 50% in più rispetto al 2000. Un salasso che ha pesato maggiormente sulle famiglie dei pensionati che hanno dovuto pagare di tasca propria circa 1.480 euro per i servizi sanitari e prodotti farmaceutici, pari a due mesi di pensione, cioè il 34% in più di una famiglia media. Di fronte a questi dati sappiamo che dobbiamo dare un tempo al nuovo governo per preparare un programma che ci porti ad un futuro migliore, ma quel tempo a disposizione è esiguo come è esigua la capacità di pazienza, dei risparmi e della salute”.
Il Presidente di Federanziani si rivolge al neo Presidente del Consiglio per chiedere subito provvedimenti. “Siamo disponibili a confrontarci su tutte queste tematiche e a permetterci di dare i nostri suggerimenti” conclude Messina, “bisogna tutelare chi paga le conseguenze di tutto questo, cioè le fasce più deboli della società, tra cui gli anziani, che non hanno disponibilità finanziarie per scegliere il mercato”.
Gli italiani si fidano sempre più del Web quando si tratta di salute. Internet diventa, giorno dopo giorno, uno strumento sempre più consultato quando vogliamo saperne di più su tematiche sanitarie. A confermarlo arriva anche uno studio, secondo il quale l’86% degli italiani reputa il Web un canale affidabile per la ricerca di informazioni in ambito di salute, anche più dei quotidiani e della tv. I dati provengono da un’indagine online commissionata all’istituto Nextplora da un’importante compagnia specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria.
Per gli italiani, quindi, il Web su queste tematiche è più affidabile degli inserti di sanità sui quotidiani e della televisione, di cui si fida rispettivamente l’83% e l’81% del campione. Il dato in sé non è poi così sorprendente e va anzi a confermare il risultato di un altro recente studio secondo il quale, in tema di salute, il 30% degli italiani utilizza il Web come primario canale d’informazione.
Questi risultati vanno forse associati alla qualità sempre maggiore che l’informazione on line offre su temi così delicati e vitali per le persone. La salute è in Italia quanto mai considerato il valore primario. L’Istat, proprio in questi giorni, ha evidenziato che, quando si parla di benessere, per gli italiani il fattore chiave resta quello della salute individuale: per ben l’80% degli italiani vivere bene significa innanzitutto essere sani. In un ventaglio di ben 15 opzioni, la salute ha stravinto come il primo dei requisiti per avere, in sintesi, una vita felice. Dunque, possiamo dire che oggi gli italiani hanno vinto una certa diffidenza nei confronti del Web e hanno imparato a usarlo anche quando si tratta di avere risposte su temi che considerano cruciali.
L’informazione scientifica non è più, dunque, terreno esclusivo di pubblicazioni altamente specializzate e di testate tradizionali in formato cartaceo. Questo ovviamente non significa che Internet sia in grado di sostituirle del tutto: il 96% del campione dichiara di fidarsi delle testate “tradizionali”. Tuttavia l’ampia fiducia che gli italiani ripongono in altre fonti è ormai un dato di fatto. E il fenomeno sembra una conferma di come sia cresciuta nel tempo la competenza dell’informazione on line nel dare risposte su tematiche riguardo alle quali gli italiani sentono sempre più il bisogno di essere informati.
La prevenzione è un’arma fondamentale in difesa della nostra salute. Da più parti, gli esperti invitano a mettere in atto tutte quelle azioni che ci permettono di prevenire soprattutto le più diffuse malattie del nostro tempo, come cancro, diabete, patologie cardiovascolari o malattie a trasmissione sessuale. Le parole d’ordine sono: stile di vita sano e controlli periodici.
Puntare sulla prevenzione serve non solo a tutelare la nostra salute individuale ma anche a contenere la spesa che la comunità deve sostenere per provvedere alle cure. Spesa che ovviamente ricade su ognuno di noi. I costi per prevenire le malattie sono inferiori rispetto a quelli necessari per curarle: per questo motivo, anche in tempi di crisi economica, è importante puntare sulla prevenzione.
Le attività di prevenzione sanitaria, fatte attraverso i controlli, le vaccinazioni, gli screening, la sorveglianza epidemiologica, veterinaria e alimentare, valgono come una manovra finanziaria l’anno. È questo il messaggio lanciato nella recente conferenza di Sanità pubblica che si è svolta a Roma. “Se per ipotesi si disattivasse ogni forma di prevenzione, l’effetto sarebbe per l’Italia quello di una vera e propria catastrofe umanitaria” ha spiegato Sandro Cinquetti, vicepresidente della Società italiana di igiene (Siti). “La prevenzione può essere uno strumento per lo sviluppo”, ha aggiunto il presidente della Siti Antonio Boccia. La ripartizione delle risorse sanitarie, hanno evidenziato gli esperti, prevede il 50% destinato alle cure territoriali, il 45% a quelle ospedaliere e il 5% alla prevenzione. Ma l’Italia spende ancora solo il 3% in questo settore. E questo dipende anche dalla perplessità dei decisori politici, che spesso trascurano l’importanza di un investimento che sembra dare risultati solo in un futuro lontano. Invece non mancano azioni preventive che consentono alla comunità un guadagno immediato, come per esempio nel caso della vaccinazione contro l’influenza stagionale.
In sintesi il messaggio è che in un periodo di crisi è fondamentale spendere bene le risorse a disposizione. La prevenzione è un investimento imprescindibile oggi anche in vista del grande cambiamento demografico, con l’aumento della popolazione anziana. Se le risorse sono scarse, è ancora più importante investirle al meglio, proprio per evitare ricadute negative ancora più difficili da sostenere.
Il diabete è una patologia sempre più diffusa fra gli italiani. Nonostante gli sforzi compiuti fin qui per arginarla, ci sono oggi in Italia più di tre milioni di diabetici, ai quali va aggiunto un altro milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne è ancora a conoscenza. I dati provengono dall’Italian Barometer Diabetes Obeservatory e sono stati presentati in un recente incontro svoltosi al Senato con la partecipazione del ministro della Salute Ferruccio Fazio. I numeri parlano chiaro: in nove anni, dal 2000 al 2009, la prevalenza di diabete in Italia è passata dal 3,7% al 4,9%, con punte in alcune Regioni del Sud dove si supera ampiamente il 6%. Non solo: sempre più minacciati da questa patologia risultano gli anziani: tra gli over 65, infatti, si è registrato un aumento della prevalenza dal 12,5% al 16,3%, con un picco del 19,8% per gli over 75. Proprio l’invecchiamento della popolazione sarebbe una delle cause di questa “epidemia”, che va inoltre associata a scorretti stili di vita sotto il profilo alimentare: gli italiani mangiano troppo e male, aumentano le persone obese o in sovrappeso, che sono più esposte al rischio diabete.
Di fronte a questa emergenza, nel convegno si è evidenziato come l’Italia finora abbia saputo garantire cure eccellenti con costi contenuti: è emerso infatti che la lotta al diabete nel nostro Paese grava “solo” per il 5,61% sulla spesa sanitaria, cioè meno che negli altri principali paesi europei (Germania, Spagna, Regno Unito e Francia). Di per sé una buona notizia: quantomeno la nostra Sanità fin qui ha evitato che i costi per la cura di questa patologia così diffusa pesassero troppo sulle spalle dei cittadini. Tuttavia appare urgente l’investimento da parte delle istituzioni per un Piano nazionale contro il diabete, con particolare attenzione ai malati cronici e agli anziani, come ha sottolineato il presidente di Federanziani Roberto Messina. “Il processo d’invecchiamento della popolazione sempre più rapido” evidenzia Messina “porterà nell’arco dei prossimi anni ad una crescita esponenziale delle malattie croniche, e come sappiamo tra queste il diabete è la prima e la più temibile. Sebbene questa patologia sia oggi controllabile, va diagnosticata ed affrontata in tempo e soprattutto non sottovalutata, in quanto, se mal curata, rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, per le infezioni, per le malattie oculari, per le malattie nervose, tutte fortemente invalidanti per la vita normale”.
Il presidente di Federanziani richiama inoltre l’attenzione sul problema delle ipoglicemie. “Nelle loro forme lievi, moderate e severe, le ipoglicemie oggi rappresentano un problema clinico, sociale, economico e sanitario da studiare attentamente” dice Messina. “L’anziano spesso soffre di una ridotta sensibilità ai segni premonitori dell’ipoglicemia, che sono spesso ‘neuropsicopenici’: insonnia, deficit di attenzione, di memoria, vertigine, con riduzione delle capacità cognitive. Vogliamo richiamare l’attenzione su questo problema - sottolinea - poiché l’ipoglicemia è una complicanza che influisce in maniera significativa sulla qualità di vita e di relazione sociale della persona diabetica anziana, condizionando nel contempo i familiari dello stesso. Tali dati devono fare riflettere sull’urgenza di agire tempestivamente e in maniera sinergica tra le rappresentanze civiche, i clinici, gli Istituti di ricerca e i decisori istituzionali. Per questo – conclude Roberto Messina – Federanziani è pronta a dare il proprio contributo per la costruzione del Piano nazionale per il diabete, attraverso la propria federazione dislocata in tutto il territorio nazionale”.
Sono le donne, per maggiore longevità e fattori di ordine culturale, a chiedere una risposta più efficiente ed efficace ai nuovi problemi di salute emergenti.
Lo dicono i dati riportati dalla III Edizione del Libro Bianco sulla salute della donna, dell'Osservatorio nazionale per la salute della donna, che segnalano che il consumo di farmaci riguarda quasi il 40% della popolazione e che i tassi di ospiti anziani nei presidi residenziali socio-assistenziali fra la popolazione femminile hanno raggiunto valori del 25,82 per 1.000 (11,11 per 1.000 fra gli uomini).
In particolare, sul fronte dei consumi sono le donne fra i 15 e i 54 anni, a fare maggiore uso di farmaci con consumi superiori rispetto all'uomo del 20-30% per quelli di genere comune e del 40% per gli integratori. Il dato si inserisce in un quadro generale di un'Italia in cui si misurano un costante aumento della vita media, un incremento di malattie cronico-degenerative, e una crescita nel consumo di farmaci e ricoveri.
Il Nobel per la Medicina 2011 è stato assegnato agli immunologi Bruce Beutler, Jules Hoffmann e Ralph Steinmann.
I tre sono stati premiati per il contributo rivoluzionario che hanno dato alla comprensione delle difese dell'organismo. Le loro ricerche hanno permesso di chiarire come funziona il sistema immunitario, dalle prime linee di difesa che entrano in gioco non appena si presenta una minaccia esterna, alle cellule che entrano in azione successivamente per cacciare gli intrusi e che aiutano il sistema immunitario a "ricordare" quali sono i suoi nemici.
Gli studi condotti dai tre Nobel hanno aperto la strada allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione, la più recente delle quali punta a vaccini capaci di spingere il sistema immunitario ad aggredire le cellule tumorali. Importante anche il contributo delle loro ricerche nel favorire nuove strategie di cura contro le malattie infiammatorie. Beutler e Hoffmann dividono la metà del premio per avere scoperto come funziona la "prima linea" delle difese immunitarie.
Hanno individuato, infatti, i recettori delle proteine che risvegliano la reazione del sistema immunitario nel momento in cui riconoscono batteri e virus. L'altra metà del premio è stata assegnata a Steinman per la scoperta delle cellule dendritiche, specializzate nel "catturare" gli intrusi e fondamentali per la memoria immunutaria. Il premio gli sarà assegnato nonostante il regolamento del Nobel non permetta di assegnare il premio alla memoria, la giuria del premio, infatti, non era a conoscenza della scomparsa di uno dei vincitori.
«Questo importantissimo riconoscimento sottolinea quanto l'immunologia sia un'area straordinariamente importante per la medicina e la pratica clinica moderna. In particolare, le scoperte di Bruce Beutler, Ralph Steinmann e Jules Hoffnamm sull'immunità innata hanno svelato alla comunità scientifica il funzionamento della 'prima linea difensiva' dell'organismo che ha un ruolo strategico per l'attivazione di tutto il meccanismo immunitario» è il commento di Ignazio Marino, chirurgo e senatore del Partito Democratico dopo l'assegnazione del Nobel per la medicina.
Nel nostro Paese scarseggia una politica di sostegno a favore dei farmaci generici. E spesso sono proprio le persone in teoria più informate, gli stessi medici e farmacisti, a diffondere credenze sbagliate e infondate in merito.
I farmaci generici costano meno e sono identici agli altri
I farmaci generici (o equivalenti) sono farmaci identici a tutti gli altri: l’unica differenza è che sono venduti direttamente con il nome del principio attivo seguito dall’indicazione dell’azienda produttrice. Insomma, invece di Tachipirina leggeremo sulla confezione paracetamolo. Per il resto sono uguali in tutto e per tutto ai loro corrispondenti di marca.
Soprattutto, mantengono la stessa efficacia e qualità, e costano decisamente meno (intorno al 20% in meno). Il motivo? Semplice: dopo che per i farmaci di marca scade il brevetto industriale (di durata ventennale), altre aziende possono commercializzare i principi attivi di questi medicinali, già ampiamente sperimentati, a prezzi più bassi, perché alleggeriti dalle spese per la ricerca già sostenute dalla casa madre.
Farmaci più sicuri, perché più sperimentati .
A differenza di quanto alcuni pensano, i farmaci generici sono sicuri tanto quanto i corrispondenti di marca.
• Stessa autorità di controllo. Nessun medicinale può essere commercializzato nell’Unione europea senza aver ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio, e le autorità che autorizzano i generici sono le stesse che autorizzano la vendita di nuovi farmaci di marca.
• Maggior sperimentazione. Ma c’è di più: in realtà i generici possono essere considerati più affidabili, proprio perché sono venduti solo dopo decine di anni di uso, quando sono già stati ampiamente sperimentati.
• A volte meno pratici: difficile ricordare i nomi. Piuttosto, come spesso segnalano i nostri soci, i problemi reali riguardo all’utilizzo dei farmaci generici derivano dalla difficoltà a ricordare i nomi e a volte dalle differenze di formulazioni e dosaggio. Per esempio, a volte una compressa di generico può non essere predisposta per essere spezzata; o uno sciroppo può avere un sapore diverso.
Maggior impegno da parte dei medici
Serve un maggiore impegno, da parte dei medici, a prescrivere i farmaci generici ogniqualvolta sia possibile, mentre i farmacisti dovrebbero segnalare la possibilità di sostituire i prodotti di marca con i generici quando disponibili.
Le aziende farmaceutiche di generici dovrebbero prestare attenzione a semplici aspetti produttivi come colore delle scatole, forma delle pillole, possibilità di spezzarle e simili. Aspetti, questi, che possono anche creare confusione nei pazienti che assumono più di un farmaco.
Le problematiche legate all’apparato gastrointestinale sono molteplici. Tra queste possiamo riconoscere delle patologie molto diffuse che, se trattate con i farmaci equivalenti, permettono un significativo risparmio sul singolo paziente per ogni singolo episodio.
Di seguito qualche esempio pratico.
Eradicazione di elicobacter pilorii con dispepsia non ulcerosa
Questa patologia viene trattata con la somministrazione per 7 gg di PPI (omeprazolo) + antibiotico (amoxicillina, claritromicina) e antibatterico (tinidazolo).
Scegliendo i farmaci equivalenti ogni paziente può risparmiare circa 12 euro a episodio.
Eradicazione di elicobacter pilorii con reflusso gastro esofageo
Quando l’eradicazione è associata al reflusso gastroesofageo, la terapia prevede la somministrazione per 7 gg di PPI (omeprazolo) + antibiotico (claritromicina) e antibatterico (metronidazolo). Scegliendo il farmaco equivalente si può risparmiare circa 15 euro a paziente per ogni singolo episodio.
Le ulcere indotte da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono essere trattati associando al FANS (nimesulide/piroxicam/diclofenac) un PPI (omeprazolo).
Il trattamento deve essere protratto per 56 gg.
L’utilizzo dei farmaci equivalenti permette di risparmiare fino a 31 euro a paziente.
Non solo farmaci, ma molto di più: sta cambiando il volto delle farmacie italiane, che a quanto pare offriranno sempre più servizi nella sfera della salute. Dalla fisioterapia alla misurazione della pressione, passando per gli esami diagnostici: sono molte le prestazioni che i pazienti italiani potranno ricevere presso la farmacia sotto casa, con notevoli vantaggi.
Questa è almeno la direzione in cui si sta muovendo la politica. L’idea è quella è di trasformare le farmacie in presidi territoriali sanitari a tutti gli effetti. Ben presto quindi scopriremo, per esempio, la comodità di sottoporci a un’analisi o fare una seduta di fisioterapia presso la nostra farmacia di fiducia, a un passo da casa. Un vantaggio di cui potremo usufruire tutti, ma ancor di più le persone che, per le condizioni di salute o di età, hanno maggiori difficoltà negli spostamenti. Una novità questa che va nella direzione di potenziare, nell’ambito della sanità italiana, l’aspetto dell’assistenza domiciliare.
Dei nuovi servizi erogabili dalle farmacie si occupa il disegno di legge sul riordino del servizio farmaceutico in discussione alla commissione Sanità del Senato. Tuttavia, già dalla scorsa primavera, sono entrati in vigore due decreti del Ministero della Salute che hanno introdotto la possibilità di effettuare test “autodiagnostici”, nonché il coinvolgimento di infermieri e fisioterapisti presso le farmacie.
È quindi già possibile recarsi in farmacia per diversi tipi di test che non richiedano prelievo di sangue con l’uso della siringa, fra cui: test per glicemia, colesterolo, trigliceridi, test di gravidanza, misurazione di componenti delle urine e molti altri.
Grazie al secondo dei due decreti, inoltre, è stata introdotta nelle nostre farmacie la presenza anche di infermieri e fisioterapisti che, sotto la responsabilità del farmacista titolare, possono erogare prestazioni presso le farmacie stesse o a domicilio del paziente. Gli infermieri possono non solo fare iniezioni o medicazioni, ma anche svolgere altre attività utili al paziente, come: assisterlo nelle analisi di prima istanza (gli esami “autodiagnostici”), informarlo partecipando a programmi di educazione sanitaria, offrire indicazioni per seguire al meglio le terapie prescritte dal medico.
In questo modo le farmacie italiane si stanno trasformando in luoghi di assistenza sanitaria sotto molti punti di vista. Un cambiamento che permetterà una maggiore umanizzazione della nostra sanità: rafforzerà il nostro rapporto di fiducia con gli operatori che si occupano della nostra salute e, soprattutto, ci offrirà un’assistenza sanitaria sempre più a misura della vita quotidiana.
Non solo farmaci, ma molto di più: sta cambiando il volto delle farmacie italiane, che a quanto pare offriranno sempre più servizi nella sfera della salute. Dalla fisioterapia alla misurazione della pressione, passando per gli esami diagnostici: sono molte le prestazioni che i pazienti italiani potranno ricevere presso la farmacia sotto casa, con notevoli vantaggi.
Questa è almeno la direzione in cui si sta muovendo la politica. L’idea è quella è di trasformare le farmacie in presidi territoriali sanitari a tutti gli effetti. Ben presto quindi scopriremo, per esempio, la comodità di sottoporci a un’analisi o fare una seduta di fisioterapia presso la nostra farmacia di fiducia, a un passo da casa. Un vantaggio di cui potremo usufruire tutti, ma ancor di più le persone che, per le condizioni di salute o di età, hanno maggiori difficoltà negli spostamenti. Una novità questa che va nella direzione di potenziare, nell’ambito della sanità italiana, l’aspetto dell’assistenza domiciliare.
Dei nuovi servizi erogabili dalle farmacie si occupa il disegno di legge sul riordino del servizio farmaceutico in discussione alla commissione Sanità del Senato. Tuttavia, già dalla scorsa primavera, sono entrati in vigore due decreti del Ministero della Salute che hanno introdotto la possibilità di effettuare test “autodiagnostici”, nonché il coinvolgimento di infermieri e fisioterapisti presso le farmacie.
È quindi già possibile recarsi in farmacia per diversi tipi di test che non richiedano prelievo di sangue con l’uso della siringa, fra cui: test per glicemia, colesterolo, trigliceridi, test di gravidanza, misurazione di componenti delle urine e molti altri.
Grazie al secondo dei due decreti, inoltre, è stata introdotta nelle nostre farmacie la presenza anche di infermieri e fisioterapisti che, sotto la responsabilità del farmacista titolare, possono erogare prestazioni presso le farmacie stesse o a domicilio del paziente. Gli infermieri possono non solo fare iniezioni o medicazioni, ma anche svolgere altre attività utili al paziente, come: assisterlo nelle analisi di prima istanza (gli esami “autodiagnostici”), informarlo partecipando a programmi di educazione sanitaria, offrire indicazioni per seguire al meglio le terapie prescritte dal medico.
In questo modo le farmacie italiane si stanno trasformando in luoghi di assistenza sanitaria sotto molti punti di vista. Un cambiamento che permetterà una maggiore umanizzazione della nostra sanità: rafforzerà il nostro rapporto di fiducia con gli operatori che si occupano della nostra salute e, soprattutto, ci offrirà un’assistenza sanitaria sempre più a misura della vita quotidiana.
Il 20 ottobre è la giornata mondiale, torna l’iniziativa dell’Osservatorio ONDa "Osteoporosi, la prevenzione facile e possibile". Open day in circa 100 ospedali con il bollino rosa. L’iniziativa prevede convegni, incontri, esami gratuiti nei principali centri ‘a misura di donna’ e si concluderà con un grande incontro pubblico a Milano (Sala Buzzati, ore 18). Tutte le informazioni e i centri coinvolti su www.ondaosservatorio.it
Sono 95 gli ospedali aderenti al network degli ospedali ‘a misura di donna’ premiati con i Bollini Rosa impegnati il 20 ottobre nella Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, una conseguenza ineluttabile dell’età che avanza per il 60% delle donne italiane, una problematica prevenibile e risolvibile che invece dipende solo dal proprio stile di vita e in particolare da dieta e attività fisica, per i medici. Per questo, per il secondo anno consecutivo, in occasione della Giornata Mondiale, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna ha deciso di coinvolgere i ‘suoi’ ospedali in una campagna di prevenzione e sensibilizzazione nei confronti di questa malattia delle ossa. Le 95 strutture ospedaliere, pubbliche e private, offriranno in un ‘open day’ iniziative originali, convegni, consulenze mediche, esami gratuiti ai cittadini del proprio territorio. Porte aperte dunque a tutti nella certezza che queste iniziative sono fondamentali per una corretta educazione delle donne nei confronti dell’Osteoporosi. La giornata si concluderà a Milano con il convegno “Come prevenire le fratture da osteoporosi: il ruolo della vitamina D e del calcio” con alcuni tra i principali specialisti italiani. L’iniziativa è stata resa possibile dal sostegno di Teva-Theramex, AmgenDompé e Pfizer. “Che la situazione non sia ancora risolta – spiega la presidente di ONDa, Francesca Merzagora – risulta dal fatto che solo il 50% delle donne conosce il ruolo fondamentale della vitamina D per la salute delle ossa e sa che l’esposizione al sole ne stimola la produzione. Sono i dati di una nostra recente indagine, che ci dice che va meglio solo per quanto riguarda la conoscenza dell’importanza del calcio: 9 donne su 10 sanno che si trova nel latte e nei suoi derivati. Ma il dato più allarmante è che non esiste alcuna apparente consapevolezza riguardo alla possibilità di svolgere una corretta prevenzione. Solo al Nord una esigua minoranza (18%) sa che l’osteoporosi si previene, invece, fin da bambini e che l’accumulo di calcio e vitamina D insieme all’attività fisica regolare a questa età è fondamentale per costituire ossa forti. Mentre l’80% dichiara che il momento per iniziare a prevenire la malattia è durante la menopausa o, addirittura, dopo una frattura, quando ormai è troppo tardi. L’iniziativa di coinvolgere per il secondo anno i ‘nostri’ ospedali premiati con i bollini rosa per offrire servizi di prevenzione gratuiti – continua la presidente di O.N.Da – è solo una delle tante iniziative possibili per sensibilizzare le donne, in particolare le mamme e le figlie, ad un corretto stile di vita adatto alla prevenzione dell’osteoporosi, una malattia ‘facile e prevenibile’. Ma per riuscire ad ottenere i migliori risultati è necessario che se ne parli sempre di più; in particolare alla popolazione femminile, perché è nelle donne che l’apporto di calcio è più importante, dal momento che già intorno ai 40 anni inizia il consumo di ciò che si è accumulato in gioventù. E al momento della menopausa il rischio di frattura aumenta in modo esponenziale se non si è seguita una corretta prevenzione”.
Inizialmente "congelati" da alcune amministrazioni regionali per trovare soluzioni diverse, i nuovi ticket introdotti con la manovra 2011 (10 euro su visite specialistiche e diagnostica e 25 euro per i codici bianchi al Pronto soccorso) vengono a oggi applicati in tutte le regioni, tranne Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano, mentre Trento applicherà solo quello sul pronto soccorso per le prestazioni non urgenti.
In molti casi il contributo viene modulato in base a reddito o entità della prestazione. Diverse le regioni che già a fine luglio hanno fatto scattare regolarmente i ticket: Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata (unica che non aveva attivato i 25 euro per i codici bianchi). In attesa di rimodulazioni Molise e Campania. E le altre Regioni? Per i sardi, il ticket aggiuntivo sarà solo un contributo simbolico di un euro, spalmato su tutti gli assistiti. Per le prestazioni specialistiche si arriva già a pagare un massimo di 46,15 euro, mentre per il Pronto Soccorso è previsto il pagamento di 25 euro per i codici bianchi e di 15 euro per i codici verdi. La quota fissa aggiuntiva di 10 euro a ricetta per la specialistica ambulatoriale trova applicazione in Abruzzo dal 10 agosto, ma solo per nuclei familiari con redditi superiori a 36 mila 151 euro annui. Le tre regioni hanno presentato insieme un piano di rimodulazione dei ticket per fasce di reddito sia per i farmaci, sia per le prestazioni specialistiche. In Toscana sono partiti il 22 agosto, in Emilia Romagna il 29, mentre in Umbria il piano di applicazione regionale partirà il 12 settembre. Dal primo agosto sono in vigore in Lombardia rimodulazioni dei ticket in base al valore delle prestazioni: niente ticket per le prestazioni sotto i 5 euro, e sopra i 5 euro l'aggravio di costo non sarà fisso, ma pari al 30% del valore della ricetta. Le Marche hanno annunciato di voler rimodulare il ticket sanitario di 10 euro in base alle fasce di reddito familiare lordo. Sarà introdotto sulla spesa farmaceutica e sulle prestazioni specialistiche. La Regione attende l'ok del Governo. Il Piemonte ha deciso di modulare il contributo dei cittadini mantenendo invariato il costo dei ticket più bassi e facendo crescere in maniera proporzionale quelli più alti. Il Veneto applica dall'inizio di agosto i nuovi ticket modulati su due fasce di reddito. Cinque euro per le famiglie con reddito fino a 29.000 euro, 10 euro per quelle che superano questa soglia. Infine in Friuli Venezia Giulia sono valutati "in entrata" i codici del Pronto soccorso su cui sarà applicato il nuovo ticket di 25 euro, mentre i tecnici della Regione sono al lavoro per una rimodulazione del contributo su prestazioni e codici bianchi.
Grecia, Irlanda e Portogallo vivono nell'austerity da più di un anno: in cambio dei salvataggi di Unione europea e Fondo monetario hanno dovuto avviare profondi piani di risanamento. La Spagna si è mossa per tempo temendo il contagio. Queste le manovre finanziarie per il 2012 decise dai loro Governi per rimettere ordine nei bilanci pubblici e riconquistare la fiducia dei mercati.
Grecia - Il Parlamento greco ha approvato una manovra di bilancio 2012 di 28,35 miliardi di euro in cinque anni di cui 14,27 di tagli alla spesa e 14,08 miliardi di maggiori entrate fiscali. Un passo importante a cui si è associato il via libera alle privatizzazioni per 50 miliardi di euro entro il 2015. La Finanziaria - che ora deve essere di nuovo aggiornata su pressione della troika Ue-Bce-Fmi con nuovi tagli per 1,7 miliardi a causa dell'aumento del deficit salito all'8,2 rispetto al 7,6% precedentemente stimato - prevede che quest'anno le tasse aumenteranno in totale di 2,02 miliardi di euro, di 3,68 nel 2012, di 156 milioni di euro nel 2013 e di 685 milioni nel 2014. Del pacchetto fa parte un'imposta "di solidarietà" richiesta quest'anno alle famiglie tra l'1 e il 5% del reddito. Altre misure prevedono l'abbassamento della soglia di esenzione fiscale (da 12mila a 8mila euro), l'aumento delle imposte sulla proprietà, il condono edilizio, l'aumento dell'Iva per ristoranti e bar dal 13 al 23%. Sono stati varati anche tagli al personale del settore pubblico che ammontano a 770 milioni di euro nel 2011, 600 nel 2012, 448 nel 2013, 306 nel 2014 e 71 nel 2015. La manovra prevede più di 5 miliardi di tagli ai benefici sociali, l'aumento dei contributi previdenziali e la lotta al lavoro sommerso. C'è anche un capitolo sulla lotta all'evasione fiscale dove si punta a raccogliere più di 3 miliardi entro il 2015. Previsti tagli agli investimenti pubblici.
Irlanda - L'Irlanda sta rispettando gli obiettivi. Le misure di austerity avviate nel dicembre del 2010 dopo il salvataggio di Ue e Fmi ridurranno a fine anno il deficit di 6 miliardi, pari a quattro punti percentuali del Pil. Colpiti in prevalenza il welfare e le pensioni dei dipendenti pubblici mentre due miliardi di euro sono venuti da imposte aggiuntive. Per il 2012 l'aggiustamento si muoverà sulla stessa linea per un totale di 2,8 miliardi.
Portogallo - L'obiettivo di ridurre il deficit del 2011 al 5,9% del Pil sembra a portata di mano per Lisbona. Nonostante la recessione. Congelati i salari pubblici e le pensioni fino al 2013. L'Iva è stata aumentata. Eliminati alcuni benefici fiscali. Mentre sono stati ridotti i contribuiti sociali per le imprese. Il piano di risanamento concordato con Ue e Fmi prevede la vendita delle quote statali delle società elettriche Edp e Ren oltre che della compagnia aerea Tap. E la vendita entro il 2012 di altri due grandi gruppi pubblici. Il prossimo anno il deficit dovrebbe ridursi di circa 2,4 miliardi di euro.
Spagna - La Spagna negli ultimi due anni ha ridotto il deficit di bilancio pubblico di quasi cinque punti percentuali recuperando con manovre straordinarie più di 50 miliardi di euro. Tagli agli stipendi pubblici, alle pensioni, ai bonus bebè; aumento di Iva, di Irpef sui redditi più alti e dell'imposta sul capital gain; blocco degli investimenti in infrastrutture e riduzione dei trasferimenti alle regioni. Il Governo socialista di José Luis Zapatero ha ristrutturato le banche, avviato la riforma di pensioni e mercato del lavoro. Per dare fiducia ai mercati il Parlamento ha appena approvato la riforma che inserisce un tetto al deficit nella Costituzione. E una settimana fa è stata approvata un ulteriore manovra straordinaria da cinque miliardi: tra tagli alla spesa pubblica per medicinali, obbligando i medici a prescrivere farmaci generici, e aumenti degli acconti sulle tasse delle imprese con oltre 20 milioni di fatturato. Allo stesso tempo sono stati introdotte misure per favorire la crescita: riduzione dell'Iva sulle case dall'8 al 4% e agevolazioni per le assunzioni dei giovani.
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha proposto di abolirli grazie a una tassa sul tabacco, ma intanto i nuovi ticket sanitari introdotti a luglio sono già applicati praticamente su tutto il territorio nazionale. Stiamo parlando del ticket di 10 euro sulle visite specialistiche e di 25 euro sui “codici bianchi” (ovvero le prestazioni non urgenti al pronto soccorso), previsti dalla manovra di luglio scorso e già in vigore. L’idea di Fazio ha riscosso subito consenso da più parti, ora però bisognerà vedere quale sarà l’esito in termini concreti. Certo il momento non è roseo per i pazienti italiani e per le loro tasche. Nei giorni scorsi, durante un’audizione al Senato, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha evidenziato che il settore della salute è in Italia uno di quelli in cui l’inflazione viaggia a livelli superiori rispetto all’area euro. Sembrerebbe quindi quanto mai opportuno cercare di alleggerire il peso che grava sulle spalle di chi ha bisogno di curarsi nel nostro Paese.
Intanto, però, i ticket in questione, inizialmente "congelati" da alcune amministrazioni regionali nel tentativo di trovare soluzioni diverse, sono ad oggi applicati in tutte le Regioni. Fanno eccezione Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano, mentre Trento applicherà solo quello sui codici bianchi.
Fra tutte quelle che li hanno applicati, va detto che in molti casi il contributo viene modulato in base a reddito o entità della prestazione. I ticket sono già scattati regolarmente già a fine luglio in Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata. Al momento sono invece in attesa di rimodulazioni Molise e Campania.
Diverse invece la soluzioni trovate dalle altre Regioni. In Sardegna il ticket aggiuntivo sarà solo un contributo simbolico di un euro. Per le prestazioni specialistiche c’è un limite massimo stabilito di 46,15 euro, mentre per il Pronto Soccorso è previsto il pagamento di 25 euro per i codici bianchi e di 15 euro per i codici verdi. In Abruzzo è applicata invece dal 10 agosto la quota fissa aggiuntiva di 10 euro a ricetta per la specialistica ambulatoriale, ma solo per nuclei familiari con redditi superiori a 36 mila 151 euro annui.
Toscana, Emilia Romagna e Umbria hanno presentato insieme un piano di rimodulazione dei ticket per fasce di reddito sia per i farmaci, sia per le prestazioni specialistiche: in Toscana ed Emilia Romagna il piano è partito da fine agosto , mentre in Umbria avverrà nel mese di settembre.
In Lombardia dall’inizio di agosto sono in vigore rimodulazioni dei ticket in base al valore delle prestazioni: il ticket non c’è per le prestazioni sotto i 5 euro, mentre al disopra di tale entità l'aggravio di costo non sarà fisso, ma pari al 30% del valore della ricetta. La Regione Marche è invece in attesa dell’ok da parte del Governo: l’ipotesi sottoposta è di rimodulare il ticket sanitario di 10 euro in base alle fasce di reddito familiare lordo, applicandolo sulla spesa farmaceutica e sulle prestazioni specialistiche.
Diversa ancora la soluzione scelta dal Piemonte, che ha deciso di modulare il contributo dei cittadini mantenendo invariato il costo dei ticket più bassi e facendo crescere in maniera proporzionale quelli più alti. In Veneto si applicano dall'inizio di agosto i nuovi ticket modulati su due fasce di reddito: 5 euro per le famiglie con reddito fino a 29.000 euro, 10 euro per quelle che superano tale soglia. Infine, in Friuli Venezia Giulia i tecnici della Regione sono al lavoro per rimodulare il contributo su prestazioni e codici bianchi.
"Culturalmente il pediatra deve contribuire all'utilizzo sempre più significativo del farmaco generico, che oltretutto è una risorsa giacché riduce la spesa sui farmaci e quindi incide sulla sostenibilità economica del sistema sanitario nazionale".