Le preoccupazioni riguardo i farmaci generici emerse nel corso del Congresso della Società Italiana di Pediatria, che si sta tenengo in questi giorni a Roma, sono fondate su concezioni errate. È quanto risponde Assogenerici in merito ai dubbi, riportati nel corso del dibattito e confermati sulla stampa dal presidente della Società Italiana di Pediatria, riguardo la reale bioequivalenza di questi farmaci rispetto a quelli di marca e sulle conseguenze di ciò sull’organismo infantile, in via di sviluppo.
“È positivo che la Società Italiana di Pediatria, al termine dei suoi lavori congressuali, abbia affermato che è necessario giungere a una posizione ufficiale sull’uso dei generici nel bambino. Anche perché le dichiarazioni che hanno preceduto il Congresso parevano sottintendere che questa posizione già ci fosse e fosse negativa” dice Michele Uda, direttore generale di AssoGenerici che al Congresso della SIP ha partecipato come relatore.
In effetti le voci contrarie all’uso del generico in età pediatrica anche in questo caso si sono concentrate su inesistenti differenze di concentrazione del principio attivo nei farmaci equivalenti rispetto al farmaco di marca. “È un errore che si ripresenta ciclicamente ogni qual volta si parla di generico in Italia” prosegue Uda “e che in questa occasione è stato corretto dal direttore generale dell’AIFA, il professor Luca Pani. Non intendiamo sottovalutare le preoccupazioni di una parte della pediatria italiana ma, come ha ricordato lo stesso Pani, per segnalare eventuali casi di inefficacia o di tossicità esiste uno strumento, la rete di farmacovigilanza, che negli anni ha dato ottima prova di sé. E questo vale anche per il paziente, che può rivolgersi al proprio medico o al proprio farmacista e segnalare qualsiasi genere di reazione anomala all’uso di qualsiasi farmaco. Peraltro sui biosimilari si sta determinando il medesimo cliché di scetticismo non basato su dati scientifici. Vi sono ormai tre biosimilari in commercio da anni, tra i quali l’ormone della crescita che vede i pazienti in età pediatrica come principali destinatari, ed utilizzati efficacemente da moltissimi operatori sanitari senza alcun problema ed anzi con risultati importanti in termini di garanzia di accesso alle cure e razionalizzazione delle risorse. Per non perdere la sfida dei biosimilari serve un approccio rigoroso, clinico, scientifico e soprattutto privo di pregiudizi ” conclude Uda.
Esiste un ridotto numero di aziende farmaceutiche che, accanto ai farmaci originatori (quelli con il nome di prodotto più noto), producono anche i relativi farmaci equivalenti. Questi ultimi non solo sono bioequivalenti* ma addirittura “uguali” anche come eccipienti, provenienza del principio attivo, e catena produttiva. Quale vantaggio aggiuntivo? Non certo di efficacia, visto che anche i farmaci equivalenti forniscono esattamente la stessa del “brand”. Il vantaggio degli “uguali” risiede in particolare nei casi d’intolleranza a un determinato eccipiente o di necessità di perfetta continuità terapeutica ritenuta indispensabile dal medico (e segnalata con un “non sostituibile” in ricetta). Questi farmaci, infatti, sono particolarmente apprezzati e prescritti dai medici come dimostrano i volumi di vendita che rappresentano nel totale mercato dei farmaci generici.
*Due prodotti si definiscono bioequivalenti se sono equivalenti farmaceutici (stessa quantità di principio attivo, stessa forma farmaceutica, anche con eccipienti diversi, standard di qualità identici o comparabili, stessa via di somministrazione) e se le loro biodisponibilità dopo somministrazione nella stessa dose molare sono così simili che è improbabile che producano differenze rilevanti in termini di efficacia e di sicurezza.
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Un aumento del 6,8 per cento rispetto allo scorso anno, raggiungendo così il 44,5 per cento del totale. È la spesa complessiva per i farmaci equivalenti nella Regione Veneto secondo quanto emerge nel rapporto «Prescrizione farmaceutica attraverso le farmacie convenzionate» riportato dal quotidiano l’Arena di Verona. L´Ulss in cui più di altre è diffuso l´utilizzo dei farmaci generici è quella di Legnago. «Se le altre aziende si fossero allineate all´Ulss 21», si legge nel rapporto, del Coordinamento unico sul farmaco, «la Regione avrebbe risparmiato circa 13,7 milioni di euro».
La spesa lorda sostenuta lo scorso anno dalla Regione Veneto per i farmaci di fascia A, ossia erogati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) è stato di 815 milioni di euro. Complessivamente il Servizio sanitario nazionale si è fatto carico di 636 milioni di euro, mentre i cittadini veneti hanno dovuto tirare fuori dai portafogli 124 milioni di euro (i rimanenti 55 milioni di euro, si legge nel rapporto, rappresentano lo sconto operato dalle farmacie). Lo scorso anno la spesa lorda per i farmaci di fascia A è diminuita del 6,7 per cento rispetto al 2011.
La spesa a carico del Servizio sanitario nazionale è diminuita dell´8,6 per cento, lo sconto delle farmacie del 6,8 percento, mentre il contributo del cittadino è aumentato dell´1,4 per cento come quota fissa (ossia il ticket sulla ricetta) e del 7,5 come differenza dovuta rispetto al prezzo di riferimento per i farmaci equivalenti. A fronte di una diminuzione della spesa del 6,7%, si legge nel rapporto regionale, il numero di assistiti che hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci è diminuito del 2%, con conseguente diminuzione del costo per assistito del 4,8%.
Fonte Assogenerici
Il prossimo 22 aprile le farmacie pubbliche resteranno chiuse per sciopero, indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil a sostegno del rinnovo del contratto nazionale, che riguarda circa 3mila dipendenti.
I sindacati contestano l'intenzione di Assofarm al tavolo di trattative «di mettere in discussione diritti importanti e di non dare un giusto adeguamento delle retribuzioni, ferme da oltre due anni». A settembre Assofarm aveva inviato formale disdetta del contratto nazionale e ancora amrzo restavano aperte molte questioni: tabelle retributive, organizzazione del lavoro e della gestione dei permessi retribuiti e orario per i nuovi assunti.
Sul Sole 24 Ore Sanità dello scorso 9 aprile, l'intervento di Enrique Hausermann, presidente di AssoGenerici, nell'ambito dei problemi della filiera farmaceutica, legati alle difficoltà a seguito delle manovre economiche e della riduzione dei consumi interni e dell'export.
Ecco alcune sue dichiarazioni.
L’industria del farmaco deve fare fronte comune. “Oggi l’intero comparto – aziende, farmacie e distributori – non può fare altri passi indietro. Dobbiamo cominciare a pensare di stare tutti insieme, attaccati con una catena e dire tutti assieme alle autorità di regolamentazione – Aifa, ministero della Salute, Economia – che così non possiamo andare avanti, a meno che non si voglia scardinare il sistema farmaceutico italiano”. “L’industria più di così non può scendere; la distribuzione ha margini che – se ne ha – sono ridicoli; la farmacia è in totale sofferenza. In questa situazione dove si trovano i soldi per l’innovazione? Se non ci sono le risorse e soprattutto se le risorse non tornano al settore farmaceutico – come è accaduto negli ultimi anni – è tutto inutile”.
Il ritardo italiano sui generici. “Dobbiamo lavorare assieme per fare innovazione. Lo dico a ragion veduta: il mondo del generico non sta in piedi se non c’è innovazione. Ricordiamoci che i generici sono nati a metà degli anni Settanta perché allora scadevano i brevetti dei prodotti che erano stati sviluppati e registrati dopo il secondo conflitto mondiale. È da allora che si è creato un circolo virtuoso in molti Paesi. In particolare nel Paese che fa più ricerca al mondo – gli Usa – e che assorbe in termini di valore la quota percentualmente più elevata di generici. C’è quindi un’equazione che deve essere sostenuta da tutti i componenti del sistema farmaceutico. In Italia il farmaco generico ha avuto una genesi tardiva: il brevetto farmaceutico è stato introdotto soltanto nel 1978, a 20 anni di distanza dalla scadenza dei primi brevetti. L’evoluzione è stata relativamente lenta: il dato di dicembre 2012 ci assegna una quota del 16,5% a unità e dell’8,4% a valori”.
Il copayment in Italia e in Europa. “In Europa l’Italia è il Paese che rimborsa totalmente i farmaci. È un dato da tenere ben presente quando andiamo a fare i confronti sui prezzi medi europei: su questo tema spesso si fa confusione perché il valore del rimborsato in Italia corrisponde al prezzo al pubblico, cosa che non accade in molti altri Paesi, dove esiste un copayment molto importante. In Francia, a esempio, la quota rimborsata è del 75%. Il dato interessante è che l’italiano paga di tasca propria 850 milioni di euro per pagare le differenze di prezzo”.
Le differenze regionali. “Altro dato curioso è quello relativo alla penetrazione regionale dei farmaci off patent: si va da un 43% della Toscana a un 32,7% della Lombardia. Il rovescio della medaglia è dato dal livello di penetrazione dei farmaci generici: siamo al 18% a Trento e attorno all’8% in Campania e Calabria. Quello che è singolare è che le Regioni che hanno una maggior percentuale di sfondamento sono anche quelle che hanno una minore percentuale di penetrazione di generici”.
I biosimilari. ” Sono i prodotti di domani, introdotti all’inizio degli anni 2000. In Germania parliamo sostanzialmente di tre prodotti: l’eritroproietina, il filgrastrim e l’ormone della crescita, che assorbono una quota di mercato del 50%. In Italia soltanto filgrastim ha raggiunto lo stesso risultato: l’ormone della crescita è minimale mentre l’eritroproietina va dal 16 al 17% di quota di mercato. Questo è un problema per l’industria che sta sviluppando questo tipo di prodotti: in Italia c’è una difficoltà di accesso al mercato decisamente superiore a quella registrata nei Paesi del Nord Europa. Stiamo parlando di risorse estremamente importanti per il Ssn, risorse che però debbono essere assolutamente reinvestite nell’industria. Non possiamo permetterci che i soldi che lo Stato risparmia vengano utilizzati per settori diversi dalle Regioni. Questo è un obiettivo su cui bisogna lavorare assieme. Ma soprattutto non dobbiamo disperdere il valore che la nostra industria farmaceutica rappresenta per il sistema Italia”.
Fonte Assogenerici
Il Presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann, ha ribadito: "Oltre 10.000 addetti sul territorio, produzione al 60 per cento entro i confini nazionali: questi sono i numeri delle aziende del generico in Italia, che contribuisco all’economia nazionale in modo significativo e fanno risparmiare lo Stato e i cittadini." Lo ha fatto in risposta alle dichiarazioni rese da Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria, alla III Conferenza “Farmaci a brevetto scaduto: i problemi irrisolti e le soluzioni proposte” organizzata dalla Società italiana di farmacologia. “Le 50 aziende associate ad AssoGenerici danno lavoro in Italia a 10.000 persone, e affidano il 60% della produzione a contoterzisti italiani: non credo che tutti possano presentare dati analoghi. Non siamo un corpo estraneo alla farmaceutica italiana, quindi, ma ne siamo oggi uno dei protagonisti” prosegue Häusermann.
In Italia a fine 2012 gli equivalenti puri erano il 16% dei farmaci dispensati a carico del SSN, ma rappresentando una spesa di poco superiore all’8% del totale e nell’ultimo quadriennio, grazie agli equivalenti, il Servizio sanitario ha risparmiato circa 400 milioni l’anno. “La risposta classica di Farmindustria a queste cifre, e alle timide misure di promozione del ricorso agli equivalenti, è che lo Stato risparmia comunque visto che viene rimborsato soltanto il prezzo di riferimento” dice ancora il presidente di AssoGenerici. “È un ragionamento che non regge. Innanzitutto il prezzo di riferimento scende perché esiste il generico, per non parlare di ciò che si può o potrebbe risparmiare con la prescrizione dei biosimilari. Il secondo aspetto è che si sottovaluta che gli oltre 650 milioni all’anno – dati Osmed 2012 – spesi dai cittadini per pagare la differenza tra branded e generico sono fondi sottratti all’economia delle famiglie e, alla fine, anche allo stesso finanziamento del Servizio sanitario attraverso il prelievo fiscale. Il risultato di questo circolo vizioso dovrebbe essere evidente anche a Farmindustria, visto che giustamente lamenta ritardi nell’introduzione nei prontuari regionali dei farmaci innovativi. Infine, sarebbe il caso di prendere atto che alla produzione di generici si sono da tempo accostate grandi aziende del farmaco di ricerca e altre stanno arrivando. Esiste quindi un generico che nuoce al comparto e uno che invece non suscita preoccupazioni?”.
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Martedì 26 marzo al Palazzo delle Stelline in corso Magenta a Milano si terrà il convegno dedicato all'uso dei farmaci generici per il trattamento delle malattie neurologiche.
Il convegno è stato promosso da Assogenerici in collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta e Fiera Milano Media – Divisione Business International, con l’obiettivo di approfondire le possibilità di utilizzo del farmaco generico per il trattamento delle malattie neurologiche, un’area terapeutica particolarmente importante sia dal punto di vista clinico sia per quanto riguarda gli impatti a livello sociale e sulla spesa sanitaria.
Esperti, istituzioni e rappresentanti del mondo scientifico si confronteranno, riflettendo sul futuro del farmaco generico in Italia, alla luce delle nuove norme e del rinnovato business environment sanitario, e sul loro impiego nell'area neurologica, con focus su alcune patologie ad alto impatto economico e sociale. Durante il convegno, si tratteranno temi generali riguardanti i farmaci generici come la bioequivalenza e i processi regolatori di autorizzazione all’immissione in commercio e l’attività di farmacovigilanza. Si approfondirà quindi il tema delle malattie neurologiche, parlando delle principali aree di impiego dei farmaci generici in ambito neurologico: epilessia e terapia del dolore cronico neuropatico, Morbo di Parkinson e si concluderà parlando di farmacogenomica e utilizzo dei farmaci generici per la popolazione anziana.
L’iniziativa è rivolta ai medici di medicina generale, specialisti neurologi, associazioni di categoria, società scientifiche; istituzioni sanitarie: Regioni, ASL, AO, IRRCS, Policlinici Universitari; manager di industrie healthcare. La partecipazione è gratuita, ma i posti disponibili sono limitati. L’iscrizione è da ritenersi valida solo se confermata dalla segreteria organizzativa di Business International.
WikiPharm, lo strumento più utilizzato per cercare informazioni sui farmaci, utilizzato da migliaia di medici e utenti, approda anche sul più noto tra i social network, perché sempre più persone possano disporre di tutte le sue utili funzionalità.
Tra queste, la ricerca farmaci e principi attivi, il confronto con i farmaci equivalenti con relativa differenza di prezzo. E poi, ancora, la sezione domande/risposte tramite cui inviare domande (sempre in forma anonima) a professionisti sanitari.
Tra un “mi piace” a una foto e una nuova amicizia, quindi, ci si può prendere un momento per la propria salute e consultare WikiPharm via facebook, ricordando che nessun consulto fornito online può in alcun modo sostituire il parere del proprio medico o farmacista!
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Che cos’è un farmaco generico-equivalente? Che cosa si intende per bioequivalenza? Risponde una campagna di AssoGenerici e FederAnziani, realizzata con il patrocinio dell’AIFA.
I primi incontri si svolgeranno in Campania, con il seguente calendario:
- Mercoledì 13 alle 16 a Napoli all’Associazione “Le Ciliege” in via Nuova Toscanella, 16;
- Venerdì 15 alle 10 a Napoli all’Associazione “La Voce del Quartiere”, in piazza Ottocalli, 23;
- Mercoledì 20 alle 18 a Benevento, all’Associazione AVO, in via Filippo Raguzzini, 2;
- Giovedì 21 alle 17 a San Nicola La Strada (CE) all’Associazione “Informiamo” in via XX Settembre;
- Sabato 23 alle 10 a Santa Maria Capua Vetere (CE), all’Associazione A.N.P.S. in via Galatina, 152;
- Sabato 23 alle 17,00 a Pratola Serra (AV), al C.S.A Pratola Serra in via Provinciale;
- Martedì 26 alle 16,30 a Napoli, all’Associazione “La Terza Casa”, in via R. Lordi, 7;
- Mercoledì 27 alle 18 a Benevento, all’Associazione ADA, in Piazzetta San Donato, 1;
- Giovedì 28 alle 18,00 ad Avellino, all’Associazione ADA, in via Tagliamento, 91.
Nell’ambito della campagna, 150 sono i convegni sul territorio nazionale nei quali medici e farmacisti illustrano le caratteristiche dei farmaci equivalenti, nonché il loro corretto utilizzo, a favore soprattutto la popolazione anziana, spesso disinformata e disorientata, sulle scelte più corrette per preservare la propria salute.
AssoGenerici ha un nuovo presidente, Enrico Hausserman, che in un'intervista a Quotidiano Sanità rilascia un messaggio ottimista e fiducioso, secondo cui si devono fare ancora molti passi avanti per rimettersi in pari con gli altri. Hausserman dà un giudizio favorevole alla norma introdotta negli scorsi mesi sulle prescrizioni per principio attivo e si augura che il prossimo governo mantenga la medesima linea operativa: “Si tratterebbe di una posizione antistorica rispetto al resto d’Europa - spiega -. Anzi, l’Italia ha molto da recuperare, dal momento che le quote di mercato del farmaco generico in Italia sono ancora basse rispetto agli altri Paesi. Non solo quelli che ormai hanno un tradizione del generico radicata, come la Germania e il Regno Unito, dove la quota di equivalenti puri è intorno al 60-70% rispetto alle confezioni di farmaci venduti. Purtroppo l’Italia, con il 17-18%, è ancora indietro anche rispetto a Paesi, come la Francia e la Spagna, che hanno introdotto il generico nel nostro stesso periodo, cioè intorno al 2000, e che oggi hanno raggiunto quote ben oltre il 30%”.
Le previsioni per quest'anno sono positive: “Ci aspettiamo che si continui a favorire la diffusione dei farmaci equivalenti in prospettiva di un ulteriore e necessario contenimento della spesa. D’altra parte, se negli ultimi anni la spesa farmaceutica territoriale è stata sotto controllo è stato proprio grazie ai prezzi ridotti dei farmaci equivalenti Per quest’anno auspichiamo poi un periodo di certezze e di stabilità normativa”.
Mentre gli italiani cominciano ad abituarsi alle nuove regole sulle prescrizioni dei medicinali e prendono confidenza con i farmaci generici (per ora al 17% di quota di mercato), domenica 13 gennaio il Corriere della Sera si è occupato proprio degli equivalenti nelle pagine dedicate alla salute.
“Se soffrite per la prima volta di una malattia – ricorda il Corriere – e per curarla sono disponibili anche farmaci equivalenti, il vostro medico è tenuto a indicare il principio attivo del medicinale sulla ricetta rossa, che altrimenti non è valida. Può aggiungere, però, anche il nome di uno specifico farmaco, sia di marca sia generico. Qualora scriva sulla ricetta “non sostituibile”, motivando la sua scelta, il farmacista dovrà darvi proprio quel medicinale, e non potrà cambiarlo con un altro. Se invece avete già una malattia cronica, potrete continuare ad assumere il solito farmaco che vi ha sempre prescritto il dottore.”
Seguono i commenti di Giacomo Milillo, segretario nazionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), di Valeria Fedeli, vicepresidente di Federconsumatori che ha avviato una campagna informativa per i cittadini, e Annarosa Racca, presidente di Federfarma che ricorda che i farmacisti sono pronti a dare spiegazioni e chiarimenti.
Farmaci generici, risparmio, sicurezza: sono temi che interessano ogni cittadino e anche il settimanale Tu Style, popolare magazine del gruppo Mondadori, ha dedicato spazio all’argomento intervistando il presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti.
Tante le domande “calde”: come si riconoscono i farmaci generici? Sono uguali a quelli di marca? Come si possono acquistare? Quali vantaggi e svantaggi hanno?
Tutte le risposte sono sul numero del 9 gennaio, a pagina 85, ma riprendiamo quelle più importanti.
Occhio al nome, prima di tutto: “I farmaci generici – ricorda Foresti – non hanno un nome di fantasia, ma portano il nome del principio attivo. Per esempio: ibuprofene, paracetamolo, amoxicillina. Questo è l’unico inconveniente dei generici, non hanno nomi di fantasia – dei quali ci si ricorda facilmente – ma quello della molecola”.
Stop alle leggende metropolitane: non è vero, ricorda Foresti, che un generico conterrebbe il 20% di principio attivo in meno. “Oggi avere paura del farmaco equivalente è un controsenso: nel mondo più del 65% del consumo totale di farmaci è generico. In alcuni Paesi, come Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, si raggiungono percentuali superiori, fino all’85”.
Il cittadino ha diritto di chiedere e ottenere i farmaci generici: “Per i prodotti da banco – prosegue Foresti – è sufficiente chiedere al farmacista se esiste il generico del medicinale che desideriamo. Fino a ieri il medico poteva apparire reticente a indicate l’equivalente di un medicinale con ricetta, ma il pregiudizio è stato superato in parte con l’entrata in vigore lo scorso agosto della norma che obbliga il dottore a indicare sulla prescrizione – per i pazienti che soffrono di malattie croniche – il principio attivo: a quel punto, basterà acquistarlo!”.
Il vantaggio dei generici, per i pazienti e per lo Stato, sta nel risparmio: “Il cittadino spende meno perché non deve pagare la differenza di prezzo stabilita dal Servizio sanitario nazionale tra il farmaco “famoso” e il generico corrispondente. E c’è grande risparmio anche per lo Stato (si parla di centinaia di milioni di euro all’anno), perché in questo modo è possibile garantire in Italia, come negli altri Paesi, l’ingresso di farmaci innovativi e perciò costosi”.
Fonte Assogenerici
Una delle domande ricorrenti sui farmaci equivalenti è “Chi garantisce che siano effettivamente sicuri ed efficaci quanto i farmaci di marca?”
La risposta è: l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’istituzione pubblica che autorizza la messa in commercio di qualsiasi farmaco, ne verifica la sicurezza e la qualità di fabbricazione e controlla le officine produttive.
Nel suo opuscolo sul corretto uso dei farmaci (in allegato in fondo a questo articolo) l’AIFA dedica spazio ai farmaci equivalenti e spiega che:
- L’AIFA verifica che i farmaci equivalenti siano efficaci, di elevata qualità, con un grado di purezza e di inalterabilità nel tempo pari ai farmaci “di marca”.
- Le aziende farmaceutiche che producono i farmaci equivalenti devono rispondere agli stessi livelli di qualità di tutte le altre industrie farmaceutiche.
- Se un’azienda non risponde a tali e determinati standard, l’AIFA non permette che avvenga la produzione e la commercializzazione.
Inoltre l’AIFA fa notare che i principi attivi dei farmaci equivalenti sono stati prescritti e assunti per più di vent’anni (la durata del brevetto del farmaco “di marca”) da milioni di persone in tutto il mondo: quindi presentano un profilo di sicurezza maggiore rispetto ai farmaci più recenti, perché se ne conoscono meglio effetti collaterali, controindicazioni e tollerabilità.
Fonte Assogenerici
L’iniziativa promossa a seguito delle “numerose segnalazioni” registrate dall’associazione dei consumatori. “
A seguito delle numerose segnalazioni giunte a Federconsumatori, l'associazione ha deciso di attivare una campagna informativa, presso le sue stesse sedi e le strutture sanitarie in modo che “i cittadini dispongano di tutte le notizie utili per tutelare la propria salute”. Fine dell'iniziativa è tutelare i consumatori per chiarire, in particolare, i dubbi dei cittadini sulle nuove prescrizioni di farmaci per principio attivo.
Spiega Federconsumatori: Le idee di molti cittadini sulle prescrizioni per principio attivo sono piuttosto confuse, anche a causa della carenza di informazioni da parte del Ministero della Salute (…). In questi 13 mesi di Governo Monti, pesantemente segnati dalla crisi economica, la sanità pubblica ha dovuto subire drastici tagli alle risorse, che hanno messo in discussione l’universalismo del sistema sanitario nazionale”. Inoltre “le norme relative al settore sanitario - in particolare quelle sull’obbligo di indicare il principio attivo nelle prescrizioni di farmaci generici - sono state più volte modificate”. E questo ha creato confusione tra i cittadini, come emerso “dalle numerose segnalazioni registrate dalle nostre sedi”. Una confusione che, secondo Federconsumatori, deriva “anche a causa della carenza di informazioni da parte del Ministero della Salute”.
Poiché la confusione, secondo Federconsumatori, è stata causata anche da una carenza di informazioni da parte del Ministero della Salute, l’associazione ha deciso di lanciare la campagna informativa, per ribadire, in tre punti, le linee guida da seguire in merito all’obbligo, da parte dei medici, di riportare nella ricetta il principio attivo del medicinale:
Questi i tre punti:
1 - Un medico che curi un paziente per la prima volta, per una patologia cronica o per un nuovo episodio di malattia non cronica per il cui trattamento sono disponibili più farmaci equivalenti, è tenuto a indicare nella ricetta il principio attivo del medicinale. In questi casi non è dunque valida la prescrizione in cui non venga indicato il principio attivo.
2 – Nella ricetta può essere indicata anche la denominazione di un farmaco specifico a base dello stesso principio attivo: tale indicazione risulta vincolante per il farmacista solo se accompagnata da una sintetica motivazione scritta dal medico.
3 - L’indicazione di un medicinale specifico nella ricetta risulta vincolante anche quando il prezzo del farmaco stesso sia pari a quello del rimborso. In questo caso, però, il vincolo è subordinato alla volontà del cliente, che al momento dell’acquisto può chiedere la sostituzione con un altro farmaco: se il costo del medicinale richiesto è superiore a quello di rimborso, il cliente deve pagare la differenza tra i due prezzi.
I pediatri hanno approvato ufficialmente l’utilizzo delle medicine “no brand”. Lo ha comunicato l’Associazione Culturale Pediatri, presieduta dal dottor Paolo Siani, che, aprendo le porte agli equivalenti, ha precisato che deve essere garantita l’assoluta equivalenza dei prodotti, della loro qualità e dei controlli nei processi di produzione e che deve esserci una maggiore informazione da fonti autorevoli e indipendenti per un uso più corretto dei farmaci.
Siani si è anche rivolto all'industria: i generici pediatrici devono essere più “a misura di bambino” nel sapore e negli strumenti per la somministrazione.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, l’Associazione Culturale Pediatri considera inaccettabile che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando, siano i pazienti ad assumersi l’onere di pagare la differenza tra il costo di un farmaco bioequivalente e quello del farmaco di marca.
«Al Governo di oggi e a quello che verrà domani – dichiara il presidente Siani – chiediamo più informazione e sicurezza sui farmaci no brand».
L’Associazione Culturale Pediatri chiede:
Cresce la spesa sanitaria fra il 2000 e il 2010 (110,6 miliardi di euro, +60%), aumenta il ticket pro capite (da 14,3 del 2009 a 21,8 euro del 2011), non diminuisce il boom delle attività cliniche e di laboratorio (1,3 miliardi di prestazioni in un anno). Eccessivi gli sprechi sui trapianti: 50 centri dislocati in tutta Italia e con pochi interventi ciascuno! È questa la fotografia scattata dal Compendio SIC Sanità in cifre 2011, presentato in Senato da FederAnziani in una conferenza di alto profilo istituzionale.
Nulla di invariato anche quest’anno riguardo ai costi e agli sprechi del SSN: questo il dato inquietante che emerge dal Compendio, giunto alla sua VI edizione. Elaborato dal Centro Studi SIC Sanità in cifre di FederAnziani, il Compendio mette sotto osservazione i bilanci delle Asl, delle Aziende ospedaliere, degli Istituti di ricerca e le banche dati del Ministero della Salute, delle Regioni e dei vari organismi che si occupano del comparto.
“Non si arrestano anche quest’anno gli sprechi in Sanità” dichiara il Presidente di FederAnziani Roberto Messina “Anzi, nonostante gli sforzi e gli appelli, le Regioni hanno continuato a dilapidare i soldi dei cittadini”.
Dall’analisi delle tabelle si evince che la spesa sanitaria negli ultimi 10 anni passa da 69,3 mld di euro del 2000 a 110,6 mld di euro del 2010 (+60%). Il ticket medio pro capite passa da 14,3 euro del 2009 ai 21,8 euro del 2011 (+53%).
I cittadini ormai dal 2012 acquistano con i loro soldi il 50% dei farmaci (6,3 mld di euro) rispetto alla spesa sostenuta dal SSN (12,3 mld di euro), mentre la spesa sanitaria media pro capite nazionale resta quasi invariata negli ultimi 3 anni, da 1.782 euro del 2008 a 1.883 euro del 2010.
Inarrestabile il trend in aumento delle attività cliniche e di laboratorio per tutte le branche specialistiche, arrivate alla somma stratosferica di 1 miliardo e 344 milioni di prestazioni eseguite nel 2009, pari a 22,27 per residente.
Calano di circa 3,5 milioni in tre anni le giornate di degenza totali, passando da 75,3 milioni del 2008 a 71,9 del 2010, mentre nello stesso periodo sono circa 800.000 i ricoverati in meno (dai 12,1 milioni del 2008 agli 11,2 milioni del 2010), tanto che il Centro Studi SIC si chiede se ci si ammali di meno o se ci sia a disposizione una medicina miracolosa.
Tra le poche note positive, in un quadro complessivamente preoccupante, si registra l’aumento di ben 523 unità delle strutture private accreditate residenziali per anziani (da 3.717 nel 2007 a 4.240 nel 2009). Sostanzialmente stabile il numero dei dipendenti del SSN, circa 600.000.
Indignano, inoltre, gli sprechi elevati nei centri trapianti, che sono complessivamente 50 dislocati su tutto il territorio nazionale, con una media annuale di poco più di 60 trapianti per centro. Appare un inutile spreco la presenza di ben 5 centri trapianti nel Lazio, quasi come centri trapianti di quartiere, tutti peraltro nella sola città di Roma.
Persistono infine gli sprechi per alcuni parametri di bilancio delle Asl tenuti sotto osservazione dal Centro Studi, ovvero pulizia e lavanderia, alimenti e mensa, utenze telefoniche, spese legali, riscaldamento e assicurazioni, che nel triennio preso in esame (2007-2009) hanno depauperato le casse dello Stato per circa 4,5 miliardi di euro in sprechi ingiustificabili, contribuendo così alla diminuzione dell’erogazione dei Lea e inficiando pesantemente il diritto alla salute dei cittadini.
In concomitanza con la Presentazione del Compendio si è svolta anche quest’anno la cerimonia di conferimento del Premio “60 e più”, iniziativa con cui FederAnziani si propone di valorizzare le eccellenze del Servizio Sanitario Nazionale con uno sguardo particolare alla sensibilità mostrata verso le esigenze dei pazienti “over 60”.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a FederAnziani in occasione della Presentazione del Compendio SIC Sanità in cifre 2011 e Premio FederAnziani “60 e più” una propria medaglia di rappresentanza. L’evento si è svolto con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero della Salute e dell’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco.
È possibile consultare la sintesi del Compendio SIC Sanità in cifre 2011 al seguente link:
http://www.sanitaincifre.it/2012/11/compendio-sic-sanita-in-cifre-2011-dati-salienti/
Fonte Federanziani