Pandemia da influenza A/H1N1, crisi economica, precariato, mancanza di lavoro: "Sono questi i fattori che stanno portando gli italiani a vivere nell'ansiaquotidiana, che stressa mente e fisico. Ma basterebbero poche sedute di psicoterapia per imparare a gestirla e abbassare i livelli di stress". Lo afferma Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (EURODAP). "In condizioni di stress si verifica un aumento della pressione arteriosa, dei livelli di cortisolo e di alcune citochine", spiega. Così arrivano palpitazioni, nodo alla gola, disturbi gastrici e intestinali. "Ma il pericolo più grande è rappresentato dalle crisi di ansia, che in tempo breve possono trasformarsi in attacchi di panico" avverte l'esperta. EURODAP ha elaborato la Instant Therapy: "una psicoterapia breve, forte di tre incontri gratuiti che hanno l'obiettivo di sostenere attraverso l'ascolto, di insegnare a gestire l'ansia e di impostare un pensiero positivo". Vinciguerra spiega che pesso cefalee, gastriti, tensioni muscolari vengono considerati unicamente disturbi fisici; oppure nervosismo, irascibilità, tristezza come espressioni caratteriali. "Nella realtà, dietro questi sintomi - conclude la Vinciguerra - si celano problematiche psichiche che, se non diagnosticate, possono portare a trovarsi improvvisamente chiusi in casa, in preda ad attacchi di panico e depressione, sopraffatti dalla paura di vivere".
Il cacao puro potrebbe diventare la nuova arma contro l'emicrania grave, grazie agli effetti antinfiammatori utili per la prevenzione e la cura.Non rientrano tuttavia nel trattamento cioccolatini, tavolette e altri prodotti al cioccolato che, al contrario, possono aumentare il dolore. Le indicazioni arrivano da uno studio condotto da ricercatori della Missouri State University (USA), coordinati da Paul L. Durham. I benefici del cacao puro (Theobroma cacao), spiega Durham, sono legati alla sua capacità di ridurre la risposta infiammatoria. Una dieta arricchita di questo alimento si è dimostrata in grado di inibire le proteine associate ai processi che innescano e fanno proseguire risposte infiammatorie come quelle all'origine dell'emicrania. La sperimentazione dell'effetto terapeutico è stata condotta con estratti concentrati di cacao, più efficaci, o prodotti ad alto contenuto di cacao che non subiscono grandi trasformazioni industriali. I ricercatori sottolineano la necessità di approfondire le ricerche anche per verificare i benefici nella riduzione dell'ipertensione, della depressione e per migliorare il metabolismo.
L'influenza può essere una causa di infarto miocardico e nei casi più gravi essere responsabile di mortalità cardiovascolare.È quanto emerge da una revisione della letteratura, condotta dai ricercatori della Royal Free Hospital di Londra che ipotizzano che l'influenza "possa agire come uno stimolo acuto infiammatorio e procoagulante che altera temporaneamente la funzione endoteliale". Negli studi su modelli animali, precisano gli autori, l'RNA influenzale è stato riscontrato nelle placche aterosclerotiche e l'inoculazione con il virus dell'influenza A ha causato infiltrazione infiammatoria all'interno delle placche, aggregazione piastrinica e trombosi. Del resto, il legame tra influenza e infarto era già risultato evidente in molti studi, ma è ancora da definire l'eventuale ruolo protettivo della vaccinazione antinfluenzale. Gli autori, comunque, incoraggiano la vaccinazione, in particolare per i soggetti con malattia cardiovascolare in corso, sebbene siano necessarie ulteriori evidenze.
Sarà avviato in Italia, nel mese di ottobre, uno studio che coinvolgerà 21 ospedali, per verificare l'efficacia della chirurgia bariatrica nel diabete di tipo 2 in soggetti obesi.Il protocollo confronterà, in 300 pazienti diabetici con indice di massa corporea (BMI) tra 30 e 35, gli effetti degli interventi chirurgici di bypass gastrico e di diversione biliopancreatica e della terapia medica standard durante un periodo di monitoraggio che durerà cinque anni. Lo studio fonda le basi su precedenti buoni risultati ottenuti su piccoli gruppi di pazienti, in particolare, 20 diabetici con BMI tra 30 e 35 trattati con bypass gastrico e 20 diabetici con BMI tra 25 e 35 trattati con la diversione biliopancreatica. Lo studio che sarà avviato è stato circoscritto alla fascia dei soggetti con obesità ancora non grave (BMI=30-35), in quanto è assodato che il bypass gastrico è efficace nel diabete dei grandi obesi, in virtù del calo di peso che comporta, tuttavia nelle persone solo in sovrappeso potrebbe provocare una perdita eccessiva.
Con l'arrivo della stagione fredda, e il timore del virus influenzale pandemico, aumentano i consumi di prodotti come vitamine e integratoriper rinforzare il sistema immunitario, che prevengono i classici malanni stagionali. Si stima che tra i bambini di età compresa tra 1 e 6 anni 500.000 assumano questi prodotti, più altri 300.000 dai 7 ai 14 anni, ma è anche vero che, come dicono i pediatri, è normale che un bambino si ammali con tosse, raffreddore e febbre 5-6 volte l'anno, a 3-4 anni si scende a 4-5 volte, a 5-9 anni a 3-4 volte e a 10-18 anni si arriva a 2-3 volte. "Ogni anno che passa i bambini si ammalano sempre di meno. D'inverno la colpa non è dell'aria fredda, ma del fatto che si sta maggiormente al chiuso, dove è più facile trasmettersi virus e batteri" spiega Italo Farnetani, pediatra dell'Università di Milano, che richiama l'attenzione sulla sicurezza dei prodotti: "Attenzione ai prodotti di erboristeria: anche se naturali, non vanno usati con leggerezza". E aggiunge: "La vitamina A sembra prevenire le infezioni dell'apparato respiratorio e di quello digerente: se si prende come farmaco deve essere il medico a prescriverla - conclude Farnetani - ma per evitare carenze basta mangiare cibi che la contengono: carote, verdure gialle, spinaci, broccoli, zucca, tuorlo d'uovo, fegato, pesce e formaggio".
Le donne che hanno attraversato due gravidanze complicate dalla preeclampsia presentano un aumento del rischio di ipertensionedopo la gravidanza, indipendentemente dall'eventuale comparsa del diabete. Non sono mai stati chiariti ne la correlazione fra disordini ipertensivi della gravidanza e successivi eventi cardiovascolari nè l'effetto del diabete di tipo 2 su queste variabili. In base a quanto rilevato, la gravità e la ricorrenza di questi disordini della gravidanza aumentano il rischio di complicanze cardiovascolari e sarebbe opportuno includere una raccolta degli esiti delle gravidanze affrontate dalle pazienti di cui si desidera stimare il rischio di malattie cardiovascolari. Poichè i disordini ipertensivi della gravidanza sono strettamente correlati alla morbilità cardiovascolare successiva, in particolare a malattie come ipertensione e diabete, che sono componenti essenziali della sindrome metabolica, potrebbe sussistere un legame diretto fra queste patologie. La gravità dei disordini ipertensivi, inoltre, sembra predisporre a eventi tromboembolici, il che va tenuto in conto nella prescrizione di contraccettivi orali per queste donne. L'identificazione precoce delle pazienti consentirebbe un intervento rapido sia primariamente, sotto forma di modifica di altri fattori di rischio classici per malattie cardiovascolari, sia secondariamente, in termini di profilassi medica.
L'Associazione Italiana Celiachia (AIC) ha avviato la prima campagna informativa istituzionale sulla celiachia dal titolo "Se la riconosci puoi invitarla fuori a cena".Oltre a far conoscere il valore della diagnosi precoce, vuole far comprendere che i celiaci possono ormai condurre una vita normale grazie a una dieta appropriata. Con la celiachia oggi si può vivere normalmente: uscire a cena, mangiare un gelato, prenotare una vacanza, sicuri di trovare cibi adatti a chi soffre di intolleranza al glutine. La campagna dell'AIC mira a diffondere la conoscenza della celiachia, i rischi correlati alla mancata diagnosi e l'importanza dello screening diagnostico per le persone con sintomi riconducibili alla malattia, ancora fortemente sottostimata. Il numero delle diagnosi è raddoppiato grazie alla sempre maggiore attenzione che i medici di base hanno rivolto all'intolleranza al glutine. Inoltre, sostengono gli esperti, la scelta dei prodotti senza glutine, acquistabili non più solo in farmacia, ma anche nella grande distribuzione, si è ampliata notevolmente: nel 2001 il Registro nazionale dei cibi senza glutine contava solo 281 prodotti, oggi sono 2147.
Migliora l'informazione sui medicinali equivalenti, cosiddetti 'unbranded': lo dimostra un'indagine condotta da Research International per ratiopharm, su un campione di 1.002 persone dai 18 ai 64 anni, residenti in tutta la Penisola. Obiettivo era verificare eventuali cambiamenti, negli ultimi due anni, della percezione dei 'senza griffe' in Italia. In farmacia, il 45% degli intervistati chiede ormai spontaneamente la sostituzione del prodotto griffato.
Mentre nel 2007 il 73% degli intervistati aveva sentito parlare di farmaci generici e solo il 30% di farmaci equivalenti, nel 2009 queste percentuali sono salite, rispettivamente, al 94% e al 77%.
In crescita risultano anche la quantità e la correttezza delle informazioni sulle caratteristiche distintive di questi farmaci, mentre compaiono sempre più spesso, nelle definizioni che ne danno gli italiani, termini come 'eccipienti' e 'brevetto', ancora poco noti fino a due anni fa.
Gli irriducibili della marca, che rifiutano sempre la sostituzione, si sono ormai ridotti a un esiguo 7%, rispetto al 9% di soli due anni fa.
Il ministero della Salute stima che i casi gravi di influenza A, che possano eventualmente condurre alla morte, saranno "poche centinaia alla finedell'epidemia". Lo ha affermato il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, intervistato da Maurizio Belpietro a Mattino Cinque. "Ci sono pochissimi, rarissimi casi" in cui si verifica un "eccesso di immunità", "sono soggetti giovani che sviluppano una tempesta di citochine - ha spiegato Fazio - sono casi molto rari, ci attendiamo che possano essere poche centinaia nel nostro paese alla fine dell'epidemia, a fronte di milioni di infettati". Situazioni "molte rare" - ha aggiunto - per le quali si sta valutando un "progetto articolato su tutta la nazione di centri di riferimento per gestire le polmoniti primarie virali".
Fazio ha ribadito che "questa influenza di per sè non è pericolosa, è pericolosa in quanto ogni infezione virale intercorrente può essere pericolosa per le persone a rischio", cioè con gravi malattie croniche. "Non c'è alcun motivo da allarmarsi - ha sottolineato - in quanto abbiamo la situazione sotto controllo". "Vaccinerermo i bambini e i giovani che vanno a scuola - ha spiegato - non perchè temiamo per la loro salute ma per stroncare definitivamente l'epidemia ed evitare che continui a circolare ed avere un altro picco l'anno prossimo". Inutile poi che i cittadini si rechino in farmacie perchè queste non hanno il vaccino. Infine Fazio ha riconosciuto che in Italia c'è un eccesso di allarme: "Nella stampa straniera vedo meno allarmismo: questo fa parte anche della natura del paese dove c'è un forte senso individuale, fa parte della natura degli italiani".
Fonte: Agi/Federfarma
Più colpiti gli under 24 (5028 casi), il 10% dei malati è stato ricoverato. Tra le regioni, la più colpita l'Emilia Romagna, la più sana il Molise.
In Italia, i contagiati dal virus H1N1 hanno superato quota 10.000.
Questo è quanto emerge da un rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità aggiornato al 30 settembre, secondo cui le persone infettate dal 1° maggio (giorno ufficiale d'inizio dell'influenza A) sono esattamente 10.018, mentre i casi clinici dal 27 luglio, data dopo la quale si e' stabilito di segnalare i nuovi casi basandosi solo sul criterio clinico, sono 8.780.
Gli studiosi dell'ISS fanno notare come i più colpiti siano i giovani under 24, con 5028 malati: 568 casi tra 0 a 4 anni, 1.355 tra i 5 e i 14 anni e 3.105 malati tra i 15 e i 24 anni. Meno colpiti i nonni: 597 pazienti, divisi in 292 tra i 55 e i 64 anni e 305 sopra i 64 anni.
Circa un malato su 10 ha avuto bisogno del ricovero in ospedale, per un totale di 846 ospedalizzazioni.
Il documento evidenzia anche l'impatto dell'influenza suina nelle diverse regioni.
Maglia nera all'Emilia Romagna (1520 casi, 43 ospitalizzati ed un decesso), seguita dalla Toscana con 1.069 casi (con 110 ricoveri) e dal Lazio con 778 casi (e 100 ricoveri). Le regioni più "sane" sono la Basilicata (31 casi) e il Molise (12).
Fonte: Newsfood
Il Viceministro alla Salute Prof. Ferruccio Fazio ha firmato venerdì 11 settembre l'Ordinanza recante "Misure urgenti in materia di protezione A/H1N1".
Il provvedimento fornisce indicazioni sulla somministrazione del vaccino contro l'influenza da virus A/H1N1, individuando nel dettaglio le categorie di persone a cui è offerta la vaccinazione antinfluenzale con vaccino pandemico A/H1N1, a partire dal momento dell'effettiva disponibilità del vaccino (la consegna a Regioni e Province Autonome è prevista tra il 15 ottobre e il 15 novembre 2009), fino a copertura di almeno il 40% della popolazione italiana.
In ordine di priorità l'offerta vaccinale sarà rivolta a:
In base alla disponibilità di vaccino pandemico nel corso della campagna vaccinale potranno essere inserite nel programma anche altre categorie di soggetti.
Fonte: Ministero della Salute, http://www.ministerosalute.it/
"Le misure messe in atto in Italia hanno consentito di ritardare di almeno di un mese, rispetto alle proiezioni, l'arrivo della pandemia".Lo ha sottolineato il vice ministro alla Salute Ferruccio Fazio, intervenuto a un'audizione in commissione Sanità al Senato. La nuova influenza, ha ribadito Fazio, anche sulla base di quanto accaduto nell'emisfero australe "non desta allo stato attuale particolare preoccupazione: siamo ottimisti, e riteniamo che ci sarà un andamento mite, con sintomi analoghi o probabilmente più lievi di quella stagionale".
Tuttavia oltre ai soggetti a rischio, "per i quali una qualsiasi malattia virale può causare un tracollo, e che verranno vaccinati per primi", anche soggetti sani potranno in alcuni casi avere un decorso più grave: per questi casi "che stimiamo in qualche centinaio in Italia - ha annunciato Fazio - stiamo emanando oggi una circolare che oltre all'obbligo di segnalazione indica misure più precise per il riconoscimento precoce e la gestione ottimale delle forme gravi di influenza A".
Fonte: Agi/Federfarma
La vitamina C può essere impiegata per curare le ferite e proteggere la cute dai danni del Dna.E' questa la conclusione emersa da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Leicester nel Regno Unito e dell'Istituto di biologia molecolare e cellulare in Portogallo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Free Radical Biology and Medicine e riportati dal notiziario europeo Cordis. I ricercatori hanno valutato le proprietà protettive dell'acido ascorbico nelle cellule cutanee umane, per determinare se la rigenerazione cutanea poteva essere migliorata. I ricercatori britannici hanno scoperto che la riparazione del DNA è un processo sregolato nelle persone che consumano integratori di vitamina C e hanno inoltre fornito le prove, attraverso l'uso di varie tecniche, per supportare le scoperte del passato.
Il dottor Tiago Duarte ha spiegato che in estate aumenta l'esposizione alla radiazione solare ultravioletta, e ciò aumenta l'incidenza delle lesioni cutanee. In questo senso la radiazione ultravioletta è anche un agente genotossico responsabile del cancro della pelle, perchè contribuisce alla formazione dei radicali liberi e dei danni del DNA. Lo studio ha pertanto analizzato l'effetto dell'esposizione prolungata ad un derivato della vitamina C nei fibroblasti cutanei umani.". I risultati hanno dimostrato che la vitamina C potrebbe migliorare la guarigione delle ferite, stimolando la divisione dei fibroblasti quiescenti e promuovendo la loro migrazione nelle aree danneggiate. La vitamina C potrebbe anche proteggere la cute aumentando la capacità dei fibroblasti di riparare le lesioni del DNA potenzialmente mutageniche. Cooke ha inoltre fatto notare che le scoperte sono particolarmente rilevanti per i ricercatori interessati alla fotobiologia. Secondo il team, l'industria della cosmetica potrebbe trarre vantaggi dai risultati dello studio.
Il Lazio è in testa alla classifica delle regioni in cui il cittadino non esente paga di più il ticket sui farmaci: 5 euro per farmaci che costano più di cinque euro e 2,50 euro per quelli che hanno un prezzo inferiore: questo il dato dell'Osservatorio salute e diritti del Movimento Difesa dei cittadini. Ci sono poi casi di distorsioni paradossali per alcuni farmaci: è il caso della Cardioaspirin, il cui costo senza SSN è 2, 2 euro: in base alla normativa vigente, in Calabria e nel Lazio il ticket supera addirittura il prezzo del farmaco. Cosa fare? Spiega Silvia Lo Iacono, responsabile dell'Osservatorio: "In primo luogo, può informarsi se può beneficiare di una particolare esenzione, in secondo luogo, per risparmiare il più possibile, può farsi prescrivere dal medico un farmaco generico corrispondente a quello di marca". "La strada maestra è di andare da soli", dice Pier Ferdinando Casini intervenendo agli Stati generali dell'Udc, "siamo pronti a contaminarci, ma non a qualunque costo". Insomma, l'Udc aspetta che Pd e Pdl facciano la loro scelta. Poi se ne discuterà. Tendenza confermata anche da Francesco Carducci, segretario romano dell'Udc: "Se non ci sarà un quadro programmatico chiaro e convincente da parte delle altre forze politiche e se non emergeranno candidature di personalità di alto profilo in grado di rappresentare la cultura cattolica e moderata della città".
Fonte: EPolis Roma
ALESSANDRIA - Guardie mediche e servizio 118 travolti dalle telefonate. E' la psicosi dell'influenza A che è dilagata.Spiegano i medici: «L'allarme è esagerato e a volte scatta quando il termometro segna 37,5 o 38 per raffreddori, sintomi influenzali, bronchite. Quello che spaventa è la gola gonfia e magari un malessere diffuso, ma se non ci fosse questa psicosi, anzichè far correre ambulanze o medici di guardia, basterebbe un farmaco generico e qualche ora di sonno». Il dottor Roberto Raso, responsabile del Servizio regionale malattie infettive, struttura con competenza sull'intero Piemonte e con sede in città, ha confermato nessun nuovo caso grave di persone ricoverate con influenza A.
Intanto, da oggi, parte la campagna di vaccinazione per i soggetti portatori di patologie a rischio: 30-40 mila persone tra donne incinte, bambini, ragazzi e adulti con patologie e bimbi da 6 a 24 mesi nati prematuri. Intanto nelle farmacie e nei supermercati è notevolmente aumentata la vendita dell'amuchina, ora esposta anche sui banconi degli autogrill. Lavarsi frequentemente le mani e mettersele davanti alla bocca quando si starnutisce o tossisce restano le regole base per non diffondere l'influenza, non solo quella A.
Fonte: La Stampa
La qualità di questi medicinali è assicurata da una serie di controlli che vanno dalla fase pre-marketing, a ispezioni nei siti di produzione, alla farmacovigilanza. L'autorizzazione al commercio deve attestare la bioequivalenza.
Costano meno, fanno risparmiare i cittadini e lo stato e garantiscono la stessa efficacia terapeutica, la stessa sicurezza di impiego con la stessa garanzia di qualità dei farmaci di marca. Ciononostante, in Italia i farmaci equivalenti hanno sofferto per anni, e tutt'ora ne sono vittima, di una considerazione pregiudiziale fondata su errate convinzioni, cioè che si tratti di farmaci di "serie B". Niente di più sbagliato. È anche per questo che la loro penetrazione nel mercato farmaceutico, pur se in crescita, resta ancora bassa rispetto a molti altri paesi europei. Gli equivalenti, in realtà, sia che si parli di prodotti da banco (detti Otc dall'inglese over the counter) di libera vendita, sia di medicine erogabili solo dietro prescrizione medica (i cosiddetti farmaci etici), non sono altro se non la copia senza "griffe" di un farmaco originatore, del quale sia scaduta la copertura brevettuale. Per immettere nel mercato italiano farmaci equivalenti è indispensabile ottenere un'autorizzazione da parte delle autorità preposte, come l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), rilasciata sulla base di una documentazione che attesti fra l'altro, la bioequivalenza rispetto ad una specialità medicinale già autorizzata, con la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche. L'autorizzazione al commercio esige che il "generico" sia non soltanto un equivalente farmaceutico (cioè che contenga lo stesso principio attivo nella medesima forma farmaceutica), ma anche un equivalente terapeutico (cioè che eserciti la stessa azione terapeutica) rispetto alla specialità medicinale originale. In quest'ottica acquista particolare rilievo il concetto di bioequivalenza, intesa come sovrapponibilità tra le caratteristiche di biodisponibilità, vale a dire stesse proprietà in termini di velocità, intensità di assorbimento e concentrazione nel sangue del principio attivo. Solo in questo caso si può presupporre un'equivalenza terapeutica. Gli studi di bioequivalenza non sono richiesti nel caso in cui la domanda sia presentata dal titolare della specialità medicinale di cui è scaduto il brevetto o nel caso in cui l'officina di produzione e i metodi di fabbricazione siano identici. Il luogo comune che il prezzo contenuto dei generici sia da ricondurre ad una loro minore qualità chimico-farmaceutica deve in sostanza essere sfatato e va ribadito che la qualità di questi farmaci, al pari dei medicinali innovatori, è costantemente garantita nel tempo. La qualità dei farmaci equivalenti viene assicurata attraverso una serie di controlli che si estendono dalla fase pre-marketing, attraverso le ispezioni ai siti di produzione, la verifica della documentazione a sostegno della domanda di autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) dei medicinali, le ispezioni di buona pratica clinica (Good Clinical Practice, GCP) presso i centri di sperimentazione clinica, a tutta la vita del farmaco dopo la sua immissione nel mercato con la farmacovigilanza e il programma annuale di controllo condotto dall'Agenzia Italiana del Farmaco e dall'Istituto Superiore di Sanità.
Fonte: Corriere della Sera, 22/11/2009
Dopo l'arrivo dell'influenza H1N1 e, più in generale, di quella stagionale, ratiopharm ha donato al Comune di Roma 20.000 confezioni di Multivitaminico ratiopharm, per un valore commerciale di oltre 200.000 euro. Le confezioni, destinate in particolare a bambini e anziani negli ospedali romani, sono state distribuite sabato 7 novembre direttamente dal sindaco Gianni Alemanno.
L'obiettivo della campagna è quello di aiutare i pazienti a rischio a rinforzare le difese immunitarie contro i virus stagionali, compreso l'A/H1N1.
"Questo obiettivo è oggi prioritario per un'amministrazione lungimirante visto l'arrivo della stagione influenzale, inclusa la sua forma più temuta: l'influenza A". È quanto ha dichiarato il sindaco Gianni Alemanno che ha ideato questa iniziativa, messa in opera in tempi brevissimi grazie anche al contributo del professor Adolfo Panfili, Delegato del Sindaco, e al coordinamento scientifico del professor Fernando Aiuti, Presidente della Commissione Consiliare Speciale Politiche Sanitarie del Comune di Roma, che si è occupato specificamente dell'assegnazione e distribuzione dei prodotti ai singoli ospedali interessati.
GUARDA IL VIDEO!Al di fuori del nostro Paese i medicinali generici sono riconosciuti, apprezzati e richiesti da medici e cittadini.
Per mettere a disposizione di tutti le specialità farmacologiche innovative di alto costo bisogna operare affinchè anche da noi i farmaci equivalenti prendano il posto dei preparati corrispondenti a più alto prezzo. La sfida è coniugare la riduzione e l'ottimizzazione dei costi con un alto livello qualitativo del servizio sanitario offerto.
Il grado di diffusione dei farmaci generici può essere considerato il risultato di una pluralità di fattori concorrenti, che vanno dalle modalità burocratico-amministrative di regolazione della domanda e dell'offerta, alle strategie dei diversi soggetti coinvolti nella filiera del farmaco, dall'industria, ai medici prescrittori, ai pazienti, ai grossisti e ai farmacisti. Comunque si analizzino i motivi a monte di una più o meno marcata penetrazione del generico nelle diverse realtà nazionali, c'è una considerazione valida in ogni situazione: la salute oggi è un'industria che impatta con percentuali variabili sul Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale. In Italia si assesta sul 9% circa del PIL. La sanità diventa così un elemento essenziale dell'efficienza dell'economia di uno Stato. Coniugare la riduzione e l'ottimizzazione dei costi a un elevato livello qualitativo del servizio offerto è la sfida per gli amministratori. Tutto ciò è stato ben recepito in gran parte dei Paesi europei, dove il farmaco "generico" è ampiamente riconosciuto, apprezzato richiesto tanto dai medici prescrittori quanto dai cittadini-pazienti. I numeri che testimoniano la diffusione degli equivalenti parlano chiaro. In Italia solo il 6,3% del valore complessivo del mercato farmaceutico nazionale è ascrivibile ai prodotti "generici", mentre il volume di questi farmaci rappresenta il 12% circa. Al di là dei patri confini la musica cambia. In Gran Bretagna il 21,1% del mercato farmaceutico in valore e il 46% in volume è coperto dai farmaci equivalenti. In Germania oltre il 22% del valore e il 58% del volume del mercato farmaceutico è appannaggio dei "generici"; in Francia oltre il 15% del valore e il 35% del volume è dato dai farmaci non "griffati". La Spagna non è da meno, come testimoniano il 13% in valore e il 30% in volume del mercato del farmaco. Nei Paesi dell'est, ultimi entrati nell'Unione Europea, i numeri sono ancora più impressionanti, dell'ordine del 30% in valore e del 70% in volume del mercato del farmaco, ma questo a causa di una minore disponibilità di farmaci di marca. Nel complesso la media europea vede una penetrazione del farmaco equivalente che è pari al 18,7% in valore e al 41,3% in volumi del mercato farmaceutico. Si può e si deve fare di meglio. Alla luce degli studi di farmacoeconomia è stato stimato che se nel nostro Paese si incrementasse la percentuale in volume al livello della media europea, si otterrebbe un risparmio sul costo della spesa farmaceutica di ben 1,14 miliardi di euro all'anno. In condizioni di risorse limitate, se si vogliono mettere a disposizione dei cittadini farmaci realmente innovativi, spesso di alto costo, bisogna operare affinchè i farmaci ormai "maturi", che hanno perso la copertura brevettuale e che hanno ottenuto l'Autorizzazione all'Immissione in Commercio (AIC) come farmaci equivalenti, prendano il posto delle specialità corrispondenti a più alto prezzo. Risparmiare si può, con la stessa garanzia per la nostra salute.
Che cos'è un farmaco equivalente? Secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, si intende per equivalente un medicinale simile e intercambiabile con un farmaco originale, definito innovatore o originatore. Il farmaco equivalente viene messo in vendita senza un marchio commerciale definito, ma sotto la cosiddetta Denominazione Comune Internazionale (DCI), che semplifica il nome chimico della molecola ed è riconosciuta in tutto il mondo. Di fatto, nelle realtà di mercato internazionali esistono tre categorie di farmaci generici: equivalenti branded, ovvero copie di specialità farmaceutiche recanti un proprio marchio distintivo; equivalenti semibranded commercializzati sotto la DCI seguita dal nome del produttore; equivalenti "puri", o unbranded, commercializzati con il solo nome scientifico.
Fonte: Corriere della SeraIl 91% delle italiane sa che esistono, l'87% sa che la differenza fra branded e senza marca non sta nell'efficacia, ma solo nel minor prezzo.Meno del 13% fa ancora lo sbaglio di ritenerli medicinali di serie B. La prima indagine sul gradimento al femminile dei farmaci equivalenti è di Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) ed è stata presentata a Milano.
La conferma di un trend positivo per l'intera popolazione italiana, assicura la presidente di Onda, Francesca Merzagora, perchè "le donne rappresentano l'avamposto nei consumi della popolazione italiana e possono fare molto". Le più preparate in materia di medicinali equivalenti sono le 45-54enni, madri di famiglia nella maggior parte dei casi, soprattutto al Centro e al Nord-Ovest della Penisola. Meno propense al generico le più giovani e le donne del Sud e delle Isole, mentre praticamente nulle sono le differenze in base a ceto sociale o professione.
I medici di famiglia "devono aiutarci a risparmiare prescrivendo i farmaci equivalenti, che costano meno". È l'appello del viceministro alla SaluteFerruccio Fazio ai medici di famiglia riuniti a Firenze per il congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG). "Cercheremo di non inasprire le norme della Finanziaria sui generici - ha detto Fazio alla platea dei camici bianchi - ma abbiamo bisogno del vostro aiuto. Dovete aiutarci facendo spendere di meno al Servizio sanitario nazionale. In questo modo aiuterete l'intero Paese".
E a proposito del dr. Fazio. Torna il ministero della Salute, dopo lo scorporo dal maxi-ministero del Welfare. La legge del 13 novembre n. 172 che lo istituisce, infatti, è stata pubblicata sabato 28 novembre in Gazzetta Ufficiale. La normativa entra in vigore il 13 dicembre. A partire da questa data potrà essere nominato anche il nuovo ministro della Salute. In questo modo si amplia il numero dei ministeri, che arriva così a 13, e dei sottosegretari di Stato.Fonte: Farmacista33