È stato bocciato dal direttore e fondatore dell'Istituto per la Ricerca e la Cura degli Attacchi di Panico (IRCAP) e neurologo Rosario Sorrentino il piano di una compagnia aerea low cost che propone posti in piedi nei propri voli per abbattere il costo del biglietto.Secondo il neurologo, stare in piedi pone in una condizione di stress e aumenta la sensazione di precarietà. Inoltre, la riduzione degli spazi, con la difficoltà sempre maggiore di movimento per tutti, fa aumentare il senso di claustrofobia e questo, unito alla cattiva qualità dell'aria che si respira negli aerei, può scatenare, nelle persone predisposte, attacchi di panico. "Il rischio riguarda sia chi sta in piedi sia chi sta seduto - dice Sorrentino - la paura di volare è in aumento non tanto per i timori dei rischi di cedimento tecnico del velivolo, ma proprio per gli spazi di vivibilità in quella piccola comunità, dove il disagio si amplifica".
Si chiama metodo Sky (Sudarshan Kriya Yoga) l'insieme di esercizi e tecniche respiratorie che si imparano in 10 giorni e sono in grado di migliorare le condizioni dei pazienti con disturbi depressivi, attacchi di ansia e panico. Il metodo è stato sperimentato su un gruppo di pazienti presso l'ospedale Fatebenefratelli di Milano: i medici hanno insegnato loro la tecnica Sky e poi li hanno seguiti per 6 mesi. Sono stati osservati una riduzione media del 60% degli indici che misurano la depressione, una diminuzione del 40% degli indici di psicosi e un significativo miglioramento dell'assetto cognitivo. "La novità - spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli - è che stiamo valutando la terapia Sky con metodo scientifico. Si tratta di una terapia che non sostituisce le cure standard, ma le affianca. L'utilizzo della respirazione si sta dimostrando di significativa importanza per la cura di alcuni disturbi d'ansia e dell'umore". Un secondo studio è già stato avviato e si concluderà a dicembre. Entro la fine del 2010 si potrebbe arrivare a coinvolgere fino a 200 pazienti; subito dopo partiranno progetti simili in altre strutture sanitarie, assicura l'esperto.
Un recente studio condotto presso l'Università di Bethesda ha associato episodi di emicrania con aura, durante l'età adulta, con conseguenze negative proprio nelle donne, che sono più comunemente colpite dal disturbo rispetto agli uomini. Gli autori hanno valutato, in un campione di circa 4600 pazienti (57% donne) colpiti da attacchi di emicrania una o più volte al mese, per un periodo di 30 anni, non solo l'evoluzione della sintomatologia, ma anche la presenza di danni in specifiche regioni del cervello. Accurate indagini di risonanza magnetica hanno permesso di stabilire una più elevata incidenza di lesioni a carico di alcune parti del cervelletto in donne con storia clinica di emicrania rispetto a donne sane (23% rispetto al 15%). Si tratta di risultati preliminari, da prendere sicuramente con cautela, ma che pongono l'accento sui rischi a cui una considerevole percentuale della popolazione adulta potrebbe essere esposta a causa di un disturbo che risulta ancora piuttosto sottovalutato.
Uno studio condotto su circa 9000 adolescenti di età compresa tra 13 e 19 anni indica che quando consumano grosse quantità di alcol soffrono frequentemente di disturbi comportamentali, nonchè di ansia e depressione.I dati più allarmanti riguardano il gruppo di coloro che hanno dichiarato di essersi ubriacati più di 10 volte: dal punto di vista del rendimento scolastico, nel 43% dei casi si hanno grosse difficoltà di concentrazione e nel 25% problemi di attenzione, seppure di minore entità. Sempre nello stesso gruppo, il 35% dei ragazzi arriva addirittura a litigi e scontri violenti con gli insegnanti e il 27% è rappresentato da adolescenti con un comportamento non sempre adeguato a scuola. Infine, anche l'incidenza di ansia e depressione è risultata piuttosto elevata in coloro che consumano spesso quantità eccessive di alcol e ciò vale soprattutto per le ragazze.
Usare il cacao per trattare l'ipertensione è il suggerimento che arriva da uno studio avviato dall'Università di Colonia (Germania): gli esperti stanno sperimentando l'efficacia di integratori a base di estratti di pianta del cacao per dilatare i vasi sanguigni e prevenire il disturbo. Il team di ricercatori ha arruolato 48 volontari fra uomini e donne con problemi di pressione alta, ai quali sarà somministrata una dose contenente 1000 mg di polifenoli del cacao, potenti sostanze antiossidanti che si trovano naturalmente nei semi della pianta. Gli scienziati verificheranno poi l'effetto delle sostanze, che si pensa possano agire con ottimi risultati aumentando i livelli di ossido nitrico nel sangue, con l'effetto di dilatare le arterie.
I classici fattori di rischio, come fumo, dieta scorretta o sedentarietà, potrebbero non bastare a spiegare del tutto lo sviluppo della patologia cardiaca.Il dato è emerso da uno studio pubblicato sullo European Heart Journal dal team di David Batty della Social and Public Health Sciences Unit dell'Università di Glasgow. Secondo i ricercatori, la capacità cognitiva potrebbe essere un fattore di rischio indipendente e spiegare una discreta percentuale delle differenze nella mortalità tra soggetti con elevato o ridotto livello socioeconomico. La ricerca evidenzia la possibilità che esistano fattori psicologici ancora sconosciuti da considerare e che fra questi possa esservi la funzione cognitiva misurata con il quoziente intellettivo (QI). I soggetti con un reddito e una cultura più bassi sono risultati a rischio maggiore di morire per malattie cardiovascolari, come atteso. Tuttavia, quando i ricercatori hanno esaminato il QI e controllato i fattori di rischio per il cuore di ciascun soggetto, è emerso che il QI, da solo, spiegava il 23% delle differenze nella mortalità. I ricercatori hanno cercato di spiegare il fenomeno in vari modi: un punteggio più basso nel test che misura l'intelligenza potrebbe portare a trascurare più facilmente le misure chiave per la salute del cuore.
Lo stress e la depressione aggravano l'asma nei bambini, lo hanno verificato ricercatori statunitensiindividuando nei piccoli affetti dalle due patologie una disfunzione del sistema nervoso autonomo. "In questi bambini - spiegano gli autori dello studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Imunology - le reazioni del sistema parasimpatico predominano su quelle del sistema simpatico". I due ricercatori hanno analizzato, in bambini asmatici, i legami tra stress emozionale, sintomi depressivi, sistema nervoso autonomo e funzionamento delle vie aeree. Le osservazioni hanno interessato 80 soggetti asmatici, dai 7 ai 17 anni, di cui 45 con sintomi depressivi. Durante la proiezione di un film con scene commoventi e allegre, sono stati applicati elettrodi per raccogliere dati sull'attività del cuore, la funzione respiratoria e per monitorare l'attivazione dei nervi simpatici e parasimpatici. In risposta alle sollecitazioni emozionali il gruppo dei depressi presentava un'attivazione parasimpatica accresciuta e, nello stesso tempo, un'attività simpatica ridotta, con un effetto sulle vie respiratorie predisponente all'asma. Il gruppo degli asmatici non depressi mostrava, invece, un'attivazione simpatica sostenuta, situazione che favorisce il funzionamento normale delle vie respiratorie durante uno stress.
Una metanalisi condotta da ricercatori delle Università di Reading e Cardiff (GB) dimostra che il latte ha un elevato effetto protettivo sulla salute.Gli autori hanno verificato che consumarne piccole quantità, ogni giorno, riduce di un quinto il rischio di morire stroncati da un infarto o da un ictus. Nelle 324 ricerche selezionate che valutavano gli effetti del consumo di latte è stato osservato che "ci sono forti evidenze - spiega Ian Givens, della Reading University - di una generale riduzione dei pericoli di morte per malattie, soprattutto per quel che riguarda le patologie cardiocircolatorie e il cancro colorettale". Tuttavia, è stato anche notato un effetto negativo per il tumore alla prostata. "Ora - aggiunge il ricercatore - è fondamentale avviare ricerche che possano confermare i dati epidemiologici, per comprendere i meccanismi che determinano gli effetti protettivi".
Le donne con una menopausa precoce, conseguenza di un intervento chirurgico per l'asportazione delle ovaie, vanno incontro a una maggiore probabilità di sviluppare tumore al polmone.A scoprire questo legame è stata un'èquipe canadese di epidemiologi dell'Università di Montreal e dell'Istituto Armand-Frappier, in uno studio pubblicato sull'International Journal of Cancer. I ricercatori hanno studiato 422 donne colpite da cancro al polmone e 577 donne sane. Sono stati quindi valutati diversi fattori: le caratteristiche sociodemografiche, la storia medica, le gravidanze, i rischi professionali, l'eventuale tabagismo. Su quest'ultimo punto lo studio ha raccolto dati dettagliati di tutte le partecipanti. Informazioni fondamentali sia perchè il ruolo del fumo nel cancro ai polmoni è ampiamente dimostrato sia perchè la sigaretta diminuisce il tasso di estrogeni nel sangue. I ricercatori ipotizzano che i fattori ormonali giochino un ruolo importante nel potenziare gli effetti delle sostanze cancerogene del tabacco. Infatti, la menopausa non naturale, soprattutto se legata a un intervento chirurgico, accresce i rischi quando arriva in età precoce. E questa vulnerabilità al tumore potrebbe essere dovuta proprio alla diminuzione precoce e repentina di estrogeni o al ricorso, per lungo tempo, alla terapia sostitutiva.
L'esercizio fisico regolare come strategia per controllare il livello di colesterolo nel sangue, in particolare del colesterolo LDL, è più efficace nelle donne rispetto agli uomini.Lo sostiene uno studio statunitense, pubblicato sul Journal of Lipid Research, condotto su 8700 adulti, uomini e donne, che per 12 mesi hanno gradualmente aumentato la loro attività fisica moderata. In particolare, i ricercatori, coordinati da Keri Monda (University of North Carolina), hanno dimostrato che gli effetti positivi della riduzione del colesterolo LDL sono particolarmente evidenti nelle donne in menopausa. Anche se, in generale, si è registrata una riduzione dei trigliceridi sia negli uomini sia nelle donne.
Una mamma attenta e affettuosa, pronta a intervenire quando il suo piccolo è in difficoltà, è il migliore alleato contro lo stressche può colpire i bambini, riuscendo anche a contrastare eventuali vulnerabilità genetiche all'ansia e alla tensione nervosa. Lo rivela una ricerca pubblicata sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, in cui i ricercatori hanno valutato l'effetto congiunto del modo di relazionarsi con il piccolo e di alcuni geni sulla risposta psicofisiologica del bimbo allo stress. La ricerca ha preso in esame quel particolare attaccamento del bambino alla madre che si manifesta attraverso la ricerca di una vicinanza di fronte a una situazione di difficoltà e si attenua quando il piccino riceve conforto e protezione. In un campione di oltre 100 piccoli di età compresa tra 12 e 18 mesi, è stato notato che una buona relazione mamma-bambino favorisce una migliore gestione dello stress, anche in quei piccoli che, dal punto di vista genetico, sono più predisposti a mostrare un'iperattivazione dei sistemi biologici implicati nella risposta a stimoli stressanti.
Un'èquipe internazionale, di cui fanno parte anche ricercatori italiani, ha individuato un nuovo meccanismo con cui si sviluppa l'osteoporosi legato all'acidità dello stomaco.Se il pH dello stomaco non è abbastanza acido, le cure contro l'osteoporosi risultano meno efficaci. "Abbiamo scoperto - scrivono gli autori - che il difetto di acidificazione da parte delle cellule dello stomaco causa un diminuito riassorbimento del calcio, che determina rachitismo nel bambino, mentre nell'adulto potrebbe contribuire all'osteoporosi". La scoperta arriva dopo tre anni di sperimentazione condotta su modelli animali e su 13 pazienti. Lo studio, oltre a identificare questa nuova causa, ha permesso ai ricercatori di compiere un passo avanti nella direzione del futuro trattamento della patologia. "Si tratta di una scoperta - sostengono i ricercatori - che comporterà certamente un cambiamento nella terapia dell'osteoporosi".
In occasione del Global Mental Health Summit, in corso ad Atene, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere che, secondo le stime mondiali del dipartimento di Salute mentale dell'OMS, nei prossimi 20 anni la depressione sarà tra i problemi di salute più diffusial mondo. Si stima che nel mondo vivano 450 milioni di persone con problemi o disabilità mentali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che peraltro dedicano troppo poche risorse alla soluzione di questi problemi: a volte meno del 2% del budget pubblico. Secondo Shekhar Saxena, del dipartimento di Salute mentale dell'OMS, "la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l'AIDS o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo". Un'epidemia silenziosa, dunque, cui ci si dovrà preparare allocando le giuste risorse, tenendo conto "che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo", conclude l'esperta.
Il presidente della Scottish Spina Bifida Association, Margo Whiteford, caldeggia l'assunzione di integratori di acido folico in tutte le donne in età fertile, affinchè la copertura preventiva interessi anche le gravidanze non programmate. Molte donne iniziano una terapia di acido folico solo dal momento in cui sanno di aspettare un bimbo. Ma l'aumento di casi di spina bifida sta facendo preoccupare gli esperti del Regno Unito: da gennaio, solo in Scozia, ne sono stati registrati 15. Poichè il 75% dei casi di questa malattia può essere prevenuto assumendo un semplice integratore ogni giorno a partire da tre mesi prima del concepimento e durante tutti i nove mesi, è possibile evitare rischi iniziando la terapia quando una donna è fertile e ha un partner fisso. "Non si può perdere tempo - dice Whiteford - e invece molte donne iniziano ad assumere acido folico quando il feto potrebbe già aver sviluppato la spina bifida".
Secondo un nuovo studio, pubblicato su Sleep da Paola Lanfranchi dell'Università di Montreal (Canada), soffrire di insonnia espone al rischio di ipertensione e, nel lungo termine, anche a disturbi cardiaci.La ricerca ha misurato i valori pressori nell'arco delle 24 ore in un gruppo di 13 persone sane affette da insonnia cronica e in altrettanti soggetti di controllo, senza disturbi del sonno. I rilievi sono stati eseguiti dopo due notti di adattamento e una per il monitoraggio. "Negli anni, l'insonnia cronica può avere effetti negativi sul cuore di persone per il resto sane", sottolinea Lanfranchi. "Se la pressione di notte si riduce in chi dorme bene e consente al muscolo cardiaco di riposare, l'insonnia causa una pressione notturna più alta e questo - conclude - può causare rischi cardiovascolari a lungo termine e danni al cuore".
In tempi di epidemia stagionale di influenza anche i baci possono essere veicolo di diffusione: "È giusto ricordare che il bacio è un mezzo di contagio efficacissimo, quasi una garanzia di trasmissione del virus", sostiene Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano. Secondo gli esperti, infatti, il virus dell'influenza è campione di salto in lungo e stare accanto a chi presenta i sintomi è molto rischioso, al punto che sono ormai numerose le autorità sanitarie internazionali che hanno affrontato l'argomento sconsigliando esplicitamente il contatto nei rapporti interpersonali. La diffusione avviene attraverso le goccioline nebulizzate nel respiro che ognuno, aprendo la bocca, libera nell'aria. "Vengono emesse a 200 chilometri all'ora - dichiara Aurelio Sessa, presidente lombardo della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) - e una singola persona ne può infettare altre otto". Al di là delle scelte istituzionali, i ricercatori invitano ad adottare piccole accortezze per evitare la diffusione e il contagio del virus influenzale, soprattutto in tempi di pandemia da virus A/H1N1.
L'introduzione di alimenti probiotici nella dieta dei bambini risulta vantaggiosa nella prevenzione delle malattie da raffreddamento.L'evidenza deriva da uno studio pubblicato su Pediatrics che ha permesso di verificare che i bimbi che bevono due volte al giorno latte supplementato con sostanze probiotiche hanno meno episodi febbrili, minore necessità di antibiotici e meno assenze da scuola per problemi di salute, rispetto a chi si alimenta con latte normale. I ricercatori hanno osservato 326 bambini di età compresa tra 3 e 5 anni: sono stati suddivisi in 3 gruppi e assegnati a ricevere, rispettivamente, latte arricchito con Lactobacillus acidophilus e Bifidobacterium animalis o semplicemente latte intero (gruppo placebo). Il primo gruppo di bimbi rispetto al gruppo placebo ha riportato una riduzione del 53% degli stati febbrili; del 41% dei raffreddori e del 28% degli episodi di rinorrea. Risultati anche migliori sono stati registrati con l'abbinamento dei due ceppi batterici: riduzione del 72% degli stati febbrili; del 62% dei raffreddori e del 59% degli episodi di rinorrea. Anche il periodo di convalescenza è più breve nei primi due gruppi rispetto al gruppo placebo: la durata della malattia si riduce del 32% con il Lactobacillus e del 48% con Lactobacillus e Bifidobacterium.