Una rete di percorsi pedonali che coinvolge 32 località italiane. Per godere delle bellezze culturali e naturali che il nostro Paese offre, rimanendo in forma. Ecco “Città per camminare”, il primo progetto che riporta i centri urbani a misura d’uomo e permette agli abitanti della Penisola di muoversi,città per camminarepraticamente a costo zero. Perché la crisi economica si fa sentire e gli italiani, già fin troppo sedentari, iniziano a tagliare proprio sugli investimenti in salute. 4 cittadini su 10 sono infatti completamente inattivi e in 2 famiglie su 10 i genitori non riescono, ad esempio, ad assicurare l’iscrizione a società sportive ai propri figli. Grazie all’iniziativa, patrocinata tra gli altri da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Salute, Senato della Repubblica e Comitato Olimpico Nazionale Italiano, è possibile praticare esercizio senza spendere soldi in palestre. “Camminare è importante per la salute di tutti, ma soprattutto delle persone in terza età – ha dichiarato il dr. Roberto Messina, Presidente di FederAnziani, intervenuto al Convengo di presentazione dell’iniziativa – Non solo, ma invecchiamento attivo e solidarietà intergenerazionale sono per molti aspetti due facce della stessa medaglia. Oggi l’anziano è quanto mai al centro del nucleo familiare, una colonna portante a cui viene delegato in maniera sempre maggiore il compito di accudire i più piccoli. A sua volta, questo impegno da babysitter a 360 gradi diventa stimolo per una vita più attiva. Il rapporto con i nipoti rappresenta l’opportunità per un mutuo scambio fra generazioni, in cui agli anziani spetta anche il compito di trasmettere ai giovani il proprio tesoro di valori e conoscenza. Per questo è importante promuovere iniziative, come quella presentata oggi, che offrano spazi e occasioni per coltivare questo prezioso legame intergenerazionale”. Sul tema del diritto alla salute, il Presidente FederAnziani ha inoltre voluto rivolgere un invito alla società civile e alle associazioni che meglio la rappresentano, a mandare dei propri rappresentanti in Parlamento per aiutare, in un momento difficile, le Istituzioni nella difesa dei diritti dei cittadini.
Alla presentazione dell’iniziativa “Città per Camminare” è intervenuto Maurizio Damilano, campione olimpico di marcia a Mosca ’80 e Presidente della “Scuola del cammino”, che ha dichiarato: “Vogliamo dare un coordinamento alle città e ai territori che hanno individuato nel camminare la risposta migliore al bisogno di movimento che è diffuso nel nostro Paese. Non servono prestazioni da atleta per essere in salute, è sufficiente spostarsi di più a piedi. Abbiamo quindi 32 percorsi, di diversa difficoltà, validati dai maggiori esperti mondiali di ‘camminata’. Si va dai tracciati tipicamente urbani e turistici, dedicati alla visita di centri storici o di aree specifiche della città, a tragitti che coinvolgono il territorio circostante, alle proposte naturalistiche e ambientali, sino ai percorsi più impegnativi. Uno degli obiettivi è aggiungere presto decine di altre località, allargando così ancora di più la nostra rete in tutte le Regioni”. Ma, per le persone alle prime armi, è sufficiente partire dal livello base, come una passeggiata in centro. “L’importante è compiere questi piccoli gesti tutti i giorni – commenta il dr. Gerardo Corigliano, Presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici (ANIAD) –, rispettando una distanza minima: 5.000 passi, che corrispondono a circa 3km. Un obiettivo alla portata di tutti. I benefici per l’organismo sono moltissimi: l’80% delle malattie croniche, come le patologie cardiovascolari, può essere prevenuto seguendo stili di vita sani. Ovviamente l’esercizio fisico, insieme ad una corretta alimentazione, rappresenta uno dei cardini di questa filosofia”. “Questo si traduce in un notevole risparmio per tutto il Sistema sanitario – aggiunge il prof. Sergio Pecorelli, Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) –. Con la prevenzione primaria, che significa appunto non fumare, bere con moderazione, mangiare correttamente e muoversi il più possibile, si può alleggerire di circa 60 miliardi di euro l’anno le spese sostenute dallo Stato: si tratta dei danni diretti e indiretti causati da questi stili di vita errati”. “Città per camminare” coinvolge le principali società scientifiche del nostro Paese. “Siamo orgogliosi di dare il nostro appoggio all’iniziativa – sottolinea il dr. Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) –. Come medici di famiglia stiamo cercando di diffondere il concetto di prescrizione dell’attività fisica: un vero e proprio farmaco, da assumere in maniera controllata”. “Tenersi attivi riduce anche il rischio di tumore – commenta il prof. Stefano Cascinu, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) –. Nelle donne più atletiche, ad esempio, è stata stimata una diminuzione della probabilità di ammalarsi di cancro al seno del 20%. Per questo non potevamo rimanere fuori da queste bellissime e utili attività”. “Il 2012 è l’anno europeo dell’invecchiamento attivo – conclude il prof. Umberto Valentini, Presidente di Diabete Italia –. Si sente sempre più la necessità di iniziative di questo tipo, altrimenti l’avanzamento continuo dell’età media della popolazione non permetterebbe al sistema di reggere. Per prevenire una malattia come il diabete, l’esercizio fisico è fondamentale”.
Il progetto, che gode anche del patrocinio di Federhockey, Federanziani, dell’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione e dell’Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici, è partito nel 2009, con una fase pilota in Piemonte, che ha coinvolto 47 città e circa 500mila persone. L’ottimo successo ha spinto poi la “Scuola del Cammino” di Maurizio Damilano ad allargare l’iniziativa a tutto il resto d’Italia. Il campione olimpico è promotore, dal 2011, di una particolare tecnica di passeggiata, chiamata fitwalking: significa camminare a ritmo sostenuto, con i ritmi e i tempi corretti, imparando nel frattempo la corretta meccanica dello spostamento. I benefici di questa pratica sono molti, sia sull’organismo che sulla mente: aiuta a prevenire patologie anche gravi e, inoltre, migliora l’umore e l’autostima. Tutti i percorsi sono inseriti all’interno di un particolare opuscolo, chiamato “Passaporto delle città per camminare e della salute”, che ne illustra le caratteristiche, con mappe e fotografie, indicando durata, distanza da percorrere e grado di difficoltà. Ma il progetto non si conclude con i tragitti. Sono previste infatti altre attività, pensate per diffondere il più possibile tra la popolazione il concetto di stile di vita sano: maratone, biciclettate e ‘passeggiate collettive’, che si terranno sempre all’interno dei centri urbani; concorsi per le scuole; collane di opuscoli su alimentazione ed esercizio; programmi televisivi; ecc. Nel corso del Convegno sono stati premiati alcuni grandi atleti italiani: Margherita Granbassi, campionessa del mondo di scherma, Dino Zoff, ex portiere della Nazionale di calcio, Nino Benvenuti, campione olimpico di pugilato e Abdon Pamich, vincitore della 50km di marcia alle Olimpiadi di Tokyo ’64.
Fonte FederAnziani
Inizierà il prossimo 15 novembre il primo corso universitario, "Medicinali generici", rivolto agli studenti del quarto e quinto anno del corso di laurea in Farmacia e Chimica e tecnologie farmaceutiche (Ctf) nella Facoltà di scienze del farmaco. Si tratta del primo corso in Italia dedicato appositamente ai farmaci generici e a tenerlo sarà il professor Andrea Gazzaniga, che spiega come la nuova materia di studio sarà un’occasione «per approfondire gli aspetti di biofarmaceutica, in particolare i concetti di biodisponibilità e di bioequivalenza. Ma anche per conoscere meglio la normativa per la registrazione, diversa e abbreviata rispetto ai farmaci originatori, nonché il loro mercato chiarendo la gestione della sostituibilità in farmacia». C’era necessità di creare un corso ad hoc per via della scarsa conoscenza di questi argomenti verso i quali, dice Gazzaniga «l’accademia ha un approccio poco curato». E aggiunge: «Tutti i corsi di laurea propongono una formazione che pone al centro il principio attivo, mentre per il generico, è la formula farmaceutica che ne determina la performance: il principio attivo è lo stesso, ma è la formulazione che permette al generico di avere una prestazione identica all’originatore. E il farmacista è tenuto a dare consigli e informazioni puntuali al cittadino in merito ai farmaci generici e sulle ragioni della loro sostituibilità».
Il corso è strutturato in 32 ore di lezione frontale per 4 crediti formativi e in interventi di esperti del settore, sia a livello industriale che universitario.
(Fonte Assogenerici)
Inizierà il prossimo 15 novembre il primo corso universitario, "Medicinali generici", rivolto agli studenti del quarto e quinto anno del corso di laurea in Farmacia e Chimica e tecnologie farmaceutiche (Ctf) nella Facoltà di scienze del farmaco. Si tratta del primo corso in Italia dedicato appositamente ai farmaci generici e a tenerlo sarà il professor Andrea Gazzaniga, che spiega come la nuova materia di studio sarà un’occasione «per approfondire gli aspetti di biofarmaceutica, in particolare i concetti di biodisponibilità e di bioequivalenza. Ma anche per conoscere meglio la normativa per la registrazione, diversa e abbreviata rispetto ai farmaci originatori, nonché il loro mercato chiarendo la gestione della sostituibilità in farmacia». C’era necessità di creare un corso ad hoc per via della scarsa conoscenza di questi argomenti verso i quali, dice Gazzaniga «l’accademia ha un approccio poco curato». E aggiunge: «Tutti i corsi di laurea propongono una formazione che pone al centro il principio attivo, mentre per il generico, è la formula farmaceutica che ne determina la performance: il principio attivo è lo stesso, ma è la formulazione che permette al generico di avere una prestazione identica all’originatore. E il farmacista è tenuto a dare consigli e informazioni puntuali al cittadino in merito ai farmaci generici e sulle ragioni della loro sostituibilità».
Il corso è strutturato in 32 ore di lezione frontale per 4 crediti formativi e in interventi di esperti del settore, sia a livello industriale che universitario.
(Fonte Assogenerici)
Diffusione della prevenzione, abbattimento delle liste d’attesa per terapie e diagnosi, piani di analisi costo-efficacia, abbattimento degli sprechi, impiego dei medical device ove tale utilizzo sia migliorativo sotto il piano della qualità della vita del paziente e della riduzione dei costi, accesso uniforme, su tutto il territorio e per tutte le età, ai servizi sociosanitari e ai farmaci innovativi, sviluppo di sinergie e progetti che mettano l’anziano al centro dell’impegno di medici di famiglia e specialisti.
Sono alcune delle linee guida emerse nell’ambito del I Congresso della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, organismo nazionale di FederAnziani preposto alla tutela del diritto alla salute dei cittadini, che ha visto riuniti per due giorni a Montesilvano (Pescara) circa 3.000 delegati per porre a confronto criticità e soluzioni sul tema del diritto alla salute.
Nella seconda giornata dei lavori i circa 600 medici, avvocati ed economisti sanitari, componenti delle Commissioni Tecniche dei 15 Dipartimenti in cui si articola la Corte, hanno presentato ai 2.500 delegati FederAnziani riuniti da tutta Italia le conclusioni dei lavori svolti il giorno precedente in aula, dove sono state analizzate le criticità delle rispettive aree specialistiche ed elaborate proposte da presentare in tutte le sedi competenti, dalle istituzioni alle direzioni generali di Asl e Aziende Ospedaliere.
Ecco, in sintesi, alcune delle proposte elaborate dai 15 Dipartimenti.
Impegnarsi nella prevenzione per rendere operativo il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, facendo in modo che gli operatori sanitari si vaccinino come previsto dalle normative vigenti; estendere la vaccinazione agli insegnanti e a tutte le categorie esposte al contagio; sensibilizzare i medici di famiglia rendendoli più attivi sul fronte della diffusione della prevenzione vaccinale, come previsto dal loro contratto nazionale di lavoro, alfine di prevenire i circa 8.000 morti causati ogni anno dalla mancata vaccinazione e dalle complicanze dell’influenza.
Sul fronte oncologico l’impegno è ad intervenire in una situazione che vede l’Italia quartultima in Europa per l’arrivo di farmaci innovativi già approvati a livello europeo; la richiesta che viene dai più alti rappresentanti del settore oncologico nell’ambito della Corte di Giustizia è di modificare il sistema di prenotazione degli esami specialistici, che oggi si basa sul nome dell’esame e non sul rischio effettivo corso dal paziente; si chiede inoltre l’abbattimento dei tempi di accesso a terapie e ad indagini diagnostiche, con 3 giorni di attesa nei casi delle urgenze e 10 giorni per le differite; l’adeguamento dei processi alle linee guida internazionali; si propone di puntare sulla personalizzazione delle terapie oncologiche e sulla diffusione degli screening che favoriscono la medicina personalizzata; di garantire uniformità di trattamento a prescindere dall’età e dal luogo di residenza.
La promozione di sinergie tra tutte le strutture ordinistiche del settore odontoiatrico, università e associazioni per risolvere i problemi specifici degli anziani è il cuore della proposta del Dipartimento Odontoiatrico, che propone inoltre di mettere a punto progetti di prevenzione odontoiatrica destinati alla terza età e di lanciare una rottamazione delle protesi dentarie incongrue.
Tra gli altri obiettivi della Corte: intervenire sul fenomeno dell’incontinenza urinaria, che in Italia interessa 4.200.000 persone, ovvero il 7,1% della popolazione, di cui 3 milioni di donne, sensibilizzando sulle possibili soluzioni chirurgiche e sull’impiego di medical device, con una precisa analisi costo-efficacia; superare la “cultura” del pannolone, costoso per la sanità, non risolutivo e mortificante per chi ne fa uso.
Informare i cittadini/pazienti sul tema dei presìdi medici soprattutto per le patologie croniche, con un adeguato impiego del consenso informato; rivisitare i criteri delle gare d’appalto penalizzanti per la ricerca; nuovi DGR che tengano conto delle nuove procedure stabilite dalla Conferenza Stato-Regioni.
Nell’area metabolica occorre rendere uniforme l’accesso alle terapie su tutto il territorio nazionale, puntare sull’associazionismo, sulla prevenzione e sulla diffusione dei corretti stili di vita.
Promuovere l’aderenza alla terapia nel campo delle malattie respiratorie, con particolare attenzione alla BPCO; assicurarsi, di fronte alla genericazione dei medicinali, che questa sia accompagnata da adeguate istruzioni, garantendo che non sia compromessa la continuità terapeutica; rendere accessibili ovunque i farmaci biologici approvati dall’AIFA. Sul fronte delle malattie cardiovascolari si invita a puntare sulla diffusione della prevenzione e soprattutto sulla sensibilizzazione rispetto all’importanza dell’aderenza alla terapia. Tra le soluzioni individuate, anche la creazione di uno specifico modulo di segnalazione delle reazioni avverse pensato per gli anziani.
Sul versante chirurgia la strada maestra è l’investimento sulla diffusione della chirurgia mini invasiva, con un impatto ridotto sia per la salute del paziente che sul piano dei costi, legati alle degenze prolungate per gli interventi “tradizionali”.
Dal Dipartimento Comunicazione, infine, coordinato dal giornalista scientifico Mario Pappagallo che ha visti riuniti giornalisti ed esperti di comunicazione medico-scientifica, la proposta di istituire un Osservatorio sull’informazione medico-scientifica online e di istituire un bollino blu per tutti quei siti e blog del settore. Il bollino dovrebbe essere assegnato al termine di un anno di osservazione da parte dell’organismo competente di FederAnziani.
Il Presidente di FederAnziani Roberto Messina e il Presidente della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute Giuseppe Pozzi hanno ricordato che il prossimo anno l’organismo passerà dagli attuali 15 Dipartimenti Socio-sanitari a 40, con il coinvolgimento di 3.600 medici su tutto il territorio nazionale.
Fonte FederAnziani
I vertici di FederAnziani sono stati ricevuti oggi presso il Quirinale dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, dott. Donato Marra, al quale hanno rappresentato le condizioni della popolazione anziana in Italia, in particolare sotto il profilo dell’assistenza sanitaria, e ribaditopresidente repubblical’importanza della terza età come ammortizzatore sociale e principale erogatore del lavoro di cura all’interno dei nuclei familiari.
Secondo la federazione, tale attività quotidiana si traduce in un rilevante trasferimento di risorse dagli anziani verso il sistema economico italiano, pari ogni anno a circa 24 miliardi di euro, corrispondenti alle ore di lavoro non retribuito “spese” nelle varie attività di sostegno alla famiglia, tra cui la cura dei nipoti.
A fronte del loro impegno gli anziani sono, per contro, discriminati soprattutto sul fronte della tutela del diritto alla salute. Tale diritto, in Italia, secondo FederAnziani, è gravemente compromesso non solo per gli anziani, ma per tutti i cittadini, dall’attuale situazione economica e dalla scarsità delle risorse messe a disposizione della sanità. L’impoverimento del Servizio Sanitario Nazionale non permette la concretizzazione del principio di equità che è alla base della Costituzione italiana, creando gravi discriminazioni territoriali, e scavando solchi tra cittadini di serie A e B.
I vertici di FederAnziani, rappresentati dal Presidente Roberto Messina e dal Presidente della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, Giuseppe Pozzi, hanno informato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica delle difficoltà incontrate dai cittadini, e in particolare dagli anziani, nell’accesso alle diagnosi, ad una corretta informazione sanitaria, e infine alle cure.
La federazione ha espresso inoltre la propria solidarietà e preoccupazione per i 500mila malati di epilessia che oggi in Italia si trovano a pagare di tasca loro la differenza del costo tra i farmaci “branded” ed equivalenti non sostituibili per la loro terapia, ricordando che solo la Regione Emilia Romagna e la Provincia Autonoma di Bolzano si sono attivate al fine di tamponare con un provvedimento temporaneo tale evidente ingiustizia.
A conclusione dell’incontro la delegazione FederAnziani ha presentato al Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, l’affettuoso ringraziamento della popolo della terza età della nostra nazione per la sensibilità e l’attenzione da sempre dimostrati dal Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei confronti di FederAnziani e delle problematiche degli over 65.
Diritto alla prevenzione e alla vaccinazione. Diritto a visite e diagnosi in tempi ragionevoli. Diritto a ricevere tempestivamente le cure oncologiche. Diritto ad ambienti sanitari sicuri. Diritto a ricevere i farmaci essenziali dal SSN. Diritto di accesso ai farmaci biosimilari, equivalenti, alle cure personalizzate, ai medical device. Diritto ad una vita dignitosa per le persone non autosufficienti. Sono i punti essenziali delle linee guida approvate dai circa 1.000 delegati FederAnziani riuniti nella convention interregionale di Terni, nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, organizzate dal centro sociale e culturale anziani “Volta”.
I delegati, provenienti da Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, hanno dibattuto e approvato le linee guida che saranno presentate ai medici in occasione del I° Congresso della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, che si svolgerà a Montesilvano (Pescara) il 27 e 28 ottobre 2012. I medici, provenienti dalle principali società medico-scientifiche, lavoreranno in 15 sessioni di aula e in due assemblee plenarie assieme ad avvocati, magistrati ed economisti sanitari, per elaborare proposte mirate alla tutela del diritto alla salute del cittadino che sostengano al tempo stesso il processo di risanamento del Servizio Sanitario Nazionale, attraverso un uso più razionale ed efficiente delle risorse. “Diritto alla salute – si legge nel documento approvato – significa anzitutto diritto alla prevenzione, ovvero a ricevere informazioni adeguate e ad essere destinatari di iniziative capaci di motivare le persone a migliorare la loro alimentazione, a praticare l’esercizio fisico e ad adottare stili di vita che migliorino la qualità della salute”. Il documento evidenzia i rischi dell’influenza per la terza età, sottolineando l’importanza della vaccinazione e chiedendo l’abbassamento dell’età vaccinabile; sottolinea il diritto, garantito dalle normative vigenti, a ricevere visite e diagnosi in tempi ragionevoli, in particolare quando si tratti di patologie oncologiche. Le linee guida si soffermano poi sull’importanza della vaccinazione degli operatori sanitari, espressamente prevista dal Piano Nazionale per la prevenzione vaccinale 2012 – 2014 ma non sempre praticata, non solo per la protezione del singolo operatore, ma soprattutto a garanzia dei pazienti, “ai quali l’operatore potrebbe trasmettere l’infezione, determinando gravi danni e persino casi mortali”. Le infezioni ospedaliere, ricorda il documento citando dai del centro studi SIC Sanità in cifre di FederAnziani, nel triennio 2008-2010, sono state 2.269.045, per un totale di 22.691 decessi, più di quanti ne siano stati causati dagli incidenti stradali. Quanto ai farmaci, il documento sottolinea che il contenimento della fascia A non può avvenire a carico della fascia C, evidenzia le disparità nell’accesso ai farmaci biosimilari e la scarsa diffusione della cultura dei farmaci equivalenti in Italia. Uno dei punti è dedicato alla medicina personalizzata, poiché “grazie alla diagnostica molecolare e al sequenziamento del genoma umano, si può migliorare la vita del malato e si possono ridurre i costi della spesa farmacologica”. Per quanto riguarda i dispositivi medici, si afferma che “i pazienti hanno diritto di accedere ai medical device più efficaci, sicuri, e rispondenti alle proprie esigenze, compatibilmente con la sostenibilità per il SSN”. Un capitolo a sé è quello degli anziani discriminati nell’accesso alle cure. “Sono circa 8,4 milioni gli anziani, su un totale di 12 milioni, che sono affetti da almeno una patologia cronica, e la metà di loro non riesce ad avere cure adeguate alla propria condizione clinica. Le malattie cardio-cerebrovascolari, che riguardano oltre il 60% dei pazienti over 65, nel 76% dei casi non vengono trattate adeguatamente. Il 12% dei pazienti al di sotto dei 70 anni e il 30% degli over 85 non riceve prescrizioni mediche per gli antipertensivi”. A ciò si aggiunge il problema della non autosufficienza, oggi prima causa di impoverimento delle famiglie dopo la perdita del lavoro. Ben due milioni di nuclei familiari in Italia si fanno carico di costi che diventano ogni giorno più difficili da sostenere. “Per questo – conclude il documento – chiediamo che sia costituito un nuovo Fondo per la non autosufficienza a sostegno dei disabili gravi, delle persone anziane non autosufficienti e delle famiglie che quotidianamente prestano loro assistenza”.
Fonte Federanziani
Altroconsumo, la più famosa associazione che tutela i diritti dei consumatori, ha firmato una miniguida contenente una serie di consigli per risparmiare “fino a 8.000 euro all'anno”. Tra i vari suggerimenti, quelli dedicati alla salute riguardano anche i farmaci equivalenti: “Se si sceglie di usare sempre il farmaco equivalente più economico si può risparmiare in un anno più del 30% sulla spesa per i medicinali. Oggi il medico deve segnare in ricetta il principio attivo: indicazione importante per optare per il farmaco meno caro”.
Fonte altroconsumo.it
Le Regioni non devono cercare alibi sulla riforma che porterà i medici ad essere presenti 7 giorni su 7 per non fare nulla. Eventuali modifiche al decreto sono tuttavia ancora possibili. E’ quanto ha dichiarato il ministro della salute Renato Balduzzi, nel corso di un’intervistaministro saluteradiofonica. “Il medico di base 7 giorni su 7 – ha detto il ministro – è un’esigenza avvertita da molti anni dagli italiani, ma non definiamolo una rivoluzione, perché questi principi già si avevano in parte della normativa e in parte nelle Convenzioni nazionali. ora auspichiamo che sia la volta buona per generalizzare questi principi su tutto il territorio nazionale. Comunque ci sarà il parere della Conferenza Stato Regioni e sono possibili modifiche. Quanto alle risorse – aggiunge Balduzzi – bisogna dire che si completa con questo intervento la spending review nella parte che riguarda la ristrutturazione degli ospedali. Si liberano così risorse, ci aspettiamo che siano molte le risorse liberate e che si possano riversare sul territorio”.
Massima attenzione all’iter per l’attuazione della riforma della medicina di famiglia sarà posta dai medici di famiglia. “Vigileremo perché il dl non venga stravolto, con cancellazioni o aggiunte sostanziali. E rimaniamo pronti a proclamare, nel caso, lo stato di agitazione – ha dichiarato Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
Messina: “bruciati oltre 11 MLD di euro nel triennio a causa delle infezioni correlate all’assistenza”
In Italia nel triennio 2008-2010 sono state contratte complessivamente 2.269.045 infezioni ospedaliere, per un totale di 22.691 decessi, e per un costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale che oscilla tra 4,8 e 11,1 miliardi di euro. Mediamente un’infezione su tre è evitabile.
È quanto rivela una ricerca del centro studi Sic Sanità in Cifre di FederAnziani, che ha setacciato i dati relativi alle infezioni correlate all’assistenza (ICA) nell’ultimo triennio, rivelandone un vero e proprio boom con costi esorbitanti per il SSN.
“Il triennio 2008-2010 rivela dati allarmanti per quanto riguarda le infezioni ospedaliere, i relativi costi e decessi – spiega Roberto Messina, Presidente di FederAnziani e responsabile del Centro Studi SIC -. Le vittime delle infezioni ospedaliere in Italia sono molte di più di quelle degli incidenti stradali, che nel triennio considerato, secondo l’Istat, sono state 13.052, a fronte dei 22.691 decessi legati alle infezioni ospedaliere. Parallelamente, in tempo di spending review, di tagli alla sanità, di proclamata attenzione agli sprechi, i costi economici delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano un vero e proprio scandalo. Parliamo di una cifra che nel triennio 2008-2010 oscilla tra 4,8 e 11,1 miliardi di euro. Si tratta di costi in larga parte evitabili, se si pensa che circa il 30% delle infezioni è potenzialmente prevenibile con l’adozione di misure preventive. Ad esempio uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione di microrganismi è l’igiene delle mani. Eppure tra i professionisti sanitari il tasso di adesione a tale semplice pratica raramente supera il 50%.
Il numero di infezioni ospedaliere stimato in Italia – prosegue Messina – è compreso tra il 5 e l’8% dei ricoveri; ogni anno si verificano circa 450-700 mila infezioni (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi) e nell’1% dei casi si stima che esse siano la causa diretta del decesso del paziente. Il rischio economico legato alle ICA ricade pesantemente sui vari sistemi sanitari regionali e nazionali, in quanto le infezioni aumentano le giornate di degenza e convalescenza del malato e c’è la necessità, nel caso di infezioni da ferite chirurgiche, di successivi controlli ambulatoriali. ll carico economico che le infezioni si portano dietro, inoltre, deve comprendere anche i costi indiretti dovuti alle assenze lavorative o ai vari spostamenti sostenuti da questi pazienti per farsi curare. Proprio in ragione di tali esorbitanti costi sia in termini di salute che economici – conclude Messina – occorre adoperare procedure standardizzate attraverso l’adozione di pratiche assistenziali sempre più sicure, ed è opportuno che anche il nostro Paese si doti di un sistema di sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, poiché è dimostrato che in assenza di monitoraggio l’incidenza delle ICA tende ad aumentare drasticamente.Può sembrare strano dover ribadire oggi quanto enunciato circa un secolo e mezzo fa da Florence Nightingale, ma il primo requisito di un ospedale dovrebbe essere quello di non arrecare danno al malato. Come dire, “primum non nocere”. Ma oggi purtroppo l’evidenza dimostra che i nostri ospedali sono ben lontani dal possedere tale requisito, come ben sanno medici e pazienti, che assistono sempre più impotenti alla crescente incapacità del SSN di garantire il diritto alla salute dei cittadini solennemente sancito dalla Costituzione Italiana”.
Tabella: Stime del numero di infezioni registrate nel triennio 2008-2010 e relativi costi economici in giornate di degenza
Anni | Ricoveri totali* | Num. infezioni** | Num. decessi** | gg di degenza media** | Costo di 1 gg di degenza | gg di degenza in più | Costo totale (in Euro) |
2008 | 12.128.687 | 788.365 | 7.884 | 3-7 | ±700€ | da 2,4 a 5,5 milioni | da 1,7 a 3,9 miliardi |
2009 | 11.657.864 | 757.761 | 7.578 | 3-7 | ±700€ | da 2,2 a 5,3 milioni | da 1,6 a 3,7 miliardi |
2010 | 11.121.825 | 722.919 | 7.229 | 3-7 | ±700€ | da 2,1 a 5,0 milioni | da 1,5 a 3,5 miliardi |
* Comprendono sia i ricoveri in strutture pubbliche che private
**Stime
Fonte: Elaborazioni SIC su dati ISS – ECDC – ASSR Emilia Romagna, Dossier 189/2010 – MEF 2007
Fonte Federanziani
Approvata lo scorso 31 luglio in Senato, in vigore da Ferragosto, la spending review include tra i vari punti volti a diminuire la spesa pubblica anche importanti direttive sulla prescrizione dei farmaci equivalenti generici. Le nuove ricette obbligano i medici a non indicare più il nome commerciale del medicinale prescritto, bensì il principio attivo in esso contenuto. La norma ha da subito fatto discutere, sollevando apprezzamenti e critiche. Per fare maggior chiarezza e comprendere meglio lo stato di ‘salute’ del farmaco equivalente in Italia, abbiamo intervistato il dottor Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici (Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici).
Dottor Foresti, si fa un gran parlare della nuova norma, i giornali riportano affermazioni e opinioni assai diverse tra loro. Qual è lo stato delle cose?
La novità riguarda solo i farmaci rimborsabili con un risparmio a tutto vantaggio di Stato e cittadini; a tal proposito si sta facendo un po' di confusione, ma ciò non mi stupisce. Così come non mi sorprendono le affermazioni veicolate da alcuni mezzi d’informazione riguardo la presunta “marcia indietro” del Governo, dietrofront che non c'è assolutamente stato. Il provvedimento è passato come doveva, fissando nella data del 31 luglio un giorno epocale per l’Italia: è finito il monopolio del farmaco di marca e con la spending review si apre finalmente agli equivalenti generici, come già accade nel resto d’Europa e in Nordamerica. È giusto sapere che in Italia a un nuovo prodotto immesso sul mercato ne corrispondevano in media altri quattro con nome di fantasia, “etichette” frutto di operazioni di comarketing fra scopritore e altre aziende in prevalenza italiane che, attraverso l’attività di informazione medico scientifica, ne affermavano il marchio presso la classe medica. Un modello chiuso che rendeva difficilmente sostituibili tra loro i medesimi medicinali etichettati, appunto, con nomi e confezioni diverse. È questo il sistema che ha favorito la grande affezione al farmaco “madre” e la conseguente difficoltà di far utilizzare il relativo equivalente generico alla scadenza del brevetto, un medicinale bioequivalente il cui nome è quello del principio attivo; è il principio attivo a curare, non la marca.
Oggi, con la nuova normativa, la situazione è radicalmente cambiata.
Approfondiamo: qual era questo meccanismo per cui negli anni passati il farmaco generico ha potuto prendere piede in tutto il mondo mentre in Italia no?
L'esempio delle quattro scatolette è solo una fra le tante ragioni. Un'altra è certamente che la classe medica non ha mai sposato la politica del farmaco generico, continuando a prescrivere il farmaco originator (la specialità di marca) e asserendo che con la politica del prezzo di riferimento, lo Stato, attraverso il Servizio sanitario nazionale, rimborsa il farmaco a prezzo più basso, non cambia nulla. Quando il medico prescrive un medicinale, per il cittadino è indifferente che abbia un nome di fantasia o quello del principio attivo. Però: se il dottore scrive sulla ricetta il nome commerciale, per esempio Aspirina, e il farmacista propone l’acido acetilsalicilico, quindi l’equivalente generico con il nome del principio attivo, certi pazienti obiettano, non comprendendo che non vi è differenza se non di prezzo. Così facendo si accollano, più o meno consapevolmente, la differenza di prezzo rispetto a quanto già rimborsato dal Servizio Sanitario. D’altronde il rapporto di fiducia fra medico e paziente è solitamente tale per cui quest'ultimo ne segue scrupolosamente l’indicazione, spesso in barba al suggerimento del farmacista, intento a far risparmiare il cliente. Ritengo quindi che sia proprio questo il grande scoglio da superare per ovviare alla difficoltà di penetrazione del farmaco generico nel nostro mercato. Ho sempre sostenuto che il detentore della prescrizione, giustamente, è il medico, quindi concordo con Giacomo Milillo, segretario dell’associazione di medicina generale Fimmg, quando si inalbera se si mette in discussione questo diritto/dovere dei medici. Ho altresì sempre sostenuto che questa empasse si sarebbe potuta risolvere in breve tempo se proprio i medici avessero cominciato a prescrivere l'equivalente invece di delegare al farmacista la sostituzione.
È per questo che sono contentissimo di questa norma, anche se non credo sarà immediata nello sconvolgere il mercato, perché ora i medici devono nominare il principio attivo così, quando il paziente si reca in farmacia con una prescrizione, ad esempio per l’omeprazolo, riceverà una confezione con scritto “omeprazolo”, annullando definitivamente ogni differenza tra quanto prescritto dal medico e quanto consegnato dal farmacista.
Infatti in tutto questo scenario che lei ha dipinto sembrerebbe quasi che fino a oggi il cittadino abbia avuto un ruolo passivo. Cioè ci si è sempre concentrati sul medico, sul farmacista, sulle norme che devono regolare la prescrizione, ma sembrerebbe quasi che nessuno si sia mai preso la briga di informare ed educare il cittadino perché nessuno lo ha mai considerato come un elemento importante nella catena di scelta del generico.
Questo aspetto mi rende drastico: in questi miei quattro anni di presidenza Assogenerici ne ho sentite dire molte al mio indirizzo. Anche da medici che domandavano un maggiore impegno in termini di comunicazione, di sollecitazione del Ministero affinché promuovesse campagne d’informazione. Spetta al medico informare il paziente, proprio per quel rapporto di fiducia che si instaura con chi mette nelle tue mani la propria salute. Chiunque in caso di problemi di salute si rivolge in primis al medico, solo in seconda battuta, generalmente se insoddisfatto, si affida a televisione, giornali, internet.
O, in alternativa, anche dal farmacista.
Per rispondere ci vuole un piccolo esempio, altrimenti su queste cose si tende a far confusione. In Italia abbiamo 47.000 medici di base: volendo ipotizzare che ciascuno di loro visiti nella settima lavorativa (5 giorni) almeno 10 pazienti al giorno, otterremo mezzo milione di contatti quotidiani che, moltiplicati per 10 giorni, diventano 5 milioni. Un bel numero, a dimostrazione ulteriore che la comunicazione più capillare passa attraverso il medico, che è lui che deve spiegare al cittadino l’equivalenza dei generici rispetto ai farmaci già conosciuti e assunti, oltre al vantaggio per lo Stato offerto dal risparmio al Sistema sanitario nazionale da un maggior volume di vendita. Senza dimenticare che questo risparmio si traduce in maggiori investimenti in ambito delle cure innovative. A mio parere è in definitiva questa la formula migliore per comunicare. Rapida e diretta, carica dell’autorevolezza della parola del medico. Una persona di fiducia.
Ammetto che proprio su questo punto ho sempre incontrato l’intesa con la categoria dei medici di medicina generale, anche se devo constatare che nei fatti la reazione è stata opposta e si è teso a osteggiare il generico. Il perché si può cercare nella pretesa della categoria che le aziende farmaceutiche di equivalenti si comportassero come quelle di marca, che avessero strutture di 150/200 informatori medico scientifici pronti tutti i giorni a visitarli per parlar loro del farmaco generico, per fare informazione scientifica, a dar loro un supporto - come è stato fatto per tanti anni da parte del farmaco brand - per il loro aggiornamento, per la loro formazione, per iniziative che le aziende di farmaco generico non hanno minimamente la possibilità economica di fare. Perché? Prendiamo l'esempio della torvastatina. Il giorno dopo che ne è scaduto il brevetto il prezzo è sceso del 73% rispetto all’originale. Quindi: come può un'azienda con il 27% di margine mantenere le medesime attività? È semplicemente impossibile.
Ci sarebbe anche da chiedersi qual è l'utilità dell'informatore medico scientifico su farmaci che ormai da 20 anni sono in commercio e che peraltro sono identici a quelli su cui è stata fatta informazione.
Esatto. E su questo io mi sono sempre impuntato. Secondo me ancora una volta spetta al medico, per il semplice fatto che un libero professionista - che però opera in stato di convenzione a remunerazione fissa e garantita dal SSN – deve sentire il dovere di far risparmiare il più possibile lo Stato che, fra l’altro, gli potrà continuare a pagare lo stipendio anche nei prossimi “duri anni”. Prescrivendo il generico e garantendo l’inalterato servizio e lo stesso risultato offerto ai pazienti cui prescriveva il brand. Una soluzione molto semplice.
Lei diceva che questa norma si tradurrà in un concreto risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale.
Farmindustria ha sempre sostenuto che con questa norma non cambierà niente per il Sistema Sanitario e che a guadagnare sarà solo l'industria dei farmaci generici. Anziché rispondere direttamente, meglio spiegare come funziona il sistema in modo che chiunque possa comprendere meglio. Normalmente, in tutti i Paesi “normali”, non c'è un sistema sanitario come in Italia che rimborsa il 100% del medicinale. Le dinamiche commerciali in tutti i Paesi europei e negli Stati Uniti mettono in concorrenza le aziende di farmaco generico tra di loro, generando una discesa dei prezzi che magari non è così alta come all'inizio è per il SSN italiano. Nel nostro caso, infatti, il primo giorno il prezzo può scendere per esempio del 70%, per poi rimanere invariato senza diminuire ulteriormente. In altri Paesi la prima riduzione è magari pari al 50%, e prosegue gradualmente per altri 5 o 6 anni. Ciò accade perché all’estero il prezzo è determinato dalla concorrenza fra genericisti che, aumentando quote e volumi, possono ritoccare al ribasso i prezzi secondo la dinamica di mercato: più produci, più pezzi vendi, più hai margini per diminuire il prezzo al dettaglio. Almeno finché si raggiunge il cosiddetto floor price, ovvero il prezzo limite sotto cui non si può più scendere senza pregiudicare qualità e approvvigionamenti del prodotto stesso. È quindi il prezzo minimo sotto il quale le grandi aziende, che devono rispettare regole precise sulla qualità e sicurezza del prodotto, non possono scendere. In Italia invece il SSN rimborsa il prezzo più basso del prodotto in commercio da 1 giorno dopo la scadenza del brevetto, indifferentemente che sia Brand o Generico, lasciando al cittadino l’onere di pagare la differenza nel caso in cui il prodotto da lui scelto costi di più.
Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi sostiene che il sistema non deve impedire a chiunque sia disposto a pagare la differenza per un marchio di poterlo fare. Concordo, ma ricordo che se non si innesca una sana concorrenza all'interno del mercato del farmaco generico, i prezzi non possono scendere. In Italia gli equivalenti non hanno accesso ai grandi volumi perché gli originator, mantenendo un differenziale di prezzo minimo, continuano a mantenere la propria quota di mercato, e ovviamente loro non hanno nessun interesse a far diminuire il prezzo. Oltretutto la legge è anche mal impostata: se un'azienda decide di abbassare il prezzo di un medicinale, gli altri player si allineano all'istante. Questo sì determina un risparmio per il SSN, ma non porta nessun beneficio a chi lo determina. Un produttore genericista quindi non ha vantaggi a far diminuire i prezzi perché alla sua diminuzione dei prezzi non corrisponde a un reale aumento di volumi di vendita.
Attualmente la quota di mercato dei generici in Italia è ferma al 15%, mentre - va ricordato - raggiunge una media del 55% in Europa con punte dell’85 % in Inghilterra. Con la nuova norma, inevitabilmente i nostri volumi aumenteranno e quindi i farmaci “brand” saranno costretti, trascorsi i 9 mesi dalla scadenza del brevetto durante i quali non è consentito loro modificare il prezzo entro un certo limite, ad allineare il prezzo a quello degli equivalenti per non perdere ulteriori quote di mercato. Così il prezzo comincerà nuovamente a scendere per un meccanismo, se vogliamo, estremamente banale, ma efficace.
Secondo lei, questa norma che tipo di incrementi di volumi potrebbe portare e in quanto tempo?
L’incognita è grande, perché sono certo che la resistenza della classe medica pur di indicare un nome commerciale sarà vigorosa. Vedremo fioccare le spiegazioni più disparate, sono curioso di leggere quali motivazioni i medici useranno per mettere la crocetta sulla “non sostituibilità”. Forse vedremo sparire di colpo i cronici e aumentare drammaticamente gli acuti, non so, ma sono molto indeciso a riguardo perché in Italia gli escamotage per aggirare le leggi sono comunemente assai fantasiosi. Aspetto di vedere, ma sicuramente ci sarà un incremento dei volumi e più sarà rapido e importante, più sarà inevitabile che l'originator si allinei al prezzo del generico. Sarà quello il momento in cui i prezzi ricominceranno a scendere.
Inoltre non va dimenticato il risparmio che potranno avere i cittadini (circa 800 milioni di euro) che finalmente, ricevendo la stessa prescrizione fatta dal proprio medico, smetteranno di chiedere il brand risparmiando anche direttamente di tasca propria.
Si aspetta altri provvedimenti governativi a breve o pensa che questa sia una mossa “finale” del Governo?
Secondo me è la mossa iniziale, anzi, me lo auguro. C'è da rivedere il sistema della remunerazione della farmacia nei prossimi 3 mesi e quindi su quello ci sarà da discutere. È cambiato il mondo, non è un modo di dire, e ora è il caso di cominciare a discutere su come vogliamo sostenere concretamente il nostro Paese. Credo che abbia ragione il professor Balduzzi quando afferma che non si può più continuare a pensare di dare tutto a tutti, ma è necessario incominciare a pensare quali sono quei prodotti che al SSN costano di più e di quanto costano al paziente, perché credo che facendo un conto di spesa reale sostenuta dal servizio sanitario per la dispensazione di un determinato prodotto - tra costo del medico, costo del farmacista, oneri e ticket - e poi andiamo a vedere il valore della confezione – magari 1,50 euro – l’intera filiera sarà costata molto di più allo Stato di quanto al cittadino che abbia pagato direttamente l’euro e cinquanta di medicina. Si tratta di considerazioni all’esame in Europa e nei Paesi dove si affrontano le nostre stesse problematiche. Non vedo quindi perché la sola Italia dovrebbe pretendere di rimanere immobile. I farmacisti ci hanno impiegato un po' a capire che il sistema della remunerazione solo a percentuale poteva diventare un problema, forse lo hanno scoperto un po' tardi. Credo sia oggi il momento, prima che sia tardi per tutti, di provare a ridiscutere del sistema nel suo insieme e non solo della remunerazione della farmacia.
Anche perché, in tutti questi discorsi, alla fine quello che è sempre un po' fuori e marginale continua a essere il cittadino.
Premesso che quando si parla di farmaci si parla di argomenti seri, che incidono sulla salute e che il cittadino, pur essendo il protagonista al centro della scena, deve necessariamente affidarsi agli esperti della materia, di tutti questi problemi che abbiamo in Italia nel resto del mondo non c’è traccia. All’estero si va dal medico o dal farmacista, questi danno un medicinale, il paziente l’assume. Non si crea il problema se è buono o non è buono. È una questione tutta nostra, locale, dovuta ai medici che per anni hanno detto che il generico non è buono, generando una sorta di dottrina, di controinformazione che pretende che gli equivalenti sono fatti da chi produce senza qualità. In questi giorni i mezzi d’informazione ripropongono questa idiozia: c'è un organo regolatorio che è l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che garantisce la qualità del farmaco generico, c'è l'Istituto Superiore di Sanità che effettua costantemente i controlli che deve fare. I ritiri di prodotto di farmaco generico in Italia, nonostante i 300 milioni di confezioni vendute, sono più bassi di quelli che coinvolgono i farmaci di marca. In Europa la prima azienda per confezioni vendute è un'azienda di farmaci generici, e non è che in Italia questa azienda commercializzi prodotti diversi da quelli venduti in Germania e nelle altre nazioni.
A proposito dell'Europa, Massimo Magi, segretario della FIMMG Marche, dice in chiusura di un discorso sulla bontà o meno dei generici: “Paesi come la Germania, che usano largamente i farmaci generici, possono permetterselo perché hanno una regolamentazione molto più chiara con liste predefinite di farmaci nelle quali scegliere quello più idoneo.”
Non è assolutamente vero. Tutti citano il famoso Orangebook o Whitebook, ma c’è l'Aifa che stila la lista di trasparenza che è l’equivalente dell’Orangebook. Il medico deve semplicemente scrivere il principio attivo che vuole dare, se vuole dare un generico decide di chi è l'azienda di cui vuol dare il generico e ha risolto il problema, nessuno glielo cambierà e lui è garantito e sicuro che quello che scrive verrà consegnato.
Se invece si vuole rivedere la lista di trasparenza e riscrivere qualcosa di diverso, garantisco che non saremo certo noi genericisti a opporci, anzi.
Un'ultima considerazione per chiudere con una nota “originale” arrivata da Paolo Zona, Presidente di Federcongressi ed Eventi, che ha dichiarato che anche il settore turistico potrebbe entrare in crisi a causa di questa norma.
Davvero interessante argomento che merita due considerazioni di fondo.
Se si ritiene che questo provvedimento possa ridurre gli investimenti delle Aziende Farmaceutiche in Italia e questo possa essere un problema per il turismo, credo che il problema vada sottoposto al Ministro Passera che deve definire quanto strategico sia il settore Farmaceutico come industria e come indotto economico e in che modo debba essere sostenuto. Se invece Zona ritiene che sia compito del Ministro Balduzzi doversi preoccupare anche dei risvolti che le sue scelte di sostegno al SSN possono avere sul turismo, devo dire che siamo realmente un Paese “unico”.
{jcomments on}Come evidenziato negli ultimi tempi, anche per via della nuova legge sui farmaci generici, l’Italia è uno dei pochi Paesi rimasti in cui i farmaci di marca sono ancora molto "amati". Nella maggior parte del resto d'Europa e negli Stati Uniti le politiche di incentivazione dei generici sono molte e varie. In Inghilterra, gli aspiranti medici imparano già durante i loro studi a prescrivere direttamente il principio attivo e non la marca del farmaco. Secondo un'indagine dell’Austrian Health Institute, tra i 27 Paesi dell’Ue, 22 paesi incoraggiano i medici a prescrivere il principio attivo del farmaco, mentre in Estonia, Lituania, Portogallo e Romania è obbligatorio. E in Italia? La situazione è particolare, come descritto in un'indagine di Federconsumatori.
Ormai sono 23 i Paesi dell'Union Europea in cui le assicurazioni socio-sanitarie o i sistemi sanitari hanno introdotto una regolamentazione o delle linee guida precise di prescrizione per gli equivalenti. Per 9 Stati queste linee guida sono obbligatorie. È prassi, inoltre, monitorare il comportamento dei medici riguardo alle prescrizioni, medici che sono tenuti spesso a spiegare le motivazioni delle loro scelte.
Fonte AssoGenerici
È stata pubblicata lo scorso 14 agosto in Gazzetta Ufficiale la nuova norma sui farmaci equivalenti contenuta tra le disposizioni approvate dal Governo in materia di razionalizzazione della spesa pubblica.
Dal 15 agosto i medici sono obbligati a prescrivere il principio attivo sulla ricetta e non più la marca. Con la ricetta ci si recherà in farmacia dove verrà proposto il farmaco equivalente dal prezzo più basso, ferma restando la possibilità da parte del cittadino di richiederne uno specifico (di marca), facendosi carico della differenza di prezzo tra il generico più economico e il farmaco richiesto. Questo avverrà anche nel caso in cui il medico indichi la non sostituibilità del farmaco di marca prescritto.
Fanno eccezione a queste regole le terapie croniche già in corso. In questo modo, come precisa il Ministero della Salute, “il legislatore ha evitato di introdurre una normativa che potesse provocare possibili, sebbene rari, inconvenienti, nel corso di una terapia, a causa del passaggio da un medicinale all’altro, sia pur di uguale composizione”.
Per quanto riguarda i sistemi informatici, saranno “adeguati nel corso dei prossimi due mesi”. Ma nel frattempo, "in attesa che i sistemi informatici per la compilazione della ricetta online e per la trasmissione dei relativi dati vengano adeguati alle nuove norme con l’indicazione del principio attivo, i medici dovranno ricorrere ad una compilazione, parzialmente o totalmente manuale, della ricetta, a seconda del software di cui dispongono”.
Fonte www.assogenerici.it
All'indomani dell'approvazione da parte del Senato della norma sui farmaci equivalenti che rende obbligatoria la prescrizione del principio attivo, a meno di motivazioni esplicitamente indicate dal medico stesso, il presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti, commenta: “Non possiamo che apprezzare la posizione del Governo e il lavoro dei parlamentari che hanno contribuito alla stesura della nuova norma sulla prescrizione dei farmaci equivalenti. Come ha ben detto il ministro Balduzzi, in questo modo la pratica prescrittiva italiana si avvicina a quella europea e nordamericana, con il giusto risalto dato al principio attivo, lo stesso risalto che gli è dato nei libri di testo su cui si formano i medici. Mi sembra che venga sancito una volta per tutte che è il principio attivo a curare, non la marca. Come mi sembra che siano smentite le paure di essere espropriati di competenze, tesi questa espressa da una parte dei medici: è possibile chieder la non sostituibilità del medicinale a fronte di una motivazione. Un meccanismo che ricalca quello attuato con le note AIFA, per esempio”.
Prosegue: “Vorrei far notare che questo meccanismo può liberare le dinamiche della concorrenza e contribuire a un’ulteriore riduzione della spesa per il Servizio sanitario in una proiezione futura. Ed è questo che dovrebbe fare una spending review: attivare meccanismi di razionalizzazione capaci di lavorare nel tempo, non tagli lineari il cui effetto si esaurisce tra una manovra economica e l’altra. Mi sembra che la norma approvata ora sia un esempio perfetto”.
Fonte www.assogenerici.it
“Esprimiamo il nostro plauso per le parole del Ministro della Salute Renato Balduzzi in merito all’opportunità di sostituire i ticket sanitari, che dovrebbero partire dal primo gennaio 2014, con una franchigia legata al reddito, molto più equa e trasparente”. È il commento di FederAnziani all’ipotesi ventilata dal Ministro per la Salute Renato Balduzzi, che ha proposto di avviare una discussione sulla possibilità di individuare nuovi sistemi alternativi ai ticket sanitari.
“Proponiamo dunque di avviare sin da settembre un tavolo di lavoro che riunisca associazioni di pazienti, sindacati e istituzioni per far sì che già dal I° gennaio 2013 si possa dar corso ad una franchigia che introduca un criterio di equità nel nostro sistema di fruizione dei servizi sanitari – commenta il Presidente di FederAnziani Roberto Messina. – Infine FederAnziani esprime soddisfazione per la sentenza dell’insindacabile Corte Costituzionale che ha bocciato i ticket sanitari previsti dalla manovra della scorsa estate”.
Fonte Federanziani
AssoGenerici si è espressa a proposito dell'approvazione in Commissione bilancio della nuova normativa sulla prescrizione dei farmaci: diventa obbligatorio indicare il principio attivo del farmaco, fatto salvo il caso in cui il medico non indichi le motivazioni di una scelta a favore del farmaco brand.
In particolare, AssoGenerici puntualizza:
“In queste ore si è sentito ripetere che questa norma non rientrerebbe nella spending review, in quanto non genera direttamente un risparmio di spesa. È un’interpretazione che rigettiamo”, dichiara Giorgio Foresti, presidente dell’Associazione. “Favorire il ricorso ai generici, permettendo alle industrie che li producono di raggiungere volumi di mercato adeguati è il solo modo di far scendere ulteriormente i prezzi. Non dovrebbe essere un mistero per nessuno il fatto che gli equivalenti, nel resto d’Europa, costano molto meno che in Italia proprio perché non esiste il monopolio del farmaco di marca. Basti pensare che se la concorrenza generasse una discesa del prezzo degli equivalenti anche soltanto del 10%, il Servizio sanitario risparmierebbe 400 milioni l’anno. Se si tiene presente questo dato di realtà, è evidente come questa norma rientri a pieno titolo tra quelle di revisione e razionalizzazione della spesa pubblica”.
Considerato che i cittadini oggi spendono 770 milioni di euro all'anno per coprire la differenza di prezzo tra equivalente e farmaco di marca, è palese che un maggior ricorso ai generici determinerebbe un notevole risparmio.
Conclude Foresti: “Ribadisco che non è il Servizio sanitario a dover farsi carico del sostegno dei settori industriali: quello è compito dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo, ai quali deve rivolgersi chi, come Farmindustria, prospetta il crollo del comparto. Il Servizio sanitario ha il solo dovere di garantire al cittadino la migliore prestazione al miglior prezzo”.
Fonte www.assogenerici.it
Luglio 2012
KETOPROFENE PER USO TOPICO E RISCHIO DI REAZIONI DI FOTOSENSIBILIZZAZIONE
Medicinali contenenti il principio attivo ketoprofene per uso topico: Artrosilene gel e schiuma, Fastum gel, Flexen gel, Ibifen gel e soluzione cutanea, Hiruflog gel, Keplat cerotto medicato, Ketofarm gel, Ketoprofene Almus gel, Ketoprofene Eurogenerici gel, Ketoprofene Ratiopharm Italia gel, Ketoprofene Sandoz crema, Ketoprofene Teva gel, Lasoartro crema, Lasonil gel, Liotondol gel, Orudis gel ; Yerasel10% spray cutaneo, soluzione.
Gentile Dottoressa, Egregio Dottore,
Come ricorderà per l’analoga comunicazione dell’aprile 2010 e dell’agosto dello scorso anno, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha condotto nel 2010 una revisione scientifica dei dati di sicurezza e di efficacia dei medicinali contenenti ketoprofene per uso topico, a seguito delle segnalazioni di reazioni avverse di fotosensibilizzazione e di co-sensibilizzazione con l’octocrilene (filtro UV).
Il CHMP ha concluso che il profilo beneficio/rischio di questi farmaci rimane favorevole, ma che esiste un rischio di reazioni di fotosensibilizzazione, in particolare un rischio di fotoallergia, con l’utilizzo di medicinali contenenti ketoprofene per uso topico.
Il CHMP ha evidenziato che i casi di fotosensibilità da ketoprofene per uso topico si verificano in seguito alla fotodegradazione del ketoprofene stesso alla luce solare, anche in caso di cielo coperto. Tale reazione avversa, anche se rara, è stata grave nella maggior parte dei casi, richiedendo l’ospedalizzazione, l’interruzione del lavoro e una permanente immunizzazione a causa del meccanismo immunologico della fotoallergia.
Sulla base dei dati valutati, il CHMP ha anche concluso che vi è il rischio di co-sensibilizzazione con octocrilene. L’octocrilene è un filtro solare chimico appartenente alla famiglia dei cinnamati presente in vari prodotti cosmetici e per la cura personale quali shampoo, dopo-barba, gel doccia e bagno, creme per la pelle, rossetti, creme anti-età, detergenti per trucco, spray per capelli per ritardare la fotodegradazione.
Le reazioni di fotosensibilizzazione possono essere limitate alla sede di applicazione del farmaco, o coinvolgere altre zone del corpo esposte al sole e venute accidentalmente a contatto con il farmaco e in qualche raro caso anche zone contigue non esposte. Generalmente la durata della reazione di fotosensibilizzazione dopo la sospensione del ketoprofene, può variare da pochi giorni a qualche settimana, ma sono stati riportati anche casi di persistenza più lunghi.
Tali reazioni possono essere prevenute o comunque ridotte al minimo, evitando l’esposizione diretta e prolungata alla luce solare (anche quando il cielo è velato) od alle lampade U.V. durante e fino a 2 settimane dopo l’applicazione cutanea di ketoprofene.
Il parere del CHMP è stato recepito dalla Commissione Europea con l’emanazione di una decisione (n. C(2010) 8646 del 29/11/2010, ai sensi dell’articolo 107 della direttiva 2001/83/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio) vincolante per tutti gli Stati membri dell’UE.
Tutti i medicinali contenenti ketoprofene per uso topico sono ora soggetti a prescrizione medica ed il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto/Foglietto Illustrativo (RCP/FI) dei medicinali contenenti ketoprofene per uso topico sono stati allora modificati di conseguenza lo
scorso anno.
Questa Nota Informativa Importante intende richiamare l’attenzione sulle raccomandazioni da seguire se si usano medicinali a base di ketoprofene per uso cutaneo:
- evitare l’esposizione alla luce solare diretta (anche quando il cielo è velato), compreso il solarium durante il trattamento e nelle due settimane successive all’interruzione;
- proteggere dal sole, tramite indumenti, le parti trattate;
- lavarsi accuratamente e in maniera prolungata le mani dopo ogni uso.
I medici sono invitati ad informare i pazienti sull’uso corretto dei medicinali a base di ketoprofene per uso cutaneo ed i farmacisti a far presente i possibili rischi e le controindicazioni all’esposizione alla luce solare diretta, compreso il solarium, durante il trattamento e nelle due settimane successive, oltre a ricordare le dovute precauzioni e le modalità d’uso.
I pazienti devono essere informati di sospendere immediatamente il trattamento e di mettersi in contatto con il medico qualora si presentino i relativi sintomi e segni quali prurito, bruciore, eritema,orticaria e eruzioni bollose.
Questa Nota Informativa è stata preparata, in collaborazione con AIFA, dalle Aziende Almus S.r.l, Bayer S.p.A., Crinos S.p.A., Dompé Farmaceutici S.p.A., EG S.p.A., IBI Giovanni Lorenzini S.p.A., IBSA Farmaceutici Italia S.r.l., Italfarmaco S.p.A., A..Menarini I.F.R. S.r.l., Ratiopharm Italia S.r.l., Sandoz S.p.A., Sanofi-Aventis S.p.A., Sigma-Tau I.F.R. S.p.A. (su licenza Hisamitsu UK Limited) e Teva Italia S.r.l..Cyathus Exquirere Pharmaforshung GmbH, Austria
Cordiali saluti,
L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti gli Operatori Sanitari l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.
Le Segnalazioni di Sospetta Reazione Avversa da Farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza dell’Operatore stesso.
La presente Nota Informativa viene anche pubblicata sul sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) la cui consultazione regolare è raccomandata per la migliore informazione professionale e di servizio al cittadino.
Aggiornato l’elenco dei Centri di Terapia del Dolore in Italia.
Un tavolo con istituzioni, medici, farmacisti, industria brand e generica che avvii un modello virtuoso di sviluppo in cui l’impulso all’uso di medicinali equivalenti alimenti la ricerca e l’innovazione. E’ la richiesta lanciata oggi da Giorgio Foresti, presidente di equivalentiAssoGenerici, nel corso del IV Convegno “Generici e biosimilari: le chiavi per la sostenibilità del Ssn” organizzato a Roma.“L’industria del generico – ha detto Foresti – è attiva nel nostro Paese da più di 10 anni con 50 aziende che danno lavoro a circa 10 mila persone. Il 60% della produzione degli equivalenti disponibili avviene proprio in Italia e non so se la stessa cosa si possa dire dei griffati. Nonostante la situazione italiana presenti ancora un forte ritardo in termini di quote di mercato, circa il 15% contro il 64% della Germania, l’83% del Regno Unito, il 75% degli Usa, occorre interpretare questi dati con atteggiamento positivo, come sfida per il futuro”.“L’attuale crisi finanziaria – ha aggiunto – rende ancora più imminente una revisione di comparto basata sulla gestione oculata delle risorse che consenta di garantire più salute per tutti, razionalizzando la spesa. Un’urgenza che si ripropone in questo momento più che mai. La crisi economica, la riduzione delle risorse destinate alla sanità, l’invecchiamento della popolazione e le prossime scadenze brevettuali possono infatti costituire fattori che favoriscono lo sviluppo del mercato del generico gettando le premesse per una sana riforma del sistema. Un sistema che miri a garantire appropriatezza, efficienza nella gestione delle risorse e accesso alle cure al costo più basso”.
Fonte FederAnziani
“La legge 38 del 2010 è forse un modello europeo e un punto di riferimento avanzato, il programma hospice è uno di quelli che ha funzionato di più nel nostro Paese, anche se non è omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma la frontiera è la domiciliarità”. Così il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ieri a Roma ha partecipato alla presentazione dello spot Antea sulle cure palliative. “Il mondo del volontariato e quello delle associazioni sono arrivati prima delle istituzioni su questo tema – ha aggiunto il ministro – E questo rappresenta una ricchezza della nostra sanità, e non solo per le cure palliative. Grazie a questa sinergia abbiamo una sanità d’eccellenza”. “Che ci sia una diversità regionale” nel trattamento del dolore, ha continuato il ministro della Salute, “è molto evidente. Lo sforzo deve essere quello di ridurla. Il sollievo è un altro modo di dire umanizzazione. Il ministero della Salute e io rinnoviamo senz’altro il nostro impegno su questo tema”.
Fonte FederAnziani
Si terrà mercoledì 13 giugno, presso il Circolo della Stampa di Milano, la conferenza stampa di presentazione del libro “Dolore & Qualità di vita”, l’ultimo numero della collana “Didattica della Salute”. Il volume promosso da Teva Italia, è stato realizzato grazie al prezioso contributo dell’Associazione vivere senza dolore e della Commissione Ministeriale Cure Palliative e Terapia del Dolore.
La sofferenza fisica colpisce 6 cittadini su 10. Nel 94% dai casi è dovuta a mal di schiena, cefalee, dolore cervicale, diabete, in oltre il 45% dall’artrosi e nel 6% a patologie oncologiche. Tra chi soffre di dolore cronico, meno della metà segue uno specifico trattamento, che si rivela inefficace nell’83% dei casi. Con la legge 38 del 2010 l’Italia, tra i primi Paesi in Europa, ha garantito al cittadino il diritto di accedere alla Terapia del Dolore e alle Cure Palliative, eppure oggi il 70% dei nostri connazionali non è a conoscenza di questa normativa e dei diritti che garantisce, né sa che esistono centri specializzati nel trattamento del dolore cronico. Per informare sulle modalità e i criteri di accesso alle prestazioni e ai programmi di assistenza, anche attraverso il coinvolgimento e la collaborazione dei MMG, dei pediatri e di farmacisti, e per spiegare cosa sia e come si misuri il dolore, si è deciso di realizzare, per la prima volta, un libro interamente dedicato al tema dolore per sensibilizzare e informare in modo completo il cittadino su tutti gli aspetti legati alla malattia.
vivere senza dolore è un’associazione che, sin dalla sua fondazione, ha l’obiettivo di aiutare i cittadini affetti da dolore fornendo loro informazioni e utili indicazioni.
Sono presenti, all’interno del volume, due strumenti particolarmente utili per il cittadino:
• Il diario del paziente: il cui scopo è quello di raccogliere informazioni utili al medico sull’andamento della sintomatologia dolorosa, sulla tipologia e sull’intensità al fine di inquadrare meglio le caratteristiche del dolore stesso permettendo al medico di impostare la terapia adeguata
• I centri della Terapia del Dolore: un elenco aggiornato con tutte le strutture sanitarie specializzate per la cura di questa patologia