Sono molti i cardiologi che stanno rivisitando il ruolo del colesterolo nelle patologie coronariche che potrebbe ridisegnare le linee guida.In particolare, non vi sono dubbi sugli effetti negativi di livelli elevati di LDL ("colesterolo cattivo"), che restano ancora associati a un'alta incidenza di eventi coronarici. Ciò che invece viene ora messo in discussione è la convinzione che la loro riduzione porti a un parallelo calo della casistica dei decessi per malattie cardiovascolari. "Un discorso speculare si può fare, inoltre - spiega Mario Marzilli, ordinario di Malattie Cardiovascolari dell'Università di Pisa - per quello cosiddetto buono (HDL). Più alti sono i livelli, minore è l'incidenza di malattie coronariche, o almeno questo si credeva finora. In chiave critica generale, si può parlare invece di esperienze deludenti. Il colesterolo HDL effettivamente può raggiungere livelli elevati, ma non sempre gli eventi coronarici si riducono parallelamente". "Non sorprende quindi - conclude l'esperto - che la cardiologia mondiale stia riflettendo su come riscrivere le nuove strategie diagnostico-terapeutiche".
Un team di chirurghi italiani lancia una nuova tecnica che non prevede la classica incisione con il bisturi per intervenire nei casi di reflusso gastroesofageo.Si passa dalla bocca per raggiungere lo stomaco del paziente e intervenire sul cardias, la valvola che lo separa dall'esofago. A sperimentare la nuova procedura chirurgica è un gruppo di ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano che, parallelamente a un'èquipe belga, l'ha utilizzata per la prima volta al mondo per intervenire su 25 pazienti, poi seguiti per due anni. "Il 93% non manifestava più alcun sintomo - spiega Pier Alberto Testoni, direttore dell'Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano - mentre nel 30% dei casi vi era anche una riduzione dei farmaci antireflusso". La tecnica si affianca ai due trattamenti tradizionali utilizzati finora per combattere il reflusso gastroesofageo: l'intervento chirurgico con incisione sull'addome e la terapia farmacologica. La nuova tecnica si avvale di una sonda che arriva fino allo stomaco del paziente; l'intervento dura 50 minuti.
Sulla menopausa la popolazione femminile si spacca: da una parte (28%) c'è chi l'accoglie quasi con sollievo perchè spariscono dolori mestrualie paura di gravidanze indesiderate. Una buona parte (60%), invece, dice di sentirsi nel complesso peggio di prima. Qualunque sia l'atteggiamento, ben l'86% presenta qualche disturbo e appena il 6,5% ricorre alla terapia ormonale sostitutiva per risolverlo, mentre solo il 45,5% è consapevole che, dopo la fine dell'età fertile, il rischio cardiovascolare cresce fino a diventare la prima causa di morte femminile. I dati emergono da un sondaggio della Società Italiana della Menopausa (SIM), che ha coinvolto 760 donne nel maggio 2009. "I risultati confermano la scarsa cultura che regna anche tra gli specialisti, dal momento che una donna su due dichiara di non utilizzare la terapia ormonale sostitutiva perchè il medico la sconsiglia", ha commentato Gian Benedetto Melis, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all'Università di Cagliari e presidente della Sim. Secondo il sondaggio, inoltre, l'ipertensione è uno tra i disturbi meno segnalati, proprio perchè silente (solo il 14% delle donne la dichiara). Sono invece molto riportati vampate (78,5%), aumento di peso (52%), sudorazione eccessiva (51,5%), palpitazioni (51%), sbalzi di umore (42,5%), alterazioni del sonno (41%) e irritazione e secchezza vaginali (35%).
Uno studio pubblicato su Osteoporosis International ha valutato gli effetti degli antiossidanti e dell'attività fisica sulla densità di massa ossea, noto indice di osteoporosi.Per sei mesi, 34 donne in menopausa con un'età media di 66 anni e indice di massa corporea di 25,98 kg/m2, sono state avviate in maniera casuale in quattro tipologie diverse di programma con le seguenti caratteristiche: somministrazione di un placebo e nessuna attività fisica; somministrazione giornaliera di antiossidanti, come vitamina C e vitamina E, e nessuna attività fisica; somministrazione di un placebo ed esercizio fisico; antiossidanti ed esercizio fisico. Dall'analisi della densità di massa ossea dell'anca e della spina lombare è emerso che nel gruppo che non svolgeva attività fisica e a cui era stato somministrato un placebo si era verificata una perdita di densità ossea, mentre negli altri gruppi questa era rimasta costante. I risultati suggerirebbero quindi un ruolo protettivo delle vitamine antiossidanti contro la perdita di massa ossea e confermerebbero l'importante ruolo svolto dall'attività fisica.
I primi due mesi dopo la dimissione dall'ospedale dopo un infarto rappresentano un periodo molto critico.Infatti, se durante il ricovero la mortalità è in costante diminuzione e da anni non supera il 7-8%, subito dopo il 10% dei 25.000 pazienti ad alto rischio sopravvissuti a un infarto non sopravvive. I dati emergono dalla valutazione di circa 100.000 casi di infarto che si verificano ogni anno in Italia. Nella popolazione generale dei pazienti sopravvissuti all'attacco cardiaco si attesta attorno al 4%, ma nei casi ad alto rischio supera il 10%. Secondo i cardiologi ciò accade perchè il percorso riabilitativo viene intrapreso da non più di due terzi dei pazienti e i Centri in grado di offrirlo non sono ben distribuiti sul territorio. Il 55% dei pazienti in riabilitazione ha subito un'operazione al cuore, ma meno del 10% vi arriva dopo un infarto. E in questi casi, quasi sempre, la riabilitazione è poco incisiva: consigli generici sullo stile di vita, prescrizione di una dieta, qualche sessione di esercizio fisico.
La tecnologia della realtà virutale diventa uno strumento terapeutico per risolvere i disturbi della condotta alimentare, anoressia e bulimia."La realtà virtuale può fare molto", sostiene Giuseppe Riva, psicologo dell'Istituto Auxologico Italiano. "Aiuta, per esempio, le ragazze con problemi di anoressia a vedere e accettare la loro immagine reale. Si parte da una visione distorta del corpo, come appare agli occhi della paziente. Poi comincia un percorso assistito, che gradualmente corregge l'immagine fino ad avvicinarsi a quella reale". La stessa strategia viene applicata anche per gestire i disturbi d'ansia che spesso affliggono le persone colpite da obesità. Una volta indossato, il caschetto per la realtà virutale propone scenari che vanno dall'isola deserta fino alla riva di un lago, per poi proiettare il paziente davanti a uno specchio a contemplare la propria immagine riflessa. "Tutto suggerisce relax: l'acqua, mentre il respiro rallenta, smette di incresparsi, il fuoco lentamente si spegne - racconta lo psicologo - e il paziente impara a usare altre tecniche di rilassamento come, appunto, intervenire sul respiro. Abbiamo osservato che unire la realtà virtuale alla terapia alimentare aumenta l'efficacia della cura a lungo termine".
È stato bocciato dal direttore e fondatore dell'Istituto per la Ricerca e la Cura degli Attacchi di Panico (IRCAP) e neurologo Rosario Sorrentino il piano di una compagnia aerea low cost che propone posti in piedi nei propri voli per abbattere il costo del biglietto.Secondo il neurologo, stare in piedi pone in una condizione di stress e aumenta la sensazione di precarietà. Inoltre, la riduzione degli spazi, con la difficoltà sempre maggiore di movimento per tutti, fa aumentare il senso di claustrofobia e questo, unito alla cattiva qualità dell'aria che si respira negli aerei, può scatenare, nelle persone predisposte, attacchi di panico. "Il rischio riguarda sia chi sta in piedi sia chi sta seduto - dice Sorrentino - la paura di volare è in aumento non tanto per i timori dei rischi di cedimento tecnico del velivolo, ma proprio per gli spazi di vivibilità in quella piccola comunità, dove il disagio si amplifica".
Si chiama metodo Sky (Sudarshan Kriya Yoga) l'insieme di esercizi e tecniche respiratorie che si imparano in 10 giorni e sono in grado di migliorare le condizioni dei pazienti con disturbi depressivi, attacchi di ansia e panico. Il metodo è stato sperimentato su un gruppo di pazienti presso l'ospedale Fatebenefratelli di Milano: i medici hanno insegnato loro la tecnica Sky e poi li hanno seguiti per 6 mesi. Sono stati osservati una riduzione media del 60% degli indici che misurano la depressione, una diminuzione del 40% degli indici di psicosi e un significativo miglioramento dell'assetto cognitivo. "La novità - spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli - è che stiamo valutando la terapia Sky con metodo scientifico. Si tratta di una terapia che non sostituisce le cure standard, ma le affianca. L'utilizzo della respirazione si sta dimostrando di significativa importanza per la cura di alcuni disturbi d'ansia e dell'umore". Un secondo studio è già stato avviato e si concluderà a dicembre. Entro la fine del 2010 si potrebbe arrivare a coinvolgere fino a 200 pazienti; subito dopo partiranno progetti simili in altre strutture sanitarie, assicura l'esperto.
Un recente studio condotto presso l'Università di Bethesda ha associato episodi di emicrania con aura, durante l'età adulta, con conseguenze negative proprio nelle donne, che sono più comunemente colpite dal disturbo rispetto agli uomini. Gli autori hanno valutato, in un campione di circa 4600 pazienti (57% donne) colpiti da attacchi di emicrania una o più volte al mese, per un periodo di 30 anni, non solo l'evoluzione della sintomatologia, ma anche la presenza di danni in specifiche regioni del cervello. Accurate indagini di risonanza magnetica hanno permesso di stabilire una più elevata incidenza di lesioni a carico di alcune parti del cervelletto in donne con storia clinica di emicrania rispetto a donne sane (23% rispetto al 15%). Si tratta di risultati preliminari, da prendere sicuramente con cautela, ma che pongono l'accento sui rischi a cui una considerevole percentuale della popolazione adulta potrebbe essere esposta a causa di un disturbo che risulta ancora piuttosto sottovalutato.
Uno studio condotto su circa 9000 adolescenti di età compresa tra 13 e 19 anni indica che quando consumano grosse quantità di alcol soffrono frequentemente di disturbi comportamentali, nonchè di ansia e depressione.I dati più allarmanti riguardano il gruppo di coloro che hanno dichiarato di essersi ubriacati più di 10 volte: dal punto di vista del rendimento scolastico, nel 43% dei casi si hanno grosse difficoltà di concentrazione e nel 25% problemi di attenzione, seppure di minore entità. Sempre nello stesso gruppo, il 35% dei ragazzi arriva addirittura a litigi e scontri violenti con gli insegnanti e il 27% è rappresentato da adolescenti con un comportamento non sempre adeguato a scuola. Infine, anche l'incidenza di ansia e depressione è risultata piuttosto elevata in coloro che consumano spesso quantità eccessive di alcol e ciò vale soprattutto per le ragazze.
Usare il cacao per trattare l'ipertensione è il suggerimento che arriva da uno studio avviato dall'Università di Colonia (Germania): gli esperti stanno sperimentando l'efficacia di integratori a base di estratti di pianta del cacao per dilatare i vasi sanguigni e prevenire il disturbo. Il team di ricercatori ha arruolato 48 volontari fra uomini e donne con problemi di pressione alta, ai quali sarà somministrata una dose contenente 1000 mg di polifenoli del cacao, potenti sostanze antiossidanti che si trovano naturalmente nei semi della pianta. Gli scienziati verificheranno poi l'effetto delle sostanze, che si pensa possano agire con ottimi risultati aumentando i livelli di ossido nitrico nel sangue, con l'effetto di dilatare le arterie.
I classici fattori di rischio, come fumo, dieta scorretta o sedentarietà, potrebbero non bastare a spiegare del tutto lo sviluppo della patologia cardiaca.Il dato è emerso da uno studio pubblicato sullo European Heart Journal dal team di David Batty della Social and Public Health Sciences Unit dell'Università di Glasgow. Secondo i ricercatori, la capacità cognitiva potrebbe essere un fattore di rischio indipendente e spiegare una discreta percentuale delle differenze nella mortalità tra soggetti con elevato o ridotto livello socioeconomico. La ricerca evidenzia la possibilità che esistano fattori psicologici ancora sconosciuti da considerare e che fra questi possa esservi la funzione cognitiva misurata con il quoziente intellettivo (QI). I soggetti con un reddito e una cultura più bassi sono risultati a rischio maggiore di morire per malattie cardiovascolari, come atteso. Tuttavia, quando i ricercatori hanno esaminato il QI e controllato i fattori di rischio per il cuore di ciascun soggetto, è emerso che il QI, da solo, spiegava il 23% delle differenze nella mortalità. I ricercatori hanno cercato di spiegare il fenomeno in vari modi: un punteggio più basso nel test che misura l'intelligenza potrebbe portare a trascurare più facilmente le misure chiave per la salute del cuore.
Lo stress e la depressione aggravano l'asma nei bambini, lo hanno verificato ricercatori statunitensiindividuando nei piccoli affetti dalle due patologie una disfunzione del sistema nervoso autonomo. "In questi bambini - spiegano gli autori dello studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Imunology - le reazioni del sistema parasimpatico predominano su quelle del sistema simpatico". I due ricercatori hanno analizzato, in bambini asmatici, i legami tra stress emozionale, sintomi depressivi, sistema nervoso autonomo e funzionamento delle vie aeree. Le osservazioni hanno interessato 80 soggetti asmatici, dai 7 ai 17 anni, di cui 45 con sintomi depressivi. Durante la proiezione di un film con scene commoventi e allegre, sono stati applicati elettrodi per raccogliere dati sull'attività del cuore, la funzione respiratoria e per monitorare l'attivazione dei nervi simpatici e parasimpatici. In risposta alle sollecitazioni emozionali il gruppo dei depressi presentava un'attivazione parasimpatica accresciuta e, nello stesso tempo, un'attività simpatica ridotta, con un effetto sulle vie respiratorie predisponente all'asma. Il gruppo degli asmatici non depressi mostrava, invece, un'attivazione simpatica sostenuta, situazione che favorisce il funzionamento normale delle vie respiratorie durante uno stress.
Una metanalisi condotta da ricercatori delle Università di Reading e Cardiff (GB) dimostra che il latte ha un elevato effetto protettivo sulla salute.Gli autori hanno verificato che consumarne piccole quantità, ogni giorno, riduce di un quinto il rischio di morire stroncati da un infarto o da un ictus. Nelle 324 ricerche selezionate che valutavano gli effetti del consumo di latte è stato osservato che "ci sono forti evidenze - spiega Ian Givens, della Reading University - di una generale riduzione dei pericoli di morte per malattie, soprattutto per quel che riguarda le patologie cardiocircolatorie e il cancro colorettale". Tuttavia, è stato anche notato un effetto negativo per il tumore alla prostata. "Ora - aggiunge il ricercatore - è fondamentale avviare ricerche che possano confermare i dati epidemiologici, per comprendere i meccanismi che determinano gli effetti protettivi".
Le donne con una menopausa precoce, conseguenza di un intervento chirurgico per l'asportazione delle ovaie, vanno incontro a una maggiore probabilità di sviluppare tumore al polmone.A scoprire questo legame è stata un'èquipe canadese di epidemiologi dell'Università di Montreal e dell'Istituto Armand-Frappier, in uno studio pubblicato sull'International Journal of Cancer. I ricercatori hanno studiato 422 donne colpite da cancro al polmone e 577 donne sane. Sono stati quindi valutati diversi fattori: le caratteristiche sociodemografiche, la storia medica, le gravidanze, i rischi professionali, l'eventuale tabagismo. Su quest'ultimo punto lo studio ha raccolto dati dettagliati di tutte le partecipanti. Informazioni fondamentali sia perchè il ruolo del fumo nel cancro ai polmoni è ampiamente dimostrato sia perchè la sigaretta diminuisce il tasso di estrogeni nel sangue. I ricercatori ipotizzano che i fattori ormonali giochino un ruolo importante nel potenziare gli effetti delle sostanze cancerogene del tabacco. Infatti, la menopausa non naturale, soprattutto se legata a un intervento chirurgico, accresce i rischi quando arriva in età precoce. E questa vulnerabilità al tumore potrebbe essere dovuta proprio alla diminuzione precoce e repentina di estrogeni o al ricorso, per lungo tempo, alla terapia sostitutiva.
L'esercizio fisico regolare come strategia per controllare il livello di colesterolo nel sangue, in particolare del colesterolo LDL, è più efficace nelle donne rispetto agli uomini.Lo sostiene uno studio statunitense, pubblicato sul Journal of Lipid Research, condotto su 8700 adulti, uomini e donne, che per 12 mesi hanno gradualmente aumentato la loro attività fisica moderata. In particolare, i ricercatori, coordinati da Keri Monda (University of North Carolina), hanno dimostrato che gli effetti positivi della riduzione del colesterolo LDL sono particolarmente evidenti nelle donne in menopausa. Anche se, in generale, si è registrata una riduzione dei trigliceridi sia negli uomini sia nelle donne.
Una mamma attenta e affettuosa, pronta a intervenire quando il suo piccolo è in difficoltà, è il migliore alleato contro lo stressche può colpire i bambini, riuscendo anche a contrastare eventuali vulnerabilità genetiche all'ansia e alla tensione nervosa. Lo rivela una ricerca pubblicata sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, in cui i ricercatori hanno valutato l'effetto congiunto del modo di relazionarsi con il piccolo e di alcuni geni sulla risposta psicofisiologica del bimbo allo stress. La ricerca ha preso in esame quel particolare attaccamento del bambino alla madre che si manifesta attraverso la ricerca di una vicinanza di fronte a una situazione di difficoltà e si attenua quando il piccino riceve conforto e protezione. In un campione di oltre 100 piccoli di età compresa tra 12 e 18 mesi, è stato notato che una buona relazione mamma-bambino favorisce una migliore gestione dello stress, anche in quei piccoli che, dal punto di vista genetico, sono più predisposti a mostrare un'iperattivazione dei sistemi biologici implicati nella risposta a stimoli stressanti.
Un'èquipe internazionale, di cui fanno parte anche ricercatori italiani, ha individuato un nuovo meccanismo con cui si sviluppa l'osteoporosi legato all'acidità dello stomaco.Se il pH dello stomaco non è abbastanza acido, le cure contro l'osteoporosi risultano meno efficaci. "Abbiamo scoperto - scrivono gli autori - che il difetto di acidificazione da parte delle cellule dello stomaco causa un diminuito riassorbimento del calcio, che determina rachitismo nel bambino, mentre nell'adulto potrebbe contribuire all'osteoporosi". La scoperta arriva dopo tre anni di sperimentazione condotta su modelli animali e su 13 pazienti. Lo studio, oltre a identificare questa nuova causa, ha permesso ai ricercatori di compiere un passo avanti nella direzione del futuro trattamento della patologia. "Si tratta di una scoperta - sostengono i ricercatori - che comporterà certamente un cambiamento nella terapia dell'osteoporosi".
In occasione del Global Mental Health Summit, in corso ad Atene, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere che, secondo le stime mondiali del dipartimento di Salute mentale dell'OMS, nei prossimi 20 anni la depressione sarà tra i problemi di salute più diffusial mondo. Si stima che nel mondo vivano 450 milioni di persone con problemi o disabilità mentali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che peraltro dedicano troppo poche risorse alla soluzione di questi problemi: a volte meno del 2% del budget pubblico. Secondo Shekhar Saxena, del dipartimento di Salute mentale dell'OMS, "la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l'AIDS o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo". Un'epidemia silenziosa, dunque, cui ci si dovrà preparare allocando le giuste risorse, tenendo conto "che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo", conclude l'esperta.