Altroconsumo, la più famosa associazione che tutela i diritti dei consumatori, ha firmato una miniguida contenente una serie di consigli per risparmiare “fino a 8.000 euro all'anno”. Tra i vari suggerimenti, quelli dedicati alla salute riguardano anche i farmaci equivalenti: “Se si sceglie di usare sempre il farmaco equivalente più economico si può risparmiare in un anno più del 30% sulla spesa per i medicinali. Oggi il medico deve segnare in ricetta il principio attivo: indicazione importante per optare per il farmaco meno caro”.
Fonte altroconsumo.it
Le Regioni non devono cercare alibi sulla riforma che porterà i medici ad essere presenti 7 giorni su 7 per non fare nulla. Eventuali modifiche al decreto sono tuttavia ancora possibili. E’ quanto ha dichiarato il ministro della salute Renato Balduzzi, nel corso di un’intervistaministro saluteradiofonica. “Il medico di base 7 giorni su 7 – ha detto il ministro – è un’esigenza avvertita da molti anni dagli italiani, ma non definiamolo una rivoluzione, perché questi principi già si avevano in parte della normativa e in parte nelle Convenzioni nazionali. ora auspichiamo che sia la volta buona per generalizzare questi principi su tutto il territorio nazionale. Comunque ci sarà il parere della Conferenza Stato Regioni e sono possibili modifiche. Quanto alle risorse – aggiunge Balduzzi – bisogna dire che si completa con questo intervento la spending review nella parte che riguarda la ristrutturazione degli ospedali. Si liberano così risorse, ci aspettiamo che siano molte le risorse liberate e che si possano riversare sul territorio”.
Massima attenzione all’iter per l’attuazione della riforma della medicina di famiglia sarà posta dai medici di famiglia. “Vigileremo perché il dl non venga stravolto, con cancellazioni o aggiunte sostanziali. E rimaniamo pronti a proclamare, nel caso, lo stato di agitazione – ha dichiarato Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
Messina: “bruciati oltre 11 MLD di euro nel triennio a causa delle infezioni correlate all’assistenza”
In Italia nel triennio 2008-2010 sono state contratte complessivamente 2.269.045 infezioni ospedaliere, per un totale di 22.691 decessi, e per un costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale che oscilla tra 4,8 e 11,1 miliardi di euro. Mediamente un’infezione su tre è evitabile.
È quanto rivela una ricerca del centro studi Sic Sanità in Cifre di FederAnziani, che ha setacciato i dati relativi alle infezioni correlate all’assistenza (ICA) nell’ultimo triennio, rivelandone un vero e proprio boom con costi esorbitanti per il SSN.
“Il triennio 2008-2010 rivela dati allarmanti per quanto riguarda le infezioni ospedaliere, i relativi costi e decessi – spiega Roberto Messina, Presidente di FederAnziani e responsabile del Centro Studi SIC -. Le vittime delle infezioni ospedaliere in Italia sono molte di più di quelle degli incidenti stradali, che nel triennio considerato, secondo l’Istat, sono state 13.052, a fronte dei 22.691 decessi legati alle infezioni ospedaliere. Parallelamente, in tempo di spending review, di tagli alla sanità, di proclamata attenzione agli sprechi, i costi economici delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano un vero e proprio scandalo. Parliamo di una cifra che nel triennio 2008-2010 oscilla tra 4,8 e 11,1 miliardi di euro. Si tratta di costi in larga parte evitabili, se si pensa che circa il 30% delle infezioni è potenzialmente prevenibile con l’adozione di misure preventive. Ad esempio uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione di microrganismi è l’igiene delle mani. Eppure tra i professionisti sanitari il tasso di adesione a tale semplice pratica raramente supera il 50%.
Il numero di infezioni ospedaliere stimato in Italia – prosegue Messina – è compreso tra il 5 e l’8% dei ricoveri; ogni anno si verificano circa 450-700 mila infezioni (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi) e nell’1% dei casi si stima che esse siano la causa diretta del decesso del paziente. Il rischio economico legato alle ICA ricade pesantemente sui vari sistemi sanitari regionali e nazionali, in quanto le infezioni aumentano le giornate di degenza e convalescenza del malato e c’è la necessità, nel caso di infezioni da ferite chirurgiche, di successivi controlli ambulatoriali. ll carico economico che le infezioni si portano dietro, inoltre, deve comprendere anche i costi indiretti dovuti alle assenze lavorative o ai vari spostamenti sostenuti da questi pazienti per farsi curare. Proprio in ragione di tali esorbitanti costi sia in termini di salute che economici – conclude Messina – occorre adoperare procedure standardizzate attraverso l’adozione di pratiche assistenziali sempre più sicure, ed è opportuno che anche il nostro Paese si doti di un sistema di sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, poiché è dimostrato che in assenza di monitoraggio l’incidenza delle ICA tende ad aumentare drasticamente.Può sembrare strano dover ribadire oggi quanto enunciato circa un secolo e mezzo fa da Florence Nightingale, ma il primo requisito di un ospedale dovrebbe essere quello di non arrecare danno al malato. Come dire, “primum non nocere”. Ma oggi purtroppo l’evidenza dimostra che i nostri ospedali sono ben lontani dal possedere tale requisito, come ben sanno medici e pazienti, che assistono sempre più impotenti alla crescente incapacità del SSN di garantire il diritto alla salute dei cittadini solennemente sancito dalla Costituzione Italiana”.
Tabella: Stime del numero di infezioni registrate nel triennio 2008-2010 e relativi costi economici in giornate di degenza
Anni | Ricoveri totali* | Num. infezioni** | Num. decessi** | gg di degenza media** | Costo di 1 gg di degenza | gg di degenza in più | Costo totale (in Euro) |
2008 | 12.128.687 | 788.365 | 7.884 | 3-7 | ±700€ | da 2,4 a 5,5 milioni | da 1,7 a 3,9 miliardi |
2009 | 11.657.864 | 757.761 | 7.578 | 3-7 | ±700€ | da 2,2 a 5,3 milioni | da 1,6 a 3,7 miliardi |
2010 | 11.121.825 | 722.919 | 7.229 | 3-7 | ±700€ | da 2,1 a 5,0 milioni | da 1,5 a 3,5 miliardi |
* Comprendono sia i ricoveri in strutture pubbliche che private
**Stime
Fonte: Elaborazioni SIC su dati ISS – ECDC – ASSR Emilia Romagna, Dossier 189/2010 – MEF 2007
Fonte Federanziani
Approvata lo scorso 31 luglio in Senato, in vigore da Ferragosto, la spending review include tra i vari punti volti a diminuire la spesa pubblica anche importanti direttive sulla prescrizione dei farmaci equivalenti generici. Le nuove ricette obbligano i medici a non indicare più il nome commerciale del medicinale prescritto, bensì il principio attivo in esso contenuto. La norma ha da subito fatto discutere, sollevando apprezzamenti e critiche. Per fare maggior chiarezza e comprendere meglio lo stato di ‘salute’ del farmaco equivalente in Italia, abbiamo intervistato il dottor Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici (Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici).
Dottor Foresti, si fa un gran parlare della nuova norma, i giornali riportano affermazioni e opinioni assai diverse tra loro. Qual è lo stato delle cose?
La novità riguarda solo i farmaci rimborsabili con un risparmio a tutto vantaggio di Stato e cittadini; a tal proposito si sta facendo un po' di confusione, ma ciò non mi stupisce. Così come non mi sorprendono le affermazioni veicolate da alcuni mezzi d’informazione riguardo la presunta “marcia indietro” del Governo, dietrofront che non c'è assolutamente stato. Il provvedimento è passato come doveva, fissando nella data del 31 luglio un giorno epocale per l’Italia: è finito il monopolio del farmaco di marca e con la spending review si apre finalmente agli equivalenti generici, come già accade nel resto d’Europa e in Nordamerica. È giusto sapere che in Italia a un nuovo prodotto immesso sul mercato ne corrispondevano in media altri quattro con nome di fantasia, “etichette” frutto di operazioni di comarketing fra scopritore e altre aziende in prevalenza italiane che, attraverso l’attività di informazione medico scientifica, ne affermavano il marchio presso la classe medica. Un modello chiuso che rendeva difficilmente sostituibili tra loro i medesimi medicinali etichettati, appunto, con nomi e confezioni diverse. È questo il sistema che ha favorito la grande affezione al farmaco “madre” e la conseguente difficoltà di far utilizzare il relativo equivalente generico alla scadenza del brevetto, un medicinale bioequivalente il cui nome è quello del principio attivo; è il principio attivo a curare, non la marca.
Oggi, con la nuova normativa, la situazione è radicalmente cambiata.
Approfondiamo: qual era questo meccanismo per cui negli anni passati il farmaco generico ha potuto prendere piede in tutto il mondo mentre in Italia no?
L'esempio delle quattro scatolette è solo una fra le tante ragioni. Un'altra è certamente che la classe medica non ha mai sposato la politica del farmaco generico, continuando a prescrivere il farmaco originator (la specialità di marca) e asserendo che con la politica del prezzo di riferimento, lo Stato, attraverso il Servizio sanitario nazionale, rimborsa il farmaco a prezzo più basso, non cambia nulla. Quando il medico prescrive un medicinale, per il cittadino è indifferente che abbia un nome di fantasia o quello del principio attivo. Però: se il dottore scrive sulla ricetta il nome commerciale, per esempio Aspirina, e il farmacista propone l’acido acetilsalicilico, quindi l’equivalente generico con il nome del principio attivo, certi pazienti obiettano, non comprendendo che non vi è differenza se non di prezzo. Così facendo si accollano, più o meno consapevolmente, la differenza di prezzo rispetto a quanto già rimborsato dal Servizio Sanitario. D’altronde il rapporto di fiducia fra medico e paziente è solitamente tale per cui quest'ultimo ne segue scrupolosamente l’indicazione, spesso in barba al suggerimento del farmacista, intento a far risparmiare il cliente. Ritengo quindi che sia proprio questo il grande scoglio da superare per ovviare alla difficoltà di penetrazione del farmaco generico nel nostro mercato. Ho sempre sostenuto che il detentore della prescrizione, giustamente, è il medico, quindi concordo con Giacomo Milillo, segretario dell’associazione di medicina generale Fimmg, quando si inalbera se si mette in discussione questo diritto/dovere dei medici. Ho altresì sempre sostenuto che questa empasse si sarebbe potuta risolvere in breve tempo se proprio i medici avessero cominciato a prescrivere l'equivalente invece di delegare al farmacista la sostituzione.
È per questo che sono contentissimo di questa norma, anche se non credo sarà immediata nello sconvolgere il mercato, perché ora i medici devono nominare il principio attivo così, quando il paziente si reca in farmacia con una prescrizione, ad esempio per l’omeprazolo, riceverà una confezione con scritto “omeprazolo”, annullando definitivamente ogni differenza tra quanto prescritto dal medico e quanto consegnato dal farmacista.
Infatti in tutto questo scenario che lei ha dipinto sembrerebbe quasi che fino a oggi il cittadino abbia avuto un ruolo passivo. Cioè ci si è sempre concentrati sul medico, sul farmacista, sulle norme che devono regolare la prescrizione, ma sembrerebbe quasi che nessuno si sia mai preso la briga di informare ed educare il cittadino perché nessuno lo ha mai considerato come un elemento importante nella catena di scelta del generico.
Questo aspetto mi rende drastico: in questi miei quattro anni di presidenza Assogenerici ne ho sentite dire molte al mio indirizzo. Anche da medici che domandavano un maggiore impegno in termini di comunicazione, di sollecitazione del Ministero affinché promuovesse campagne d’informazione. Spetta al medico informare il paziente, proprio per quel rapporto di fiducia che si instaura con chi mette nelle tue mani la propria salute. Chiunque in caso di problemi di salute si rivolge in primis al medico, solo in seconda battuta, generalmente se insoddisfatto, si affida a televisione, giornali, internet.
O, in alternativa, anche dal farmacista.
Per rispondere ci vuole un piccolo esempio, altrimenti su queste cose si tende a far confusione. In Italia abbiamo 47.000 medici di base: volendo ipotizzare che ciascuno di loro visiti nella settima lavorativa (5 giorni) almeno 10 pazienti al giorno, otterremo mezzo milione di contatti quotidiani che, moltiplicati per 10 giorni, diventano 5 milioni. Un bel numero, a dimostrazione ulteriore che la comunicazione più capillare passa attraverso il medico, che è lui che deve spiegare al cittadino l’equivalenza dei generici rispetto ai farmaci già conosciuti e assunti, oltre al vantaggio per lo Stato offerto dal risparmio al Sistema sanitario nazionale da un maggior volume di vendita. Senza dimenticare che questo risparmio si traduce in maggiori investimenti in ambito delle cure innovative. A mio parere è in definitiva questa la formula migliore per comunicare. Rapida e diretta, carica dell’autorevolezza della parola del medico. Una persona di fiducia.
Ammetto che proprio su questo punto ho sempre incontrato l’intesa con la categoria dei medici di medicina generale, anche se devo constatare che nei fatti la reazione è stata opposta e si è teso a osteggiare il generico. Il perché si può cercare nella pretesa della categoria che le aziende farmaceutiche di equivalenti si comportassero come quelle di marca, che avessero strutture di 150/200 informatori medico scientifici pronti tutti i giorni a visitarli per parlar loro del farmaco generico, per fare informazione scientifica, a dar loro un supporto - come è stato fatto per tanti anni da parte del farmaco brand - per il loro aggiornamento, per la loro formazione, per iniziative che le aziende di farmaco generico non hanno minimamente la possibilità economica di fare. Perché? Prendiamo l'esempio della torvastatina. Il giorno dopo che ne è scaduto il brevetto il prezzo è sceso del 73% rispetto all’originale. Quindi: come può un'azienda con il 27% di margine mantenere le medesime attività? È semplicemente impossibile.
Ci sarebbe anche da chiedersi qual è l'utilità dell'informatore medico scientifico su farmaci che ormai da 20 anni sono in commercio e che peraltro sono identici a quelli su cui è stata fatta informazione.
Esatto. E su questo io mi sono sempre impuntato. Secondo me ancora una volta spetta al medico, per il semplice fatto che un libero professionista - che però opera in stato di convenzione a remunerazione fissa e garantita dal SSN – deve sentire il dovere di far risparmiare il più possibile lo Stato che, fra l’altro, gli potrà continuare a pagare lo stipendio anche nei prossimi “duri anni”. Prescrivendo il generico e garantendo l’inalterato servizio e lo stesso risultato offerto ai pazienti cui prescriveva il brand. Una soluzione molto semplice.
Lei diceva che questa norma si tradurrà in un concreto risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale.
Farmindustria ha sempre sostenuto che con questa norma non cambierà niente per il Sistema Sanitario e che a guadagnare sarà solo l'industria dei farmaci generici. Anziché rispondere direttamente, meglio spiegare come funziona il sistema in modo che chiunque possa comprendere meglio. Normalmente, in tutti i Paesi “normali”, non c'è un sistema sanitario come in Italia che rimborsa il 100% del medicinale. Le dinamiche commerciali in tutti i Paesi europei e negli Stati Uniti mettono in concorrenza le aziende di farmaco generico tra di loro, generando una discesa dei prezzi che magari non è così alta come all'inizio è per il SSN italiano. Nel nostro caso, infatti, il primo giorno il prezzo può scendere per esempio del 70%, per poi rimanere invariato senza diminuire ulteriormente. In altri Paesi la prima riduzione è magari pari al 50%, e prosegue gradualmente per altri 5 o 6 anni. Ciò accade perché all’estero il prezzo è determinato dalla concorrenza fra genericisti che, aumentando quote e volumi, possono ritoccare al ribasso i prezzi secondo la dinamica di mercato: più produci, più pezzi vendi, più hai margini per diminuire il prezzo al dettaglio. Almeno finché si raggiunge il cosiddetto floor price, ovvero il prezzo limite sotto cui non si può più scendere senza pregiudicare qualità e approvvigionamenti del prodotto stesso. È quindi il prezzo minimo sotto il quale le grandi aziende, che devono rispettare regole precise sulla qualità e sicurezza del prodotto, non possono scendere. In Italia invece il SSN rimborsa il prezzo più basso del prodotto in commercio da 1 giorno dopo la scadenza del brevetto, indifferentemente che sia Brand o Generico, lasciando al cittadino l’onere di pagare la differenza nel caso in cui il prodotto da lui scelto costi di più.
Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi sostiene che il sistema non deve impedire a chiunque sia disposto a pagare la differenza per un marchio di poterlo fare. Concordo, ma ricordo che se non si innesca una sana concorrenza all'interno del mercato del farmaco generico, i prezzi non possono scendere. In Italia gli equivalenti non hanno accesso ai grandi volumi perché gli originator, mantenendo un differenziale di prezzo minimo, continuano a mantenere la propria quota di mercato, e ovviamente loro non hanno nessun interesse a far diminuire il prezzo. Oltretutto la legge è anche mal impostata: se un'azienda decide di abbassare il prezzo di un medicinale, gli altri player si allineano all'istante. Questo sì determina un risparmio per il SSN, ma non porta nessun beneficio a chi lo determina. Un produttore genericista quindi non ha vantaggi a far diminuire i prezzi perché alla sua diminuzione dei prezzi non corrisponde a un reale aumento di volumi di vendita.
Attualmente la quota di mercato dei generici in Italia è ferma al 15%, mentre - va ricordato - raggiunge una media del 55% in Europa con punte dell’85 % in Inghilterra. Con la nuova norma, inevitabilmente i nostri volumi aumenteranno e quindi i farmaci “brand” saranno costretti, trascorsi i 9 mesi dalla scadenza del brevetto durante i quali non è consentito loro modificare il prezzo entro un certo limite, ad allineare il prezzo a quello degli equivalenti per non perdere ulteriori quote di mercato. Così il prezzo comincerà nuovamente a scendere per un meccanismo, se vogliamo, estremamente banale, ma efficace.
Secondo lei, questa norma che tipo di incrementi di volumi potrebbe portare e in quanto tempo?
L’incognita è grande, perché sono certo che la resistenza della classe medica pur di indicare un nome commerciale sarà vigorosa. Vedremo fioccare le spiegazioni più disparate, sono curioso di leggere quali motivazioni i medici useranno per mettere la crocetta sulla “non sostituibilità”. Forse vedremo sparire di colpo i cronici e aumentare drammaticamente gli acuti, non so, ma sono molto indeciso a riguardo perché in Italia gli escamotage per aggirare le leggi sono comunemente assai fantasiosi. Aspetto di vedere, ma sicuramente ci sarà un incremento dei volumi e più sarà rapido e importante, più sarà inevitabile che l'originator si allinei al prezzo del generico. Sarà quello il momento in cui i prezzi ricominceranno a scendere.
Inoltre non va dimenticato il risparmio che potranno avere i cittadini (circa 800 milioni di euro) che finalmente, ricevendo la stessa prescrizione fatta dal proprio medico, smetteranno di chiedere il brand risparmiando anche direttamente di tasca propria.
Si aspetta altri provvedimenti governativi a breve o pensa che questa sia una mossa “finale” del Governo?
Secondo me è la mossa iniziale, anzi, me lo auguro. C'è da rivedere il sistema della remunerazione della farmacia nei prossimi 3 mesi e quindi su quello ci sarà da discutere. È cambiato il mondo, non è un modo di dire, e ora è il caso di cominciare a discutere su come vogliamo sostenere concretamente il nostro Paese. Credo che abbia ragione il professor Balduzzi quando afferma che non si può più continuare a pensare di dare tutto a tutti, ma è necessario incominciare a pensare quali sono quei prodotti che al SSN costano di più e di quanto costano al paziente, perché credo che facendo un conto di spesa reale sostenuta dal servizio sanitario per la dispensazione di un determinato prodotto - tra costo del medico, costo del farmacista, oneri e ticket - e poi andiamo a vedere il valore della confezione – magari 1,50 euro – l’intera filiera sarà costata molto di più allo Stato di quanto al cittadino che abbia pagato direttamente l’euro e cinquanta di medicina. Si tratta di considerazioni all’esame in Europa e nei Paesi dove si affrontano le nostre stesse problematiche. Non vedo quindi perché la sola Italia dovrebbe pretendere di rimanere immobile. I farmacisti ci hanno impiegato un po' a capire che il sistema della remunerazione solo a percentuale poteva diventare un problema, forse lo hanno scoperto un po' tardi. Credo sia oggi il momento, prima che sia tardi per tutti, di provare a ridiscutere del sistema nel suo insieme e non solo della remunerazione della farmacia.
Anche perché, in tutti questi discorsi, alla fine quello che è sempre un po' fuori e marginale continua a essere il cittadino.
Premesso che quando si parla di farmaci si parla di argomenti seri, che incidono sulla salute e che il cittadino, pur essendo il protagonista al centro della scena, deve necessariamente affidarsi agli esperti della materia, di tutti questi problemi che abbiamo in Italia nel resto del mondo non c’è traccia. All’estero si va dal medico o dal farmacista, questi danno un medicinale, il paziente l’assume. Non si crea il problema se è buono o non è buono. È una questione tutta nostra, locale, dovuta ai medici che per anni hanno detto che il generico non è buono, generando una sorta di dottrina, di controinformazione che pretende che gli equivalenti sono fatti da chi produce senza qualità. In questi giorni i mezzi d’informazione ripropongono questa idiozia: c'è un organo regolatorio che è l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che garantisce la qualità del farmaco generico, c'è l'Istituto Superiore di Sanità che effettua costantemente i controlli che deve fare. I ritiri di prodotto di farmaco generico in Italia, nonostante i 300 milioni di confezioni vendute, sono più bassi di quelli che coinvolgono i farmaci di marca. In Europa la prima azienda per confezioni vendute è un'azienda di farmaci generici, e non è che in Italia questa azienda commercializzi prodotti diversi da quelli venduti in Germania e nelle altre nazioni.
A proposito dell'Europa, Massimo Magi, segretario della FIMMG Marche, dice in chiusura di un discorso sulla bontà o meno dei generici: “Paesi come la Germania, che usano largamente i farmaci generici, possono permetterselo perché hanno una regolamentazione molto più chiara con liste predefinite di farmaci nelle quali scegliere quello più idoneo.”
Non è assolutamente vero. Tutti citano il famoso Orangebook o Whitebook, ma c’è l'Aifa che stila la lista di trasparenza che è l’equivalente dell’Orangebook. Il medico deve semplicemente scrivere il principio attivo che vuole dare, se vuole dare un generico decide di chi è l'azienda di cui vuol dare il generico e ha risolto il problema, nessuno glielo cambierà e lui è garantito e sicuro che quello che scrive verrà consegnato.
Se invece si vuole rivedere la lista di trasparenza e riscrivere qualcosa di diverso, garantisco che non saremo certo noi genericisti a opporci, anzi.
Un'ultima considerazione per chiudere con una nota “originale” arrivata da Paolo Zona, Presidente di Federcongressi ed Eventi, che ha dichiarato che anche il settore turistico potrebbe entrare in crisi a causa di questa norma.
Davvero interessante argomento che merita due considerazioni di fondo.
Se si ritiene che questo provvedimento possa ridurre gli investimenti delle Aziende Farmaceutiche in Italia e questo possa essere un problema per il turismo, credo che il problema vada sottoposto al Ministro Passera che deve definire quanto strategico sia il settore Farmaceutico come industria e come indotto economico e in che modo debba essere sostenuto. Se invece Zona ritiene che sia compito del Ministro Balduzzi doversi preoccupare anche dei risvolti che le sue scelte di sostegno al SSN possono avere sul turismo, devo dire che siamo realmente un Paese “unico”.
{jcomments on}Come evidenziato negli ultimi tempi, anche per via della nuova legge sui farmaci generici, l’Italia è uno dei pochi Paesi rimasti in cui i farmaci di marca sono ancora molto "amati". Nella maggior parte del resto d'Europa e negli Stati Uniti le politiche di incentivazione dei generici sono molte e varie. In Inghilterra, gli aspiranti medici imparano già durante i loro studi a prescrivere direttamente il principio attivo e non la marca del farmaco. Secondo un'indagine dell’Austrian Health Institute, tra i 27 Paesi dell’Ue, 22 paesi incoraggiano i medici a prescrivere il principio attivo del farmaco, mentre in Estonia, Lituania, Portogallo e Romania è obbligatorio. E in Italia? La situazione è particolare, come descritto in un'indagine di Federconsumatori.
Ormai sono 23 i Paesi dell'Union Europea in cui le assicurazioni socio-sanitarie o i sistemi sanitari hanno introdotto una regolamentazione o delle linee guida precise di prescrizione per gli equivalenti. Per 9 Stati queste linee guida sono obbligatorie. È prassi, inoltre, monitorare il comportamento dei medici riguardo alle prescrizioni, medici che sono tenuti spesso a spiegare le motivazioni delle loro scelte.
Fonte AssoGenerici
È stata pubblicata lo scorso 14 agosto in Gazzetta Ufficiale la nuova norma sui farmaci equivalenti contenuta tra le disposizioni approvate dal Governo in materia di razionalizzazione della spesa pubblica.
Dal 15 agosto i medici sono obbligati a prescrivere il principio attivo sulla ricetta e non più la marca. Con la ricetta ci si recherà in farmacia dove verrà proposto il farmaco equivalente dal prezzo più basso, ferma restando la possibilità da parte del cittadino di richiederne uno specifico (di marca), facendosi carico della differenza di prezzo tra il generico più economico e il farmaco richiesto. Questo avverrà anche nel caso in cui il medico indichi la non sostituibilità del farmaco di marca prescritto.
Fanno eccezione a queste regole le terapie croniche già in corso. In questo modo, come precisa il Ministero della Salute, “il legislatore ha evitato di introdurre una normativa che potesse provocare possibili, sebbene rari, inconvenienti, nel corso di una terapia, a causa del passaggio da un medicinale all’altro, sia pur di uguale composizione”.
Per quanto riguarda i sistemi informatici, saranno “adeguati nel corso dei prossimi due mesi”. Ma nel frattempo, "in attesa che i sistemi informatici per la compilazione della ricetta online e per la trasmissione dei relativi dati vengano adeguati alle nuove norme con l’indicazione del principio attivo, i medici dovranno ricorrere ad una compilazione, parzialmente o totalmente manuale, della ricetta, a seconda del software di cui dispongono”.
Fonte www.assogenerici.it
All'indomani dell'approvazione da parte del Senato della norma sui farmaci equivalenti che rende obbligatoria la prescrizione del principio attivo, a meno di motivazioni esplicitamente indicate dal medico stesso, il presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti, commenta: “Non possiamo che apprezzare la posizione del Governo e il lavoro dei parlamentari che hanno contribuito alla stesura della nuova norma sulla prescrizione dei farmaci equivalenti. Come ha ben detto il ministro Balduzzi, in questo modo la pratica prescrittiva italiana si avvicina a quella europea e nordamericana, con il giusto risalto dato al principio attivo, lo stesso risalto che gli è dato nei libri di testo su cui si formano i medici. Mi sembra che venga sancito una volta per tutte che è il principio attivo a curare, non la marca. Come mi sembra che siano smentite le paure di essere espropriati di competenze, tesi questa espressa da una parte dei medici: è possibile chieder la non sostituibilità del medicinale a fronte di una motivazione. Un meccanismo che ricalca quello attuato con le note AIFA, per esempio”.
Prosegue: “Vorrei far notare che questo meccanismo può liberare le dinamiche della concorrenza e contribuire a un’ulteriore riduzione della spesa per il Servizio sanitario in una proiezione futura. Ed è questo che dovrebbe fare una spending review: attivare meccanismi di razionalizzazione capaci di lavorare nel tempo, non tagli lineari il cui effetto si esaurisce tra una manovra economica e l’altra. Mi sembra che la norma approvata ora sia un esempio perfetto”.
Fonte www.assogenerici.it
“Esprimiamo il nostro plauso per le parole del Ministro della Salute Renato Balduzzi in merito all’opportunità di sostituire i ticket sanitari, che dovrebbero partire dal primo gennaio 2014, con una franchigia legata al reddito, molto più equa e trasparente”. È il commento di FederAnziani all’ipotesi ventilata dal Ministro per la Salute Renato Balduzzi, che ha proposto di avviare una discussione sulla possibilità di individuare nuovi sistemi alternativi ai ticket sanitari.
“Proponiamo dunque di avviare sin da settembre un tavolo di lavoro che riunisca associazioni di pazienti, sindacati e istituzioni per far sì che già dal I° gennaio 2013 si possa dar corso ad una franchigia che introduca un criterio di equità nel nostro sistema di fruizione dei servizi sanitari – commenta il Presidente di FederAnziani Roberto Messina. – Infine FederAnziani esprime soddisfazione per la sentenza dell’insindacabile Corte Costituzionale che ha bocciato i ticket sanitari previsti dalla manovra della scorsa estate”.
Fonte Federanziani
AssoGenerici si è espressa a proposito dell'approvazione in Commissione bilancio della nuova normativa sulla prescrizione dei farmaci: diventa obbligatorio indicare il principio attivo del farmaco, fatto salvo il caso in cui il medico non indichi le motivazioni di una scelta a favore del farmaco brand.
In particolare, AssoGenerici puntualizza:
“In queste ore si è sentito ripetere che questa norma non rientrerebbe nella spending review, in quanto non genera direttamente un risparmio di spesa. È un’interpretazione che rigettiamo”, dichiara Giorgio Foresti, presidente dell’Associazione. “Favorire il ricorso ai generici, permettendo alle industrie che li producono di raggiungere volumi di mercato adeguati è il solo modo di far scendere ulteriormente i prezzi. Non dovrebbe essere un mistero per nessuno il fatto che gli equivalenti, nel resto d’Europa, costano molto meno che in Italia proprio perché non esiste il monopolio del farmaco di marca. Basti pensare che se la concorrenza generasse una discesa del prezzo degli equivalenti anche soltanto del 10%, il Servizio sanitario risparmierebbe 400 milioni l’anno. Se si tiene presente questo dato di realtà, è evidente come questa norma rientri a pieno titolo tra quelle di revisione e razionalizzazione della spesa pubblica”.
Considerato che i cittadini oggi spendono 770 milioni di euro all'anno per coprire la differenza di prezzo tra equivalente e farmaco di marca, è palese che un maggior ricorso ai generici determinerebbe un notevole risparmio.
Conclude Foresti: “Ribadisco che non è il Servizio sanitario a dover farsi carico del sostegno dei settori industriali: quello è compito dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo, ai quali deve rivolgersi chi, come Farmindustria, prospetta il crollo del comparto. Il Servizio sanitario ha il solo dovere di garantire al cittadino la migliore prestazione al miglior prezzo”.
Fonte www.assogenerici.it
Luglio 2012
KETOPROFENE PER USO TOPICO E RISCHIO DI REAZIONI DI FOTOSENSIBILIZZAZIONE
Medicinali contenenti il principio attivo ketoprofene per uso topico: Artrosilene gel e schiuma, Fastum gel, Flexen gel, Ibifen gel e soluzione cutanea, Hiruflog gel, Keplat cerotto medicato, Ketofarm gel, Ketoprofene Almus gel, Ketoprofene Eurogenerici gel, Ketoprofene Ratiopharm Italia gel, Ketoprofene Sandoz crema, Ketoprofene Teva gel, Lasoartro crema, Lasonil gel, Liotondol gel, Orudis gel ; Yerasel10% spray cutaneo, soluzione.
Gentile Dottoressa, Egregio Dottore,
Come ricorderà per l’analoga comunicazione dell’aprile 2010 e dell’agosto dello scorso anno, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha condotto nel 2010 una revisione scientifica dei dati di sicurezza e di efficacia dei medicinali contenenti ketoprofene per uso topico, a seguito delle segnalazioni di reazioni avverse di fotosensibilizzazione e di co-sensibilizzazione con l’octocrilene (filtro UV).
Il CHMP ha concluso che il profilo beneficio/rischio di questi farmaci rimane favorevole, ma che esiste un rischio di reazioni di fotosensibilizzazione, in particolare un rischio di fotoallergia, con l’utilizzo di medicinali contenenti ketoprofene per uso topico.
Il CHMP ha evidenziato che i casi di fotosensibilità da ketoprofene per uso topico si verificano in seguito alla fotodegradazione del ketoprofene stesso alla luce solare, anche in caso di cielo coperto. Tale reazione avversa, anche se rara, è stata grave nella maggior parte dei casi, richiedendo l’ospedalizzazione, l’interruzione del lavoro e una permanente immunizzazione a causa del meccanismo immunologico della fotoallergia.
Sulla base dei dati valutati, il CHMP ha anche concluso che vi è il rischio di co-sensibilizzazione con octocrilene. L’octocrilene è un filtro solare chimico appartenente alla famiglia dei cinnamati presente in vari prodotti cosmetici e per la cura personale quali shampoo, dopo-barba, gel doccia e bagno, creme per la pelle, rossetti, creme anti-età, detergenti per trucco, spray per capelli per ritardare la fotodegradazione.
Le reazioni di fotosensibilizzazione possono essere limitate alla sede di applicazione del farmaco, o coinvolgere altre zone del corpo esposte al sole e venute accidentalmente a contatto con il farmaco e in qualche raro caso anche zone contigue non esposte. Generalmente la durata della reazione di fotosensibilizzazione dopo la sospensione del ketoprofene, può variare da pochi giorni a qualche settimana, ma sono stati riportati anche casi di persistenza più lunghi.
Tali reazioni possono essere prevenute o comunque ridotte al minimo, evitando l’esposizione diretta e prolungata alla luce solare (anche quando il cielo è velato) od alle lampade U.V. durante e fino a 2 settimane dopo l’applicazione cutanea di ketoprofene.
Il parere del CHMP è stato recepito dalla Commissione Europea con l’emanazione di una decisione (n. C(2010) 8646 del 29/11/2010, ai sensi dell’articolo 107 della direttiva 2001/83/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio) vincolante per tutti gli Stati membri dell’UE.
Tutti i medicinali contenenti ketoprofene per uso topico sono ora soggetti a prescrizione medica ed il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto/Foglietto Illustrativo (RCP/FI) dei medicinali contenenti ketoprofene per uso topico sono stati allora modificati di conseguenza lo
scorso anno.
Questa Nota Informativa Importante intende richiamare l’attenzione sulle raccomandazioni da seguire se si usano medicinali a base di ketoprofene per uso cutaneo:
- evitare l’esposizione alla luce solare diretta (anche quando il cielo è velato), compreso il solarium durante il trattamento e nelle due settimane successive all’interruzione;
- proteggere dal sole, tramite indumenti, le parti trattate;
- lavarsi accuratamente e in maniera prolungata le mani dopo ogni uso.
I medici sono invitati ad informare i pazienti sull’uso corretto dei medicinali a base di ketoprofene per uso cutaneo ed i farmacisti a far presente i possibili rischi e le controindicazioni all’esposizione alla luce solare diretta, compreso il solarium, durante il trattamento e nelle due settimane successive, oltre a ricordare le dovute precauzioni e le modalità d’uso.
I pazienti devono essere informati di sospendere immediatamente il trattamento e di mettersi in contatto con il medico qualora si presentino i relativi sintomi e segni quali prurito, bruciore, eritema,orticaria e eruzioni bollose.
Questa Nota Informativa è stata preparata, in collaborazione con AIFA, dalle Aziende Almus S.r.l, Bayer S.p.A., Crinos S.p.A., Dompé Farmaceutici S.p.A., EG S.p.A., IBI Giovanni Lorenzini S.p.A., IBSA Farmaceutici Italia S.r.l., Italfarmaco S.p.A., A..Menarini I.F.R. S.r.l., Ratiopharm Italia S.r.l., Sandoz S.p.A., Sanofi-Aventis S.p.A., Sigma-Tau I.F.R. S.p.A. (su licenza Hisamitsu UK Limited) e Teva Italia S.r.l..Cyathus Exquirere Pharmaforshung GmbH, Austria
Cordiali saluti,
L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti gli Operatori Sanitari l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.
Le Segnalazioni di Sospetta Reazione Avversa da Farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza dell’Operatore stesso.
La presente Nota Informativa viene anche pubblicata sul sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) la cui consultazione regolare è raccomandata per la migliore informazione professionale e di servizio al cittadino.
Aggiornato l’elenco dei Centri di Terapia del Dolore in Italia.
Un tavolo con istituzioni, medici, farmacisti, industria brand e generica che avvii un modello virtuoso di sviluppo in cui l’impulso all’uso di medicinali equivalenti alimenti la ricerca e l’innovazione. E’ la richiesta lanciata oggi da Giorgio Foresti, presidente di equivalentiAssoGenerici, nel corso del IV Convegno “Generici e biosimilari: le chiavi per la sostenibilità del Ssn” organizzato a Roma.“L’industria del generico – ha detto Foresti – è attiva nel nostro Paese da più di 10 anni con 50 aziende che danno lavoro a circa 10 mila persone. Il 60% della produzione degli equivalenti disponibili avviene proprio in Italia e non so se la stessa cosa si possa dire dei griffati. Nonostante la situazione italiana presenti ancora un forte ritardo in termini di quote di mercato, circa il 15% contro il 64% della Germania, l’83% del Regno Unito, il 75% degli Usa, occorre interpretare questi dati con atteggiamento positivo, come sfida per il futuro”.“L’attuale crisi finanziaria – ha aggiunto – rende ancora più imminente una revisione di comparto basata sulla gestione oculata delle risorse che consenta di garantire più salute per tutti, razionalizzando la spesa. Un’urgenza che si ripropone in questo momento più che mai. La crisi economica, la riduzione delle risorse destinate alla sanità, l’invecchiamento della popolazione e le prossime scadenze brevettuali possono infatti costituire fattori che favoriscono lo sviluppo del mercato del generico gettando le premesse per una sana riforma del sistema. Un sistema che miri a garantire appropriatezza, efficienza nella gestione delle risorse e accesso alle cure al costo più basso”.
Fonte FederAnziani
“La legge 38 del 2010 è forse un modello europeo e un punto di riferimento avanzato, il programma hospice è uno di quelli che ha funzionato di più nel nostro Paese, anche se non è omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma la frontiera è la domiciliarità”. Così il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ieri a Roma ha partecipato alla presentazione dello spot Antea sulle cure palliative. “Il mondo del volontariato e quello delle associazioni sono arrivati prima delle istituzioni su questo tema – ha aggiunto il ministro – E questo rappresenta una ricchezza della nostra sanità, e non solo per le cure palliative. Grazie a questa sinergia abbiamo una sanità d’eccellenza”. “Che ci sia una diversità regionale” nel trattamento del dolore, ha continuato il ministro della Salute, “è molto evidente. Lo sforzo deve essere quello di ridurla. Il sollievo è un altro modo di dire umanizzazione. Il ministero della Salute e io rinnoviamo senz’altro il nostro impegno su questo tema”.
Fonte FederAnziani
Si terrà mercoledì 13 giugno, presso il Circolo della Stampa di Milano, la conferenza stampa di presentazione del libro “Dolore & Qualità di vita”, l’ultimo numero della collana “Didattica della Salute”. Il volume promosso da Teva Italia, è stato realizzato grazie al prezioso contributo dell’Associazione vivere senza dolore e della Commissione Ministeriale Cure Palliative e Terapia del Dolore.
La sofferenza fisica colpisce 6 cittadini su 10. Nel 94% dai casi è dovuta a mal di schiena, cefalee, dolore cervicale, diabete, in oltre il 45% dall’artrosi e nel 6% a patologie oncologiche. Tra chi soffre di dolore cronico, meno della metà segue uno specifico trattamento, che si rivela inefficace nell’83% dei casi. Con la legge 38 del 2010 l’Italia, tra i primi Paesi in Europa, ha garantito al cittadino il diritto di accedere alla Terapia del Dolore e alle Cure Palliative, eppure oggi il 70% dei nostri connazionali non è a conoscenza di questa normativa e dei diritti che garantisce, né sa che esistono centri specializzati nel trattamento del dolore cronico. Per informare sulle modalità e i criteri di accesso alle prestazioni e ai programmi di assistenza, anche attraverso il coinvolgimento e la collaborazione dei MMG, dei pediatri e di farmacisti, e per spiegare cosa sia e come si misuri il dolore, si è deciso di realizzare, per la prima volta, un libro interamente dedicato al tema dolore per sensibilizzare e informare in modo completo il cittadino su tutti gli aspetti legati alla malattia.
vivere senza dolore è un’associazione che, sin dalla sua fondazione, ha l’obiettivo di aiutare i cittadini affetti da dolore fornendo loro informazioni e utili indicazioni.
Sono presenti, all’interno del volume, due strumenti particolarmente utili per il cittadino:
• Il diario del paziente: il cui scopo è quello di raccogliere informazioni utili al medico sull’andamento della sintomatologia dolorosa, sulla tipologia e sull’intensità al fine di inquadrare meglio le caratteristiche del dolore stesso permettendo al medico di impostare la terapia adeguata
• I centri della Terapia del Dolore: un elenco aggiornato con tutte le strutture sanitarie specializzate per la cura di questa patologia
Campobasso è stata la prima delle 21 città italiane coinvolte nella campagna educazionale “Direfarecuore” sulla prevenzione cardiovascolare. Teva, azienda farmaceutica leader nel mercato del farmaci equivalenti, e il Movimento Consumatori, si sono uniti per dare agli italiani consigli utili sul corretto stile di vita. E poiché una giusta alimentazione è una vera e propria cura, in programma anche lezioni di cucina per imparare a mangiare sano e a proteggere il cuore.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nell'Unione Europea e sono all'origine del 40% circa dei decessi, per un totale di 2 milioni all'anno. In Italia rappresentano la prima causa di morte. 1 italiano su 4 è affetto da malattie cardiache e 240mila sono le persone che ogni anno perdono la vita, di cui il 47% donne (fonte Istat). Cifre alte legate ai comportamenti e agli stili di vita, che se sbagliati innescano fattori di rischio. L’ipertensione arteriosa è un problema per il 33% degli uomini e per il 31% delle donne; l’ipercolesterolemia interessa il 21% degli uomini e il 25% delle donne. Ma i problemi di cuore non riguardano solo il singolo, poiché si ripercuotono sull’intera collettività, aggravando i costi del Servizio Sanitario Nazionale: la spesa per gli interventi cardiochirurgici è stimabile in circa 650 milioni di euro/anno e rappresenta da sola l’1% della spesa sanitaria. Quindi per poter essere efficaci, le strategie di prevenzione devono concentrarsi su fattori chiave quali l'alimentazione, l'attività fisica e lo stress psicosociale.
Per tale motivo, dopo il successo della campagna educazionale e sulla scia dell’Agenda per la prevenzione cardiovascolare, con le 33 ricette regionali per mangiare in modo sano e protettivo per il cuore, ha preso il via una nuova campagna educazionale “Direfarecuore” sulla prevenzione cardiovascolare, realizzata da Teva, azienda leader nel mercato dei farmaci equivalenti, in collaborazione con il Movimento Consumatori.
Il progetto, partito da Campobasso lo scorso 21 maggio, toccherà altre 20 città in tutta Italia. Nel corso dell’evento molisano, gli studenti del liceo tecnico ITAS “Sandro Pertini” sono stati coinvolti in un workshop sulle tematiche legate alla campagna. Particolare attenzione è stata riservata alle corrette informazioni sui rischi delle patologie cardiovascolari e sull’importanza della prevenzione, offrendo consigli utili sul corretto stile di vita da adottare. Una dieta sana ed equilibrata, attività fisica, niente fumo e alcol, sono le regole basilari per prevenire il rischio di patologie cardiovascolari. Nel pomeriggio l’incontro è stato poi aperto a tutta la cittadinanza, con interventi di informazione e di educazione sanitaria di Filippo Poleggi presidente del Movimento Consumatori di Campobasso, di Gennaro Barone presidente dell'Ordine del Medici del Molise e di Riccardo Rinaldi presidente dell'Ordine dei Farmacisti del Molise.
E poiché la dieta è un elemento cardine della prevenzione, la campagna prevede anche vere e proprie lezioni gastronomiche, tenute in scuole di cucina locali. Un medico spiegherà quali sono i cibi a rischio e quali gli alimenti consigliati, mentre un cuoco realizzerà una ricetta scelta tra le più gustose proposte nel “ricettario” Teva. Una giusta alimentazione infatti può rappresentare una vera e propria cura e ridurre la probabilità di andare incontro a nuove manifestazioni delle malattie cardiovascolari, senza rinunciare ai piaceri della buona tavola.
A breve le date dei prossimi appuntamenti.
Signor Presidente,
ancora una volta ci troviamo ad ascoltare le Sue parole con emozione, apprezzandone e condividendone i contenuti. Il Suo invito ai giovani a scendere in campo per rinnovare la politica e la società evoca quel patto su cui ogni Paese dovrebbe fondarsi: il pattointergenerazionale, unica garanzia di crescita in una società in continua evoluzione.
Questo affinché i giovani di oggi proteggano la nostra Nazione come Lei e tanti altri hanno fatto, nei passati decenni, con il loro quotidiano e laborioso impegno, con le idee, persino con le armi, arrivando talora a sacrificare la vita per la Patria e per la sua libertà.
Signor Presidente, le Sue alte parole, che ci giungono attraverso i mezzi di comunicazione, hanno colpito profondamente la nostra federazione. Tanto più che i nostri tre milioni di associati, in piena sintonia con la visione da Lei così autorevolmente espressa, negli ultimi due anni hanno integralmente rinnovato i loro organi direttivi affidandone la guida, nel 75% dei casi, proprio a persone con meno di 50 anni, fino ad arrivare all’esempio incoraggiante di una giovanissima donna di 19 anni alla guida della Regione Sicilia.
Signor Presidente, siamo fiduciosi che la Sua esortazione farà riflettere ed agire fattivamente quanti oggi hanno responsabilità politiche, agevolando senza indugio, per il benessere di noi tutti, della nostra nazione e della nostra Europa messa in ginocchio dalla crisi economica, quel ricambio generazionale necessario a restituire stabilità e sicurezza ai 60 milioni di italiani.
Signor Presidente, plaudendo nuovamente alle Sue parole ci stringiamo a Lei e alle Sue esortazioni nell’attesa di assistere al virtuoso processo da Lei invocato.
Signor Presidente, nell’attesa ancora di ascoltarLa voglia accogliere i sensi della nostra più alta stima e l’affetto e l’incondizionata fiducia che i tre milioni di aderenti a FederAnziani nutrono in Lei e nelle nostre Istituzioni,
Il Presidente
Roberto Messina
Fonte Federanziani
Domenica 27 maggio 2012, in occasione della Giornata Nazionale del Sollievo, viene organizzata la Giornata “H-Open Day Bollini Rosa” grazie agli Ospedali italiani che hanno dato la loro disponibilità ad aprire le porte alla popolazione, offrendo servizi gratuiti allo scopo di prevenire e sensibilizzare sulla problematica del Dolore.
Inoltre, mercoledì 30 maggio seguirà il convegno "Il dolore delle donne" promosso da O.N.D.A. (Osservatorio Nazionale Salute della Donna) patrocinato da Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano e l'Associazione vivere senza dolore onlus.
Convegno "Il dolore delle donne"
Sala Convegni Intesa Sanpaolo, Milano - 11:00
Relatori:
La legge 38 del 15 marzo 2010 ha permesso di compiere un importante passo avanti per quello che riguarda il trattamento del dolore cronico, distinguendo nettamente le cure palliative dalla terapia del dolore, branca della medicina che contempla la cura di tutte le patologie dolorose di natura benigna o oncologica.
Molto però deve essere fatto ancora sia in termini di applicazione della legge sia di informazione sulla popolazione: il concetto che il dolore sia una malattia e come tale debba essere curata non è ancora entrato a far parte del comune sentire.
Questo Convegno costituisce un momento importante di sintesi sul tema del dolore in quanto si svolge a conclusione dell’iniziativa Open Day Bollini Rosa, in occasione della 11a Giornata Nazionale del Sollievo, durante la quale gli Ospedali appartenenti al Network Bollini Rosa di O.N.Da aprono le porte alla popolazione offrendo servizi gratuiti quali incontri, visite ambulatoriali o specialistiche, esami strumentali e distribuzione di materiale informativo.
Si è da poco concluso il tour in 15 ospedali italiani, per verificare sul campo la reale conoscenza e l'applicazione della legge 38 in materia di terapia del dolore e cure palliative. “Hub2Hub” il nome della campagna itinerante, promossa dall'associazione pazienti Vivere senza dolore per fotografare la situazione nazionale dopo il varo della normativa nel 2010.
L'iniziativa, patrocinata dal ministero della Salute, ha preso il via a Cagliari e ha fatto tappa in altri 14 nosocomi sede di un centro di terapia antalgica (Hub). Ha poi proseguito a Garbagnate Milanese, Torino, Novara, Firenze, Pisa, Roma Chieti, Bari, Taormina, Modena, Parma, Genova, Venezia e Udine. Il progetto, sostenuto da un grant incondizionato di Mundipharma e Teva, prevedeva l'allestimento all'interno di ogni ospedale coinvolto di un gazebo con un desk. Per l'intera giornata, gli utenti che si sono recati nella struttura sanitaria sono stati informati sulla presenza in loco di un centro di terapia del dolore e hanno ricevuto materiale di approfondimento: una scheda sul dolore; una sulla legge 38 che, per la prima volta in Europa - ricorda una nota - ha sancito il diritto a non soffrire, puntando a garantire a tutti gli italiani di ogni età un equo accesso alle cure e una maggiore appropriatezza terapeutica; un regolo per misurare ogni giorno l'intensità del dolore provato, e un diario per annotarne le caratteristiche. È stata inoltre condotta un'indagine attraverso la distribuzione di 3 diversi questionari: sui cittadini che si sono rivolti alla struttura ospedaliera, per verificare se fossero a conoscenza della legge 38 e del fatto che in quell'ospedale fosse attivo un Hub; sui pazienti ricoverati nei vari reparti, per rilevare se il loro dolore venisse monitorato e trattato correttamente; sui medici di reparto, per indagare la loro preparazione in tema di terapia antalgica, la conoscenza e l'applicazione di quanto previsto dalla legge 38 (che obbliga ad esempio a riportare il dolore in cartella clinica), e le loro eventuali necessità per migliorare il servizio ai malati.
L'indagine 'Cupido' presentata di recente da Vivere senza dolore ha evidenziato che, a fronte di un 67% di popolazione che dichiara di soffrire di dolore cronico, solo il 51% è seguito da un clinico e 7 pazienti su 10 hanno difficoltà a individuare sul territorio i centri di cura specializzati. Inoltre, un sondaggio condotto in un ospedale con Hub ha rivelato che oltre il 90% degli utenti ignorava l'esistenza del centro anti-dolore. Il progetto "Hub2Hub" è nato sulla base di questi dati, spiega Marta Gentili, presidente dell'associazione promotrice. "I risultati che abbiamo raccolto - dice - contribuiranno a identificare eventuali margini di miglioramento nell'assistenza erogata". L'obiettivo finale è "garantire un'adeguata qualità di vita ai malati di dolore, collaborando con clinici e Istituzioni per diffondere una maggiore conoscenza della legge 38 e far sì che questa importante normativa possa essere sempre più applicata a livello territoriale". "Campagne di questo tipo sono fondamentali - commenta Sergio Mameli, responsabile dell'Unità operativa di terapia del dolore dell'ospedale oncologico A. Businco di Cagliari, prima tappa del tour - In primo luogo perché cittadini e pazienti non sono ancora pienamente consapevoli dell'esistenza di una legge che tutela il loro diritto a non soffrire inutilmente e della possibilità di accedere a cure efficaci. In più, l'indagine che sarà condotta sui colleghi degli altri reparti ospedalieri permetterà di promuovere una maggiore comunicazione tra figure professionali di diverse aree terapeutiche". "Da tempo - ricorda Marco Filippini, direttore generale di Mundipharma Italia - la nostra azienda è impegnata in attività volte a diffondere una corretta cultura contro il dolore, affinché la sofferenza fisica non sia più vissuta con rassegnazione, ma affrontata secondo i principi di dignità della persona, equità dei servizi assistenziali e appropriatezza terapeutica, secondo quanto sancito dalla legge 38". Anche "Teva Italia dedica un'attenzione particolare alle campagne informative sul territorio - sottolinea Marco Grespigna, Business Unit Generics Products Director Teva Italia - perché ritiene fondamentale aiutare i pazienti anche attraverso la sensibilizzazione sul tema dolore e sul corretto approccio terapeutico, al fine di tutelare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari".
Una campagna a livello mondiale per promuovere l’utilizzo di farmaci, cibo e sapere senza brevetto. È lo scopo di “Sblocchiamoli”, promossa da un gruppo di ong, associazioni e università di Italia, Spagna, India, Ecuador e Bolivia e co-finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto “Knowledge, Health and Food for All”, per informare sugli effetti che i brevetti su farmaci, varietà vegetali e conoscenze, hanno sulla vita quotidiana di tutti i cittadini, e quindi coinvolgere gli amministratori locali nella tutela della biodiversità, dei diritti fondamentali e dei beni comuni.
In Italia il farmaco generico equivalente è stato introdotto nel 1996. Si tratta di “medicinali a base di uno o più principi attivi, prodotto industrialmente, non protetto da brevetto o da certificato protettivo complementare, identificato dalla denominazione comune internazionale del principio attivo o, in mancanza di questa, dalla denominazione scientifica del medicinale, seguita dal nome del titolare dell’AIC, che sia bioequivalente rispetto ad una specialità medicinale già autorizzata con la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche”. In questi ultimi anni la crescita dell’utilizzo di queste medicine, che costano di meno, sono ugualmente sicure e sono senza brevetto (divenuto una sorta di brand pubblicitario per far pagare di più i prodotti, come fossero marche di vestiti), è stata costante, ma ancora troppo bassa: nel 2011 i generici hanno rappresentato il 14% sul totale delle confezioni dispensate ogni anno nel nostro paese, e il 7% della spesa totale (pubblica e privata, senza distinzioni di classi).
Fonte Assogenerici
L'associazione sostiene una nuova campagna informativa.
Il farmaco equivalente (o generico) oggi rappresenta una risorsa importante per i cittadini. Sceglierlo significa alleggerire la spesa della famiglia, ma anche quella del Sistema sanitario nazionale, che avrà così più risorse per favorire l’accesso a terapie costose e innovative.
Per questi motivi, oggi il 50% dei farmaci dispensati in Europa è generico, con punte del 70% in Paesi come la Germania.
Fonte www.vita.it