Secondo gli esperti del Centro di nutrizione clinica dell'Ospedale di Terni, su 100 persone obese o in forte sovrappeso che si presentano per uncontrollo o una cura 30 sono colpite dalla sindrome, e non si spiegano perchè dopo una dieta tornano a ingrassare più di prima. Nell'esperienza clinica si è visto che la fluttuazione del peso interferisce sui livelli di dispendio energetico, sia per quanto riguarda la composizione corporea sia per il rischio di una patologia cardiovascolare. A ogni oscillazione - dicono gli esperti - la massa magra perduta viene ricostituita solo parzialmente, così il peso ripreso dopo una dieta è qualitativamente più ricco di massa grassa. Inoltre, quando si torna ad aumentare di peso, il grasso si accumula sull'addome.
Esiste una piccola percentuale di bambini in cui si manifestano i sintomi della dipendenza da fumo di sigaretta, come ansia, disturbi del sonno, depressione e irritabilità. Secondo uno studio dell'Università di Montreal, la responsabilità va cercata nei familiari che non rinunciano a fumare in presenza di figli piccoli. La ricerca è stata realizzata su un campione di 1800 bambini tra i 10 e i 12 anni d'età, di cui sono stati valutati lo stato di salute, gli stili di vita e i comportamenti, inclusi quelli riconducibili a dipendenza da nicotina. Così i ricercatori hanno potuto rilevare che, pur non avendo mai fumato, il 5% mostrava sintomi di dipendenza da sigarette a causa del fumo aspirato nelle case o nelle auto dei genitori. "Oltre a dare il cattivo esempio - commenta Jennifer O'Loughlin, uno degli autori - potrebbero danneggiare la salute dei loro bambini. I nostri dati mostrano la necessità di interventi di salute pubblica, che spingano i genitori a spegnere la sigaretta, almeno in presenza dei bambini".
Uno studio dell'Università di Toronto ha riscontrato che l'isolamento sociale, l'emarginazione, l'esclusione dalla vita altrui influiscononegativamente sulla percezione della temperatura corporea. Al contrario, chi ama la compagnia e ha un'intensa vita sociale è portato ad avere più caldo. I ricercatori, guidati da Chen-Bo Zhong, hanno osservato 65 studenti suddivisi in due gruppi: a uno è stato chiesto di ricordare un episodio in cui ci si era sentiti socialmente esclusi; all'altro gruppo, viceversa, è stato chiesto di raccontare un'esperienza di inclusione sociale, ovvero situazioni in cui ci si era sentiti accettati. Con una scusa, a ognuno è stato chiesto di valutare la temperatura nella stanza. Ebbene, le stime variavano da 12 a 40 gradi centigradi, ed erano di gran lunga più basse nel gruppo che aveva ricordato episodi di emarginazione sociale. Inoltre, in un secondo esperimento, condotto stavolta su 52 studenti, i soggetti erano impegnati in una simulazione del gioco del calcio, in cui alcuni venivano sistematicamente esclusi. Successivamente ai volontari è stato chiesto di mangiare o bere qualcosa, e di scegliere tra bevande e alimenti caldi e freddi. Chi era stato più volte escluso dal gioco tendeva a scegliere cibi e bibite calde, quasi a voler compensare la sensazione di freddo percepita a causa dell'esclusione subita.
Paradossalmente, chi soffre di cefalea da sonno, detta cefalea ipnica, può trovare giovamento con un caffè prima di andare a dormire. "La cefaleaipnica ha la particolarità di manifestarsi solo durante il sonno - spiega Lorenzo Pinessi, presidente della Società italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) - si pensa legata un'anomalia del sonno REM, la fase di sonno profondo e colpisce in prevalenza le donne in età adulta". Molti pazienti traggono beneficio da una semplice tazzina di caffè prima di andare a letto. "Anche nelle forme episodiche di semplice emicrania la caffeina può essere utile. Forse grazie al suo lieve effetto diuretico e quindi anti-edema, che potrebbe contribuire a ridurre l'edema cerebrale meningeo associato all'emicrania" precisa l'esperto. Ma attenzione a non esagerare. "Se si assumono troppi caffè prevale l'effetto eccitante e il mal di testa cronicizza".
Il carattere e il comportamento dei genitori può influire sul decorso dell'asma nei figli: con minor ansia e più fiducia sulla capacità dei figli di condurre una vita normale, ci sono meno crisi e una sintomatologia meno grave. Gli esperti hanno riscontrato una migliore aderenza alle terapie, quando i bambini hanno memorizzato la routine specifica e se i loro genitori hanno ben compreso come controllare i sintomi dell'asma. Per arrivare a queste conclusioni, sono stati seguiti oltre 700 genitori di bambini tra i 2 e i 12 anni con asma persistente, in due strutture a Boston. "I nostri risultati suggeriscono - concludono gli autori - che le aspettative dei genitori e le loro percezioni sono fattori chiave, capaci di influenzare il controllo dell'asma dei figli, ma anche la loro capacità di usare i medicinali appositi in modo efficace". Per contro, i bimbi più a rischio di episodi problematici erano figli di genitori con poche aspettative sulla capacità dei figli di controllare bene l'asma.
In caso di collisione, quali sono i fattori di rischio per i bambini che viaggiano allacciati alle cinture di sicurezza sul sedile posteriore di un'autovettura?E come si distribuisce l'impatto a livello dei vari distretti corporei? Per rispondere a tali quesiti è stata condotta un'intervista telefonica ai conducenti di automobili coinvolti in incidenti con a bordo bambini (in tutto 6680) d'età compresa tra 8 e 12 anni in 16 stati d'America. Il rischio di lesioni per i bambini sul sedile posteriore è stato in media dell'1,3%. Il capo è stata la prima sede di lesione (60%), seguito dal volto (9%), dalle estremità superiori (9%) e dall'addome (9%). Un bambino su cinque non indossava correttamente la cintura di sicurezza, che non avvolgeva pertanto la spalla, ma passava sotto il braccio o sotto il dorso. L'analisi ha mostrato che in questo caso il rischio di lesioni è stato più elevato, pari all'1,8%, rispetto a quello dei bambini correttamente allacciati (1,1%).
È stato osservato che le persone in sovrappeso tendono ad assumere comportamenti peculiari durante i pasti serviti a buffet, diversi da quelli di persone normopeso. Sono stati valutati 213 clienti di 11 ristoranti cinesi in cui era possibile servirsi al buffet senza limiti, a un prezzo fisso. È emerso che, mentre solo un terzo circa (27%) dei clienti normopeso sceglieva una posizione da cui poteva guardare il buffet, la percentuale arrivava al 42% tra i soggetti sovrappeso, che per altro si sedevano più vicini al cibo di cinque metri. Inoltre, una percentuale maggiore di avventori normopeso (71%) guardava bene tutto il buffet prima di servirsi, mentre solo il 33% degli obesi lo faceva e il resto preferiva servirsi immediatamente. Infine, i normopeso sceglievano di usare le bacchette nel 24% dei casi contro il solo 9% degli obesi che per altro sceglievano piatti più grandi se erano a disposizione.
Le donne che hanno una storia di diete o di altre pratiche restrittive sul cibo sono a rischio di variazioni inappropriate del proprio peso durante la gravidanza.I dati sono stati raccolti su un campione di 1200 donne, di cui sono stati valutati comportamenti e abitudini alimentari prima del concepimento e il valore dell'indice di massa corporea prima e durante la gravidanza. Secondo le raccomandazioni dell'Institute of Medicine, le donne sottopeso dovrebbero aumentare da 12,7 a 18,1 kg, quelle normopeso da 11,3 a 15,8 kg, quelle in sovrappeso da 6,8 a 11,3 kg e quelle obese di 6,8 kg. Tuttavia, i pregressi comportamenti alimentari restrittivi erano associati a un non raggiungimento del peso indicato e gli effetti variavano in funzione del peso prima della gravidanza. Confrontando i dati con donne che avevano sempre mangiato senza restrizioni particolari, le donne che invece avevano seguito una dieta, normopeso, sovrappeso e obese, tendevano a prendere peso oltre i livelli raccomandati dalle linee guida, mentre le donne sottopeso non ne acquistavano abbastanza per rientrare nei limiti che le riguardano.
Gli studi di paleontologia hanno dimostrato che la tubercolosi è una malattia già esistente nell'età neolitica.La prova arriva dai resti di una donna e di un bambino risalenti a 9mila anni fa, rinvenuti al largo delle coste di Israele, in un antico villaggio neolitico vicino ad Haifa, sommerso dal mar Mediterraneo per migliaia di anni. Gli esperti dell'University College di Londra e i colleghi dell'ateneo di Tel Aviv hanno condotto i test rilevando tracce che testimoniano un'antica presenza del batterio. Altri resti, ritrovati peraltro in Italia, avevano confermato la presenza della malattia già 5mila anni fa, ma questo nuovo studio anticipa i tempi di ben 3mila anni. "Ciò che più affascina - spiega Helen Donoghue, una delle ricercatrici - è che l'organismo è stato infettato da un ceppo batterico umano. Una prova che contrasta fortemente con quanto sostenuto dalla teoria originale, secondo cui la malattia umana derivava da quella bovina, una mutazione resa possibile dall'addomesticamento degli animali".
Una ricerca pubblicata sulla rivista Science ha confermato la stretta connessione tra problemi di peso e segnali cerebrali di sazietà.I risultati sono stati raggiunti su due gruppi di donne, uno di 43 studentesse tra i 18 e i 22 anni, l'altro di 33 adolescenti tra i 14 e i 18 anni. Dopo aver sottoposto tutte le partecipanti a risonanza magnetica, per registrare l'attività cerebrale, i ricercatori hanno scoperto che la più debole risposta neuronale di sazietà di fronte a un milkshake al cioccolato era associata al maggiore aumento di peso a un anno di distanza. Gli scienziati hanno anche studiato una particolare mutazione genetica, la TaqA1, che comporta un numero inferiore di recettori per la dopamina nel cervello. A un anno di distanza, i ricercatori hanno constatato che bassa risposta cerebrale e variante genetica si associavano sempre a un maggiore aumento di peso.
Oggi il ruolo del termalismo nelle malattie reumatiche è ampiamente convalidato: il controllo del dolore, il rallentamento del processodegenerativo della malattia e il miglioramento delle limitazioni funzionali sono i principali effetti legati ai cicli di cure termali. In particolare, l'applicazione dei fanghi ha un effetto antalgico immediato e sul lungo periodo questa cura permette di tollerare meglio il dolore. Il meccanismo d'azione e i benefici della fangoterapia nel trattamento dell'artrosi si esplicano su un duplice livello. Sul piano fisico c'è l'azione del calore: il fango viene, infatti, applicato a 48-50°C, il calore favorisce la vasodilatazione e di conseguenza una migliore circolazione sanguigna in tutto l'organismo. Facilita inoltre l'assorbimento degli elementi biochimici presenti nel fango. Poi c'è l'azione chimica dei sali minerali di cui il fango si arricchisce grazie all'acqua termale in cui viene fatto maturare. Si consiglia un ciclo di terapia di 12-15 giorni almeno una volta all'anno per alleviare i dolori che si manifestano generalmente in maniera più acuta durante l'inverno. Secondo gli esperti i trattamenti, associati alla massoterapia e alla rieducazione attiva in piscina termale, consentono di ottenere ottimi risultati sul dolore e sulla ripresa funzionale delle articolazioni colpite.
I giovani che ricorrono agli steroidi anabolizzanti per aumentare il volume dei muscoli hanno il doppio delle probabilità dei coetanei di manifestare comportamenti violenti e aggressiviche sfociano in rissa e uso di armi. Il fenomeno è stato documentato da uno studio realizzato dai ricercatori del College di criminologia e giustizia criminale della Florida State University. "Chi ricorre a questi farmaci ormonali - spiegano gli scienziati - ha maggiori probabilità di diventare un violento. Oltre e al di là delle caratteristiche comportamentali individuali". Le conclusioni dello studio americano sono il frutto dell'analisi dei dati raccolti su un vasto campione di giovani, quasi 7mila studenti seguiti dalla scuola media fino alle superiori tra il 1994 e il 2002. Ebbene, chi aveva fatto uso di anabolizzanti aveva il doppio delle probabilità di compiere un atto aggressivo o violento, a prescindere dall'abitudine di ciascuno all'uso di sostanze stupefacenti o dalla provenienza da ambienti sociali e familiari predisponenti.
Chi mangia velocemente ha il doppio delle probabilità di essere in sovrappeso o obeso. Lo sostiene uno studio giapponese, pubblicato su British Medical Journal.I ricercatori dell'Università di Osaka hanno esaminato le abitudini alimentari di 3mila persone, giungendo alla conclusione che mangiare con lentezza, aumentando il tempo dedicato a pranzo e cena, ha un impatto sul peso, poichè influisce sul senso di sazietà. La metà dei volontari coinvolti nello studio aveva dichiarato di mangiare velocemente e presentava anche problemi di peso. In particolare, gli uomini avevano l'84% di probabilità in più, le donne il doppio. I ricercatori ricordano che bisogna masticare lentamente, almeno 20 volte, prima di inghiottire il cibo.
I dati preliminari di uno studio italiano tuttora in corso indicano che stress e depressione peggiorano la prognosi del tumore al seno.Le osservazioni sono state condotte su 145 pazienti operate di tumore al seno, età media 55 anni, reclutate in un servizio ambulatoriale e di day-hospital. Secondo gli autori, eventi di vita stressanti, e tra questi certamente la difficoltà di adattamento mentale dopo la diagnosi e l'inizio della cura, possono modificare l'evoluzione della malattia, non solo in termini di aumentata crescita neoplastica, ma anche di maggiore diffusione delle metastasi, e soprattutto di minore risposta al trattamento terapeutico, la cui efficacia può essere addirittura abolita dallo stress e dalla depressione. In tal senso, esiste anche una sensibilità individuale dovuta a fattori genetici: i polimorfismi del trasportatore della serotonina possono aumentare la vulnerabilità alla sofferenza mentale causata dalla malattia. Ciò apre interessanti prospettive per l'impiego, nelle persone geneticamente predisposte, di farmaci antidepressivi scelti anche in base allo specifico assetto genetico del paziente.
I numerosi esperti della Fondazione Italiana Ricerca Malattie Ossee (FIRMO), dell'International Osteoporosis Foundation, propongono regole nutrizionali che evitano l'eccessiva magrezza, dannosa per il tessuto osseo.Per mantenere in salute le ossa non bisogna fare diete drastiche e cambiamenti repentini di alimentazione e all'eccessiva magrezza è preferibile un moderato sovrappeso, che fa da cuscino all'osso. Vanno privilegiati latte, latticini e derivati. Obbligatori in tavola tre volte a settimana prodotti caseari stagionati. Nella scelta del pesce, sono consigliati salmone, sgombro, tonno, aringhe, sardine, in quanto ricchi di vitamina D. Dopo i 50 anni calcio e vitamina D possono essere assunti anche sotto forma di integratori. Gli esperti italiani inoltre dicono di fare attenzione alle diete vegetali e all'eccessivo consumo di questi alimenti in regimi che escludono i grassi e le proteine. Soprattutto, evitare di fumare e di esagerare con i drink. Infine, ricordano che non occorre essere atleti per combattere l'osteoporosi, ma muoversi è fondamentale. Yoga, ginnastica dolce e in acqua, nuoto, vanno bene. Come pure camminare a giorni alterni per almeno mezz'ora.
Il riconoscimento dei colori è notoriamente caratterizzato da un lento percorso maturativo, tuttavia uno studio ha dimostrato che a nove mesi emezzo un neonato è già in grado di distinguere i colori se viene messo nella condizione di poter associare a ogni colore una specifica funzione. Altri test hanno poi consentito di comprendere come si evolvano nel tempo le rappresentazioni mentali legate all'abbinamento di un colore a una funzione. Le conclusioni degli autori possono essere riassunte nei seguenti tre punti: innanzitutto, la capacità di riconoscere i vari colori risulta limitata agli oggetti che vengono proposti ai bambini e non indistintamente all'intera scala cromatica; in secondo luogo i bambini sono in grado già a nove mesi e mezzo di creare una rappresentazione astratta degli eventi e di utilizzare la propria esperienza presupponendo che a colori simili si accompagnano eventi simili. Sotto i nove mesi, invece, è imprescindibile il confronto diretto tra oggetti dello stesso colore, in quanto non è ancora operativa un'elaborazione di tipo astratto.
È stato osservato che il consumo di birra non alcolica, in un campione di donne di età compresa fra 58 e 73 anni, popolazione particolarmente a rischio di malattia aterosclerotica, produce una riduzione dello stress ossidativo che può avere un impatto benefico sul rischio cardiovascolare.A fronte, tuttavia, di concentrazioni circolanti di mediatori infiammatori coinvolti nella fisiopatologia cardiovascolare invariate. In particolare il consumo di birra analcolica è associato a una diminuzione delle LDL ossidate, delle sostanze reattive all'acido tiobarbiturico e della concentrazione plasmatica di gruppi carbonilici, nonchè a un aumento dei livelli di alfa-tocoferolo e di glutatione eritrocitario. Solo le pazienti con livelli di colesterolo superiori a 240 mg/dl hanno comunque mostrato riduzioni in questo parametro dopo la somministrazione di birra analcolica.
Durante il terzo meeting dedicato alla cura delle ulcere cutanee, III Wound Care, è stata illustrata la carbossiterapia, un trattamento con anidride carbonica delle ferite difficili (piaghe da decubito, da ingessatura, lesioni post-traumatiche, vascolari, diabetiche e da ustione). Studi condotti dall'Unità Operativa di Chirurgia plastica dell'Università di Siena - spiega la Società Italiana di Carbossiterapia, coordinatrice dei centri specializzati che in Italia applicano la cura - hanno dimostrato che si ottengono benefici significativi con l'impiego della terapia VAC (Vacuum Assisted Closure) e della carbossiterapia.
"La VAC promuove la guarigione della ferita mediante l'applicazione di una pressione subatmosferica controllata sul sito della ferita", dice Carlo D'Aniello, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia plastica e ricostruttiva dell'ateneo toscano. "La carbossiterapia somministra invece anidride carbonica attraverso un'apparecchiatura a design italiano certificata". Il gas, iniettato localmente con un ago sottilissimo, vasodilata e aumenta il drenaggio veno-linfatico migliorando la vascolarizzazione.
Smettere di fumare è diventato più difficile e i fumatori hanno una dipendenza più forte dalla nicotina rispetto a 20 anni fa.Lo sostiene uno studio del Centro per la prevenzione delle malattie polmonari di Palo Alto, California, durante il quale i ricercatori hanno esaminato i livelli di dipendenza da nicotina in 600 fumatori, che avevano partecipato a programmi per smettere di fumare in tre diversi periodi in quasi 20 anni, dal 1989 al 2006. La dipendenza è stata quantificata mediante un questionario da cui è emerso che la dipendenza più forte interessava i soggetti che si erano rivolti a centri fra il 2005 e il 2006. Di questi, il 73% era altamente dipendente dalla nicotina, contro il 55% di quelli che avevano provato a smettere fra il 1989 e il 1990 e il 66% del 1994. Chiaramente più è lungo il periodo in cui si fuma maggiore è la difficoltà a smettere, ma, secondo un rapporto del Dipartimento di salute pubblica del Massachusetts, i livelli di nicotina nella maggior parte delle sigarette in commercio sono aumentati del 10% dal 1998 al 2004.
Nella verdura fresca consumata cruda si possono nascondere rischi per la salute; lo sostiene Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano. E anche le verdure in busta prelavate non sempre sarebbero sicuredal punto di vista igienico-sanitario, e potrebbero favorire il proliferare di intossicazioni alimentari dovute a Salmonella ed Escherichia coli. "Il processo industriale di lavaggio, infatti, non è in grado di eliminare del tutto la presenza di questi microrganismi, perfettamente aderenti alle foglie della verdura", sostiene Pregliasco sulla base di un'indagine condotta dall'Imperial College of London. I ricercatori inglesi hanno già avanzato l'ipotesi che un focolaio di salmonellosi verificatosi in Gran Bretagna nel 2007 potrebbe essere stato causato proprio da un lotto di insalate in busta contaminate. Inoltre, è stato accertato che a causare un focolaio di infezioni da Escherichia coli nel 2006 negli Stati Uniti fu una partita di spinaci confezionati. Pregliasco consiglia di non allarmarsi ma allo stesso tempo di non sottovalutare il rischio: "Il mio consiglio è quello di lavare sempre l'insalata con bicarbonato di sodio, che ha efficacia disinfettante, o con un prodotto similare anche se si tratta di insalata prelevata in busta".